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11 Settembre 1973.....



L'11 settembre cileno dimenticato

dietro le Ande 

di ANTONIO SKARMETA*

Non era certo la tremenda sorpresa seguita allo schianto di due aerei
contro le Twin Towers, ma la conferma che la nostra rivoluzione pacifica
era arrivata a un crocevia dove l'attendeva la violenza. 
Poco più di un'ora dopo, aerei militari bombardavano il palazzo
presidenziale con precisione meticolosa e qualche minuto più tardi i
sostenitori del presidente spodestato venivano arrestati, messi in carcere,
torturati, perseguitati, fatti sparire. In poche ore, come è successo a New
York, l'11 settembre cileno apriva una crepa in un terreno fino ad allora
sicuro, e introduceva una divisione insolita, inedita nella nostra società,
fra oppressi e oppressori. La divisione tradizionale fra conservatori e
progressisti, fra gente di destra e gente di sinistra, doveva considerarsi
superata dal momento in cui le bombe e le pallottole si erano sostituite
alla discussione e al dialogo. 
Possiamo ritenere la destituzione di Allende uno in più fra cento episodi
fatidici che attraversano la storia contemporanea. Lasciamo stare la
passione, diciamo solo che Allende aveva sperimentato la via cilena al
socialismo, cioè il percorso di una rivoluzione originale capeggiata da un
presidente marxista. Il quale, nella legalità delle istituzioni, si
proponeva di rendere più consistente la democrazia. 
Questo progetto, nuovo e pacifico, suscitava l'attenzione della Spagna,
dell'Italia, della Francia, Paesi in cui, ancora, i gruppi più progressisti
della società non avevano accesso ai rispettivi organici di governo. 
In quel mattino dell'11 settembre 1973, in Cile, si praticarono senza
limiti la violenza e la brutalità. Furono giorni di sofferenza, settimane
che inaugurarono un lungo terrore incapace di affievolirsi per anni ed
anni. Nonostante i rischi, i partiti democratici si sono lentamente
ricostituiti e forze nuove li hanno ingrossati, fino a trovare la strada
per sconfiggere, alle elezioni del 1988, la dittatura di Pinochet. 
Migliaia di persone in tutto il mondo sono rimaste esterrefatte per
l'incredibile coincidenza: il disastro dell'11 settembre a New York è
avvenuto un martedì e alla stessa ora dell'Apocalisse cilena del 1973. 
Quelli che allora ebbero compassione per i cileni democratici e quelli che
hanno costruito la loro formazione politica spinti dalla brutalità con la
quale fu infranto un sogno di giustizia, sentono che l'11 cosmopolita degli
Stati Uniti, l'11 che si è trasformato in un festival delle comunicazioni
di massa, l'11 che ha reso "democratico" il terrore nel mondo, ha steso un
manto di dimenticanza su quell'11 cileno, umile, nascosto dietro le Ande. 
Certo, qua e là qualche giornalista ha menzionato la coincidenza e l'ha
analizzata con dolore, ironia o distacco. Eppure il ricordo del Cile non ha
bisogno di una data precisa per essere attuale in ognuna delle persone che
ha partecipato, molto o poco, alla resistenza che ci ha condotti alla
democrazia. Può essere che la spettacolarità tragica del "nuovo" 11 ci
abbia rubato parte del simbolo che il mio Paese è stato nel mondo. Ma il
fatto sostanziale, il linguaggio della solitudine, la tenerezza, la
fraternità nei confronti delle decine di migliaia di emigranti che hanno
raggiunto l'Europa, rimane una chiara e rotonda vittoria che ha contribuito
a formare, politicamente e umanamente, generazioni intere. 
Con queste virtù nei nostri cuori non vedo perché contendere alle Twin
Towers, e al terrorismo fanatico, la spettacolarizzazione del suo
protagonismo. 
(traduzione di Rita Sala)

*Scrittore, autore de "Il postino di Neruda", ambasciatore del Cile a Berlino






Discorso del Presidente Allende alla radio, 11 settembre 1973

7.55, Radio Corporaciòn

Parla il Presidente della Repubblica dal palazzo della Moneda.

"Viene segnalato da informazioni certe che un settore della marina avrebbe
isolato Valparaiso e che la città sarebbe stata occupata. Ciò rappresenta
una sollevazione contro il Governo, Governo legittimamente costituito,
Governo sostenuto dalla legge e dalla volontà del cittadino. In queste
circostanze, mi rivolgo a tutti i lavoratori. Occupate i vostri posti di
lavoro, recatevi nelle vostre fabbriche, mantenete la calma e la serenità.

Fino ad ora a Santiago non ha avuto luogo nessun movimento straordinario di
truppe e, secondo quanto mi è stato comunicato dal capo della Guarnigione,
la situazione nelle caserme di Santiago sarebbe normale.

In ogni caso io sono qui, nel Palazzo del Governo, e ci resterò per
difendere il Governo che rappresento per volontà del Popolo. Ciò che
desidero, essenzialmente, è che i lavoratori stiano attenti, vigili, e che
evitino provocazioni. Come prima tappa dobbiamo attendere la risposta, che
spero sia positiva, dei soldati della Patria, che hanno giurato di
difendere il regime costituito, espressione della volontà cittadina, e che
terranno fede alla dottrina che diede prestigio al Cile, prestigio che
continua a dargli la professionalità delle Forze Armate. In queste
circostanze, nutro la certezza che i soldati sapranno tener fede ai loro
obblighi."

Comunque, il popolo e i lavoratori, fondamentalmente, devono rimanere
pronti alla mobilitazione, ma nei loro posti di lavoro, ascoltando
l'appello e le istruzioni che potrà lanciare loro il compagno Presidente
della Repubblica.

8:15 A.M.

Lavoratori del Cile:

Vi parla il Presidente della Repubblica. Le notizie che ci sono giunte fino
ad ora ci rivelano l'esistenza di un'insurrezione della Marina nella
Provincia di Valparaiso.

Ho dato ordine alle truppe dell'Esercito di dirigersi a Valparaiso per
soffocare il tentativo golpista.

Devono aspettare le istruzioni emanate dalla Presidenza.

State sicuri che il Presidente rimarrà nel Palazzo della Moneta per
difendere il Governo dei Lavoratori.

State certi che farò rispettare la volontà del popolo che mi ha affidato il
comando della nazione fino al 4 novembre 1976.

Dovete rimanere vigili nei vostri posti di lavoro in attesa di mie
informazioni.

Le forze leali rispettose del giuramento fatto alle autorità, insieme ai
lavoratori organizzati, schiacceranno il golpe fascista che minaccia la
Patria.

8:45 A.M.

Compagni in ascolto:

La situazione è critica, siamo in presenza di un colpo di Stato che vede
coinvolta la maggioranza delle Forze Armate.

In questo momento infausto voglio ricordarvi alcune delle mie parole
pronunciate nell'anno 1971, ve lo dico con calma, con assoluta
tranquillità, io non ho la stoffa dell'apostolo né del messia.

Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al
compito che il popolo gli ha dato.

Ma stiano sicuri coloro che vogliono far regredire la storia e disconoscere
la volontà maggioritaria del Cile; pur non essendo un martire, non
retrocederò di un passo.

Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo mettano in testa: lascerò la
Moneda nel momento in cui porterò a termine il mandato che il popolo mi ha
dato, difenderò questa rivoluzione cilena e difenderò il Governo perchè è
il mandato che il popolo mi ha affidato.

Non ho alternative.

Solo crivellandomi di colpi potranno fermare la volontà volta a portare a
termine il programma del popolo.



Se mi assassinano, il popolo seguirà la sua strada, seguirà il suo cammino,
con la differenza forse che le cose saranno molto più dure, molto più
violente, perché il fatto che questa gente non si fermi davanti a nulla
sarà una lezione oggettiva molto chiara per le masse.

Io avevo messo in conto questa possibilità, non la offro né la facilito.

Il processo sociale non scomparirà se scompare un dirigente.

Potrà ritardare, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà fermarsi.

Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di lavoro, il
compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo né il suo posto di lavoro.

Rimarrò qui nella Moneda anche a costo della mia propria vita.

9:30 A.M. RADIO MAGALLANES

In questi momenti passano gli aerei.

Potrebbero mitragliarci.

Ma sappiate che noi siamo qui, almeno con il nostro esempio, che in questo
paese ci sono uomini che sanno tener fede ai loro obblighi.

Io lo farò su mandato del popolo e su mandato cosciente di un Presidente
che ha dignità dell'incarico assegnatogli dal popolo in elezioni libere e
democratiche.

In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della Patria, mi
appello a voi per dirvi di avere fede.

La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine.

Questa è una tappa che sarà superata.

Questo è un momento duro e difficile: è possibile che ci schiaccino.

Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori.

L'umanità avanza verso la conquista di una vita migliore.

Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa Patria.

Coloro i quali non hanno rispettato i loro impegni saranno coperti di
vergogna per essere venuti meno alla parola data e ha rotto la dottrina
delle Forze Armate.

Il popolo deve stare in allerta e vigile.

Non deve lasciarsi provocare, né deve lasciarsi massacrare, ma deve anche
difendere le proprie conquiste.

Deve difendere il diritto a costruire con il proprio sforzo una vita degna
e migliore.

9:10 A.M.

Sicuramente questa sarà l'ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.

La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes.

Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.

Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il
giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l'ammiraglio
Merino, che si è autodesignato comandante dell'Armata, oltre al signor
Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al
Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri.

Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!

Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al
popolo.

E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di
migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.

Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si
fermano né con il crimine né con la forza.

La storia è nostra e la fanno i popoli.

Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete
sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu
solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di
rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece.



In questo momento conclusivo, l'ultimo in cui posso rivolgermi a voi,
voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero,
l'imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze
Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale
Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore
sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il
potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.

Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla
contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra
preoccupazione per i bambini.

Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che
continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di
professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi
di una società capitalista.

Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono
all'allegria e allo spirito di lotta.

Mi rivolgo all'uomo del Cile, all'operaio, al contadino, all'intellettuale,
a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha
fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi,
facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli
oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l'obbligo di
procedere.

Erano d'accordo.

La storia li giudicherà.

Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia
voce non vi giungerà più.

Non importa.

Continuerete a sentirla.

Starò sempre insieme a voi.

Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la
Patria.

Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi.

Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno
umiliarsi.

Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.

Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento
pretende di imporsi.

Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i
quali passerà l'uomo libero, per costruire una società migliore.

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non
sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà
la fellonia, la codardia e il tradimento.

Santiago del Cile, 11 Settembre 1973.


Saluti.
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