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Campagna ecologica contro Oleodotto OCP in Ecuador



Hola Peacelink,
Qui in Ecuador stiamo vivendo con i movimenti popolari
un momento inportante, impegnati su tre frontiere:
lotta contro il governo neoliberale di Noboa, lotta
contro il Plan colombia e lotta ecologica contro
l'Oleodotto OCp costruito con l'Agip e con il
finanziamento della Bnl.
Vi allego la presentazione della campagna italiana sul
fronte ecologico e vi consiglo di entrare
nell'Osservatorio delle Ande Selvas
(www.selvas.org)per consultare degli ottimi materiali
di approfondimento.
salutoni latinoamericani
cristiano morsolin da Quito

CAMPAGNA OLEODOTTO-ECUADOR BNL-ITALIA

Parte in Italia la campagna per evitare un nuovo
disastro ambientale. Si è tenuta nella sede degli
Amici della Terra Italia una conferenza stampa in cui
si è denunciato il coinvolgimento della Banca
Nazionale del Lavoro nel progetto di sfruttamento
petrolifero OCP in Ecuador.

Tale progetto, un oleodotto di 500 km dalla selva
amazzonica alla costa, avrà degli impatti
socio-ambientali particolarmente devastanti,
provocando già una forte protesta da parte delle
popolazioni locali. Alla conferenza stampa, promossa
da Amici della Terra Italia, Campagna per la Riforma
della Banca mondiale, CRIC e Terra Nuova, è
intervenuta Ivonne Ramos, di Accion Ecologica,
organizzazione ecologista dell’ Ecuador, che oltre a
dare un quadro aggiornato della situazione sul campo
ha anche informato di un incontro avvenuto due giorni
prima in Germania con il Ministro dell’Ambiente dello
stato di Nord-Renania e a Westafalia e il presidente
della WestLandes Bank, banca capofila del prestito
contestato: 900 milioni di dollari al consorzio delle
compagnie petrolifere, di cui fa parte l’Agip, con la
BNL che si occupa della collocazione dei titoli sul
mercato. Accion Ecologica e le organizzazioni
ecologiste tedesche hanno richiesto la cancellazione
definitiva del prestito. Ivonne Ramos ha affermato che
“il progetto non deve essere realizzato, distruggerà
la foresta amazzonica e permetterà l’ampliamento delle
attività di estrazione a zone finora protette – 11
parchi saranno attraversati dall’oleodotto- e a
territori indigeni tutelati dalla costituzione. Il
tracciato attraversa inoltre zone ad alto rischio
sismico, vulcanico – 94 faglie e 6 vulcani attivi- e
zone esposte a rischio idrogeologico”. 
Le organizzazioni promotrici della conferenza stampa,
insieme a Legambiente, Greenpeace, Centro Nuovo
Modello di Sviluppo, Federazione dei Verdi e Comitato
Internazionalista Uwa, hanno inviato nei giorni scorsi
alla Banca Nazionale del Lavoro una lettera in cui si
chiedeva di sospendere immediatamente le attività di
intermediazione sul finanziamento e di fare anche
pressione sulla Westlandes Bank affinché questa
sospenda qualsiasi erogazione al consorzio. 
Nell’introdurre la conferenza stampa Laura Radiconcini
degli Amici della Terra Italia ha detto: “siamo molto
lieti di ospitare Ivonne Ramos di Acciòn Ecologica-
Amici della Terra Ecuador che da tanto tempo si
battono contro questo disastroso progetto. C’è,
nell’opinione corrente italiana, una continua
presunzione di innocenza del nostro paese nei
confronti dell’estero: italiani brava gente, insomma.
Beh, mica tanto e mica sempre. In Ecuador una banca
italiana si prepara a giocare un ruolo odioso ed è
importante che l’opinione pubblica lo sappia. Se poi
la BNL tornerà sui suoi passi saremo i primi ad
applaudirla.” 
Secondo dichiarazioni pubbliche della WestLB un
prerequisito per ogni eventuale coinvolgimento
finanziario nel progetto era che i destinatari del
prestito aderiscano agli standard ambientali della
Banca Mondiale. Oggi sembra che questa premessa venga
disattesa mentre manca ancora una valutazione degli
impatti cumulativi a livello regionale che verranno
causati dall’oleodotto e dalle nuove perforazioni ad
esso associate, delle alternative, mentre le
consultazioni con le popolazioni locali non sono
avvenute. 
“Ancora una volta siamo di fronte ad un progetto che
in nome dello sviluppo petrolifero porta con se rischi
elevati, non solo per l’ambiente e le comunità locali,
ma anche per l’economia dell’Ecuador. Un paese già
notevolmente esposto in termini di debito estero, con
le banche italiane che giocano un ruolo di primo
piano, a partire dalla BNL, ma dove anche il nostro
stesso governo ha interessi molto stretti dal momento
che la SACE, l’agenzia di credito all’esportazione
italiana, controlla la metà del debito commerciale
dell’Ecuador a livello globale. Oggi è necessario
fermare un nuovo disastro e vedere quali interventi
sono invece necessari, a partire da processi equi di
cancellazione e riconversione del debito, per non
creare a breve un secondo caso Argentina”. Ha
dichiarato Jaroslava Colajacomo della Campagna per la
riforma della Banca mondiale. 
Il CRIC e Terra Nuova ormai da molti anni collaborano
con Acciòn Ecologica ed altre organizzazioni
dell’Ecuador sui temi della difesa del patrimonio
ambientale e dei diritti delle comunità locali.
“Operiamo in Ecuador con iniziative di cooperazione
che puntano alla valorizzazione delle risorse per uno
sviluppo locale sostenibile. L’impegno delle due Ong
sul progetto OCP nasce proprio dalla certezza che
questo tipo di interventi, portati avanti anche da
società italiane come la BNL e l’Agip, oltre che
altamente dannosi per l’ambiente e le comunità locali,
vanifichino totalmente la possibile costruzione di
alternative di sviluppo” conclude Isabella Giunta del
CRIC. 
Per ulteriori informazioni 

Amici della Terra Italia: 
Laura Radiconcini tel. 06 6868289
amiterra@amicidellaterra.it 
Campagna per la Riforma della Banca mondiale: 
Jaroslava Colajacomo – Luca Manes tel. 06 7826855 – 
email jaro@crbm.org - manes@crbm.org 
Cric: Isabella Giunta tel. 0965 812345
isa.giunta@cric.it 
Amici della Terra 
www.amicidellaterra.it




 
  Questa è la lettera inviata ai vertici della Bnl dai
promotori della campagna 
  
  
Roma, 11-01-2002 
  
Oggetto: coinvolgimento della Banca Nazionale del
Lavoro nel progetto OCP in Ecuador 
  
Gentile dott. Abete, 
  
 le scriviamo oggi riguardo la partecipazione
finanziaria della Banca Nazionale del Lavoro  al
controverso progetto per la costruzione dell’Oleoducto
de Crudos Pesados (OCP) in Ecuador. 
L’oleodotto, lungo più di 500 chilometri, avrà la
capacità di trasportare 450 mila barili di petrolio al
giorno - amplierà del 20% le zone investite
dall'estrazione petrolifera, raggiungendo un totale di
2,4 milioni di ettari e coinvolgendo aree di foresta
amazzonica finora intatte,. 
Come ammesso anche pubblicamente lo scorso 23 ottobre
dal Dott. Marino Cucco, nel corso della Conferenza
sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici,
la BNL partecipa al finanziamento del progetto in
questione. Secondo informazioni in nostro possesso, ma
non rese pubbliche dalla Banca, la BNL agisce come
“managing agent” di un prestito di 900 milioni di
dollari emesso dalla Westdeutsche Landesbank il 31
luglio 2001 in favore di un consorzio internazionale
che ha ottenuto la licenza di trasporto per venti anni
e che è composto dalle compagnie petrolifere: Alberta
Energy Company Ltd (31.4%), Repsol-YPF (25.69%), Perez
Companc (15%),  Occidental Petroleum (12.26%), Agip
(7.51%), Techint (4.12%) and Kerr-McGee Corp (4.02%). 
  
Come ci risulta da verifiche attraverso missioni sul
terreno e un lavoro continuo con alcune organizzazioni
ecologiste e per i diritti umani ecuadoriane, il
progetto presenta, al momento, numerosi problemi.
Snodandosi fino alla costa di Esmeraldas lungo aree
naturali estremamente fragili e abitate da popolazioni
indigene, ad alto rischio vulcanico, idrogeologico e
sismico, l'oleodotto rischia anche di non essere
economicamente vantaggioso per l’Ecuador, un paese già
notevolmente esposto in termini di debito estero, in
particolare con il governo italiano e banche private
italiane, a fronte di uno sviluppo locale praticamente
inesistente. A testimonianza dell’elevata
problematicità del progetto è che il suo costo attuale
oggi supera il miliardo di dollari, mentre  il costo
dello stesso oleodotto nel 1999 era di 400 milioni di
dollari. Per i complessi sistemi di garanzia e
contro-garanzia che questi progetti prevedono e i
meccanicismi della formazione del debito estero è
probabile che l’aumento dei costi ricadrà quasi
interamente sul governo dell’Ecuador. 
  
La vicinanza con la Colombia, in cui negli ultimi
dieci anni vi sono stati più di 760 attentati a
condutture, aumenta ulteriormente il rischio. Si teme
che l’oleodotto possa rappresentare un obiettivo
strategico del terrorismo anche in Ecuador e questo è
confermato dal fatto che nell’ultimo anno vi sono
stati già cinque attentanti al SOTE, un precedente
oleodotto già in funzione, a cui l’OCP correrà
parallelo per un lungo tratto. 
  
Un altro argomento di critica al progetto è che esso
violi in maniera grave le politiche e direttive della
Banca Mondiale sulle valutazioni degli impatti
ambientali (OP 4,01) e gli habitat naturali (OP 4.04).
Il progetto dell’OCP è stato approvato nel gennaio del
2001 senza che si realizzasse previamente uno Studio
d’Impatto Ambientale, come invece è sancito dalla
Legge di Gestione Ambientale dell’Ecuador. Inoltre non
vi è stato un processo di consultazione preventiva
delle popolazioni coinvolte, nonostante esso sia
obbligatorio secondo la Costituzione dell’Ecuador.
Dopo l’approvazione del progetto, la ditta consulente
Entrix ha avuto a disposizione solamente due mesi per
elaborare lo Studio di Impatto Ambientale di un
tragitto di 500 Km. 
  
Secondo dichiarazioni pubbliche della WestLB “un
prerequisito per ogni eventuale coinvolgimento
finanziario nel progetto è che i destinatari del
prestito aderiscano agli standard ambientali della
Banca Mondiale”. Sebbene il consorzio affermi che sono
state svolte tutte le valutazioni del caso, in un
documento allegato potrà trovare descritte le
violazioni degli standard della Banca Mondiale
perpetrate dal consorzio, così come rilevate da
esperti internazionali e locali, che chiariscono nel
dettaglio le disastrose conseguenze ambientali del
progetto. In particolare, desta preoccupazione la
mancata valutazione degli impatti cumulativi a livello
regionale delle perforazioni e del trasporto, la non
presa in considerazione delle alternative e
l’inesistenza di adeguate consultazioni delle
popolazioni locali. 
  
Considerato il ruolo importante della BNL nel
facilitare il collocamento sul mercato di titoli 
obbligazionari che permettano di finanziare l’OCP, e
considerato che secondo nostre informazioni
l’erogazione del prestito non è ancora sostanzialmente
avvenuta,  Le chiediamo  di  sospendere immediatamente
le attività di intermediazione sul finanziamento
finché non abbia indipendentemente verificato che: 
  
1. Il consorzio rispetti le direttive della Banca
Mondiale e i dettami della costituzione ecuadoriana
sull’inalienabilità dei territori indigeni, la
legislazione ambientale ecuadoriana ed tutti gli
standard riconosciuti internazionalmente 
2. Il consorzio ponga in essere procedure e misure di
mitigazione sufficienti per correggere gli impatti
presenti e quelli futuri dell’oleodotto; 
  
Le chiediamo quindi di fare pressione sulla Westlandes
Bank affinché sospenda qualsiasi erogazione al
consorzio (come richiesto in più occasioni negli
ultimi mesi da organizzazioni internazionali e locali)
fino a quando non abbia fatto le stesse verifiche
indipendentemente da quelle del consorzio OCP,
dimostratesi altamente inadeguate. 
  
Cogliamo anche l’occasione per chiederle se la BNL,
per quel che attiene all’attività di finanziamento dei
progetti, o all’attività di collocamento di titoli
obbligazionari sul mercato o alla partecipazione
diretta in investimenti diretti esteri o nella
gestione di fondi privati d’investimento: 
  
-  disponga di un’unità di valutazione degli impatti
ambientali e sociali; 
- sia dotata di una politica di accesso
all’informazione per azionisti, correntisti e per il
pubblico generale per esempio attraverso la
pubblicazione sul rapporto annuale (per esempio in
questo caso se abbia pubblicato informazioni sul ruolo
e coinvolgimento all’interno del project financing
dell’OCP e sulle attività svolte finora); 
- preveda il rispetto, come vincolo per il suo
coinvolgimento, di un codice di condotta da parte
delle imprese; 
  
Ci interesserebbe anche sapere se, prima di adoperarsi
come intermediario, la BNL abbia ricevuto la
valutazione d’impatto ambientale dal consorzio o in
particolare dall’Agip, l’impresa italiana che vi
partecipa, e se l'abbia analizzata. 
  
In Ecuador, i lavori per l’oleodotto sono già iniziati
(le imprese hanno dichiarato che impiegheranno 25
mesi) e se non saranno fermati immediatamente,
rischiano di annientare gli ultimi ecosistemi di
foresta pluviale intatta dell’Ecuador e di tradursi
nella violazione dei diritti delle popolazioni locali.
La costruzione di strade d’accesso, le espropriazioni
forzate tramite l’esercito, e  alcuni incidenti, sono
già avvenuti. Si teme ora che, se la costruzione
procederà senza adeguate garanzie potranno,
verificarsi gravi conflitti con le comunità locali  e
gravi ripercussioni sull’ambiente circostante. 
  
In attesa di una sua risposta inviamo cordiali saluti,

  
Jaroslava Colajacomo 
Campagna per la riforma della Banca Mondiale 
Via Tommaso da Celano n. 15, 00179 Roma 
Tel: +39-06-7826855 
Fax: +39-06-7858100 
e-mail:jaro@crbm.org 
  
Laura Radiconcini 
Direttivo nazionale, Amici della Terra 
  
Rosalia Bandera 
Presidente, CRIC- Centro Regionale d’Intervento per la
Cooperazione 
  
Allegra Morelli 
Presidente, Terra Nuova 
  
Francesco Ferrante 
Direttore Generale, Legambiente 
  
Domitilla Senni 
Direttore Generale, Greenpeace 
  
Francuccio Gesualdi 
Centro Nuovo Modello di Sviluppo 
  
Giuseppe de Marzo 
Responsabile America Latina, Federazione Verdi
Italiani e Comitato Internazionalista Uwa 



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