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Venezuela: colonnello protesta, la tv fa il resto
dal giornale italovenzuelano Pagina
Un colonnello dell'aviazione chiede pubblicamente le dimissioni di Chavez.
Pressioni sul Bolivar: tra giovedì e venerdì la banca centrale brucia a
sostegno della moneta, 250 milioni di dollari in riserve.
Il colonnello della aviazione venezuelana Pedro Soto (foto) è stato
protagonista giovedì scorso a Caracas di una eclatante azione di protesta
contro il Governo del Presidente Hugo Chavez, del quale, a sorpresa, ha
richiesto pubblicamente le dimissioni . Il colonnello Soto, fino ad oggi
sconosciuto ai più, è noto invece negli ambienti militari e politici per
alcune oscure vicende delle quali sarebbe stato protagonista nel periodo
della presidenza Perez e della successiva reggenza Velasquez. Sarebbe stato
proprio il colonnello a passare all'inconsapevole presidente Velasquez
l'atto di amnistia grazie al quale nel 1993 fu scarcerato e posto in libertà
un pericoloso narcotrafficante di origine colombiana, caso che fu ripreso
ampiamente dalla stampa locale ed internazionale e causò scandalo
nell'opinione pubblica venezuelana. Soto inoltre secondo i suoi detrattori,
sarebbe stato spinto ad uscire allo scoperto dalla forte insoddisfazione
personale causatagli dalla mancata promozione al grado di Generale.
L'azione di protesta di Soto non ha ricevuto al momento alcun appoggio da
parte delle Forze armate, se si eccettua la manifestazione di solidarietà
anch'essa isolata di un Capitano dell'esercito. I due militari nella stessa
serata di giovedì hanno raggiunto una delle piazze più note di Caracas dove
hanno improvvisato un meeting al quale hanno partecipato alcune centinaia di
oppositori del presidente Chavez. Di qui in corteo alcune decine di
manifestanti si sono recati alla residenza presidenziale della Casona dove
hanno inscenato una protesta a base di casseruole.
La grandissima eco che questi eventi hanno avuto sulla stampa e soprattutto
sulle televisioni nazionali, protagoniste negli ultimi mesi di un
confronto - scontro assai aspro con il presidente Chavez, ha fatto si che
prendesse piede tra la popolazione un senso di forte preoccupazione ed
incertezza, che tuttavia non ha trovato riscontro e giustificazione nelle
reale portata di quanto stava accadendo a Caracas. Le conferenze stampa
immediatamente indette dai Ministri della difesa e degli interni, e
l'informazioni diffuse dalla televisione pubblica, hanno potuto contrastare
solo parzialmente l'allarme diffuso dai mezzi di comunicazione di massa di
più ampio ascolto.
Solo nelle due giornate di Giovedì e venerdì a seguito dei rumori
susseguitisi alle dichiarazioni di Soto, la Banca centrale del Venezuela è
dovuta ricorrere alla vendita di almeno 250 milioni di dollari delle proprie
riserve per contrarrestare le pressioni sul Bolivar scatenate da una
pressante richiesta di valuta nordamericana.
Sul piano politico vi è da segnalare come le principali reti televisive
nazionali sempre di più stiano assumendo nel paese il ruolo che dovrebbe
appartenere alla opposizione parlamentare, ai partiti politici, alle
organizzazioni sociali. Oggi in Venezuela radio, tv e stampa convocano
manifestazioni, scelgono e fanno sorgere nuovi lider politici, danno vita a
campagne in favore o contro determinati personaggi della vita pubblica
locale. Ciò tuttavia non basta a spiegare lo stato di scontro costante e
continuato che si respira nel paese, non tanto e non solo nelle strade di
Caracas. Qui grandi manifestazioni si sono avute di recente sia a favore che
contro il Governo, ma solo come riflesso dell'acuirsi dello scontro tra
presidente della Repubblica e poteri forti, rappresentati dai mass media
appunto, dai grandi proprietari, dalle grandi corporazioni monopoliste, da
settori della chiesa, forse in parte anche dall'esercito, dalla vecchia
classe politica, e da una parte della burocrazia dello stato, colpite
duramente da una serie di leggi, anche di recente approvazione, che ne
minano gli interessi costituiti (si tratta del pacchetto legislativo
scaturito dalla cosiddetta ley habilitante che attribuisce al governo la
facoltà di introdurre disegni di legge e decreti su determinate e limitate
questioni). A questi soggetti si somma certo malcontento da parte di alcuni
settori della popolazione che non approvano la gradualità delle riforme
Chaviste, la cui portata ed efficacia, a fronte della grave situazione socio
economica incontrata da questo Governo nel 1999, non possono che avere
orizzonti pluriennali. E tuttavia non si può dire che nel frattempo
importanti indicatori economici e sociali non siano migliorati
consistentemente: alte riserve valutarie, prezzo del petrolio sostenuto
(grazie anche ad una politica mirata di consolidamento, portata avanti non
solo in sede Opec), inflazione al punto più basso da molti anni, moneta
stabile (almeno fino a Soto) aumento consistente della scolarizzazione e
dell'investimento in tecnologie informatiche per la scuola, miglioramento
degli indici di criminalità, rinnovamento del parco automotore nazionale,
ripresa del settore della costruzione e delle grandi opere infrastrutturali,
soprattutto con il piano di trasporti su ferro inaugurato due anni fa, ecc..
Ma miglioramenti sostanziali si sono avuti anche sul piano del rispetto dei
diritti umani fondamentali e delle libertà della persona, fatto questo
riconosciuto anche dalle principali organizzazioni internazionali .
Oggi pochi credono seriamente che Soto sia in grado di agglomerare intorno a
se un movimento oppositore coerente e propositivo. Di fatto al momento
proposte alternative a quella Chavista non se ne vedono, mentre di pari
passo si inasprisce la polemica distruttiva che ha creato guasti e ferite
non facilmente rimarginabili. Aldilà di certi atteggiamenti discutibili,
soprattutto legati alla vernice ideologica della quale ama rivestire i suoi
programmi, Chavez è e rimane in sostanza un lider nazionalista,
inattaccabile sotto il profilo morale e della onestà personale, ma anche un
ex militare di grande arguzia tattica. Il suo lungo silenzio dopo la vicenda
Soto, non ancora rotto, fa pensare che si stia preparando a spiazzare i suoi
avversari con qualche movimento a sorpresa. D'altra parte Chavez non era
intervenuto nemmeno la settimana scorsa dopo l'intervento del
sottosegretario di Stato statunitense Powell di fronte alla commissione
esteri del congresso nordamericano, nel quale aveva criticato
l'atteggiamento, ritenuto ambiguo, del Governo venezuelano nei confronti
della guerriglia colombiana. Certamente la frizione tra poteri ed interessi
forti e governo non potrà continuare a lungo, ma non sappiamo se e come
Chavez potrà o vorrà trovare una via di conciliazione. In verità il tempo a
disposizione non sembra molto e gli spazi di manovra vanno di giorno in
giorno riducendosi. benché manchino ancora almeno sei anni alla scadenza
naturale del mandato presidenziale ed il consenso al governo, benchè
corroso, rimanga consistente.
Nello
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