Lettera al Presidente Lula
Estimado Presidente,
in questo
giorno particolarmente significativo per tutti coloro che nel mondo
seguono e appoggiano da anni le lotte dei senza terra brasiliani, divenuti
per molti uno dei più importanti simboli della lotta contro il
neoliberismo, vogliamo rivolgerci a Lei, che ha vissuto sulla sua
pelle il peso delle spaventose disuguaglianze e delle ingiustizie sociali
che caratterizzano il suo paese e tanta parte del nostro mondo e che tendono
purtroppo a crescere supportate dalla guerra infinita lanciata dall'Impero
americano.
Contro questa guerra Lei si è schierato con chiarezza, per
questo vogliamo regalarle, rappresentando, ne siamo certi, le intenzioni
dei milioni di cittadini italiani che scendono in piazza in questi mesi
sventolandola, la bandiera della pace che nel nostro paese ha origine,
ma che è divenuta ormai un simbolo che va al di là dei nostri
confini.
La sua elezione è stata accolta con immensa speranza non solo nel
suo paese, come Lei sa bene, ma in tutto il mondo, tra coloro che credono
in "Un altro mondo possibile" e certamente in Italia.
Siamo consci delle enormi difficoltà che Lei deve affrontare, della
drammatica eredità lasciatale dai governi precedenti, dei pesanti
vincoli internazionali che ostacolano la sua azione.
Vogliamo tuttavia chiederle dei segni, che pensiamo Lei possa compiere,
facendoci interpreti delle ansie dei lavoratori agricoli del Movimento
Sem Terra con il quale abbiamo un antico vincolo di amicizia e solidarietà
Oggi è l'anniversario del massacro di Eldorado dos Carajás, non possiamo non ricordare quindi i 19 lavoratori senza terra uccisi 7 anni fa, il 17 aprile del 1996 in Pará:
Altamiro Ricardo da Silva, Antònio Costa Dias, Raimundo Lopes Pereira, Leonardo Batista de Almeida, Graciano OlÌmpio de Souza, Josè Ribamar Alves de Souza, Oziel Alves Pereira, Manoel Gomes de Souza, Lourival da Costa Santana, Antònio Alves da Cruz, Abìlio Alves Rabelo, João Carneiro da Silva, Antònio (irmão), Josè Alves da Silva, Robson Vitor Sobrinho, Am‚ncio dos Santos Silva, Valdemir Ferreira da Silva, Joaquim Pereira Veras, João Rodrigues de Araùjo
e insieme a loro le centinaia di morti nelle lotte per la terra, 43
solo nell'anno 2002, e tutte le altre vittime delle violenze nelle campagne
brasiliane: i lavoratori schiavi, le persone picchiate, minacciate di morte,
le migliaia di famiglie sgomberate che hanno spesso visto le loro case
e i loro campi distrutti. L'impunità - come sostiene la CPT anche
nel suo ultimo recentissimo rapporto - è il principale fattore del
riprodursi delle azioni violente.
Da molti
anni è in discussione nel Parlamento brasiliano una legge che prevede
lo spostamento dei processi relativi a crimini contro i diritti umani alla
Giustizia federale, che è certamente più libera rispetto
alle pressioni esercitate dai potenti locali, dai grandi latifondisti.
Chiediamo
al suo governo, facendoci interpreti delle richieste del MST brasiliano,
un impegno straordinario per favorire in ogni modo che l'impunità
sia sconfitta, che i colpevoli di crimini contro i lavoratori senza terra
e contro tutti i lavoratori delle campagne subiscano giusti processi,
a partire dai responsabili del Massacro di Eldorado, anche eventualmente
con la promulgazione di una misura provvisoria relativa allo spostamento
dei processi.
Il problema
più sconvolgente del suo paese, come Lei sa meglio di noi, è
quello del latifondo. Dalla struttura della proprietà della
terra derivano i principali problemi economico-sociali e politici che colpiscono
la popolazione brasiliana. La fame non potrà essere sradicata in
Brasile senza risolvere questo enorme problema, senza redistribuire le
terre, ed eliminare lo scandalo di latifondi, come quello di
4,5 milhões de hectares pertencente a construtora CR Almeida de
Curitiba. La riforma agraria non è solo il problema dei lavoratori
rurali senza terra, ma dell'intera società brasiliana.
Jean Ziegler, relatore speciale dell'Onu per il diritto all'alimentazione,
ha recentemente scritto:
" According to INCRA (Institute for Colonization and Agrarian Reform), there are nearly 100 million hectares of uncultivated land in Brazil. Export-oriented agriculture has accelerated the problem of landlessness and the increasing concentration of the land is pushing more people to the cities. For these reasons, the land question continues to be an emotive driving force for social change in Brazil".
Parlando
recentemente a Roma con il ministro Miguel Rossetto, abbiamo apprezzato
l'impegno che egli ha espresso nei confronti della riforma agraria; le
decine di migliaia di accampati e i 4.8 milioni di famiglie di lavoratori
senza terra aspettano tuttavia da Lei qualche gesto simbolico immediato
di esproprio di alcuni tra i più grandi latifondi del paese,
che confermi la grande fiducia che hanno riposto nel suo governo.
Come Lei
sa a Porto Alegre, durante il 3 Forum Social Mundial, Via Campesina ha
lanciato la campagna "I semi sono patrimonio dell'umanità". Questo
è un tema che vede concordi tutti quelli che nel mondo credono nella
sovranità alimentare, nel diritto degli agricoltori di produrre
i loro propri semi, che sono contrari alla privatizzazione, minacciata
dall'azione dell'OMC, di beni essenziali come l'acqua e i semi appunto.
Sappiamo quanto questo tema sia delicato in un paese come il Brasile.
Abbiamo letto
con disappunto della misura provvisoria del 26 marzo, favorevole alla liberazione
della soja transgenica dell'ultimo raccolto. Insieme a Via Campesina e
a Greenpeace Brasile ci auguriamo tuttavia che Lei voglia mantenere le
sue promesse, rispettando l'opinione della maggioranza della popolazione
brasiliana che non vuole consumare transgenici e non lasci spazio ai semi
trasgenici delle grandi multinazionali, che sottrarrebbero competitività
ai prodotti brasiliani sul mercato internazionale e in particolare europeo
e autonomia ai piccoli produttori del suo paese.
Caro Presidente,
noi amiamo il Brasile e abbiamo grandi speranze nel suo governo perché
seguiamo fin dall'inizio la sua traiettoria politica, è con
fiducia e spirito di amicizia che le inviamo questa lettera.
La lettera è stata presentata al Ministro Fontenelle, dell'Ambasciata
del Brasile da Serena Romagnoli e Federica Prato (Comitato di appoggio
MST); Tonino Mancino (Forum Contadino/Altragricoltura), Andrea Ferrante
(AIAB)