notizia appena giunta dal
Human Rights Project di Londra sull'assoluzione nel processo intentato contro
l'editore turco del libro di Chomski, e l'articolo e
l'intervista dell'intellettuale americano pubblicati ieri dal quotidiano Il
Manifesto.
Inoltre, una notizia e un caldo invito dalla Uiki e
dalle associazioni kurde in Italia.
IN OCCASIONE DEL TERZO ANNIVERSARIO DEL SEQUESTRO
IN KENYA E DELLA CONSEGNA ALLO STATO TURCO DEL PRESIDENTE ABDULLAH OCALAN, OGGI
DETENUTO NELLA CELLA DELLA MORTE A IMRALI, I KURDI MANIFESTANO INSIEME AI LORO
AMICI ITALIANI:
- a ROMA venerdì 15 febbraio dalle 10 alle 14 in
piazzetta San Marco (piazza Venezia) davanti alla sede Onu, dove alle 11 una
delegazione incontrerà la rappresentante delle Nazioni Unite in Italia e le
consegnerà una memoria sugli obblighi giuridici dell'Onu in conseguenza del
riconoscimento a Ocalan dell'asilo politico in Italia;
- a VENEZIA sabato 16 febbraio in piazza Roma dalle
ore 16.30, e lo stesso giorno a BADOLATO (Calabria);
- a MILANO domenica 17 febbraio dalle ore 15 in
piazza Duomo.
Il linguista: "E' mio
diritto" "Sono qui per i
diritti umani e per le responsabilità degli Stati uniti" * * *
Noam Chomsky si trova da ieri in Turchia. Oggi risponde
al tribunale di Istanbul sull'accusa di "istigazione al separatismo" rivolta
all'editore turco di un suo saggio su "Prospettive di pace in Medio oriente", al
bando in Turchia insieme al pamphlet "Libertà di pensiero 2001",
ripubblicato in segno di sfida. Il linguista statunitense proseguirà domani fino
a Diyarbakir, ospite della "Piattaforma per la democrazia".
Alla vigilia del viaggio l'agenzia kurda Meha lo ha
intervistato
Secondo il diffuso quotidiano turco "Hurriyet" la sua
decisione di recarsi in Turchia ed a Diyarbakir è parte di una campagna
antiturca connessa alla petizione sulla lingua kurda, che ha condotto finora
all'arresto di duemila dei quindicimila studenti firmatari e che sarebbe
organizzata dal Pkk...
Nulla di più lontano dalla verità. Non ho avuto alcun contatto con il
Pkk né con gli studenti kurdi, la cui rivendicazione... considero peraltro
assolutamente legittima anche ai sensi della Costituzione turca e da sostenere
con forza. Del resto mi stupisco dello stupore. E' mio diritto e dovere
assistere ad un processo basato su un'operazione infame. E' sotto accusa una
comunicazione universitaria in cui mi riferivo alle relazioni turco-americane e
in particolare al sostegno Usa alla repressione dei kurdi, negli stessi termini
usati dalle organizzazioni internazionali di tutela dei diritti umani e dai più
attendibili osservatori - ad esempio quel Jonathan Randal, corrispondente del
Washington Post, il cui lavoro è al bando in Turchia al pari del mio. Una
volta in Turchia, terrò conferenze ed incontri né più ne meno di quanto faccio
negli Usa, in India e in Pakistan o nella mia prossima visita in Brasile.
Lei ha viaggiato molto. Si è sentito accusare altrove di fare propaganda
antinazionale?
Certo che è capitato: nell'Unione sovietica le mie ricerche anche in
campo linguistico erano vietate, così come in Argentina ai tempi dei generali
neonazisti. Spesso mi si attacca sulla stampa di paesi retti da governi
autoritari o su fogli dell'estrema destra. Ma persino nei paesi retti dalle
dittature più brutali resta inteso che il visitatore straniero ha diritto di
dire ciò che pensa e scrive. Solo chi non ha alcuna nozione della democrazia può
parlare di "propaganda sovversiva".
Si è scritto che il suo viaggio vuol essere un test del grado di libertà in
Turchia...
Chi l'ha scritto ha un triste concetto della Turchia e della libertà,
e offende i suoi cittadini... I soli criteri di giudizio che conosco sono quelli
fondati nell'epoca dei Lumi e affinati nelle società democratiche. Non vado a
Diyarbakir per giudicare la Turchia, ma perché questa città riveste per me lo
stesso interesse che dovrebbe avere per qualunque cittadino americano
preoccupato per le politiche di cui siamo corresponsabili, e per qualsiasi
persona che abbia a cuore i diritti umani.
* Dall'agenzia
"Meha" Traduzione Dino Frisullo
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