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Fw: In merito a Cuba - DIANA JOHNSTONE




----- Original Message ----- 
From: Gennaro Scala
To: pace@peacelink.it ; aa-info@yahoogroups.com
Sent: Tuesday, May 06, 2003 2:19 AM
Subject: In merito a Cuba - DIANA JOHNSTONE



Counterpunch
1 Maggio 2003
vers. originale
Che dire di Guantanamo?
In merito a Cuba
di DIANA JOHNSTONE
La cosiddetta "Lettera di Casey" in cui si protestava per la repressione a
Cuba ha ricevuto numerose adesioni e ha suscitato una notevole discussione.
Vorrei spiegare qui, con un commento punto per punto, perché non firmerò
questa lettera. (Il testo completo della lettera è alla fine del mio
commento?
"Siamo uomini e donne della sinistra democratica, uniti dall'impegno per i
diritti umani, per la democrazia e la giustizia sociale, nella nostra
nazione e in tutto il mondo. In solidarietà con il popolo cubano, ..."
Questo è il tipo di esordio che inevitabilmente mi tenta a dire: " E
allora?" Esso trasuda di pie auto-congratulazioni. Se i processi a Cuba sono
ingiusti, non si ha il bisogno di far mostra di credenziali "politically
correct" per criticarli. Ma forse tutto ciò che resta ad una "sinistra"
sempre più priva di efficacia è di rivendicare il diritto di definire chi è
di "sinistra" e chi non lo è.
"... condanniamo la repressione da parte dello stato cubano di pensatori
indipendenti e scrittori, attivisti per i diritti umani e democratici".
Ancora, cosa consente a questi americani di definire chi è "indipendente" e
chi è "democratico"?
Nel contesto cubano, ciò potrebbe sembrare piuttosto ambiguo. Ma ancora, se
i processi sono davvero ingiusti, non importa se i pensatori sono
"democratici indipendenti" o no. Le regole sono regole.
"Per 'crimini' quali essere autori di saggi critici verso il governo e
incontri con delegazioni di leaders politici esteri, circa 80 dissidenti
politici non-violenti sono stati arrestati, processati sommariamente a porte
chiuse, senza difesa e preavviso adeguato, e condannati crudelmente e
duramente a decine di anni di prigione"
Processare sommariamente chiunque a porte chiuse senza difesa e preavviso
adeguato, ecc., è un brutto modo di fare, punto. Ma non vedo come sia
possibile conoscere così tanto riguardo a ciò che è accaduto dal momento che
il processo era a porte chiuse. Erano tutti incontri innocenti con
delegazioni di leaders politici esteri? Non con agenti della Cia, forse? Per
quanto riguarda i "non violenti", ho scritto un'altra nota al riguardo,
sottolineando che gli Stati Uniti, con la sua enorme ricchezza e potere,
hanno la possibilità di usare tutti i metodi, quelli dei potenti e quelli
dei deboli, inclusa la "non violenza" (gli agenti statunitensi insegnavano
la "non violenza" all'abbondantemente sovvenzionato movimento "Otpor" in
Serbia per liberarsi di Milosevic ... il che non preclude l'utilizzo anche
dei gruppi violenti). Considerata la campagna dell'amministrazione Bush per
il "cambiamento di regime" (per nulla "non violenta", come è stato
illustrato in Iraq), si deve presumere che le autorità cubane hanno ragione
di preoccuparsi per la sovversione nel loro paese, forse in preparazione di
un'invasione. Ci si può anche preoccupare che le autorità cubane siano
innervosite e commettano seri errori. Ed è perfettamente ragionevole
sottolineare che i principi di giustizia debbano essere rispettati anche in
circostanze difficili.
"Queste sono violazioni delle più elementari norme del giusto processo che
ricordano i processi di Mosca dell'Unione Sovietica durante l'epoca
staliniana."
Perché questa particolare analogia? La gente conosce oggi così tanto
riguardo ai processi di Mosca perché questo paragone sia illuminante? La
storia è piena di violazioni delle norme del giusto processo, e sebbene i
professionisti dei diritti umani sembrino non accorgersene, un esempio
attuale è in corso proprio adesso a L'Aia. E di fronte a Cuba, c'è
Guantanamo, ma i cubani non hanno udito parola su quanto accade lì ...
"The democratic left worldwide has opposed the US embargo on Cuba as
counterproductive, more harmful to the interests of the Cuban people than
helpful to political democratization."
"La destra democratica in tutto il mondo si è opposta all'embargo contro
Cuba in quanto controproducente, più dannoso agli interessi del popolo
cubano che utile alla democratizzazione politica".
Adesso aspettate un minuto! "Controproducente"? Ma questo dipende dallo
scopo? La "sinistra democratica" ha emanato le sanzioni per i propri (come
dichiarato sopra) nobili scopi? In questo caso, forse, si potrebbero
definire "controproducenti". Oppure le sanzioni sono state emanate da un
governo statunitense il cui scopo, al contrario, era di favorire ed
eventualmente far ritornare al potere la stessa "classe affaristica"
profondamente corrotta che si è spostata a Miami dove esercita un'influenza
sproporzionata come lobby politica? In questo caso, le sanzioni non state
affatto "controproducenti, in quanto hanno causato delle considerevoli
privazioni alla popolazione cubana, privazioni di cui si può dare la colpa
al regime. Tali sanzioni (come si è già visto in Serbia e Iraq) causano una
crescente disaffezione e il desiderio di fare qualunque cosa richiesta per
diventare una nazione "normale".
L'argomento della "controproduttività" assume che lo scopo (delle sanzioni,
in questo caso) è lodevole, ma mal indirizzato. È difficile capire la natura
di una "sinistra democratica" che accarezza tali illusioni.
"L'attuale repressione da parte dello stato cubano dei dissidenti politici
giunge ad essere una collaborazione con gli elementi più reazionari
dell'amministrazione statunitense nel loro sforzo di mantenere le sanzioni
ed istituire misure ancora più punitive contro Cuba".
Bene, scusatemi, ma si potrebbe dire che questo preciso pretesto in questo
preciso momento "giunge ad essere una collaborazione con gli elementi più
reazionari dell'amministrazione statunitense" nel loro sforzo "di istituire
misura ancora più punitive contro Cuba."
Perché invece non esprimere la preoccupazione che la repressione cubana (non
importa di chi...) rischia di essere "controproducente" in quanto fornisce
alla amministrazione Bush il pretesto per organizzare il "cambiamento di
regime". Un tale argomento renderebbe più credibile sostenere che le firme
sono "in solidarietà con il popolo cubano"...
"L'unica conclusione che si può derivare da questa brutale repressione è che
il governo cubano non ha fiducia che il popolo cubano possa distinguera la
verità dalla falsità, i fatti dalla disinformazione." È questa realmente
l'UNICA conclusione? Un ulteriore piccolo sforzo di immaginazione è
richiesto qui...
"Un governo di sinistra deve avere il sostegno popolare: deve garantire i
diritti umani e promuovere la più ampia democrazia possibile, incluso il
diritto a dissentire, così come promuovere la giustizia sociale. Con le sue
azioni, lo stato cubano palesa che non è un governo di sinistra, a dispetto
delle sue rivendicazioni di progresso sociale nell'educazione e nella cura
della salute, ma soltanto un'altra dittatura, preoccupata prima di tutto di
mantenere il suo monopolio del potere."
È comprensibile che una "sinistra democratica", definitivamente lontana da
qualsiasi esercizio del potere, o di influenza sulla società, si possa
prendere il privilegio di scomunicare dal punto di vista di una tale
"sinistra democratica" un tentativo di rivoluzione sociale posto sotto
assedio come quello cubano. Se "sinistra" vuol dire totale mancanza di
potere, qualsiasi governo è squalificato. Ma dovremmo chiederci: se è
"soltanto un'altra dittatura", perché il governo degli Stati Uniti ha
compiuto uno sforzo eccezionale lungo quarant'anni per distruggerla?
Permettetemi di dubitare. E se il progresso sociale nell'educazione e nella
cura della salute sono semplici "rivendicazioni", che dire di tutte le
dittature che hanno mancato di fare tali "rivendicazioni" e mai sono state
soggette a sanzioni?
Fidel Castro has committed the terrible impurity of managing to keep a left
government in power for forty-four years. To be pure, he should have kept to
the standards of the "democratic left"... following the example of the
democratically elected Guatemalan reformist Jacobo Arbenz, forced to resign
after three years in office by a U.S.-backed putsch, or Salvador Allende,
murdered by a U.S.-backed putsch. The "democratic left" was unable to save
those leaders, but it still has the self-confidence to condemn the survivor
for displaying such tenacity. Surrender, Castro! Then perhaps you may gain
the approval of the "democratic left".
Fidel Castro ha commesso la terribile impurità di provare a conservare un
governo di sinistra al potere per quarantaquattro anni. Per essere puro,
avrebbe dovuto mantenere gli standard dalla "sinistra democratica" ...
seguendo l'esempio del riformista guatemalteco democraticamente eletto
Jacobo Arbenz, costretto alle dimissioni dopo tre anni di governo da un
colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti, o di Salvador Allende,
assassinato da un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti. La "sinistra
democratica" è stata incapace di salvare questi leaders, ma ha ancora la
presuzione di condannare i sopravvissuti per aver dimostrato una tale
tenacità. Arrenditi, Castro! Allora forse potrai conquistare l'approvazione
della "sinistra democratica".

Diana Johnstone è autrice di The Politics of Euromissiles: Europe's Role in
America's World and FOOLS' CRUSADE Yugoslavia, NATO, and Western Delusions.
Pup essere raggiunta all'indirizzo: DianaJohnstone@compuserve.com