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Lettera al Presidente Lula



 
17 aprile 2003 - 7° anniversario del massacro di Eldorado do Carajas, giornata mondiale di lotta contadina, giornata di lotta per la riforma agraria in Brasile.

Lettera al Presidente Lula

Estimado Presidente,
           in questo giorno  particolarmente significativo per tutti coloro che nel mondo seguono e appoggiano da anni le lotte dei senza terra brasiliani, divenuti per molti uno dei più importanti simboli della lotta contro il  neoliberismo, vogliamo rivolgerci a Lei,  che ha vissuto sulla sua pelle il peso delle spaventose disuguaglianze e delle ingiustizie sociali che caratterizzano il suo paese e tanta parte del nostro mondo e che tendono purtroppo a crescere supportate dalla guerra infinita lanciata dall'Impero americano.
             Contro questa guerra Lei si è schierato con chiarezza,  per questo vogliamo regalarle, rappresentando, ne siamo certi, le intenzioni dei milioni di cittadini italiani che scendono in piazza in questi mesi sventolandola, la bandiera della pace che nel nostro paese ha origine, ma che è divenuta ormai un simbolo che va al di là dei nostri confini.

             La sua elezione è stata accolta con immensa speranza non solo nel suo paese, come Lei sa bene, ma in tutto il mondo, tra coloro che credono in "Un altro mondo possibile" e certamente in Italia.
              Siamo consci delle enormi difficoltà che Lei deve affrontare, della drammatica eredità lasciatale dai governi precedenti, dei pesanti vincoli internazionali  che ostacolano la sua azione.
              Vogliamo tuttavia chiederle dei segni, che pensiamo Lei possa compiere, facendoci interpreti delle ansie dei lavoratori agricoli del Movimento Sem Terra con il quale abbiamo un antico vincolo di amicizia e solidarietà

              Oggi è l'anniversario del massacro di Eldorado dos Carajás, non possiamo non ricordare  quindi  i 19 lavoratori senza terra uccisi 7 anni fa, il 17 aprile del 1996 in Pará:

Altamiro Ricardo da Silva, Antònio Costa Dias, Raimundo Lopes Pereira, Leonardo Batista de Almeida, Graciano OlÌmpio de Souza, Josè Ribamar Alves de Souza, Oziel Alves Pereira, Manoel Gomes de Souza, Lourival da Costa Santana, Antònio Alves da Cruz,  Abìlio Alves Rabelo, João Carneiro da Silva, Antònio (irmão), Josè Alves da Silva, Robson Vitor Sobrinho, Am‚ncio dos Santos Silva, Valdemir Ferreira da Silva, Joaquim Pereira Veras, João Rodrigues de Araùjo

e insieme a loro le centinaia di morti nelle lotte per la terra, 43 solo nell'anno 2002, e tutte le altre vittime delle violenze nelle campagne brasiliane: i lavoratori schiavi, le persone picchiate, minacciate di morte, le migliaia di famiglie sgomberate che hanno spesso visto le loro case e i loro campi distrutti. L'impunità - come sostiene la CPT anche nel suo ultimo recentissimo rapporto - è il principale fattore del riprodursi delle azioni violente.
           Da molti anni è in discussione nel Parlamento brasiliano una legge che prevede lo spostamento dei processi relativi a crimini contro i diritti umani alla Giustizia federale, che è certamente più libera rispetto alle pressioni esercitate dai potenti locali, dai grandi latifondisti.
           Chiediamo al suo governo, facendoci interpreti delle richieste del MST brasiliano, un impegno straordinario per favorire in ogni modo che l'impunità sia sconfitta, che i colpevoli di crimini contro i lavoratori senza terra e contro  tutti i lavoratori delle campagne subiscano giusti processi, a partire dai responsabili del Massacro di Eldorado, anche eventualmente con la promulgazione di una misura provvisoria relativa allo spostamento dei processi.
 

           Il problema più sconvolgente del suo paese, come Lei sa meglio di noi, è quello del latifondo.  Dalla struttura della proprietà della terra derivano i principali problemi economico-sociali e politici che colpiscono la popolazione brasiliana. La fame non potrà essere sradicata in Brasile senza risolvere questo enorme problema, senza redistribuire le terre, ed eliminare lo scandalo di latifondi, come quello   di  4,5 milhões de hectares pertencente a construtora CR Almeida de Curitiba.  La riforma agraria non è solo il problema dei lavoratori rurali senza terra, ma dell'intera società brasiliana.
            Jean Ziegler, relatore speciale dell'Onu per il diritto all'alimentazione,  ha recentemente scritto:

           " According to INCRA (Institute for Colonization and Agrarian Reform), there are nearly 100 million hectares of uncultivated land in Brazil.  Export-oriented agriculture has accelerated the problem of landlessness and the increasing concentration of the land is pushing more people to the cities.  For these reasons, the land question continues to be an emotive driving force for social change in Brazil".

            Parlando recentemente a Roma con il ministro Miguel Rossetto, abbiamo apprezzato l'impegno che egli ha espresso nei confronti della riforma agraria; le decine di migliaia di accampati e i 4.8 milioni di  famiglie di lavoratori senza terra aspettano tuttavia da Lei qualche gesto simbolico immediato di esproprio di alcuni tra i più grandi latifondi del paese,  che confermi la grande fiducia che hanno riposto nel suo governo.
 

           Come Lei sa a Porto Alegre, durante il 3 Forum Social Mundial, Via Campesina ha lanciato la campagna "I semi sono patrimonio dell'umanità". Questo è un tema che vede concordi tutti quelli che nel mondo credono nella sovranità alimentare, nel diritto degli agricoltori di produrre i loro propri semi, che sono contrari alla privatizzazione, minacciata dall'azione dell'OMC, di beni essenziali come l'acqua e i semi appunto. Sappiamo quanto questo tema sia delicato in un paese come il Brasile.
          Abbiamo letto con disappunto della misura provvisoria del 26 marzo, favorevole alla liberazione della soja transgenica dell'ultimo raccolto. Insieme a Via Campesina e a Greenpeace Brasile ci auguriamo tuttavia che Lei voglia mantenere le sue promesse, rispettando l'opinione della maggioranza della popolazione brasiliana che non vuole consumare transgenici e non lasci spazio ai semi trasgenici delle grandi multinazionali,  che sottrarrebbero competitività ai prodotti brasiliani sul mercato internazionale e in particolare europeo e  autonomia ai piccoli produttori del suo paese.

 Caro Presidente,
noi amiamo il Brasile e abbiamo grandi speranze nel suo governo perché seguiamo fin dall'inizio la sua traiettoria politica, è con  fiducia e  spirito di amicizia che le inviamo questa lettera.
 

La lettera è stata presentata al Ministro Fontenelle, dell'Ambasciata del Brasile da Serena Romagnoli e Federica Prato (Comitato di appoggio MST); Tonino Mancino (Forum Contadino/Altragricoltura), Andrea Ferrante (AIAB)