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Brasile -MST. Nuovo processo per il massacro di Eldorado dos Carajas (17 aprile 1996: 19 MORTI, 64 FERITI, nessun colpevole)



Da parte del Movimento Senza Terra del Brasile e del Comitato di appoggio di Roma
1- Appello ad essere presenti al nuovo processo per il massacro di Eldorado dos Carajas dall'8 all'11 aprile a Belem - Para  PER EVITARE UN PROCESSO FARSA
2 - Richiesta di diffondere informazione, di scrivere articoli
3 - Richiesta di invare messaggi per un giusto processo ( si allegano indirizzi e esempio di messaggio)
4 - In appendice una ricostruzione dei fatti (dal massacro del 17 aprile 96 al primo processo nel 99, al suo annullamento nel 2000, al nuovo processo)  fatta dall'avvocato Guedes che ha seguito la vicenda dal 96

Chiunque voglia altre informazioni può scrivere a:
Serena Romagnoli  <md1042@mclink.it>
 
 
 
 
 
 

1-2) APPELLO DEL MOVIMENTO DEI SENZA TERRA AD ESSERE PRESENTI E DARE
RISONANZAAL PROCESSO PER IL MASSACRO DI ELDORADO, IL PROSSIMO 8 APRILE 
  

L'unico modo in cui si può tentare di impedire questa farsa, sarà la presenza di giornalisti
stranieri e di personalità, membri di organizzazioni dei diritti umani, e di altre organizzazioni
straniere, che assistano dal vivo a questa parzialità. Per questo stiamo invitando tutti gli
amici/amiche che sono in altri paesi a mobilitarsi e a prendere in considerazione la possibilità
di stare con noi, per lo meno nei giorni 8-11 aprile, nella città di Belém, per assistere al
Processo relativo al massacro di   Carajás. 
  
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PROCESSO PER IL MASSACRO DI ELDORADO DO CARAJÁS 
Una farsa annunciata e prevista …. 

Cari amici e amiche di altri paesi, 

1- Il prossimo 8 aprile comincerà il Processo agli ufficiali che hanno preso parte al massacro di Carajás. Il processo
avverrà nel Tribunale di Giustizia dello Stato del Pará, nella città di Belém. Sarà presieduto dalla giudice  Dott.ssa 
Eva Coelho e è organizzato in tre grandi sessioni. Ogni sessione dovrebbe durare 4 giorni. La prima sessione
comincia il giorno 8 aprile, con i tre ufficiali più importanti - dal colonnello al capitano - che hanno comandato
l'azione sul posto. La seconda sessione è prevista per il 15 aprile e riguarderà i 17 ufficiali di grado minore. E, il 22
aprile, comincerà il processo dei 129 soldati. 

2. Il processo per il Massacro di Carajás è diventato una vera telenovela, nella quale le classi dominanti fanno di
tutto per evitare la punizione dei responsabili, visto che i fatti sono stati premeditati, pianificati per "dare una
lezione" a quelli che lottano per la riforma agraria. La maggioranza dei morti avevano i loro nomi segnati in una 
"lista della morte", conosciuta dalla stessa Segreteria della Pubblica Sicurezza dello stato del   Pará. L'azione della
Polizia Militare è stata ordinata dal governatore dello stato ancora in carica,  Dr. Almir Gabriel,   Ci sono elementi 
negli atti dell'inchiesta relativi al fatto  che lo stesso servizio segreto dell'Esercito, che ha sede a Marabá/PA,
abbia orientato le azioni della PM .  I soldati della PM sono usciti dalla  caserma dicendo che andavano a sbloccare la
strada occupata da più di 600 famiglie di lavoratori rurali senza terra. Ma sono usciti senza portare con sé segni di
identificazione sull'uniforme e senza avere fatto  la registrazione individuale delle armi. E, invece di sbloccare la
strada, hanno fatto un blocco. Arrivando con le truppe dai due lati della strada hanno stretto in una morsa i
contadini, incalzandoli con gli spari, creando panico e costringendo alla fuga le famiglie che stavano lì. Il saldo di
questa azione della PM: 19 morti e centinaia di feriti.   Sessantaquattro di loro avranno  conseguenze per il resto
della vita e due dei feriti, in conseguenza di questo fatto, sono già morti. Tredici dei morti sono  stati
sommariamente giustiziati (con armi bianche e non con pallottole) dopo che erano stati fatti prigionieri. Oziel, di
appena 18 anni, è stato arrestato, torturato di fronte ai compagni e colpito a morte col calcio delle armi, mentre
era obbligato dai soldati della PM a gridare: "Viva il MST!". Tutto questo sta negli  atti  del processo 

3 Sono passati quasi sei anni e nessuno è stato arrestato o condannato. Tra i giudici di Belém, solo la Dr.ssa Eva
Coelho  ha accettato il compito di giudicare. Tutti gli altri giudici competenti si sono rifiutati, allegando motivi
personali. Quali? 
Nel 1999 c'è stato un primo processo. Le manipolazioni del Giudice di allora  sono state talmente tante, che i
giurati, dopo essersi espressi per la condanna dei colpevoli, hanno detto che non avevano prove sufficienti,
assolvendo gli accusati. Più tardi il Potere Giudiziario ha annullato questo processo. 

4 - Dopo sei anni, la classe dominante dello stato del Pará, formata principalmente dall'oligarchia degli allevatori e
da una classe di burocrati che si è sempre arricchita con il denaro pubblico - come attesta il processo che ha
portato alla rinuncia forzata alla presidenza del senato dell'ex-governatore e ex-senatore Jáder Barbalho -  lavora
nella prospettiva di minimizzare  il massacro - valutando che  l'opinione pubblica ha già dimenticato la gravità
dell'accaduto - e promuovendo una persecuzione continua contro il MST. Persecuzione che è aumentata dopo che i
lavoratori rurali hanno occupato una delle fazendas dell'ex-senatore Jáder Barbalho. 

5. Ora, è fissato un nuovo processo. Ma lo scenario montato è orientato al ripetersi della farsa e a garantire
l'assoluzione dei responsabili del Massacro, infatti: 

a) I veri responsabili, quelli che  hanno determinato l'azione, il Governatore e il Segretario di Sicurezza, che
continuano a svolgere i loro incarichi pubblici, sono stati esclusi dal processo, come se non fosse successo niente. 

b) Il Governo Federale si era impegnato ad approvare rapidamente, usando la sua base parlamentare, una legge- già
trasmessa al Congresso Nazionale - che trasferisce il processo relativo a crimini contro i diritti umani, massacri
ecc.  alla giustizia federale. Da tre anni il Progetto è fermo al Senato. 

c) L'ex-giudice  Otávio Maciel, che ha istruito il  processo ( e da qui l'esistenza di   vari vizi di origine, come la
stessa esclusione delle autorità dal processo),  è stato promosso a giudice della corte d'Appello. E' oggi in pensione
e gli è stato attribuito, dallo stesso governatore che ha ordinato l'azione della polizia, l'incarico di Giudice speciale
aggiunto per le questioni agrarie  dello Stato del  Pará. Ha usato della sua carica per giustificare tutte le azioni
repressive contro i lavoratori rurali, adottando in forma chiara e trasparente un atteggiamento  di attacco al MST.

d) La Giudice Dott.ssa. Eva Coelho, che sta portando avanti l'istruzione del processo  e che lo presiederà in
tribunale, è stata obbligata a rinviare per due volte la data del processo perché gli avvocati dell'accusa hanno
riscontrato irregolarità. 

e) Nonostante esista un parere tecnico di periti della Unicamp (Università di Campinas) su una videocassetta che
contiene la registrazione delle immagini del massacro, che prova l'uso di mitra e l'inizio del massacro da parte della
Polizia Militare, la Giudice  - buttando nell'immondizia il Codice  Penale - ha ordinato che questo parere venga
ritirato dagli atti. Questa prova è fondamentale, poiché la difesa dei poliziotti  utilizza come argomento principale
il fatto che i senza terra fossero armati e che furono loro a cominciare la sparatoria. La perizia smentisce questo
argomento. 

f) I Giurati sono già stati scelti nel dicembre/2001. Sono ventuno persone, tra queste ne saranno sorteggiate
sette per giudicare il caso. La cosa strana è che sono tutti funzionari pubblici, la maggioranza funzionari del governo
dello stato e otto di loro hanno incarichi di fiducia. I funzionari pubblici municipali e federali sono una minoranza  e
non ci sono rappresentanti di altri settori della società. Come mai? Non dovrebbe essere una giuria popolare? 

g)  Gli avvocati della difesa dei poliziotti hanno ritirato dal processo il governatore e il segretario di sicurezza, in
un primo tempo inseriti tra i  testimoni. 

h)  Il pubblico ministero impegnato nell'accusa non ha convocato nessun testimone tra gli stessi lavoratori presenti
nel giorno del massacro, E, anche per quanto riguarda i giornalisti che hanno filmato il massacro, non  ha imposto
l'obbligatorietà della loro presenza. Tanto è vero che anche nel primo processo hanno scelto di non comparire. 

i) Dal mese di gennaio del 2002, sono stati incarcerati in una cella di 4 metri per 6, nella prigione della città di Mãe
do Rio, Pará, 14 lavoratori rurali senza terra, legati al MST. Sono lavoratori della base, umili, la maggioranza ha più
di 50 anni, tutti hanno molti figli, non sono scolarizzati e sono senza documenti. Sono in carcere senza nessun
motivo legale. Sono stati arrestati perché stavano partecipando, con altre 300 famiglie, alla occupazione della
fazenda  Chão de Estrelas, di più di 15.000 ettari, dell'ex-senatore Jáder Barbalho,  indagato dal  Pubblico
Ministero per  sottrazione  di risorse della SUDAM (Sovrintendenza allo sviluppo dell'Amazzonia). Secondo periti
dell'Istituto della Terra del Pará, la terra della fazenda è terra grilada ( i certificati di proprietà sono cioè falsi).
Il Pubblico Ministero locale ha chiesto la liberazione dei prigionieri per mancanza di motivi che giustifichino la
carcerazione. Ma la giudice, dopo aver consultato “Belém”, non l'ha concessa perché i lavoratori non hanno
documenti. Quindi, perché sono poveri? E' stato chiesto l'Habeas corpus al Tribunale di Giustizia del  Pará, che
dovrebbe esprimere un giudizio  in 48 ore. Stranamente sono passati molti giorni e i lavoratori sono ancora in
carcere. L' ex-giudice Otávio Maciel ha detto alla stampa che "è meglio che stiano in carcere". In realtà si sono
trasformati in ostaggi del Potere giudiziario del Pará, timoroso che il MST potesse fare proteste in relazione al
processo di  Carajás. 

6. Così è evidente che la farsa che è stata montata durante l'istruttoria  va avanti per portare all'assoluzione dei
responsabili di questa tragedia. E il Potere Giudiziario locale si approfitta del clima elettorale e di paralisi della
riforma agraria per produrre un risultato favorevole agli assassini. 

7. I media locali, totalmente controllati dalle stesse oligarchie che sono contrarie alla riforma agraria, tacciono  di
fronte alle arbitrarietà commesse, o, invece,  si occupano di attaccare i lavoratori e le loro organizzazioni. 

8. Quindi l'unico modo in cui si può tentare di impedire questa farsa, sarà la presenza di giornalisti stranieri e di
personalità, membri di organizzazioni dei diritti umani, e di altre organizzazioni straniere, che assistano dal vivo a
questa parzialità. Per questo stiamo invitando tutti gli amici/amiche che sono in altri paesi a mobilitarsi e a
prendere in considerazione la possibilità di stare con noi, per lo meno nei giorni 8-11 aprile, nella città di Belém, per
assistere al Processo relativo al massacro di   Carajás. 

9- Nel caso abbiate bisogno di un invito formale o di aiuto per il soggiorno entrate in contatto con noi. 

São Paulo/Belém, 11 de março de 2002. 

Coletivo de Direitos Humanos/MST 
Rede Nacional de Advogados Populares -RENAP 
Comissão pastoral da Terra -CPT 
Rede Social de Justiça e Direitos humanos.


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 3)    VI INVITIAMO A INVIARE UN MESSAGGIO AI SEGUENTI INDIRIZZI:
 
 
 

Presidente Fernando Henrique Cardoso
Palacio Planalto,
pr@planalto.gov.br
 

Dra.Juiza Eva Coelho
Tribunal de Justiça do para
ecoelho@tje.pa.gov.br

Presidência do Tribunal de Justiça  Dra. Climinie Pontes
cpontes@tje.pa.gov.br
 

POSSIBILE  MESSAGGIO
Segundo os dados da Comissão Pastoral da Terra, 1517 trabalhadores
rurais foram assassinados no Brasil entre 1988 e 2000: quase todos os
responsáveis por estas mortes permanecem impunes.
O poder judiciário, nos últimos anos, esteve sempre pronto a punir
trabalhadores, pobres, marginalizados, militantes da luta pela terra,
enquanto que as condenações de mandantes dos homicídios de trabalhadores
rurais não chegam a uma dezena.
O massacre de Eldorado foi um dos crimes mais graves dos últimos anos,
não somente pelo número de mortos, de feridos e de mutilados, 19 e 64,
mas pelo grande valor simbólico que assumiu. O monumento oferecido pelo
arquiteto Oscar Niemeyer, para gravar na pedra o grito que denunciava o
crime, foi destruído poucos dias depois de ter sido erguido, “porque o
seu silêncio era insuportável aos olhos dos criminosos”  disse o poeta
Pedro Tierra.
O sangue derramado pelos 19 sem-terra grita para os céus há 6 anos
pedindo justiça.
Fazer justiça pelas vítimas de Eldorado não quer dizer resolver o
problema da impunidade no Brasil, mas pode ser um sinal significativo
nesta direção.
Em consideração de tudo isso, nós, cidadãos italianos, que acompanhamos
há anos as lutas dos trabalhadores rurais brasileiros pela dignidade e
pela justiça, confiamos em um processo justo, no qual os assassinos dos
19 trabalhadores de Eldorado e seus mandantes sejam finalmente punidos.
 

TRADUZIONE del messaggio
Secondo i dati della Commissione Pastorale della Terra,  1517 lavoratori
rurali sono stati uccisi in Brasile tra il 1988 e il 2000 :  quasi tutti
i responsabili di queste morti sono rimasti impuniti.
Il potere giudiziario è stato in questi anni pronto nel punire
lavoratori, poveri, emarginati, militanti della lotta per la terra,
mentre le condanne di mandanti degli omicidi di lavoratori rurali   non
raggiungono la decina.
Il massacro di Eldorado è stato uno dei crimini più gravi degli ultimi
anni  non solo per il numero dei morti e dei feriti e mutilati, 19 e 64,
ma per  il grande  valore simbolico che ha assunto. Il monumento offerto
dall’architetto Oscar Niemeyer,   per fissare nella pietra il grido che
denunciava il crimine,  è stato spezzato pochi giorni dopo che era stato
eretto, “perché il suo silenzio era insopportabile agli occhi dei
criminali”  - ha scritto il poeta  Pedro Tierra.
Il sangue sparso dai  19 senza terra grida al cielo da 6 anni per
ottenere giustizia.
Fare giustizia per le vittime di Eldorado non vuol dire  risolvere il
problema della  impunità in Brasile ma può essere un segnale
significativo in questa direzione.
In considerazione di tutto ciò, noi cittadini italiani, che seguiamo da
anni le lotte dei contadini brasiliani per la dignità e la giustizia,
confidiamo in un processo giusto,  nel quale gli assassini dei 19
contadini  di Eldorado e i loro mandanti  siano finalmente puniti.

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4)  UNA RICOSTRUZIONE DEI FATTI E DELLA VICENDA GIUDIZIARIA 

La lotta contro l'impunità dei colpevoli del massacro di Eldorado 

Carlos Guedes, avvocato di  CPT e MST, partecipa all'équipe dell'accusa nel processo 
  

1. Il massacro 
  

Verso le 16 del giorno 17 aprile 1996, 155 poliziotti militari hanno accerchiato 1500 lavoratori rurali che erano
accampati ai lati della strada statale PA 150, all'altezza del Km 96, nel Comune di Eldorado do Carajás, Stato del 
Pará. 
Questi 1500 lavoratori, legati al MST, facevano parte dell'Accampamento della Fazenda Macacheira e stavano
andando a  Belém  per esigere che si tenesse fede all'accordo con l'Incra e il Governo dello Stato, nel quale era
previsto l'esproprio della   Fazenda Macacheira. 
Qualche minuto dopo l'accerchiamento, i poliziotti militari hanno cominciato a sparare in direzione dei lavoratori.
Un'ora dopo, c'erano 19 cadaveri  di lavoratori a terra. Altri 69 lavoratori erano gravemente feriti e decine di
altri, feriti lievemente, erano nascosti nei dintorni, dopo essere riusciti a scappare all'accerchiamento. 
Durante tutta la durata dell'operazione militare di sgombero della strada sono stati uccisi 6 lavoratori. Dopo che la
strada era stata liberata e formalmente la missione dei poliziotti era conclusa, ne sono stati uccisi sommariamente
altri tredici, che erano già feriti  e privi di sensi o che, pur coscienti, non avevano la forza di muoversi a causa delle
ferite. 
 Questo è stato il massacro di  Eldorado do Carajás. 
  
  

2. L'impunità 

Anche se lo Stato del Pará è campione nazionale per quanto riguarda gli omicidi nelle campagne (ci sono stati 714
lavoratori rurali uccisi nel periodo 1970-2000), il massacro di Eldorado do Carajás ha avuto una grande
ripercussione, sia a causa del numero dei morti, delle circostanze delle esecuzioni sommarie, sia per il fatto che
era stato il governatore dello Stato, Almir Gabriel, ad aver deciso la realizzazione dell'operazione di polizia. 
La società brasiliana esigeva quindi una punizione esemplare per tutte le persone coinvolte nel massacro, dal
Governatore dello Stato, al suo Segretario di Pubblica Sicurezza, al Comandante generale della Polizia Militare e,
ovviamente, a tutti i poliziotti militari direttamente coinvolti nelle esecuzioni e nei ferimenti dei lavoratori. 
 In questa fase, solo pochi giorni dopo il massacro, è iniziata la costruzione ufficiale dell'impunità. Due pubblici
ministeri, che insistevano nella tesi che era obbligo del Pubblico Ministero dello Stato investigare sulla
responsabilità del Governatore dello Stato e dei dirigenti militari nel massacro, sono stati allontanati dal caso da
colui che era, in quell'epoca, il Procuratore generale di Giustizia, Manoel Santino do Nascimento. 
Oggi,  Manoel Santino do Nascimento è Segretario Speciale di Governo durante il secondo mandato di Almir
Gabriel. 
Anche l'incaricato dell'Inchiesta della Polizia Militare, il Colonnello PM João Paulo Vieira, ha liberato Almir Gabriel 
e tutta la cupola del Governo da qualsiasi responsabilità per il massacro. 
Oggi, il Colonnello João Paulo Vieira è Capo della truppe ausiliarie di Almir Gabriel, durante il suo secondo mandato. 
L'inchiesta della polizia avviata per decisione del Tribunale Superiore di Giustizia per appurare la responsabilità
del Governatore Almir Gabriel è stata archiviata su richiesta della Procura Generale della Repubblica, a causa della
decisione espressa da Geraldo Brindeiro, il quale era stato sollecitato in questo senso dal Palazzo del Planalto  (Almir Gabriel è uno dei fondatori del PSDB) 
Pur essendo state allontanate persone coinvolte in modo significativo nel massacro, grazie alla intensa pressione del
MST e della società, si è ottenuto che almeno i poliziotti militari direttamente coinvolti nelle esecuzioni sommarie
e nelle lesioni fossero processati. 
Da un punto di vista formale, nel mese di giugno del 1996, si dà avvio al maggior processo, per numero di imputati,
della storia criminale brasiliana. 
Salvo nei casi di alcuni processi relativi a crimini militari nel secolo XIX e altri casi di crimini politici nel secolo XX,
il Potere giudiziario non aveva mai affrontato una situazione analoga a quella del processo per il massacro di
Eldorado: 155 imputati, tutti poliziotti militari. 
Durante gli ultimi cinque anni,  questo processo-crimine singolare ha superato le diecimila pagine in trenta volumi. 
In questi cinque anni, sono stati chiesti dalla difesa dei poliziotti militari quindici habeas corpus al Tribunale di
Giustizia dello Stato del Pará, cinque  habeas corpus al Supremo Tribunale Federale, sei habeas corpus al Superior
Tribunale di Giustizia, sono stati presentati tre ricorsi straordinari al Supremo Tribunale Federale e quattro
ricorsi speciali al Tribunale Superiore di Giustizia. 
Con tutti questi ricorsi e habeas corpus, la difesa dei poliziotti militari tentava di far riconoscere la nullità del
processo per i motivi più diversi. 
Tutti gli habeas corpus e ricorsi sono stati sistematicamente, nel tempo, respinti. 
A questo, al di là della impressionante pressione che il MST e la società brasiliana hanno sempre mantenuto intorno
al processo, ha contribuito molto l'azione degli avvocati della Renap (Rete nazionale di avvocati popolari), sia del sud
del Pará, a Belém o a São Paulo e a Rio de Janeiro. La maggioranza degli avvocati segue il processo dall'inizio 
  

3. La farsa del primo processo 

Nonostante si sia ottenuto un considerevole successo nell'impedire i tentativi della difesa degli imputati di
annullare il processo nei tribunali superiori, nello Stato del Pará le cose sono andate diversamente. 
La prima sessione del Tribunale del Júri per il processo degli imputati è stata stabilita per il 16 agosto del 1999, a
Belé, presieduta  dal giudice Ronaldo Valle. 
Questa sessione si è chiusa con l'assoluzione dei tre ufficiali che sono stati giudicati 
 - Il Colonnello PM Mário Colares Pantoja, il Maggiore PM José Maria Pereira de Oliveira e il Capitano PM Raimundo
José Almendra Lameira.  Più sconvolgente del risultato della sessione, sono stati i mezzi che il giudice Ronaldo Valle
ha utilizzato per ottenere questo risultato. 
Durante i tre giorni della sessione, il giudice Ronaldo Valle ha sistematicamente limitato i poteri dell'accusa,
impedendo l'utilizzazione nella plenaria di documenti raccolti entro il termine legale, permettendo che i giurati si
esprimessero pubblicamente criticando le tesi dell'accusa e sostenendo i punti di vista presentati dalla difesa,
permettendo alla difesa critiche grossolane al pubblico ministero. Infine il giudice Ronaldo Valle ha manipolato il
risultato della votazione del Consiglio della Sentenza, ottenendo così l'assoluzione degli imputati con quattro voti a
tre 
Data l'immediata reazione del MST, degli avvocati e del pubblico ministero, il processo per gli altri 152 imputati è
stato immediatamente sospeso. 
Talmente evidenti sono stati i mezzi illegali utilizzati dal giudice  Ronaldo Valle  per ottenere l'assoluzione degli
imputati che il Tribunale di Giustizia dello Stato del Pará ha deciso l'annullamento del processo, nell'aprile del
2000, decisione poi confermata nell'ottobre del 2000. 
Prevedendo l'annullamento del processo, il giudice Ronaldo Valle ha richiesto di essere esonerato dal caso. Dopo il
suo allontanamento è successo qualcosa di incredibile, nell'aprile del 2000. Dei diciotto giudici  criminali della
circoscrizione di Belém, diciassette hanno informato il Presidente del Tribunale di Giustizia che non avrebbero
accettato di presiedere il processo dando come motivazione, nella maggioranza dei casi, simpatia per i poliziotti
miitari e avversione nei confronti del MST e dei lavoratori rurali!!! 
 Nell'aprile del 2001 è stata nominata una nuova giudice per il caso -  Eva do Amaral Coelho. Questa giudice aveva
rifiutato di presiedere, nel giugno del 2000, il processo contro il fazendeiro Jerônimo Alves de Amorim, accusato
dell'assassinio di Expedito Ribeiro de Souza, Presidente del Sindacato dei Lavoratori Rurali di    Rio Maria. 
Dopo la sua designazione ufficiale, questa giudice, fu colta in flagrante dalla stampa mentre scambiava baci e
abbracci con il deputato dello stato Ivanildo Alves, capitano della  PM del Pará e uno dei finanziatori confessi della
difesa dei poliziotti militari imputati nel processo-crimine di Eldorado do Carajás, mentre lui faceva l'autografo sul
libro scritto appunto dal deputato e capitano. 
 La giudice Eva do Amaral Coelho ha fissato il 18 giugno 2001 come data per il nuovo processo ai tre ufficiali assolti
nell'agosto del 1999. Ma, pochi giorni prima dell'inizio della sessione, la giudice ha stabilito che fosse ritirata dal
processo la prova principale dell'accusa, un minuzioso parere tecnico della Unicamp, sottoscritto dal Professor
Ricardo Molina che, insieme con un CD-rom di immagini digitali, prova chiaramente che i responsabili dei primi colpi
contro i lavoratori sono stati i poliziotti militari. 
Di nuovo il MST ha reagito a questa situazione farsesca. Gli avvocati della Renap a Marabá e Belém, São Paulo e Rio
de Janeiro in poco più di 48 ore sono riusciti, insieme al pubblico ministero, con una azione coordinata, ad obbligare
la giudice a rivedere la sua posizione. 
In relazione a ciò la giudice Eva do Amaral Coelho ha sospeso il processo fissato per il 18 giugno e non ha ancora
presentato una nuova data per la ripresa. 

4. La speranza 

Nonostante gli immensi ostacoli inseriti di proposito nel processo per favorire l'impunità dei colpevoli, l'azione degli
avvocati dell'accusa insieme con il Pubblico Ministero e la mobilitazione di centinaia di organizzazioni e persone
solidali del Brasile e del mondo intero, sono state fondamentali per mantenere la vigilanza sul Potere Giudiziario e
sui  tentacoli del potere economico e politico del Pará.  Speriamo di poter sognare di avere giustizia anche se
tardiva. Poiché la vita dei 19 compagni non tornerà e anche i 64 feriti che ancora soffrono le conseguenze delle
lesioni difficilmente torneranno ad essere sani. 
Ma resterà l'esempio, lottare sempre fino alla fine contro tutte le ingiustizie. 

Marabá, 20 de junho de 2001.