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I: Urgente dall'Ecuador con preghiera di pubblicazione
> SPETTABILE REDAZIONE,
> Sono un giornalisa militante che lavora in Ecuador
> accompagnando i movimenti sociali, indigeni e
> popolari.Chiedo cortesemente al pubblicazione di
> questo articolo per raccontare la mobilitazione
> nazionale dei giorni scorsi. Ringrazio anticipatamente
> per l'attenzione che vorrete concedermi.
> Saluti latinoamericani
> cristiano morsolin da quito
>
> ECUADOR: mobilitazione popolare a livello nazionale
>
> A cura di Cristiano Morsolin da Quito
>
> Ieri si sono riaccese le proteste popolari contro
> l'annunciata privatizzazione delle imprese che
> distribuirebbero l'energia elettrica nel paese andino.
> Nella Selva come nella Sierra, nella Costa come nelle
> zone metropolitane le principali citta' dell'Ecuador
> sono state bloccate da pacifiche manifestazioni. I
> lavoratori dell' impresa elettrica, i sindacati delle
> imprese petrolifere e i movimenti sociali sono
> ritornati in strada convocando una mobilitazione
> nazionale evitando scontri violenti.
> Si e' scelta una strategia diversa dopo la brutale
> repressione della manifestazione del 7 febbraio scorso
> che ha raccolto la massiccia partecipazione di oltre
> 10.000 rappresentanti dei movimenti indigeni e
> sociali.
> Allora il corteo colorato, con le bandiere dei
> movimenti indigeni, delle organizzazione per i diritti
> umani, dei sindacati, degli studenti, degli
> ecologisti, dei migranti aveva riempito la centrale
> avenida 10 agosto; migliaia di ponchi variopinti sono
> stati fermati dalla violenza delle forze di sicurezza
> che ha disperso la folla con l'uso di lacrimogeni.
> Per evitare disordini a Quito gli automezzi
> dell'impresa elettrica hanno bloccato il traffico
> lungo lo stesso itinerario e il Ministro
> dell'Educazione ha decretato la chiusura delle scuole
> per due giorni.
> Avvicinandosi al Palazzo Carondet, sede del Governo
> Noboa, le ingenti misure di sicurezza hanno creato un
> cordone di protezione, addirittura con la presenza di
> un carro armato blindato davanti alla centralinissima
> Piazza Indipendenza, simbolo eloquente di una
> democrazia a sovranita' limitata.
>
> Questa mobilitazione generale esprime un dissenso su
> vari fronti: l'opposizione
> al sistema neoliberale che sta distruggendo la vicina
> Argentina, contro il Plan Colombia che riduce la
> sovranita' nazionale con la base militare statunitense
> di Manta e provoca la regionalizzazione del conflitto,
> contro la dollarizzazione e il debito estero, contro
> l'FMI che taglia la spesa sociale e impone severi
> aggiustamenti alla gia' fragile economia con il
> risultato di aggravare la crisi di un Paese dove l'80%
> della popolazione e' impoverito, e sulla soglia della
> miseria.
> "Noboa escucha, el pueblo esta' en la lucha" (Noboa
> ascolta, il popolo e' in lotta), "la privatizacion es
> corrupcion" (la privatizzazione e' corruzione), "no
> queremos y no nos da la gana de ser una colonia
> norteamericana" (non vogliamo e non abbiamo voglia di
> essere una colonia nordamericana) sono alcuni degli
> slogan lanciati.
>
> Leonidas Iza, Presidente della Confederazione delle
> Nazionalita' indigene dell'Ecuador CONAIE ha
> dichiarato che "nell'arco di quest'anno abbiamo
> organizzato grandi marce pacifiche in varie citta'
> come messaggio deciso che ci conferma vigilanti di
> fronte a qualsiasi risoluzione del Governo,
> proclamando fin dal dicembre 2000
> l'incostituzionalita' dell'articolo 30 della legge di
> "promozione per l'investimento e la legge cittadina"
> denominata Trole II, che viola l'art. 250 della
> Costituzione Ecuatoriana che non permette di
> privatizzare le azioni del settore pubblico, come ha
> sottolineato recentemente anche il Tribunale
> Costituzionale".
>
> Ieri sono scesi a Quito anche i rappresentanti del
> popolo di Mindo, a nord-est di Quito, che da 40 giorni
> sono incatenati agli alberi per evitare il passaggio e
> la distruzione dell'Oleodotto OCP.
> Anche una delegazione di Greenpeace della Germania e
> della Campagna italiana contro il finanziamento
> dell'OCP da parte della Banca Nazionale del Lavoro BNL
> ha denunciato i gravi rischi socio-ambientali che
> colpiscono l'economia locale, la biodiversita' e la
> sopravvivenza dei popoli indigeni dell'amazzonia, che
> risulterebbe gravemente danneggiati dalla costruzione
> dell'Oleodotto che dovrebbe far duplicare la
> produzione del petrolio per pagare il debito estero.
> Una delle manifestazioni di protesta di ieri
> nell'ambito dello sciopero nazionale ha avuto luogo
> davanti alla sede dell'OCP, organizzata da militanti
> da Accion por la Vida di Mindo e da Accion Ecologica.
> La signora Adela Lopez, che da 17 anni lavora
> nell'Amazzonia, ha presentato denuncia pubblica dopo
> che la sua azienda agricola e' stata occupata dai
> militari per consentire il passaggio dell'Oleodotto.
> Il dirigente del popolo Shuar (gli antichi tagliatori
> di teste) di Macas, a sud di Pastaza, Juan Bosco
> Kasent, ha denunciato lo scempio e la rapina che si
> sta perpetrando sulla Pachamama - la Madre Terra: "Noi
> Shuar siamo un popolo pacifico e tranquillo ma non
> accetteremo mai l'invasione delle multinazionali del
> petrolio e la distruzione della nostra Amazonia".
>
> Con l'acutizzarsi della crisi colombiana con i
> bombardamenti autorizzati dal Governo Pastrana, la
> frontiera nord con la Colombia diventa una zona
> "calda", a rischio di conflitto militare, provocando
> preoccupazione nel popolo ecuatoriano.
> I contadini e gli indigeni sono pero' gia' colpiti da
> un'altra guerra a bassa intensita': la fumigazione
> delle coltivazioni illegali di coca nel Putumayo che
> provoca malattie, infermita', danneggia le campagne.
> Con l'appoggio dell'Ong ambientalista Accion
> Ecologica, i contadini di Sucumbios hanno presentato
> la scorsa settimana una domanda per danni contro
> l'impresa Dyn Corp che realizza le fumigazioni per
> conto del Governo USA, di fronte al giudice Richard
> W. Roberts di Washington.
> Si pretende ottenere un'indenizzazione per
> l'utilizzazione del Round Up Ultra, un herbicida ad
> alto potere tossico che ha danneggiato la salute degli
> abitanti della zona, gli animali e le piantagioni. I
> rappresentanti dell'impresa Dyn Corp hanno chiesto al
> giudice Roberts di abbandonare la querela argomentando
> che non e' abilitato a giudicare un atto legato "alla
> sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati
> Uniti visto che si tratta di tematiche che sono di
> competenza dei poteri esecutivi e legislativo degli
> USA".
> I militanti di Accion Ecologica segnalano che
> l'accettazione della domanda da parte del giudice di
> Washington rappresenta un precedente importante "per
> impedire l'uso di strategie crudeli come parte della
> politica estera degli Stati".
> "Si pretende di impedire l'uso indiscriminato delle
> armi chimiche in nome della lotta contro il
> narcotraffico, per stabilire le responsabilita' dei
> danni affinche' non regni l'impunita", osservo' Lucia
> Gallardo, dirigente di Accion Ecologica, aggiungendo
> che "la strategia degli Stati Uniti e dell'impresa.Dyn
> Corp va oltre la Colombia visto che il suo raggio
> d'azione comprende varie nazioni della regione. Si
> pretende avere un controllo in quest'area dove il vero
> interesse e' di precautelare l'economia statunitense,
> specialmente per quanto concerne la produzione
> petrolifera", analizzo' la militante ambientalista.
> Con la rottura del dialogo di pace tra governo
> Pastrana e la FARC, vari settori politici e sociali di
> entrambi i paesi temono che la pressione di Washington
> provochi l'espulsione verso l'Ecuador di guerriglieri
> e contadini, estendendo il conflitto ben oltre la
> frontiera.
> "Il Plan Colombia, l'utilizzazione della base
> americana di Manta da parte di forze statunitensi e le
> attivita' militari di questo paese nella frontiera
> colombiana con l'Ecuador e il Peru' potrebbero
> provocare un tipo di guerra come quella sviluppata nel
> '99 in Kossovo", argomenta Lucia Gallardo.
>
> A cura di Cristiano Morsolin
>
> Quito, sabato 22 febbraio 2002