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visioni cubane
un eccellente articolo di Rosa Miriam Elizalde da http://www.radioitaliana.it/
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Juventud Rebelde, 19-4, Perché temono la verità? di Rosa Miriam Elizalde,
in spagnolo, in italiano
Sta lì. nella memoria, il corpicino di Orosmán, legato e senza vita nella
casetta della dogana di Tararà. Era appena un bambino y lo mitragliarono
senza compassione insieme a Yuri e Rafael, solo perché non restassero
testimoni del furto della lancia. Un altro, Rolando, non sopravvisse alle
terribili ferite, anche se fu fatto l'umano e il divino per salvargli la
vita. "E' stato come nei film", disse l'assassino, una frase che rende idea
della frivolezza con la quale fu perpetrato il crimine, soprattutto se si
ha la certezza di che, "come nei film", lo avrebbero ricevuto dall'altro
lato del mare con gli onori degni di una stella di Hollywood, avesse fatto
quello che avesse fatto, e quanto peggio, meglio.
Un altro criminale, che lasciò le sue vittime galleggiando nelle acque del
Mariel, fece il segno di vittoria di fronte alle telecamere della
televisione di Miami. Salvo la madre, la vedova, i figli e il popolo di
Cuba nessun altro esigí giustizia e indicò con il dito a Leonel Macías,
l'uomo che non solo non pagò per l'assassinio di Roberto Aguilar, ma che
passeggia tranquillo ed atteggiandosi da eroe a Miami.
Più di 3000 morti - esattamente 3.478 - uno scandaloso crimine collettivo,
ha commesso il terrorismo animato e finanziato contro Cuba dal territorio
nordamericano. Praticamente non c'è un cittadino di questo paese che non
abbia un figlio, un nipote, un padre, un conoscente assassinato o
sopravvissuto ad aggressioni di ogni tipo: dalle bombe negli alberghi, alle
epidemie mortali, ai batteri nei raccolti, fino a mitragliare i bagnanti
sulle spiagge.
Orlando Bosch non è il nome di un inoffensivo "lottatore per la libertà",
come è stato presentato recentemente in un programma di radio dove a
convocato ad una marcia pacifica a Miami - "iraq oggi, Cuba domani". Ma è
l'autore dell'attentato contro un aereo con 73 persone a bordo!
NESSUNA di queste morti, o di questi attentati, hanno meritato un concerto
di titoli di giornali, né illustri penne indignate, né rabbiosi editoriali,
né funzionari infuriati... come se i morti di fossero suicidati, o si
fossero trovati per caso vicino ad una bomba, che per caso passava di là.
Come se questi crimini valessero appena l'indulto del silenzio, solo perché
sono stati commessi dentro l'isola. Come se i nostri morti, le nostre
vedove, i nostri orfani, fossero di una categoria inferiore, indegni degli
strilli umanitari che provengono d'oltremare in occasioni molto ben
selezionate.
Anche se siamo già vaccinati dalla paura e non ci sorprendono i
sentimentalismi facili di chi brandisce i "diritti umani" come un'ascia,
salvo rimanere in silenzio quando muoiono i nostri compatrioti, non smette
di essere sorprendente il talento da prestigiatori per cancellare i costi
umani della guerra in Iraq.
A Cuba nessuno ha gioito per le fucilazioni, per inevitabili che fossero.
Nessuno vede questa misura come qualcosa di diverso all'assolutamente
eccezionale. Ma nessuno l'astrarrebbe dal contesto: tutto ciò non sarebbe
successo se sistematicamente non si fossero ignorate le vittime del
terrorismo e protetto i loro assassini. Se questa non fosse (com'è) una
pratica non solo inumana, ma sadica.
Quando sono cominciati i sequestri di aerei, qualche settimana fa, nessuno
si è sorpreso che il giudice King - un vecchio conosciuto della Florida -
chiedesse la liberazione dei sequestratori. Chiunque arrivi negli Stati
Uniti in simili circostanze, assassinando o meno, sa che sarà indultato. E'
una pratica tanto antica come la Rivoluzione stessa.
Perfino un bambino sa che il solo essere "dissidente" è un lavoro ben
ricompensato per l'Ufficio d'interessi degli Stati Uniti a Cuba.
Se non si ha un visto legale si può optare per l'avventura temeraria, che
appare più vantaggiosa per la propaganda satanizzatrice contro Cuba.
Ed è utile studiare come si comportino, con un coltello o una granata in
mano, per capire perché si credono superiori, infallibili, invincibili, ed
allora il meritato odio della comunità li conforta e gli affila i denti.
Quanti Orosman, Yuri, Rolando, Rafael e Roberto servono per meritare un pié
di pagina in un paese democratico? Sappiamo che né 3000 né 3000 saranno
sufficienti. Gli innocenti non contano nelle cerebrali analisi
giornalistiche, e meno ancora se sono cubane, un paese al quale arrivano
dall'estero solo minacce embarghi, insulti, deformazioni delle notizie,
intimidazioni, tagli di petrolio e ricatti economici. Così è stato e così
sarà, salvo che gente onesta riesca a distanziarsi dalle semplificazioni
che si ripetono su Cuba. Allora, scoprirà lo stesso di sempre: dietro la
calunnia senza pudore solo resta l'abisso della verità.