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URGENTE: minacce attivista diritti umani in Ecuador
AGGIORNAMENTO N.11 - ECUADOR NEWS
COMUNICATO STAMPA
DENUNCIA VESSAZIONI E MINACCE SUBITE DA ALEXIS PONCE ,
ATTIVISTA PER I DIRITTI UMANI IN ECUADOR, CHE LO
COSTRONGONO A LASCIARE IL PAESE
“L’ennesima vessazione di cui e’ stato vittima ALEXIS
PONCE, portavoce dell’Assemblea Permanente dei Diritti
Umani APDH, da parte della policía all’aeroporto di
Quito la scorsa domenica per evitare che viaggiasse in
Spagna dove avrebbe dovuto denunciare la strategia di
guerra del PLAN COLOMBIA, conferma lo stato di
ostilita’ e di minaccia contro le organizazióni dei
diritti umani in Ecuador” , dichiara Morsolin
Cristiano – educatore italiano che lavora con ragazzi
lavoratori di strada dell’Ecuador nell’ambito di
alcuni progetti di cooperazione appoggiati dal
movimento internazionale “Noi Ragazzi del Mondo”.
Alexis Ponce, figura di spicco a livello nazionale e
internazionale nella difesa e nell’attivismo per i
Diritti Umani da oltre un decennio e coordinatore del
Grupo Civile di Monitoraggio dell’impatto del Plan
Colombia in Ecuador (nel cui Comitato Consultivo
annovera personalita’ della levatura di Noam Chomsky e
Heinz Dieterich), aveva gia’ subito intimidazioni da
parte della Intelligencia Militar e lunedi scorso ha
subito pesanti minacce di morte che l’hanno costretto
a lasciare il Paese Andino per protegeré la propria
incolumita’. Esprimo la mia indignazione per i gravi
fatti accaduti all’amico Alexis Ponce, denunciando e
diffondendo all’opinione pubblica e ai mass-media
italiani questo dossier citato parzialmente
dall’agenzia di stampa MISNA - Missionary Service
News Agency, qui allegato.
Cristiano Morsolin, Ibarra (ECUADOR), venerdi 27
luglio 2001
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Morsolin Cristiano, e-mail: utopiamo@yahoo.it
Fundacion “CRISTO DE LA CALLE”,
Calle Maldonado 14-119 y Guillermina Garcia
Ibarra - Ecuador
Telefono (00593) 6.641056 ( 7 ore di differenza
dall’Italia)
Directora: Claudia Ibadango, e-mail:
cristodelacalle@yahoo.com
Telefono : (00593) 6.953955
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ECUADOR, 27 LUG 2001 (15:51)
INDIGNAZIONE E CONDANNA PER FERMO DIFENSORE DIRITTI
UMANI ALEXIS PONCE (STANDARD, PEACE/JUSTICE)
Ha destato un’ondata di indignazione tra le
associazioni umanitarie e i movimenti indigeni
ecuadoriani il fermo di Alexis Ponce, portavoce
dell’Assemblea nazionale permanente dei diritti umani
(Apdh), bloccato domenica scorsa all’aeroporto di
Quito, mentre stava per partire per la Spagna. Ponce
stava per imbarcarsi per le Canarie per partecipare al
II Incontro solidale internazionale “Mostra dei
Popoli”, quando la polizia aeroportuale lo ha
trattenuto, senza fornire spiegazioni. È stato
sottoposto ad una radiografia allo stomaco, prassi
normalmente utilizzata per i narcotrafficanti che
ingeriscono gli ovuli in cui trasportano stupefacenti,
e per colmo d’ironia della sorte ha dovuto anche
pagare per il “servizio medico” prestatogli. Dopo
circa un’ora è stato rilasciato senza alcuna accusa a
suo carico. La Confederazione delle nazionalità
indigene dell’Ecuador (Conaie) ha espresso sdegno in
merito all’accaduto sottolineando “la totale mancanza
di motivazioni per giustificare questo sopruso”.
“L’ennesima vessazione di cui è stato vittima Alexis
Ponce – ha dichiarato alla MISNA Cristiano Morsolin,
educatore italiano impegnato in progetti di
cooperazione con ‘Noi Ragazzi del Mondo’ – conferma lo
stato di ostilità esistente contro le organizzazioni
umanitarie in Ecuador”. Figura di spicco a livello
nazionale ed internazionale nella tutela dei diritti
umani, Ponce è anche coordinatore del ‘Gruppo civile
di monitoraggio’ del Plan Colombia nel Paese andino.
Di recente Ponce aveva denunciato che il sistema
informatico dell’Apdh era stato attaccato da hackers
presumibilmente per conto della cosiddetta “Unità di
intelligenza tecnica” dello Stato.
ECUADOR, 28 LUG 2001 (0:1)
DIFENSORE DIRITTI UMANI COSTRETTO ALL’ESPATRIO DOPO
MINACCE DI MORTE (BRIEF, PEACE/JUSTICE)
Alexis Ponce, portavoce dell’Assemblea permanente per
i diritti umani (Apdh), è stato costretto a lasciare
l’Ecuador dopo aver ricevuto minacce di morte. Fonti
dell’Apdh hanno reso noto che dopo il fermo
ingiustificato subito dalla polizia all’aeroporto di
Quito domenica scorsa, Ponce è stato oggetto di gravi
intimidazioni. L’Apdh ha denunciato il fatto
attraverso un comunicato in cui ha ricordato una
telefonata minatoria giunta nella sede dell’organismo
a poche ore dalla mancata partenza di Ponce per la
Spagna, dove avrebbe dovuto denunciare le strategie
belliche del ‘Plan Colombia’ al II Incontro solidale
internazionale "Mostra dei Popoli". Un uomo adulto,
con accento ecuadoriano, ha parlato con Ponce
insultandolo pesantemente e minacciando di ucciderlo
entro questa settimana. Negli ultimi mesi sono state
numerose le intimidazioni rivolte all’Apdh e ai suoi
collaboratori, impegnati a denunciare il fenomeno
dilagante del ‘paramilitarismo’ in Ecuador,
l’atmosfera di ostilità nei confronti delle
associazioni a tutela dei diritti umani e le
ripercussioni negative del ‘Plan Colombia’. Proprio
del pericolo rappresentato dai paramilitari Ponce
parla in un’intervista rilasciata recentemente e che
sarà disponibile entro pochi minuti sulla pagina della
MISNA. (FB)
ECUADOR, 28 LUG 2001 (0:6)
INTERVISTA AD ALEXIS PONCE, PORTAVOCE ASSEMBLEA
PERMANENTE DIRITTI UMANI/PARTE1 (STANDARD,
PEACE/JUSTICE)
Alexis Ponce, portavoce dell’Assemblea permanente per
i diritti umani (Apdh) dell’Ecuador, da tempo denuncia
il rafforzamento delle cosiddette "milizie private"
che rischiano di trasformarsi in movimenti
paramilitari, come nel caso della vicina Colombia. Tra
le maggiori preoccupazioni degli organismi a tutela
dei diritti umani impegnati nel Paese andino, infatti,
c’è quella relativa alla possibilità che l’esigenza di
una maggiore sicurezza da parte dei cittadini sfoci
nella legittimazione di violenze e abusi contro
civili. La MISNA è lieta di pubblicare un’intervista a
Ponce, realizzata recentemente da Cristiano Morsolin,
educatore italiano che lavora con ragazzi di strada
nell'ambito di progetti di cooperazione appoggiati dal
movimento internazionale "Noi ragazzi del mondo".
Morsolin: "Qual è la situazione attuale dei diritti
umani in Ecuador?" Ponce: "Esiste un progressivo
deterioramento che inizia ad acuirsi nel 1999 e
prosegue nel 2000, parallelamente alla crisi sociale,
che è accompagnata da un aumento di autoritarismo e
abusi di potere. Se fino al ’99 avevamo registrato
almeno 148 casi tra esecuzioni arbitrarie, torture e
intimidazioni, nel 2000 i casi sono saliti a 300,
tutti rimasti impuniti. L’impunità è infatti
l’elemento che purtroppo contraddistingue il panorama
attuale, l’impunità delle forze di sicurezza e della
violenza privata". D.: "Cosa si intende per ‘violenza
privata’?" R.: "A Santo Domingo de los Colorados, ad
esempio, imprenditori e proprietari terrieri vittime
della delinquenza hanno annunciato pubblicamente di
aver organizzato gruppi di difesa privati.
Un’esperienza simile segnò l’inizio dei movimenti
paramilitari in Colombia. Dagli anni ’90 vengono
segnalati casi sempre più numerosi di ‘milizie
private’ in altre località come Esmeraldas, Guayas,
Los Rios, La Manà, Imbabura. Né le autorità né le
forze dell’ordine possono dimenticare un principio
centrale della legge: il monopolio della forza è
esclusivamente dello Stato, i privati non devono
servirsene". (CO)
ECUADOR, 28 LUG 2001 (0:8)
INTERVISTA AD ALEXIS PONCE, PORTAVOCE ASSEMBLEA
PERMANENTE DIRITTI UMANI/PARTE2 (STANDARD,
PEACE/JUSTICE)
"Bisogna inoltre impedire questo tipo di violenza
organizzata – prosegue Alixis Ponce - che una volta
unita a quella di elementi corrotti delle forze
dell’ordine, può originare fenomeni come quello
colombiano". D.: "Il governo ritiene, tuttavia, che i
casi di violazioni dei diritti umani siano isolati".
R.: "Il governo si è impegnato a divulgare l’idea che
in Ecuador i diritti umani vengano rispettati, che gli
abusi siano casi eccezionali e che la società civile
sia d’accordo con l’esecutivo sull’approvazione del
‘Programma statale per i diritti umani’. Il rischio
concreto è che i diritti umani vengano banalizzati e
‘burocratizzati’. Se a livello nazionale si possono
condannare violazioni e abusi pur lasciando che la
situazione reale si deteriori, a livello
internazionale l’Ecuador si mostra come un Paese ricco
di normative per il rispetto dei diritti umani e
quindi come "modello" del loro rispetto. In più va
segnalato l’aumento di uffici governativi per la
tutela dei diritti umani, che sembrano stati creati
per tutto fuorché per svolgere indagini e condannare i
responsabili di crimini. Lo scopo è mostrare alla
comunità internazionale un’immagine pulita del nostro
Paese che può allora permettersi di portare avanti
progetti per la tutela dei diritti umani, anche di
fronte ad organismi come l’Onu". D.: "Qual è la
posizione del governo nei confronti delle
organizzazioni per i diritti umani?" R.: "Quando il
presidente ci tratta da sciocchi e caparbi, dicendo
che arrechiamo danno al Paese, quando il vice
presidente sostiene che l’estrema sinistra si fa scudo
di noi e degli ambientalisti, si viene a creare
un’atmosfera di ostilità che ricorda il linguaggio
delle dittature degli anni ’70. Dalle autorità
giungono un messaggio, un’ideologia, una linea di
pensiero autoritari e ultraconservatori che se non si
esprimono in ordini diretti, possono anche convertirsi
in altre prese di posizione, come quella di ignorare
gli abusi". (CO)
DOSSIER IN SPAGNOLO
Asunto: Hostigamiento policial a Alexis Ponce impide
su viaje al exterior (APDH)
Quito, Ecuador
Domingo 22 de Julio de 2001
Abogado Juan Manrique
MINISTRO DE GOBIERNO Y POLICIA,
Doctor Ramiro Larrea
PRESIDENTE DE LA COMISION ANTICORRUPCION,
H. Bolívar Sánchez
PRESIDENTE COMISION DE DD.HH. DEL CONGRESO NACIONAL,
H. Carlos González
PRESIDENTE COMISION DE FISCALIZACION DEL CONGRESO
NACIONAL,
H. Mariana Obando
PRESIDENTA SUBCOMISION PARLAMENTARIA DE PLAN COLOMBIA,
Doctor Marco Morales
PRESIDENTE DEL TRIBUNAL CONSTITUCIONAL,
Doctor Claudio Mueckay
DEFENSOR DEL PUEBLO,
Doctora Mariana Yépez
FISCAL GENERAL DE LA NACION,
General Jorge Molina
COMANDANTE GENERAL DE LA POLICIA NACIONAL DEL ECUADOR,
Licenciado Wilson Mayorga
DIRECTOR NACIONAL DE DD.HH. DEL MINISTERIO DE
GOBIERNO.
Con copia a:
- Don Juan José Espino del Toro,
ALCALDE-PRESIDENTE DEL I. AYUNTAMIENTO DE LA VILLA
DE INGENIO
LAS PALMAS DE GRAN CANARIA, ESPAÑA (Entidad
Anfitriona)
- Don Francisco Bravo Laguna,
I. AYUNTAMIENTO DE LA VILLA DE INGENIO, LAS PALMAS
DE GRAN CANARIA.
- Amigos Residentes Ecuatorianos en Las Palmas de Gran
Canaria
- AMNISTIA INTERNACIONAL / OFICINA EN LONDRES
- ORGANIZACIONES DE DERECHOS HUMANOS DEL PAIS Y DEL
EXTERIOR
- PERSONALIDADES, PERIODISTAS AMIGOS Y MEDIOS DE
COMUNICACION SOCIAL.
- Despacho de la Presidencia de la República.
- Ing. Pedro Pinto R., Sr. Vicepresidente de la
República
- Despacho del Ministerio de Defensa Nacional.
De mi consideración:
Alexis Ponce, vocero nacional de la Asamblea
Permanente de Derechos Humanos,
APDH del Ecuador, con indignación y estupor expongo y
denuncio lo siguiente:
1. Cumpliendo una generosa invitación suscrita por el
Ayuntamiento de la
Villa de Ingenio de las Palmas de Gran Canaria,
España, y de su Alcalde y
Presidente, don Juan José Espino del Toro, para
participar -en calidad de
expositor por Ecuador- en el II Encuentro Solidario
Internacional "Muestra
de los Pueblos", a cumplirse entre el 26 del presente
y el 5 de agosto en
dicha localidad; el día de hoy, Domingo 22 de julio,
siendo las 15H15
ingresé completamente solo al Aeropuerto internacional
Mariscal Sucre de
Quito para abordar el avión Iberia Vuelo 6634 que
saldría a las 17H00 con
destino a España.
2. Mientras hacía fila detrás de algunos pasajeros
ante el mostrador de
Iberia, fui abordado -como otras personas más- por una
mujer de baja
estatura, robusta, de pelo negro, vestida de civil,
con chompa (campera) de
tela color negro, que llevaba una credencial en
reverso puesta en su pecho
que impedía identificar su nombre y que, minutos más
tarde, pude saber que
era agente, quien pedía los papeles y el pasaje y que
preguntaba a todos los
pasajeros en espera su destino final (la ciudad) y el
motivo del viaje. Al
acercárseme y preguntarme tales asuntos, le extendí mi
pasaporte, mi pasaje
y el documento oficial de invitación, y procedi a
responderle que viajaba a
la Villa de Ingenio de las Palmas y que mi viaje
obedecía a una invitación
de la Alcaldía de esa localidad. Le entregué mis
papeles personales, cédula,
pasaporte, credencial de defensor de DDHH, libreta y
permiso militar, el
salvoconducto de Migración de la Policía para salir
del país y el documento
donde constaba por escrito (sumillada por el Alcalde
del I. Ayuntamiento de
Villa Ingenio y certificada por el Cónsul General ad
hoc de Ecuador en
Canarias, Don Joaquín Nantes Costa) la Invitación
Oficial donde constaba
incluso la garantía de que los gastos de transporte y
alojamiento emanados
de ella serían asumidos por dicha localidad en la
invitación extendida a mi
persona "como presidente de la APDH para asistir al
Encuentro" antes citado.
3. La mujer agente procedió a devolverme los papeles,
musitó mi nombre y mi
apellido y me preguntó, de nuevo, para qué viajaba. Le
volví a responder que
fui invitado por el Ayuntamiento de la Villa de
Ingenio de las Palmas.
4. Al tocarme el turno de pasar al mostrador, deposité
mi pasaje y pasaporte
ante el empleado de Iberia y le entregué mi maleta
grande para el registro
de peso, quedándome con mi maletero de mano. Cuando me
entregó mis papeles y
me indicó que "me acercara a pagar la tasa de salida y
luego a la sala de
pre-embarque por la puerta No. 1", al disponerme a
caminar hacia esos
lugares, fui interceptado por dos sujetos, vestidos de
civil, de pelo corto,
de estatura media, de contextura física fuerte,
jóvenes y mal encarados, que
llevaban comunicadores de radio, quienes ni siquiera
procedieron a
identificarse, empero de lo cual era evidente -a
kilómetros luz, aunque se
vistieran o hablaran de otra forma- que se trataba de
agentes.
5. Mientras me decían que pasara atrás del mostrador,
impidieron que mi
maleta grande -que estaba lista para ser embarcada por
el personal de
Iberia- fuese trasladada al avión, y me indicaron
solamente que les
acompañara. Les pregunté quiénes eran y a dónde me
llevaban y por respuesta
obtuve su silencio. Delante de todos los demás
pasajeros y empleados de
Iberia fui llevado por este par de sujetos que, dada
su total aversión a
responder preguntas humanas lógicas como su identidad
y el lugar al que me
conducían, se comportaban como simios. En la puerta
eléctrica de códigos del
"counter", uno de ellos se quedó varios minutos
conmigo pues no podía
abrirla, al no conocer la clave de la puerta, teniendo
que esperar que se
acercara un empleado de Iberia y la abriese, para
entonces hacerme entrar a
un sitio desconocido. Tuve apenas unos segundos para
voltear mi cabeza y vi
cómo los demás pasajeros de la fila me miraban, con
cautela unos,
indiferentes otros, creyéndome -seguramente- un
delincuente. La mujer agente
permaneció parada con uno de los agentes que me
interceptó en la mitad de la
sala, mientras yo era llevado del lugar a unas
oficinas internas apenas
alumbradas con luces mortecinas que nunca antes había
visto en el
aeropuerto. Al mocetón y mal encarado agente que
llevaba mi equipaje le
pregunté la razón legal por la que me detenían y me
llevaban a quién sabe
qué lugar; pero no respondió nada y sólo refunfuñaba
inentendibles
monosílabos entre dientes. Respiré hondamente para
evitar exasperarme y
continué siguiéndole hasta que llegamos a una puerta.
6. Cuando nos detuvimos ante esa puerta de metal,
divisé un dibujo en
amarillo y negro y las palabras "¡Alto! Peligro,
Radiación". Y al pasar al
lugar, miré que estaban: dos agentes de civil más,
iguales entre sí hasta en
el físico, el peinado y la total carencia para
hilvanar una frase larga; un
médico ya de edad con mandil blanco -o agente de edad
con mandil de médico-
y dos muchachitos humildes y nerviosos que ese rato
estaban siendo
"investigados". El agente que llevaba mi maleta me
dijo entonces, en medio
de todos ellos: "papeles". Le entregué mi pasaporte,
mi pasaje, mis
documentos personales de identificación, la invitación
del Ayuntamiento y,
con especial énfasis silencioso, mi carnet credencial
de defensor de DDHH,
con mi nombre en mayúsculas como para que lo notara:
"ALEXIS PONCE". Me
preguntó "qué lleva en las maletas" y le respondí:
ropa, carpetas de
trabajo, afiches contra el canciller y el Plan
Colombia, libros y vídeos
sobre la situación del Ecuador y sellos del Quijote
(símbolo de mi
organización) para regalar en España. Me pidió la
llave del candado con que
tenía asegurada mi maleta mientras el otro agente
revisaba uno por uno mis
papeles. Ya ni siquiera se preocupaban por los
muchachitos nerviosos, sino
solo por mí, en tanto que el primer agente procedía a
abrir mi maleta y a
hurgar y sacar todas mis cosas, ropa, afiches, libros,
útiles de aseo, etc.
7. Ese momento el médico de edad -o agente con mandil
de médico- me indicó
que me acerque al lugar donde sacaba radiografías y
con el otro agente que
permanecía retirado, me dijeron: "desvístase". Tomé
aire, nuevamente, y
procedí a acostarme en esa plancha metálica,
sonriéndome con amarga ironía
mientras les preguntaba: "¿me están buscando droga?".
No respondían nada.
Empezaba a desvestirme ya acostado y ese momento los
dos agentes que
rebuscaban mi maleta se apartaron más. Protesté por
eso, diciendo "¿por qué
ocultan mi maleta?, si quieren ponerme drogas, háganlo
de frente y no a mis
espaldas". Nadie respondía y el médico tirado a agente
-o agente tirado a
médico- ese rato me dijo: "cállese, no respire, un
ratito que le estoy
sacando la placa". Al decir esto me pidió que me
levantara y me vistiera,
todo ello delante de los otros simios y de los dos
chiquillos detenidos, el
uno por "ingresar bebido al aeropuerto" como dijo uno
de los agentes, y el
otro "por tener cara de sospechoso". Ambos muchachos
veían callados cómo los
agentes me trataban "privilegiadamente", es decir me
investigaban primero a
pesar de que ellos estaban en ese lugar antes que yo
llegara "detenido".
"Espere la placa, a ver qué sale" me dijo el
médico-agente (o agente-médico)
y le dije con amargura: "seguramente bilis, señor".
8. El un agente, hasta eso, había cerrado mi maleta
grande y me devolvió la
llave. El otro agente me preguntó hoscamente, como si
no supiera leer mi
credencial y documentación: "¿A qué se dedica, señor
Ponce?". "A defender
los DDHH de la gente que es agredida por la Seguridad
política y la Interpol
de la Policía" le contesté, ya sin ganas de seguir
preguntándome a mí mismo
qué estaba ocurriendo, pues era por demás obvio: se
trataba de una abierta y
burda provocación, torpe y alevosamente hecha por
agentes de Interpol y de
la Seguridad del aeropuerto.
9. Cuando me dijeron: "ya está lista la placa", el
médico tirado a agente o
policía tirado a médico, al oír que dije que era
defensor de DDHH, manifestó
en voz alta: "¡está limpio, salió todo bien!". Y
espeté: "¿acaso querían
encontrarme fundas de clorhidrato de cocaína en el
estómago o droga en los
afiches contra el Plan Colombia?". Los agentes, por
respuesta, me dijeron:
"pague cuatro dólares al doctor". "¿Y encima quieren
qué les pague? si yo no
pedí esas radiografías!". "Es un requisito para salir,
señor" contestaron.
Volví a reclamar: "Pero entonces déme mi radiografía"
y el médico-policía o
policía-médico me indicó: "No, la placa se queda
aquí". "Pero si usted no
sabe ni a quién le pertenece, si no está ni el
nombre". "No importa", volvió
a decirme. Los miré con amargura o asco, todo a la
vez, y los agentes
-sonriéndose de su propia estupidez y corrupción, o de
la poca seriedad de
su "investigación"- me devolvieron los documentos y la
maleta de mano,
disculpándose uno de ellos por haber tenido que poner
algunas cosas de la
maleta grande en la pequeña. Ese momento reclamé que
quería revisar la
maleta grande y me dijeron "no señor, ya se puede ir,
su maleta la dejaremos
nosotros para embarque". Discutimos varios segundos
pero el primer agente
cogió mi maleta grande y empezó a salir del lugar.
Allí les reclamé el por
qué me trataban así y me dijeron: "Es un chequeo de
rutina señor, a todos
los pasajeros se les revisa igual". "Pero solamente a
mí me trajeron acá de
entre todos los que hacían fila", volví a reclamar. Y
ya no contestaron
nada.
10. Al salir tras el agente, con sorpresa miré que no
regresábamos al lugar
de donde me sacó, es decir al mostrador y la sala
pública de Iberia, sino
por atrás. Caminamos unos cuantos metros y miré que
estábamos en las afueras
del aeropuerto. Me hizo entrar acompañado de otro
agente de civil y, entre
ambos, escoltado con sus aparatos de radio
comunicación, volví a pasar por
entre la gente como un peligroso delincuente, hasta el
lugar de ingreso.
Entramos hasta el mostrador de Iberia y entre los
agentes y los empleados
obreros encargados de las maletas se hacían señas,
entregándoles mi maleta
grande. Reclamé otra vez que quería revisar mi maleta
antes que la embarquen
y el que me detuvo primero me dijo que todo estaba
bien, que para qué quería
revisarla. Le respondí: "conozco demasiado sus
métodos, señor, si son
capaces de meter droga a gente inocente para
extorsionarla, o de meterle
droga a un ex-presidente, no se diga a mí que me
adoran tanto". No me
respondió nada, como siempre, y se marchó del lugar.
Pedí al empleado del
mostrador mi maleta pero ya estaba siendo despachada
para embarque.
11. Totalmente contrariado y solo en medio de tanta
gente, consciente de que
tratarán peor a los ciudadanos más humildes, pagué el
impuesto de salida y
pasé por la sala especial de Migración. Al internarme
en la sala de
pre-embarque No. 1, divisé a uno de los agentes mal
encarados que conversaba
con el empleado del mostrador. Le pedí que quería
revisar mi maleta y me
dijo que era ya tarde, que cómo así quería revisarla.
Entonces le dije que
si no me hacía caso, me dejara salir para hablar con
los empleados civiles
de Iberia y tampoco lo aceptó. Pedí, finalmente, un
teléfono para hacer una
llamada a mi familia y mis compañeros, pero tampoco
tuve fortuna. Entonces
pedí a una humilde mujer encargada del aseo del lugar,
que me diera
comprando afuera unas monedas para el teléfono.
Regresó y llamé a mi familia
contándole lo sucedido y pidiéndoles que se
comunicaran de inmediato con mi
organización, con los medios y mis amistades en
España.
12. Luego de la conversación, decidí volver a donde
estaba el empleado en el
mostrador de pre-embarque con uno de los agentes,
ambos mal encarados, y les
dije que si primero no me dejaban revisar mi maleta,
no me montaba en el
avión. Al final me dijo el empleado: "puede cancelar
su viaje, si quiere".
"Sí, lo cancelo señor, pero déjenme revisar mi maleta
delante de toda la
gente", respondí contrariado. Me hicieron pasar varios
minutos, mientras el
grueso de los pasajeros ya habían entrado a la sala de
pre-embarque, eran
casi las 17H00, y entonces se comunicaron por radio
entre ellos y me
escoltaron afuera, hasta el mostrador de Iberia. Ahí
un empleado de la
compañía me preguntó los motivos de la cancelación de
mi viaje y le dije:
"motivos personales de seguridad, señor". "Pero era de
que cancele con 24
horas de anticipación", a lo que le dije: "jamás pensé
que el motivo de la
cancelación serían los agentes que me interceptaron
frente a sus narices,
señor, pero no se preocupe que esto no es
responsabilidad de la compañía de
aviación, sino un asunto entre la Policía ecuatoriana
y yo". Esperé unos
minutos y me entregaron mi maleta. Ese momento
empezaron a caminar hacia mí
los mismo agentes de hace una hora atrás pero como ya
estaba totalmente
indignado, recibiendo mi equipaje y caminando hacia la
puerta de salida
dije, agachándome para abrir la maleta: "¡aquí yo
mismo reviso públicamente
si ustedes no me metieron droga!". La gente agolpada y
curiosa no sabía qué
ocurría, y al oír la palabra "droga" algunos abrían
los ojos como pensando
qué clase de delincuente sería el que tenían al
frente. Mortificado, alcé la
vista delante de los agentes y dije en voz alta como
para que oyeran quienes
me veían como a un ratero: "soy Alexis Ponce, defensor
de derechos humanos,
y estoy revisando mi maleta porque los agentes de
Seguridad y de Interpol de
la Policía me detuvieron para revisarme como a
delincuente. Soy dirigente de
DDHH por más de 10 años y conozco perfectamente de lo
que son capaces, estoy
revisando mi maleta y todas mis cosas, mis afiches
contra el Plan Colombia,
mis carpetas con información de las "maravillas" que
hace el gobierno y que
me estoy llevando a España para denunciar. No se
preocupen, ya acabo de
revisar". Y entonces salí del lugar y me subí al
primer taxi con el que me
topé.
12. Nada más. Pero nada menos tampoco. Espero que las
autoridades policiales
no se tomen la molestia de contestar, con la demora de
siempre, la muletilla
de siempre: Que "investigarán hasta las últimas
consecuencias", y que "luego
de las indagaciones preliminares e investigado a los
agentes de la interpol
y seguridad del aeropuerto, se determinó su total
inocencia y que se trataba
de un operativo de rutina con que el señor Ponce no
quiso colaborar,
endilgando acusaciones infundadas a la noble
institución policial que por
luchar contra la delincuencia y el narcotráfico, el
denunciante mantiene su
conocida animadversión". No se preocupen en
contestar, pues sabemos de
sobra la incuestionable verdad estadística: de cinco
mil casos tratados en
las cortes de justicia policial sobre abusos
policiales durante diez años,
tan solo CINCO fueron sentenciados con sanción.
Ustedes saben que no han
pasado ni dos semanas desde que un altísimo jefe de la
Policía, sin
concederme el derecho constitucional y legal a la
réplica en los mismos
espacios de los medios de comunicación, con mala fe y
distorsionando las
cosas, cuando murieran dos policías en Lago Agrio
víctimas del regionalizado
conflicto del país hermano y producto del Plan
Colombia, públicamente
dijera: "¿Y dónde está ahora el señor Alexis Ponce?",
como si fuera el
autor, o el cómplice o encubridor de esas dolorosas y
primeras muertes de
policías debido al Plan Colombia; o como si tuviera
que estar en todo lado
donde mueren uniformados o suceden hechos graves a
consecuencia de las
irresponsables aventuras que las máximas autoridades
políticas ecuatorianas
arrastran al país, y que -ellas sí- no aparecen por
ningún lado cuando esas
cosas suceden...
13. Todo tiene una explicación, por supuesto. Después
de esa pública
alocución policial y de mi dura respuesta publicada en
un solo medio del
país donde señalé: "¿quién ha oído hablar de un cabo
Moeller, o un sargento
Mahuad?, ¿por qué solo mueren los humildes en esta
guerra y no los generales
y altos mandos?", la Policía -inexplicablemente- sin
fundamentar verbalmente
o por escrito nada, me despojó del escolta de
seguridad que me había
otorgado ella misma por orden del anterior Ministerio
de Gobierno debido a
las amenazas de muerte y al atentado sufrido en mi
domicilio dos años antes,
en marzo de 1999, hechos que provocaron una Ación
Urgente y la publicación
de mi caso en el Informe anual de Amnistía
Internacional. Parece ser que en
todo hay una explicación: no gusta, a mucha gente del
Poder, nuestra
actividad y nuestra palabra. Así que se "desquitan"
con estas provocaciones
o con burdos operativos como el realizado el 4 de mayo
contra nuestro fax y
correo electrónico propio (quijote@porta.net), hecho
que aún permanece
impune.
Claro que volveré esta misma semana al aeropuerto y
viajaré como sea a
España, para denunciar todo lo que está ocurriendo en
nuestro país. La
próxima vez, para evitarme un nueva "sorpresa" que
puede llegar a más lejos
o ser mucho más grave, tendré que ir acompañado al
aeropuerto, de
personalidades públicas amigas y de amigas cámaras de
televisión o de amigos
fotógrafos de periódicos y agencias. Así, por lo
menos, los celosos canes
guardianes de la D.E.A. van a tener que cuidarse de
olfatear erróneamente y
de detener ilegalmente a un necio opositor a los
abusos del poder y a su tan
querido Plan Colombia.
14. A las hermanas organizaciones de DDHH y sociales
del país y el mundo les
pido pronunciar su valiente y solidaria voz. Lo que
pase con uno solo de
nosotros, pasará con todos los demás, tarde o
temprano. Gracias por
defender lo justo, por defender la vida:
A las autoridades judiciales, fiscales, políticas y
parlamentarias, les
solicito lo que la ley les obliga en estos casos:
hacer justicia.
Alexis Ponce
Vocero nacional APDH
C.I. 170884944-1
Dir: Lizardo García 235 y Andrés Xaura. Piso 4.
Quito-Ecuador
Telefax: 505129
_________________________________________________________________
Asunto: 1.- AMENAZAN DE MUERTE A ALEXIS PONCE, VOCERO
DE LA APDH / 2.- CRONOLOGIA DE LA HOSTILIDAD OFICIAL
CONTRA LOS DEFENSORES DE DDHH EN ECUADOR
Fecha: Tue, 24 Jul 2001 01:56:41 -0500 (CDT)
Quito, Ecuador - Lunes 23 de julio de 2001
1.- AMENAZAN DE MUERTE A ALEXIS PONCE:
La Asamblea Permanente de Derechos Humanos, miembro
del Grupo Civil de Monitoreo de los Impactos del Plan
Colombia en el Ecuador, denuncia a la comunidad
nacional e internacional:
* El día de hoy, Lunes 23 de julio, siendo
aproximadamente las 10H35 de la mañana, en
circunstancias en que desde nuestras oficinas se
comunicaba vía telefónica con algunos dirigentes de
DDHH, sociales, periodistas y personalidades del país,
informándoles de los vejámenes y atropellos sufridos
el día anterior (Ver mensaje previo: "HOSTIGAMIENTO
POLICIAL IMPIDE SU SALIDA AL EXTERIOR"), nuestro
vocero y dirigente del Grupo de Monitoreo, Alexis
Ponce, recibió la llamada telefónica de un hombre,
mayor de edad, de acento serrano (ecuatoriano), el
mismo que para lograr que le pasen la llamada a
nuestro vocero, manifestó que era "de la agencia de
viajes".
* Cuando nuestro compañero tomó el teléfono, escuchó
como un eco o fondo de resonancia, y entonces el
individuo dijo: "somos de tu agencia de viajes al otro
mundo, hijo de puta", y procedió a seguir insultándolo
y amenazarlo con términos soeces: "¡mira izquierdista
hijo de puta, esta vez te vas directo al cementerio,
te vamos a matar, no quedarás vivo, te vamos a cerrar
el hocico, morirás en esta misma semana hijo de
puta!... sigue jodiendo que te quedan pocos días, a
plena luz del día y de frente te vamos a liquidar,
comunista hijo de puta".
* Esta llamada y el cruce verbal sostenido entre el
individuo inidentificado y nuestro vocero de los
"izquierdos humanos" (o "extremista de izquierda" en
el argot macarthista local inaugurado por el Gobierno
de turno) duró aproximadamente unos cuatro minutos. Se
intentó rastrear la llamada pero no fue posible
localizarla o detectarla. Durante el transcurso de la
mañana se siguieron recibiendo llamadas telefónicas
con el mismo sonido o resonancia de fondo, que
cortaban después de breves segundos.
* Al peligroso vejamen recientemente hecho a nuestro
compañero el día Domingo 22 de julio en el aeropuerto
internacional de Quito, se suma el presente caso. A la
vez que repudiamos los hostigamientos y atropellos
sufridos, exigimos a las autoridades del Gobierno
nacional investigar y sancionar a los culpables de la
detención temporal y del vejamen sometido a Alexis
Ponce en el aeropuerto de Quito el Domingo 22 de
julio, así como exigimos PLENAS GARANTÍAS de respeto y
seguridad a la labor que desarrollamos los
trabajadores de DDHH en el país, especialmente en el
caso de nuestro hermano Alexis Ponce, vocero fundador
de la APDH, quien se ha destacado nacional e
internacionalmente en su trabajo de denuncia y de
información contra el Plan Colombia, la base de EEUU
en Manta, la Iniciativa Andina y sus impactos en el
Ecuador y la región.
2.- BREVE CRONOLOGIA DE LA HOSTILIDAD
A LOS DEFENSORES DE LA APDH DEL ECUADOR:
Hemos advertido durante meses, por diversos
mecanismos, escritos y fuentes, que en el Ecuador se
han agravado la situación de hostilidad y los
hostigamientos y amedrentamientos contra los
defensores y activistas de los derechos humanos en
general y contra la APDH en particular. En nuestro
caso y el de nuestro vocero registramos múltiples
hechos, y entre los más relevantes sintetizamos los
siguientes:
- El 19, 20, 21 y 22 de enero del 2001 nuestras
oficinas fueron rodeadas por agentes de Inteligencia
Militar. Amigos de la comunidad internacional que nos
visitaban en esas fechas: Coronel (r) Guillermo Lora
de Colombia y profesor Heinz Dieterich de
Alemania-México, fueron sometidos a seguimientos por
agentes de civil, al igual que nuestro vocero y su
compañera, nuestra hermana Anaité Vargas. El auto de
la APDH fue objeto de daños (bombazo lacrimógeno y
ponchada de las cuatro llantas) y en la noche del 20
de enero hubo una persecución automovilística de
varios carros de Inteligencia hasta el domicilio de
Alexis Ponce y al hotel donde estaba hospedado el
colombiano Coronel Lora. Este último, al salir
escoltado por ex-soldados del 21 de Enero y defensores
de DDHH al aeropuerto, fue abordado en la sala de
pre-embarque por dos agentes de civil que le
amenazaron con términos soeces si regresaba al
Ecuador. Estos hechos tuvieron como contexto dos
cosas: la publicación del libro "La Cuarta vía" de
Heinz Dieterich, con la que la APDH coadyuvó para el
acto de lanzamiento, y las actividades sociales
recordatorias de la rebelión indígena-social-militar
del 21 de Enero del 2000, que puso fin al régimen del
Sr. Jamil Mahuad.
- En febrero del 2001 nuestro compañero Jimmy Coronado
Tello, miembro de la Dirección Nacional, fue herido en
su pierna debido a los golpes y patadas que varios
uniformados de la Policía le propinaron en el
transcurso de las manifestaciones indígenas en Quito,
mientras monitoreaba y registraba fotográficamente los
atropellos cometidos por la Fuerza Pública en la
Universidad Salesiana, cercada por orden del gobierno
en aquel entonces.
- Durante el levantamiento indígena de enero/febrero
del 2001, la línea telefónica de la APDH -que servía
para enlazarnos con la comunidad nacional e
internacional y mantenerla informada de los sucesos en
Ecuador vía internet y fax- fue suspendida, tal como
ocurrió en esos mismos días con las líneas telefónicas
de la CONAIE, la Coordinadora Nacional Política de
Mujeres y la UPS (esta última, de manera momentánea).
- Desde marzo a abril del 2001 nuestro correo
electrónico (quijote@porta.net) empezó a presentar
defectos y fallas inexplicables que ocasionaron la
momentánea parálisis de nuestro servicio de difusión
al exterior. El 4 de mayo del 2001 este e-mail de la
APDH fue puesto "fuera de combate", debido a una
operación tecnológica ("hackers") hecha por una unidad
especializada, según testimonio de nuestros compañeros
Coroneles y militares en servicio pasivo del 21 de
Enero, quienes tienen amplio conocimiento en
Inteligencia. Aquella operación dio como resultado el
que no podamos usar hasta hoy nuestro servidor, y
habría sido realizada por una recientemente creada y
denominada Unidad de Inteligencia Técnica, según nos
informaran los citados compañeros Coroneles del 21 de
Enero.
- Ese mismo 4 de mayo, numerosas organizaciones
sociales y medios de comunicación del país y del
exterior recibieron por fax un apócrifo supuestamente
enviado desde nuestra matriz telefónica, que incluía
nuestro sello y la firma de nuestro vocero, donde
presuntamente la APDH acusaba a uno de nuestros amigos
Coroneles, integrante del Grupo de Monitoreo, de ser
"un agente de las AUC". Este hecho permitió develar la
magnitud de las operaciones que empezaban a ejecutarse
en el país en torno a las organizaciones sociales,
populares y personalidades democráticas, con énfasis
en el Grupo de Monitoreo y la APDH, por su trabajo y
denuncia en el tema "Plan Colombia".
- En los primeros días de julio un alto jefe policial
en los canales de televisión públicamente inculpó a
los defensores de DDHH, nombrando expresamente a
Alexis Ponce, "por su ausencia" en el velatorio por el
asesinato de dos policías en la zona de frontera
norte con Colombia. A este hecho se sumó el inmediato
retiro, sin que medie una argumentación verbal o
escrita, del escolta policial de seguridad otorgado a
nuestro Vocero por el Ministerio de Gobierno desde
1999 a raíz de una violenta incursión a su domicilio y
de las propias denuncias de la Policía acerca de "un
plan de las AUC de Colombia para asesinar a Alexis
Ponce y a otros dirigentes civiles", asunto que jamás
fue probado por la Policía ecuatoriana.
- A lo citado habría que agregar las numerosas y
distintas campañas negativas en contra de la labor de
los defensores de DDHH, orquestadas por las elites del
poder político, económico y armado. Junto a ello,
habría que citar las secuelas ocasionadas por una
amplia entrevista publicada en un diario del país a
Alexis Ponce con ocasión de conocerse el Informe anual
de Amnistía Internacional, donde nuestro vocero
denunciaba la creciente paramilitarización en el
Ecuador, hoy reconocida por un amplio sector de la
prensa nacional, y el ambiente de impune hostilidad
contra los activistas de DDHH desde las más altas
esferas del Gobierno.
- Ese ambiente hostil generado desde las alturas,
estaba contenido en las cavernarias declaraciones del
Vicepresidente de la República, Ing. Pedro Pinto ("los
derechos humanos y el ecologismo son la nueva faz de
la extrema izquierda del país"), del Presidente de la
República, Dr. Gustavo Noboa ("no voy a permitir que
cuatro majaderos jodan este país") y de funcionarios
de menor jerarquía ("Quienes se oponen a la Base de
Manta podrían tener negocios o ser cómplices con el
narcotráfico; y quienes se oponen al Plan Colombia es
porque simpatizan con la narcoguerrilla colombiana"),
en eventos públicos o cerrados.
A la espera de su solidaridad y pronunciamiento.
"No podrán atarnos. Les faltará cordel". (Radeck)
POR EL COMITE EJECUTIVO DE LA APDH DEL ECUADOR:
Mauricio Gallardo Jimmy Coronado Anaité Vargas
Mauro Castillo Ana Carrera Daysi Burgos
_________________________________________________________
CDH RECHAZA HOSTIGAMIENTO A DIRIGENTE DE DERECH
HUMANOS
El Comité Permanente por la Defensa de los Derechos
Humanos rechaza enérgicamente la retención
arbitraria, el hostigamiento y la amenaza de muerte
que fue objeto el dirigente de derechos humanos
Alexis Ponce en días pasados.
El domingo 22 en el Aeropuerto Mariscal Sucre cuando
el vocero del APDH se disponía a viajar a España, fue
retenido por dos presuntos agentes vestidos de civil
quienes lo condujeron a un lugar oculto dentro del
Aeropuerto. Fue sometido a investigación en presencia
de un médico quién le ordenó desnudarse para
tomarle una radiografía, además le revisaron su
equipaje sin recibir una explicación adecuada al trato
recibido. Rato después quedó en libertad, pero en
circunstancias que lo obligaron a cancelar su vuelo.
El
lunes 23 de julio, en la oficina de su organización,
recibió una llamada telefónica en la que una voz no
identificada lo insultó amenazándolo de muerte.
El CDH interpreta estos hechos como una gravísima
amenaza al trabajo de los defensores de los Derechos
Humanos en el país, cuestión intolerable para toda la
sociedad y principalmente para las autoridades del
Gobierno, quienes están llamados a actuar de manera
urgente.
Pedimos al Ministro de Gobierno una exhaustiva
investigación sobre estos hechos haciendo públicos los
resultados y garantizando la integridad física de
Alexis
Ponce.
Recordamos que la protección a la labor de los
Defensores de los Derechos Humanos esta consagrado
por nuestra Constitución y normas internacionales
como la Declaración de los Defensores de los Derechos
Humanos de la ONU suscrita por el Ecuador, que en
su art. 12.2 señala "El Estado garantizará la
protección
por las autoridades competentes de toda persona,
individual y colectivamente, frente a toda violencia,
amenaza, represalia, discriminación, negativa de hecho
o de derecho, presión o cualquier otra acción
arbitraria
resultante del ejercicio legítimo de los derechos
mencionados en la presente Declaración".
Ab Fernando Gutiérrez Vera
Secretario Ejecutivo del CDH
Sra. Nelly Moreno de Jaramillo
Miembro del CDH
Lcdo. Billy Navarrete Benavides
Coordinador del CDH
Quito, miércoles 25 de Julio de 2001-07-20
-------------------------------------------------------
Da: "CEDHU" <cedhu@ecuanex.net.ec>
Data: 26/07/2001 22:57
Oggetto: [dh-informes] Carta al Presidente del
Ecuador (amenazas
contra Alexis Ponce)
Quito 26 de julio de 2001
Dr. Gustavo Noboa Bejarano
Presidente de la República del Ecuador
Presente.-
De mis consideraciones:
Las personas que trabajamos en la defensa de los
derechos humanos,
Hemos sido, históricamente una molestia para ciertos
personajes o grupos,
especialmente relacionados con organismos de seguridad
del estado,
quienes no han entendido, o no han querido entender,
que nuestro trabajo por el
derecho a una vida digna para todos y todas no es una
estrategia de
poderes ni anti-poderes, de ataques o ambiciones, de
resentimientos ni de
cálculos políticos extremistas.
Conocemos de las amenazas y hostigamiento de las que
está siendo
Víctima nuestro compañero Alexis Ponce. Por ello
exigimos, como es nuestro
derecho, asuma usted la responsabilidad de garantizar
la vida y la integridad de
los ecuatorianos y ecuatorianas y ordene, a quien
corresponda, una
investigación exhaustiva que permita sancionar a los
agentes de los organismos de
seguridad del estado, que el día domingo 22 de julio,
en las
instalaciones del Aeropuerto Internacional Mariscal
Sucre de Quito, detuvieron de
manera arbitraria a Alexis Ponce, cuando se disponía
viajar a España. De igual
manera exigimos que se investigue la amenaza de muerte
ocurrida en la
mañana del lunes 23 de julio, a través de una llamada
telefónica a su oficina.
Sr. Presidente, sabemos también que no es la primera
vez que se hostiga
Un trabajador en defensa de la vida y que, como dice
Alexis, no bastarán
Esas amenazas para callarlo ni callarnos. Por ello
insistimos - y seguiremos
insistiendo- en que se respete la vida y se vele bajo
toda
circunstancia, como es deber del Estado ecuatoriano
por todos y cada uno de los
derechos consagrados en la Constitución y en los
Convenios nacionales e
internacionales que el Ecuador ha firmado y
ratificado. Derechos que
tenemos todos los seres humanos y que, en el momento
que son violados, la
justicia debe actuar con absoluta equidad para
repararlos y enmendar las faltas
cometidas.
Esperamos, por el bien del país, que usted intervenga
de manera urgente
Ante las personas responsables de estos atropellos y
detenga de raíz lo que
podría convertirse en una amenaza para el trabajo de
los defensores y
defensoras de derechos humanos en el país.
Atentamente,
Hna. Elsie Monge
Directora Ejecutiva de la CEDHU
---------------------------------------------
>Subject: [Conaie] Efectivos violan los derechos de
Ponce.
>Date: Wed, 25 Jul 2001 07:16:07 -0500
>
>DEFENSOR DE LOS DERECHOS HUMANOS DETENIDO EN ECUADOR
>Alexis Ponce, Vocero de la Asamblea Permanente de los
>Derechos Humanos -APDH-, miembro del Comité
Ecuatoriano
>por la Paz y la Soberanía y connotado activista por
la defensa
>de los Derechos Humanos en Ecuador y Latinoamérica
desde
>hace más de una década, fue detenido, por unas horas,
en el
>Aeropuerto Internacional Mariscal Sucre de Quito el
domingo
>22 de julio a las 15:15 cuando se disponía a abordar
el avión de
>Iberia, Vuelo 6634, que saldría a las 17H00 H con
destino a
>España.
>
>Se disponía a viajar atendiendo una invitación del
Ayuntamiento
>de la Villa de Ingenio de las Palmas de Gran Canaria,
España, y
>de su Alcalde y Presidente, don Juan José Espino del
Toro,
>para participar en calidad de expositor por Ecuador-
en el II
>Encuentro solidario
>Internacional "Muestra de los Pueblos", a cumplirse
entre el 26
>del presente y el 5 de agosto en dicha localidad.
>
>A pesar de presentar todos los documentos en regla,
inclusive la
>Invitación Oficial, sumillada por el Alcalde del
Ayuntamiento de
>Villa Ingenio y certificada por el Cónsul General ad
hoc de
>Ecuador en Canarias, Don Joaquín Nantes Costa,
documento
>en el que la localidad de Villa Ingenio asume los
costos de
>transporte y alojamiento para que asista al Encuentro
antes
>citado, Alexis Ponce fue detenido.
>
>Sin mediar ninguna explicación, agentes de Seguridad
de la
>terminal aérea, en un operativo deseable para detener
a
>delincuentes y/o banqueros que fugan del país con el
dinero,
>inclusive de la propia Policía Nacional, detuvieron a
Ponce para
>investigación.
>
>Luego de un largo paseo por las instalaciones
aeroportuarias, se
>le realizó una placa radiográfica del estómago, según
lo
>acostumbrado para casos de narcotraficantes que
ingieren
>cápsulas con droga para transportarlas en su
organismo. De
>forma absurda, el agraviado tuvo que cancelar la suma
de $4
>dólares por el "servicio médico" prestado por la
Policía
>Nacional para salir del lugar cuando el, se entiende
Médico
>responsable, dio su veredicto: "¡está limpio, salió
todo bien!".
>
>Su equipaje fue retirado de la cinta de transporte de
la compañía
>de Aviación IBERIA y fue sometido a una rigurosa
inspección,
>obviamente, sin encontrar ningún indicio que pudiera
inculparlo
>criminalmente y que justificara su detención
definitiva.
>
>Se suma a estos hechos la ofensa moral de la que fue
objeto
>Ponce ante el resto de pasajeros de la misma compañía
de
>aviación y la total falta de explicaciones
suministradas por los
>agentes de seguridad ante este atropello.
>
>Provoca reflexión que esta acción se produzca a los
pocos días
>del llamamiento que un alto oficial de la Policía
Nacional hiciera
>a Alexis Ponce, para que esté presente en el sepelio
de los de
>policías fallecidos en los incidentes, hasta ahora no
aclarados,
>suscitados en Lago Agrio, ciudad fronteriza con
Colombia.
-------------------------------------------------------------
ARCHIVIO dall’ECUADOR
Diario n. 1, maggio 2001 :
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01164.html
Le prime impressioni all’arrivo nel paese andino
Diario n.2 , 8 giugno 2001 :
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01196.html
Visita alle comunita’ indigene vicino a Lauci e
Riobamba e giornata mondiale dell’infanzia
Aggiornamento n.3, 11 giugno :
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01212.html
Proposta per l’Ass. “Noi Ragazzi del Mondo”-Ecuador e
articolo di ALAI
Aggiornamento n.4, 23 giugno:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01247.html
Intervista al sindaco indio Tauki Tituaña, al
Presidente di Pachacutik Miguel Lluco sullo stato del
dialogo con il governó dopo il leviantamento di
febbraio e intervento del Parlamentare indigeno Luis
Gilberto Talahua Paucar dal titolo: “construir sin
discriminación ni racismo”.
Aggiornamento n.5, 24 giugno:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01249.html
Speciale Diritti Umani dopo la relazione annuale di
Amnesty Internacional con intervista a Alexis Ponce
dell’Assemblea Permanente dei Diritti Umani.
Diario n.6 , 28 giugno:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01263.html
La passione per la vita della comunita’ per ragazzi/e
di strada “Cristo de la calle”
Usa triplicano truppe in Ecuador, 2 luglio:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01277.html
Traduzione di un articolo del Financial Times, diffuso
da Equipo Nizkar della Spagna.
Plan Colombia e impatto nell’Amazzonia, 3 luglio:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01281.html
Articolo di Hugo Cabieses dell’agenzia alternativa
ALAI.
Aggiornamento n.7 , 4 luglio:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01284.html
Valutazione globale del Plan Colombia nella regione
andina e in Ecuador di Heinz Dieterich, professore
mexicano autore del libro “La cuarta via al poder, el
21 de Enero desde una perspectiva latinoamericana” con
interviste a Fidel Castro, Hugo Chavez e Noam Chomsky.
Plan Colombia in Ecuador, 8 luglio :
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01298.html
Documenti della CONAIE e della “Comisión de
Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura” di Ibarra
elaborati da Edison Jativa e Samir Salgado, in merito
al Plan Colombia che sta regionalizando il conflitto
in Ecuador e nell’area Andina.
Plan Colombia en Ecuador, 11 luglio :
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01312.html
Stessi documenti in lingua spagnola
Articolo Adista sull’Ecuador, 17 luglio :
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01347.html
La giornalista Claudia Fanti traduce una selezione di
questi miei materiali per il numero di Adista di
questa settimana.
Aggiornamento n. 8, 18 luglio:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01348.html
Articoli del giornalista Kintto Lucas sulla realta’
dei popoli indigeni nell’Amazzonia ecuatoriana e sui
problemi che la fumigazione anticoca sta causando ai
campesinos e la denuncia del partito Verde nei
confronti della multinazionale REPSOL che sta
distruggendo il bosco tropicale in Ecuador.
Al G8 non dimentichiamoci del Plan Colombia, 18 luglio
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01349.html
Norma Bertullacelli della Rete contro G8 cita il mio
documento sul Plan Colombia in Ecuador.
Diario n. 9 , 20 luglio :
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01360.html
Aggiornamento dei vari progetti per minori a Quito
Globalización Colonizadora, 20 luglio:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01362.html
Intervento di Mons. Luna Tobar, exponente della
Teologia della Liberazione, su G8 a Genova.
Aggiornamento n.10 , 27 luglio:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01398.html
Congresso straordinario della CONAIE – Confederazione
nazionalita’ indigene e messaggio al Paese
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