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documento su Alca



care/i,
vi invio il documento che abbiamo realizzato sull'Alca (accordo di libero
scambio delle Americhe).
Dal 27 ottobre inizieranno le mobilitazioni ed i seminari contro il trattato.
saremo presenti a Quito per partecipare ai seminari ed alle mobilitazioni.
Successivamente continueremo a seguire la campagna contro l'OCP insieme ai
contadini, agli indigeni ed alle associazioni ecologiste ecuadoriane.
abrazos
Giuseppe De Marzo




Roma, 21 ottobre 2002
Dal gdl "Osservatorio Verde sulla globalizzazione"
Dall'Ufficio sull'America Latina dei verdi

ALCA - AREA DE LIBRE COMERCIO DE LAS AMERICAS
(Area di libero commercio delle Americhe)
L'Alca è un trattato commerciale tra i 34 paesi delle tre Americhe (con
quelli dei Caraibi riuniti nel Caricom, ma a esclusione di Cuba) con un
bacino di utenti di oltre 800 milioni di persone: alla sua approvazione le
merci prodotte nei paesi che ne faranno parte potranno essere liberamente
vendute e comprate in qualsiasi altro paese membro senza subire ostacoli né
tassazioni doganali.
Oltre a questo è anche un trattato economico: gli investimenti e i capitali
potranno circolare liberamente nell'intera area senza incontrare
restrizioni.
L'entrata in vigore del trattato è prevista per il gennaio 2005; gli Stati
Uniti d'America hanno esercitato  pressioni per anticipare la data (prima
proposta gennaio 2003).

ALCA : LA LEGGE DEL PIU FORTE
Il trattato è stato formulato ed implementato dagli USA. Esistono 9 gruppi
di negoziazione che si occupano di altrettanti temi. Non esistono gruppi su
diritti umani, condizione femminile, ambiente, lavoro o su materie
umanistiche, culturali, spirituali, etiche, che sono fondamentali per la
integrazione dei popoli. Il lavoro frenetico dei 9 gruppi e i negoziati tra
i ministri per il commercio con l'estero dei paesi coinvolti, si svolgono
praticamente a porte chiuse.
E' fondamentale rendersi conto che i negoziati per dare forma alle regole
dell'Alca sono pesantemente condizionati dalla fragilità e dipendenza dei
paesi dei Caraibi e dell'America centrale e dal disfacimento e dalla
debolezza delle economie di tanti stati nell'America del sud. Con queste
premesse è facile immaginare che nei singoli gruppi di negoziazione le
proposte degli Usa - dove peraltro sono stati creati apposite commissioni
imprenditoriali che consigliano i propri negoziatori nazionali e dove
cinquecento rappresentanti delle imprese hanno accesso libero ai documenti
del negoziato - abbiano un peso maggiore.
Ne consegue che i governi sono impegnati in trattative per un progetto di
integrazione che consoliderà l'egemonia degli Usa attraverso il dominio
politico, economico e militare. I problemi nascono della grande asimmetria
che esiste tra i paesi membri con differenti livelli industriali e
tecnologici e la mancanza di risorse e politiche per superare le enormi
disuguaglianze socio-economiche. Usa e Canada rappresentano l'80% del Pil
sul continente e gli altri 32 paesi appena il 20%. Rallentando lo sviluppo
autonomo dei singoli paesi, aumenta, per l'economia più forte e avanzata,
la possibilità di offerta delle proprie imprese. L'attuale proposta non
significa "integrazione" ma "annessione" delle economie latinoamericane
all'economia statunitense.
In questo contesto, l'Alca provocherà ancora più esclusione sociale, più
disoccupazione, più povertà, più indebitamento. La necessita di ridurre i
costi di produzione per aumentare la competitività delle imprese significa
la perdita delle conquiste sociali per i lavoratori e la precarizzazione
del lavoro. In queste condizioni Il lavoro non viene più considerato un
valore o un diritto, ma una merce qualsiasi come le altre.

I NOVE GRUPPI DI NEGOZIAZIONE
1. Libero accesso dei prodotti importati
Si agirà per la progressiva riduzione e infine abolizione delle barriere
tariffarie e non tariffarie o altri mezzi restrittivi come le clausole
ambientali o sanitarie per il commercio. Il libero accesso agli investitori
stranieri nasconde l'intenzione di restringere la sovranità dei governi
nazionali obbligandoli a non fare differenze nel trattamento tra le imprese
straniere e i loro investimenti e prodotti e quelle nazionali. In questo
caso non si potranno più adottare eventuali meccanismi regolatori e di
riequilibrio a favore dei settori più deboli, per adeguare le esportazioni
alle necessità interne, per amministrare le risorse strategiche o per
salvaguardare gli interessi e la salute pubblica.
D'altra parte, la recente autorizzazione della promozione commerciale, il
cosiddetto "Fast Track", che stabilisce delle barriere tariffarie e
non-tariffarie per oltre 293 prodotti, conferma l'intenzione degli Usa di
una integrazione a senso unico.
2. Agricoltura
Basandosi sugli accordi del Wto (organizzazione mondiale del commercio),
l'Alca prevede di limitare al massimo l'appoggio dei governi locali agli
agricoltori di piccola e media dimensione per rafforzare ancora di più il
potere agroindustriale ed esportatore, settore già ricco che produce poco
per i popoli locali. Si prevede che le nuove norme causeranno il fallimento
di milioni di coltivatori latinoamericani distruggendo l'agricoltura
familiare ed indigena che sarà sostituita da imprese agroindustriali e
insieme aumenteranno la dipendenza dai prodotti agricoli statunitensi.
Anche la produzione e la commercializzazione dei prodotti cambierà.
L'aumento della concentrazione delle terre, la dislocazione di produzioni
sporche ed inquinanti, l'instaurazione di un nuovo modello di produzione
industrializzata e standardizzata ad alto rendimento e basata sulla
biotecnologia e sulla manipolazione genetica, e infine la
"denazionalizzazione" dell'agricoltura saranno conseguenze naturali. Le
multinazionali del settore premono attraverso il gruppo di negoziazione per
una totale liberalizzazione della coltivazione, del commercio e del consumo
di semi e prodotti transgenici. La brevettibilità di tutti gli esseri
viventi, inoltre, apre la strada alla monopolizzazione e quindi al
controllo del mercato e dei prezzi. Tutto questo significa la perdita sia
della sovranità alimentare che della sicurezza alimentare.
Per quanto riguarda "l'asimmetria" nell'integrazione dei paesi e le misure
protezionistiche, nel maggio scorso il governo statunitense ha approvato la
cosiddetta "Farm Bill" che prevede l'innalzamento dei sussidi agricoli a
quasi 180 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni per un settore che
già conta su aiuti statali oltre che su una base tecnologica più avanzata e
su importanti infrastrutture per il trasporto e l'immagazzinamento. Per
fare un paragone, oggi, dopo 9 anni di Nafta, l'agricoltura del Messico è
totalmente assoggettata alla dittatura dell'agro-business degli Usa.
3. Investimenti
La questione degli investimenti è una delle priorità nelle trattative.
Questo capitolo è identico al capitolo 11 del Nafta che, a sua volta,
assomiglia molto all'Accordo Multilaterale di Investimenti (MAI),
ampiamente rifiutato nel 1998. Intanto, il gruppo di negoziazione ha
inserito nel proprio testo gli obiettivi del MAI tra cui il potere alle
compagnie transnazionali di processare i governi per "potenziali profitti
non ottenuti". La libertà di investimenti che guardano al massimo profitto,
impedisce uno sviluppo con fini di diversità, multiculturalità, equità e
giustizia sociale. Genera la concentrazione delle ricchezze in mano di
poche grandi imprese e parallelamente l'aumento della povertà all'interno
di fasce sempre più larghe delle popolazioni.
4. Servizi
Il cosiddetto "commercio dei servizi" corrisponde a circa il 20% dei flussi
globali di commercio e cresce a ritmi più elevati del commercio dei beni.
Sia i processi di privatizzazione dei servizi pubblici (telefonici, o
riguardanti elettricità, acqua, scuola, salute, ecc.), sia la definizione
stessa dei servizi lasciano ampio spazio ai profitti, ragione per cui
questo punto si trova in cima agli interessi nelle trattative nell'ambito
Alca e Wto.
Il Gats (General Agreement on Trade in Services) è uno degli accordi sul
commercio dei servizi già esistenti all'interno del Wto. Attualmente si
lavora alla riforma del Gats per apportare delle modifiche a vantaggio
degli Usa, dell'Unione Europea, di Canada e Giappone. Una volta firmati,
gli accordi hanno validità a tutti i livelli - statale, regionale, comunale
- promovendo la massima liberalizzazione e deregolamentazione. La
definizione dei servizi è cosÏ ampia che si può dire che comprende "tutto
ciò che esiste tra la terra e il cielo". Una lista interminabile che
include settori essenziali e pubblici, toccando in modo diretto anche i
diritti sociali  acquisiti: educazione, fornitura e distribuzione di acqua
ed energia, salute, posta, telecomunicazioni, trasporti, logistica,
turismo, sport, ambiente, costruzioni, architettura, computer, audiovisivi,
pubblicità, amministrazione, assicurazioni, sicurezza, ecc. Le
multinazionali hanno in questi settori ampio dominio di mercato. I paesi si
dovranno aprire incondizionatamente al capitale straniero. In questo modo i
"servizi"  diventeranno "merci" regolate dalle leggi del mercato. Per
capire l'immenso volume degli affari nel settore dei servizi basta
ricordare che la spesa mondiale per l'educazione supera i 2 trilioni di
dollari (la totale privatizzazione del settore è prevista entro i prossimi
10 anni) e quella per la sanità ammonta a circa 3,5 trilioni di dollari.
Gli accordi del Wto sono irreversibili e valgono per tutti i membri e per
tutti i servizi "in blocco", cioè invece del sistema a "liste positive" che
contengono i settori che i governi locali intendono liberalizzare, si segue
il modello del Nafta a "liste negative" dove tutti i settori sono
liberalizzati a eccezione di quelli indicati. Il Wto ha il potere di
infliggere sanzioni a paesi che non adempiono agli accordi. Tutti gli
accordi del Wto hanno automaticamente validità per l'Alca. Tutte le
direttive e i principi discussi nelle trattative del Gats valgono per le
trattative sui servizi nell'Alca che, a sua volta, dovrebbe addirittura
ampliare le garanzie alle multinazionali che operano in questo ambito. Per
questa ragione, l'Alca viene chiamato anche "Wto-plus"; o "Nafta-plus"
visto che in futuro dovrà sostituirsi anche al Nafta.
Per quanto riguarda l'energia è già in vigore un "accordo anticipato" che
disegna una politica energetica continentale liberalizzata che non tiene
conto di criteri di protezione o conservazione dell'ambiente. Le
privatizzazioni hanno già portato a situazioni di "black-out" di energia
elettrica che si sono verificate più volte negli ultimi anni. Questa
politica non prevede restrizioni alle esplorazioni e allo sfruttamento
incontrollati.      Il Governo statunitense sta portando avanti una
strategia in tutto il continente allo scopo di creare un cartello
energetico petrolifero intorno all'Alca, che include il Plan Colombia ed il
Plan Puebla Panamà. L'iniziativa "petro-americana", mira alla creazione di
una grande transnazionale nata dalla fusione fra la Pimex (messicana),
PetroVas (Brasile), Petroleos de Venzuela S.A., Ecopetrol (peruviana) e
IPF-Repsol (la controllata spagnola in Argentina).
E' prevista anche l'istituzione di un mercato continentale dell'acqua.
5. Acquisizioni governative o acquisti nel settore pubblico
I governi sono importanti compratori e le grande imprese sono interessate
ad averli come clienti. Il compito di questo gruppo di negoziazione è di
incrementare le opportunità per gli investitori stranieri di concorrere
agli appalti pubblici. Dovendo rispondere alle regole del libero mercato,
le amministrazioni non potranno più usare gli acquisti e gli appalti come
strumento per perseguire fini sociali o ambientali o di sviluppo locale.
6. Diritti di proprietà intellettuale
La "proprietà intellettuale" include i brevetti, il copyright e marchi
registrati che dovranno essere adeguatamente ed efficacemente protetti. Tra
le altre misure, questo gruppo pretende la brevettabilità di tutti gli
esseri viventi, comprese le piante utilizzate dalle comunità locali, con
l'obiettivo di ricavare profitti dalla commercializzazione di queste
coltivazioni. Inoltre, nei confronti dei diritti delle comunità locali, del
loro patrimonio genetico e delle conoscenze in materia di salute, dà la
priorità agli interessi privati delle imprese.
7. Sussidi, antidumping e obbligazioni compensatorie
Questo gruppo ha il compito di "migliorare" le regole e i procedimenti
relativi all'operazione e l'applicazione della legislazione che riguardano
il dumping, le sovvenzioni e le obbligazioni compensatorie, al fine di non
creare ostacoli ingiustificati al commercio in tutto l'emisfero.

8. Politiche di concorrenza
E' previsto Lo sviluppo di meccanismi che garantiscono l'applicazione delle
norme dell'Alca, vale a dire il principio della libera concorrenza,
nell'emisfero e impediscono le pratiche di protezione e anticoncorrenziali
delle imprese nazionali (oligopoli) e pubbliche (monopoli). Prendono di
mira soprattutto le imprese statali e parastatali che sono viste come
ostacolo al libero mercato e che devono limitarsi a perseguire dei fini
commerciali. Al contrario, gli Usa mantengono il loro diritto di
salvaguardia unilaterale che permette sanzioni e indennizzi di imprese e
stati che violano le regole interne sulla proprietà intellettuale, che
generano squilibri economici e perdite di fatturazione a imprese
statunitensi.
9. Soluzione di controversie
Le legislazioni dei paesi membri non possono limitare le disposizioni
previste dall'Alca. Il capitolo 11 del Nafta, previsto in forma identica
per l'Alca e che regola il meccanismo di relazione tra gli stati e gli
investitori, concede particolari diritti alle multinazionali nell'utilizzo
delle istanze supernazionali di arbitrio che operano indipendentemente e
segretamente per dirimere eventuali conflitti con gli stati. Contempla
controversie solo in ambito strettamente commerciale e conferisce solo ai
governi e, in caso di controversie su capitali utilizzati, agli investitori
stranieri il diritto di chiedere un processo. Così, il potere economico,
che si dichiara totalmente slegato da impegni di interesse pubblico o
ambientali, sfugge al controllo dei cittadini e delle autorità dei governi
democraticamente eletti che non possono più bloccare produzioni o merci che
violino le leggi locali o pregiudichino la salute pubblica o l'ambiente.

"L'AMERICA AGLI AMERICANI"
L'America Latina convive già da oltre un decennio con i programmi di
aggiustamento strutturale imposti dalla Banca Mondiale e dal Fondo
Monetario Internazionale: bilanci in ordine (o pareggio di bilancio)
attraverso privatizzazione delle imprese pubbliche, abbandono dei programmi
sociali per ridurre il debito estero, smantellamento del sistema
protezionistico per le imprese nazionali, adeguamento al ruolo di
produttori di materie prime a basso costo.
L'Alca è l'estensione più profonda ed aggressiva del NAFTA, l'accordo di
libero commercio stipulato tra Canada, USA e Messico ed entrato in vigore
nel gennaio 1994.
Il bilancio di 8 anni di NAFTA può essere valutato da diverse angolature:
Mentre Henry Kissinger è dell'opinione che le relazioni tra Messico e USA
dovrebbero servire da modello per i negoziati con gli altri paesi
latinoamericani, auspicando quindi una "messicanizzazione" dell'America
Latina, i vescovi cattolici del Canada, con il supporto dei loro colleghi
statunitensi, nel proprio documento dal titolo esplicito "Vendendo il
futuro" si sono pronunciati in favore della difesa degli interessi pubblici
e dell'ambiente e contro un trattato "di libero commercio" che vuole
soprattutto proteggere gli investimenti in modo che il capitale speculativo
possa andare liberamente a cercare ovunque i maggiori profitti, scavalcando
o abolendo "legalmente" la sovranità dei singoli stati.
Nel aprile 2001, il segretario di stato USA Colin Powell ha spiegato nel
Terzo Vertice delle Americhe a Quebec quali siano le aspirazioni del suo
paese, e cioè garantire per le imprese nordamericane il controllo di un
territorio che va dal polo nord fino all'Antartide e il libero accesso,
senza alcun ostacolo o difficoltà per i loro prodotti, servizi, tecnologie
e capitali in tutto l'emisfero.
L'Alca significa un cambiamento qualitativo nel modo di integrazione della
periferia. Per poter riorganizzare i fattori economici e le risorse
naturali dell'emisfero secondo le proprie necessità, le multinazionali
hanno bisogno della garanzia di piena libertà degli investimenti e di un
nuovo ordine privato non ostacolato da criteri politici o pubblici o da
Governi di paesi democraticamente eletti. Le strutture decisionali locali e
nazionali perderanno la loro autorità sul territorio. I meccanismi di
creazione di lavoro, profitto e servizi saranno immuni a influenze estranee
al mercato. La spoliazione metodica e centralizzata è parte integrante di
questo neocolonialismo di precisione che richiede un ambiente economico
stabile e prevedibile.
Il diritto di difendere i loro interessi, nell'interpretazione statunitense
si traduce in una maggiore militarizzazione per garantirsi il controllo
politico, economico e soprattutto delle risorse naturali del continente.
L'imposizione del "Plan Colombia", dell' "Iniziativa Regionale Andina" e
del "Plan Puebla Panama·", motivati per ragioni di "sicurezza nazionale",
implicano investimenti sempre maggiori nelle forze armate, a vantaggio
dell'industria bellica che affiancherà le imprese nella loro espansione sul
continente dove gli Usa stanno già installando delle basi militari e
impiegando i servizi segreti di informazione per poter neutralizzare i
fuochi di resistenza e contrastare ogni traccia di autonomia.
Nella decade degli anni '90, le politiche neoliberiste con gli
aggiustamenti strutturali, le privatizzazioni, la restrizione dei diritti
dei lavoratori e delle misure di compensazione hanno già causato una
migrazione di enormi dimensioni. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro
(ILO) parla di oltre 120 milioni di migranti, di cui la maggior parte è
sprovvista di documenti, e quindi si tratta di persone "irregolari" o di
"clandestini". E' prevedibile che l'Alca aggraverà i problemi sociali
perché nega il diritto a lavoro, al cibo, alla terra, alla casa,
all'educazione ed alla informazione; alla libertà di circolazione di merci
e di capitali, non corrisponderà la possibilità di spostamento del capitale
umano (le persone). La gente potrà acquistare con maggiore facilità le
merci delle multinazionali, più o meno allo stesso prezzo, ma non potrà
lavorare nelle zone in cui i salari si differenziano in una proporzione
spesse volte maggiore di 10 volte. L'accordo non prevede un adeguamento dei
salari.
Più in generale bisogna ricordare che: da un lato cresce il numero dei
poveri e dall'altro si concentrano sempre più le ricchezze in poche mani.
Si stima il PIL mondiale in 25 trilioni di dollari di cui circa 18 trilioni
appartengono ai sette paesi più ricchi. Gli altri 7 trilioni corrispondono
al PIL degli oltre 180 paesi nel resto del mondo. L'85% delle 500 maggiori
imprese del mondo che possiedono il 73% del PIL mondiale sono statunitensi.
Gli Usa con appena il 4% della popolazione mondiale controllano il 22%
delle ricchezze del pianeta. Nei paesi dell'America Latina e dei Caraibi
sono attualmente 224 milioni gli abitanti in condizioni di povertà ( meno
di 2 dollari al giorno) di cui 90 milioni vivono con meno di 30 dollari al
mese ( povertà estrema). La causa profonda della migrazione è il tipo di
globalizzazione economica che non distribuisce ricchezza, che non è
solidale e che non garantisce i diritti essenziali.

UN ALTRO PROGETTO DI INTEGRAZIONE CONTINENTALE
Analisti come il brasiliano Marcos Arruda e la statunitense Sarah Anderson
avvertono che l'approvazione del trattato dell'Alca sarà "la perpetuazione
della condizione di periferia del sistema emisferico e di totale
subordinazione dei paesi e dei popoli agli interessi della potenza
statunitense. Gli strumenti per fare questo includono l'annessione
commerciale e produttiva, la dipendenza dai capitali stranieri attraverso
l'indebitamento e la sottomissione militare". Se l'Alca è un pre-requisito
indispensabile per la realizzazione del progetto unipolare del grande
capitale nordamericano, il suo fallimento dovrà essere seguito
dall'elaborazione di un altro progetto di integrazione che privilegi
rapporti di parità e non di subordinazione.
 Il "No" all'Alca deve essere un "Si" per un area libera e a servizio della
grande maggioranza con democrazia partecipativa, giustizia e uguaglianza
sociale. Alla distruzione sistematica di memorie, classi, bio-regioni,
nazioni e stati bisogna reagire con un costante ed ininterrotto lavoro di
ricostruzione; attraverso un movimento emancipatorio che sappia rivendicare
le proprie speranze e proporre un modello organizzativo della società e
dell'economia volto a sradicare le cause della fame e della povertà, della
disuguaglianza e dell'oppressione e a costruire un mondo in cui domineranno
i valori come il rispetto dei diritti, giustizia, solidarietà, fratellanza
e pace: non una riforma dell'Alca, ma "un altro trattato" tra paesi
fratelli.

SE I GRANDI HANNO PERSO LA PROPRIA VERGOGNA, I PICCOLI NON VOGLIONO PERDERE
LA LORO DIGNITA !
La mobilitazione in Brasile promossa da forze sindacali, organizzazioni
popolari e settori della chiesa - CNBB (conferenza nazionale dei vescovi
brasiliani), MST (movimento dei lavoratori rurali senza terra), CUT
(centrale unitaria dei lavoratori), CONTAG, PCdB (partito comunista del
Brasile), UNE, Andes, Ubes, Cimi e CPT (commissione pastorale per la terra)
- ha portato al plebiscito sull'Alca che si è svolto nella Settimana della
Patria, dal primo al 7 settembre. I risultati parziali del plebiscito sono
i seguenti: 10.149.542 schede votate, di cui 9.979.964 (93,33%) per il NO
alla firma del trattato, 9.737.190 (95,94%) per il NO al proseguimento
nelle trattative del Brasile, 10.006.740 (98,59%) per il NO della cessione
della base militare di Alcantara agli Usa.

Gdl Osservatorio Verde sulla Globalizzazione
Fonti e Link:

http://www.citizen.org/trade/nafta/index.cfm
http://www.citizen.org/trade/ftaa/index.cfm
http://www.hrw.org/reports/2001/nafta/
http://www.citizen.org/trade/fasttrack/index.cfm
http://movimientos.org/noalca/index.html.es
http://www.accionecologica.org/textos/alertas/alca/ALCAPONES.pdf