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Da Carta Capital (24 novembre) un' intervista a Stedile sul Pianodi riforma agraria del governo
- Subject: Da Carta Capital (24 novembre) un' intervista a Stedile sul Pianodi riforma agraria del governo
- From: Serena Romagnoli <md1042@mclink.it>
- Date: Sat, 29 Nov 2003 11:36:05 +0100
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Da Carta Capital un' intervista a Stedile sul Piano di riforma agraria del
governo
La fiducia non si è affievolita
24/11/2003
di Sérgio Lírio
C¹è una grande differenza tra il piano nazionale di riforma agraria
elaborato dall¹ex-deputato, petista di lunga tradizione, Plínio de Arruda
Sampaio, e la proposta del ministro dello sviluppo agrario Miguel Rossetto.
Il primo propone l¹insediamento di un milione di famiglie in quattro anni,
l¹altro parla di 355.000. Ciò nonostante,João Pedro Stedile, uno dei
dirigenti del MST, conserva la fiducia che il governo petista inizierà
almeno la grande trasformazione della struttura delle campagne brasiliane.
³Lula sa che se non farà un ampio programma di riforma agraria corre il
rischio di concludere il suo mandato dirigendo un governo che ha fallito²,
ha affermato Stedile. Le domande e le risposte scambiate via e-mail, sono
state elaborate nello svolgersi delle negoziazioni del nuovo pianno e
dell¹arrivo della marcia dei senza terra a Brasilia. Per Stedile
l¹importante non è fissare mete numeriche per gli insediamenti ma dare
priorità alla riforma agraria.
Carta Capital: Come valuta il MST la proposta del Ministero dello Sviluppo
Agrario di insediare 355.000 famiglie e non 1 milione?
João Pedro Stedile: Fino ad ora non abbiamo ricevuto proposte ufficiali dal
governo. Sappiamo attraverso la stampa e gli amici che si discute di queste
mete. La cosa principale non è definire mete, numeri, ma una strategia,
sapere se il governo vuole realmente fare della riforma agraria un programma
prioritario. Quale meta deve essere perseguita per dare attuazione a questo
obiettivo, è un problema del governo. Il nostro è come organizzare il popolo
per fare pressione e riuscire a insediare il maggior numero di lavoratori
perché abbiano un lavoro e escano dalla condizione di povertà il più
rapidamente possibile. I governi brasiliani, in genere, fissano mete come
se fossero il massimo che può essere raggiunto e poi si scusano, quando
non lo raggiungono. Nel caso delle questioni sociali, dobbiamo lavorare con
mete minime, che devono essere l¹inizio della soluzione dei problemi.
CC: Insediare un milione di persone, come prevede il progetto
dell¹ex-deputato Plínio de Arruda Sampaio, costerebbe circa 24 miliardi di
reais. Vede possibile conciliare la stretta fiscale, le mete di superavit,
con il piano di riforma agraria?
JPS: Il professor Plínio Sampaio ha riunito un¹equipe di 40 specialisti che
lavorano nel Ministero dello sviluppo agrario, nell¹Incra, nell¹Ipea e
nell¹Università di São Paulo. Questo gruppo ha presentato una proposta che
rende possibile insediare in quattro anni, un milione di famiglie. Il costo
di 18 miliardi di reais ci sembra alto e non ha niente a che vedere con
l¹accordo con il Fondo Monetario Internazionale. La maggior parte dei costi
sarà coperta dall¹emissione di TDAs (Titoli del Debito Agrario) e, quindi
non colpisce il superavit primario. L¹altra parte delle spese non sono costi
ma piuttosto forme di prestito. In tutto, il valore necessario per una
famiglia è di circa 24.000 reais, lo stesso che serve per costruire una
modesta casa popolare in città, nel caso che queste famiglie decidessero di
emigrare invece di lottare per la terra.
CC: E¹ possibile quindi rendere queste cose compatibili?
JPS: Il governo Lula è di fronte all¹opportunità storica di utilizzare
realmente la riforma agraria come un grande programma di generazione di
lavoro a costi bassi. C¹è la meta di creare 10 milioni di posti di lavoro.
Solo con la riforma agraria si possono costituire circa 4 milioni di nuovi
posti. Questo dimostra che la questione non è di bilancio. E¹ politica, si
tratta di vedere come il governo vuole cominciare a risolvere il maggior
problema della nostra società, la disoccupazione. Nessuno mette in
discussione il governo, neanche voi della stampa, quando spende 89 miliardi
di reais, solo in quest¹anno, per pagare interessi ai banchieri.
CC: Il governo dice che vuole fare una riforma agraria di qualità.
Distribuirà terre solo se avrà la possibilità di offrire infrastrutture e
finanziamenti per gli insediamenti. Vale la pena di fare la riforma agraria
solo a queste condizioni o è necessario distribuire terre anche se ci sono
difficoltà finanziarie per aiutare gli insediamenti?
JPS: L¹insediamento di una famiglia è relativamente poco caro. Poiché, in
pratica, il governo espropria l¹antico latifondista e si occupa di fornire
credito per la produzione e la costruzione della casa. Le infrastrutture
come luce elettrica, strade ecc., o già esistono o dovrebbero comunque
essere in ogni modo portate per stimolare lo sviluppo. Il principale aspetto
che dà qualità, non è tanto quello delle infrastrutture, ma coniugare
l¹insediamento con l¹installazione di agroindustrie cooperative. Per questo
basta aprire le linee di credito della BNDES, oggi usate per finanziare le
multinazionali. La qualità dipende anche da un programma di assistenza
tecnica che preveda la contrattazione di agronomi, veterinari e dal portare
nelle campagne la tecnologia. Si realizza pienamente con la creazione di
scuole in tutti gli insediamenti. La riforma agraria, per noi, vuol dire
unire la distribuzione di terra all¹agroindustria, all¹assistenza tecnica e
all¹educazione.
CC: João Paulo Rodrigues (uno dei coordinatori del MST) ha detto che i
movimenti sociali comprendono le difficoltà del governo nel 2003, ma che non
sarà possibile accettare le stesse scuse l¹anno prossimo. Che significa?
JPS: Significa che il governo deve ridefinire le sue priorità. Smettere di
collocare al primo posto solo il pagamento dell¹interesse alla banche e il
superavit primario. Usare il denaro pubblico per risolvere i problemi
sociali. Quando i problemi sociali non vengono risolti, non fanno che
aumentare e arrivano a un punto in cui, spontaneamente, il popolo comincerà
a mobilitarsi, a reclamare. Ossia la pazienza ha un limite, principalmente
quando tocca lo stomaco.
CC: Il MST identifica le resistenze alla riforma agraria in qualche
particolare settore del governo?
JPS: Non credo che ci siano resistenze. Anche l¹alleanza che il governo ha
fatto con il settore dell¹agrobusiness, rappresentato dal ministro
dell¹Agricoltura (Roberto Rodrigues), non arriva ad essere una forza
contraria alla riforma agraria. La nostra lotta è contro il latifondo
improduttivo, che oggi occupa più di 120 milioni di ettari e che produce
molto poco, non genera lavoro, né reddito, né valute estere attraverso
l¹esportazione.
Il cosiddetto agrobusiness del ministro Rodrigues, riguarda proprietà fino a
mille ettari che coltivano oggi 50 milioni di ettari. Per questo il governo
Lula ha l¹opportunità storica di fare una vera riforma agraria, di massa,
che coinvolga milioni di brasiliani, di qualità. E¹ chiaro che all¹interno
del governo ci sono alcuni che hanno un atteggiamento servile nei confronti
del FMI, più realisti del re, ma questi non rappresentano il programma di
amministrazione che il popolo ha scelto nell¹ottobre dell¹anno passato.
CC: Un milione di insediamenti risolverebbero i conflitti nelle campagne? Se
il governo realizza il piano, non avrebbe più senso che il MST continuasse a
fare proteste e occupazioni, assumerebbe quindi un altro ruolo?
JPS: Il popolo deve mobilitarsi e realizzare occupazioni di terra, per
spingere i governi che non fanno la riforma. E¹ logico che, se il governo
inizia un processo di riforma agraria di massa e rapido, i lavoratori si
fideranno e quindi si mobiliteranno in altro modo per far sì che il progetto
abbia successo. Soltanto la riforma agraria può dare risposta rispetto al
livello di conflitti sociali nel Paese. Questo può essere percepito
storicamente. Guardiamo le regioni di colonizzazione italiana. Non ci sono
latifondi e, in un certo modo, c¹è stato un processo di democratizzazione
della proprietà della terra. Un esempio è la regione di Caxias do Sul, dove
sono cresciuto. Là non esiste conflitto per la terra. Perché? Perché la
proprietà è stata democratizzata. I conflitti sono risultato di una
contraddizione: l¹esistenza di grandi latifondi da un lato e milioni di
poveri e senza terra dall¹altro.
CC: Si parla di utilizzare terre pubbliche per gli insediamenti. Ciò che è
oggi disponibile sarà sufficiente? Esse sono localizzate in aree vicine a
mercati e al settore produttivo?
JPS: Ci sono due tipi di terre pubbliche. Ci sono terre ³grillate² (i cui
documenti sono stati falsificati). Ma questo tipo di terra richiederebbe
molte risorse per verificare la falsificazione e recuperarle, per quanto la
loro proprietà sia ingiusta e illegale. E c¹è un altro tipo di terre
pubbliche che si trova alla frontiera agricola dell¹Amazzonia Legale, che
non sono adatte per l¹agricoltura ma solo per l¹estrattivismo. Riforma
agraria significa democratizzare la terra. Democratizzare la terra significa
deconcentrare la proprietà, ossia, espropriare i grandi latifondi
improduttivi, cominciando dai più grandi e da quelli che stanno più vicini
ai mercati di consumo. Parlare di usare terre pubbliche è un¹illusione. Non
risolve la concentrazione né i problemi sociali poiché il costo per un
insediamento in Amazzonia è assurdo. Per questo, i progetti di
colonizzazione là hanno fallito. In media il 40% della popolazione spostata
desiste.
CC: Pochi mesi fa, ho fatto questa domanda e la ripeto ora: lei continua a
pensare che il governo Lula farà la riforma agraria per la quale i movimenti
sociali hanno sempre lottato?
JPS: Chiaro. Credo che il governo Lula mantenga l¹impegno di fare la riforma
agraria. E deve mantenerlo, non solo perché ha vincoli storici con i
movimenti delle campagne, ma poiché è l¹unica possibilità che ha di
affrontare la disoccupazione e la povertà nelle campagne. Lula sa che se non
farà un ampio programma di riforma agraria corre il rischio di concludere il
suo mandato dirigendo un governo fallito.