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Locarno: presentazione Film "Sem Terra",



Mercoledì, a Locarno, nell'ambito del Festival internazionale di cinema,
viene presentato il Film "Sem Terra", coprodotto da FILEF, Luna Rossa e
Cinema nel presente.
Si tratta di una coproduzione nata dall'esperienza della FILEF tra gli
emigrati italiani nel Rio Grande do Sul, molti dei quali tra i fondatori e
i dirigenti del movimento contadino dei Senza Terra, come Joao Pedro
Stedile, portavoce del movimento, di origini trentine.
Succede al primo film documentario prodotto interamente da FILEF, per la
regia di Roberto Torelli e Paulo Cezar Saraceni, con la collaborazione di
Antonio Tabucchi e Sergio Vecchio,  sul primo Forum Sociale Mondiale
svoltosi a Porto Alegre nel Gennaio del 2001, che costituisce l'unico
film-documentario su quell'evento, trasmesso da Rai 2, Rai International,
dalla TVE, la televisione brasiliana e presentato al Festival del cinema
Latinoamericano di Gramado e in numerose città italiane e brasiliane.



Da "Il Manifesto" del 1 agosto 2002:

Il Brasile, la nostra sfida
"Sem Terra" di Pasquale Scimeca e Roberto Torelli, racconta il movimento
brasiliano tra storia e presente, tra il Forum di Porto Alegre 2002 e le
prime occupazioni delle terre. Per esplorare la "mistica" di una
religiosità che diventa rivoluzione. Sarà al Festival di Locarno, che si
apre oggi

CRISTINA PICCINO
ROMA

Tutto comincia quasi per caso, anche se poi l'occasione non è per nulla
casuale. Porto Alegre, il Forum 2002 contro la globalizzazione, è lì che
dopo Genova e il G8 si sono dati appuntamento i registi della "fondazione
cinema nel presente" per un nuovo film collettivo sull'esperienza di Un
mondo diverso è possibile (coordinato da Citto Maselli). Tra loro c'è anche
Pasquale Scimeca che racconta, girovagando in città da turista incontra un
accampamento di sem terra. "Conoscevo il movimento ma superficialmente e
per me è stata una rivelazione - dice - Lì, in quei volti, negli sguardi
dei vecchi e dei giovani ho incontrato il mio mondo che pensavo non
esistesse più". Quel mondo è l'universo contadino che tante volte il
regista ha esplorato nel suo cinema, da Un sogno perso all'ultimo Placido
Rizzotto, la Sicilia alla quale ha cercato di restituire memoria e
contraddizioni profonde e non per la retorica di una qualche nostalgia ma
perché in quel nodo cancellato con grande cura dalle storie ufficiali c'è
già tutto il futuro, oggi presente siciliano come anche la logica dei tanti
"misteri" e rimozioni forzate che segnano la storia recente d'Italia. Sono
le lotte contro i sistemi dei potenti, i latifondi, le mafie, le omissioni
(se non la complicità) della politica che ad esempio firmano la morte del
sindacalista Placido Rizzotto scomodo perché rivendicava diritti per i
contadini contro i proprietari terrieri e uguaglianza. Proprio come accade
nel Brasile strangolato dalle multinazionali: stesse battaglie, stessi
obiettivi, stessi morti ammazzati da un esercito e da una polizia arma
speciale dei poteri. A Porto Alegre c'erano anche Roberto Torelli con alle
spalle pure lui un film su Genova - Bella ciao firmato insieme a Marco
Giusti e Carlo Freccero, che diventa poi un po' il simbolo di resistenza
alla Rai omologata così come la vuole il governo Berlusconi, visto che è
l'azienda di viale Mazzini ad averlo prodotto vietandone però
categoricamente qualsia messa in onda. E Paulo Cesar Saraceni, un sem terra
di quel cinema novo brasiliano danzante e viscerale nonostante i massacri
della dittatura. I due l'anno prima, sempre durante il Forum, avevano
filmato il movimento sem terra e l'occupazione della la Monsanto, la
multinazionale di sementi accusata di produrre ogm. Da questo incontro
nasce Sem Terra , firmato da Scimeca e Torelli (producono Luna Rossa,
Filef, Cinema nel presente), che sarà presentato al Festival di Locarno -
da oggi fino all'11. Dice Scimeca: "pensavo che dopo Placido Rizzotto non
avrei mai più parlato del mondo contadino ed ecco che all'improvviso me lo
trovo di nuovo davanti, tante persone che sembrano essere state preservate
per cento anni, che uniscono tecnologia e tradizione, che sono preti e
ragazzi delle favelas".

Ci racconta Sem terra con immagini girate i giorni del secondo Forum,
quelle di Saraceni e Torelli dell'anno scorso - è irresistibile il discorso
di Saraceni alla Monsanto occupata, dichiarazione di indipedenza e di
grande amore per il cinema - materiale d'archivio e le note maginfiche di
Chico Buarque, storia e presente del movimento, le occupazioni negli anni
Settanta, durante la dittatura e quelle di oggi attraverso la voce dei suoi
protagonisti come Joao Pedro Stedile o di coloro che gli sono stati vicino
come Salgado. E le battaglie, la fatica dell'occupazione che vuol dire
vivere nel fango sotto un sacco di plastica scura dell'immondizia per anni,
lavorare la terra senza quasi nulla, a mani nude finché l'accampamento non
diventa insediamento, il diritto a restare lì insomma gli viene
riconosciuto istituzionalmente - una legge stabilisce che la terra è di chi
la rende produttiva. Che significa la costruzione di aziende agricole
moderne e anche ricchezza con cui aiutare chi sta comin ciando. Non è
facile, anzi i leader sono stati spesso uccisi e con loro tanti altri, gli
hanno avvelenato i pozzi, bruciato gli accampamenti. La resistenza è
politica e di vita quotidiana ci dicono le voci che si alternano sullo
schermo, polverizza il fondamento della rassegnazione, lavora sulla
consapevolezza, cerca di rendere tutti partecipi a quanto si sta facendo,
per questo fa paura. "Con la violenza non si arriva da nessuna parte, Le
nostre armi sono i nostri strumenti di lavoro" dice Stedile. E con questo
il movimento è cresciuto anche altrove in America latina, a partire proprio
dall'esperienza brasiliana. "Le occupazioni non sono soltanto una battaglia
politica ma puntano al recupero della dignità dell'uomo - dice Scimeca - Si
organizzano scuole, presidi medici, si costruisce una cultura del lavoro.
Tra i sem terra ci sono molti contadini che arrivano dalle favelas dove
vivono dopo avere perduto tutto". Anche se poi la metropoli è un altro
mondo, qui il movimento sem terra, come ci spiega Torelli non c'è, i valori
e i riferimenti sono molto diversi. "Per questo cercano di fermare chi
vuole andare in città, finendo così nelle favelas.
Il legame è più coi senzatetto".

Ma soprattutto Sem Terra prova a entrare in quel cortocircuito che è la
religiosità, la mistica come la chiamano gli autori, del movimento nato
comunque all'interno della teologia della liberazione- da cui poi la chiesa
ufficiale ha preso le distanze - e la rivoluzione. Con leader che spesso
sono frati come Oreste, incontrato mentre sta preparando l'occuapazione
della Monsanto. O Frei Betto che ci parla - nell'intenso finale del film -
di amore, concordia, dell'abbandono del piccolo capitalista che è in noi. E
che pure non eslcudono altri riferimenti, uno spirito pure laico. "La
religiosità in Brasile è una delle basi popolari - dice Scimeca - I sem
terra a differenza della tradizione classica marxista non rifiutano la
religione, anzi nascono nella teologia della liberazione, tra loro ci sono
molti preti, cercano quindi di partire dalla religiosità come esigenza
popolare per andare oltre". "I sem terra hanno unito San Francesco e Che
Guevara" dice Torelli. Una sfida complessa come è questo film.