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risposta semplice su Cuba a Michele Serra
- Subject: risposta semplice su Cuba a Michele Serra
- From: Gennaro di Latidoamericano <gennaro@latidoamericano.org>
- Date: Wed, 16 Apr 2003 17:04:50 +0200
pregasi cortesemente girare al Dr. Serra
Gentile Michele Serra,
chiede una risposta semplice ad un problema complesso. Proverò.
Ha visto mai i "cartenos" in azione a Buenos Aires? Li ha visti
scendere dai treni e gettarsi addosso ai suoi sacchi di spazzatura,
sventrarli e ingozzarsi come animali di tutto quello che noi raffinati
europei chiamiamo Kompost, e differenziamo dal resto della spazzatura
perché biodegradabile? Ha visto adulti, adolescenti, bambini, mangiare le
scorze della sua frutta, il grasso delle sue bistecche, mescolato con
tutti gli altri rifiuti della sua famiglia? Ha visto fare ciò nella
capitale del paese che più cibo procapite produce al mondo?
Se non li ha visti, non le chiedo di andare a vivere in una Villa
Miseria, ma per lo meno di passeggiare intorno alle 8 di sera, l'ora
nella quale anche lei sono sicuro vada a buttare la "rumenta",
in qualche quartiere di classe media di Buenos Aires, Belgrano, Palermo,
Barrio Norte.
30 anni fa, il patto sociale keynesiano (non la faccio difficile),
offriva un sogno ad un messicano, o un venezuelano: "credi nel
capitalismo e ti faremo entrare nel primo mondo". E qualche
risultato si vedeva, anche in termini di benessere e progresso sociale.
Se non altro i bambini andavano a scuola.
Ma nel mezzo c'è stato un quarto di secolo di neoliberismo, imposto con
dittature che in una settimana compivano tutte le violazioni di diritti
umani che Castro ha commesso - e ne ha commesse - in 40 anni, e ben altre
delle quali nessuno ha mai accusato Cuba. Ed il patto sociale è saltato:
non c'è nessun primo mondo che aspetta a braccia aperte i peruviani o i
brasiliani.
Nel 2001, l'aggiustamento imposto dall'FMI all'Argentina, con i tagli
alle mense, ha abbassato in pochi mesi la frequenza scolastica del 24%.
E' questo il quadro di riferimento. Un europeo non può guardare a Cuba,
con i suoi ospedali e le sue scuole, semplicemente perché il nostro patto
sociale - che permette di credere nella democrazia e considerare la
libertà un valore - non è (ancora) saltato. Ma un latinoamericano
sì.
A Montevideo oramai, nelle vie più trafficate, alle otto di mattina le
carreggiate sono invase da lavoratori che vanno a piedi perché non
possono più permettersi l'autobus. E l'autobus costa 500 lire. In Cile, o
si guadagna più di 3 milioni al mese, o si guadagna meno di 500.000 e non
c'è via di mezzo.
E se guadagni meno di 500.000 lire non hai educazione, non hai salute,
non vai a votare e te ne sbatti della libertà.
Questa è l'amara verità che dall'Europa non si comprende. Nella nostra
Europa la libertà è ancora commestibile. E' una pianta che produce
frutti, anche se dobbiamo stare attenti, vista la rapida crescita
dell'esclusione nelle nostre società. In America Latina no. Si è
avvizzita, avvelenata dal fertilizzante neoliberale ed oggi non dà più
frutti e produce solo fame, quando non tortura e squadroni della
morte.
E non dico questo per ideologismo. La libertà in America Latina è
indigesta da quando il Fondo Monetario Internazionale ha obbligato, manu
militari, a smantellare lo stato e regalarlo a pochi gaglioffi pagatori
di tangenti, spagnoli, statunitensi, britannici.
Oggi come oggi, nel mondo dove George Bush afferma che il profitto è un
"principio morale", i quattro quinti dell'umanità non hanno più
speranza di arrivare al benessere in democrazia. E converrà che l'inedia
democratica non è un bel vivere, né per lei, né per me, né per il
latinoamericano medio. E non è colpa di Fidel Castro.
cordialmente
Dr. Gennaro Carotenuto