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Toledo e Garcia, ormai alla pari, si scambiano ogni tipo di accuse



Corriere della Sera
LIMA - Il Perù sta per scegliere il successore di Fujimori. Alla vigilia del
voto, fissato per domenica, proibito pubblicare inchieste. Numeri chiusi nei
cassetti, ma non sono numeri proprio segreti. Alan Garcia, tornato a Lima a
fine gennaio dopo 10 anni di latitanza, continua a rimontare.
L'ultima proiezione pubblica lo dava 9 punti dietro Alejandro Toledo. Erano
12 prima di un confronto Tv piuttosto vivace. Le voci di oggi parlano di un
«pareggio tecnico». Meno di due lunghezze fra i due pretendenti.
Rimonta, non solo per virtù di Garcia, sirena politica che incanta le
piazze: parole rotonde e voce alla Julio Iglesias nelle canzoni che
precedono i comizi. Gran parte del recupero dipende dal nervosismo di
Toledo. Bisogna capirlo. Da due anni è in campagna elettorale. Prima, tutto
solo contro il regime Fuji-Montesinos. E una volta che li ha messi in fuga
si è scontrato con gli interessi della grande borghesia: passato il pericolo
autoritario, gli si è sbriciolata alle spalle. E visti gli ultimi sondaggi
segreti, Garcia comincia a credere al miracolo. Riscatena una campagna
elettorale ormai in stanca. Batte il Sud indigeno, contea di Toledo, con la
foga di tre piazze al giorno. Crede nel sorpasso.
Impossibile dimostrare che il professore di Standford abbia le mani lunghe.
Toledo non ha distribuito appalti, o comprato squadriglie di aerei militari
mai arrivati in Perù, o costruito metropolitane rimaste buchi murati in
mezzo alla città, come è successo a Garcia. Per stropicciare l'immagine del
«cholo» (sangue indigeno) si scava nel privato, esasperandone difetti
nascosti male. Pare sia un po' bugiardo.
Bugie subito smentite. A proposito della figlia naturale che Toledo non vuol
riconoscere. Del pomeriggio tumultuoso in un albergo a ore con ragazze
filmate dal vecchio spione Montesinos (oggi nascosto in Venezuela).
L'altra sera Toledo si allarga nel racconto dell'entusiasmo di un bagno di
folla ad Espina, paesino sulle Ande, vicino a Cusco. Il giorno dopo Alan
Garcia risponde alle domande di una giornalista bionda e bellina: Monica
Delta. Impugna un video-testimone. «Sono appena tornato da Espina. Volevo
capire come mai la gente riempisse sempre la piazza, non importa l'oratore.
"Ieri avete fatto festa a Toledo - ho chiesto - adesso perché siete qui ad
ascoltarmi?" "Perché Toledo non l'abbiamo mai visto", rispondono diecimila
voci».
Toledo ascolta da casa e si arrabbia. Telefona per ammorbidire lo
smascheramento. Aggredisce Monica Delta evocando la leggenda di un antico
amore con Garcia. Monica resta di ghiaccio. Toledo non molla; attacca
Garcia: «Tiri in ballo piccole cose non vere, quando posso dimostrare quanti
soldi hai sepolto nei quattro conti in banca francesi e gli appartamenti
comprati a Parigi». Garcia ride: «Provalo. Fujimori e Montesinos non sono
riusciti a dimostrarlo in 10 anni».
Alfonso Salcedo aveva guidato la campagna di Toledo nel primo round
elettorale: scuote la testa quando gli chiedo cosa pensa. «Deve stare calmo.
Non cascare nelle trappole. Il Perù ha bisogno di lui e di Garcia. Parole
serie, non litigi da cortile». Malgrado le scintille, nell'unico faccia
faccia davanti alle telecamere, il profilo di due programmi più o meno
uguali e la serietà generosa con la quale annunciavano i doni delle
rispettive presidenze, avevano fatto volare le speranze economiche. Borsa
alle stelle, banche d'affari straniere che riaprono il dialogo. Insomma,
ossigeno per un Paese ridotto male. Da due anni l'economia è congelata dalle
follie di Fujimori e dal vuoto di potere.
L'appello di Alvaro Vargas Llosa a votare scheda bianca trova risposta nei
mugugni del voto femminile. I cattivi pensieri continuano ad aggrapparsi a
storie marginali. Le mogli dei due candidati, per esempio. Eliane, sposa e
stratega di Toledo, è nata a Parigi, da genitori belgo-polacchi. Si è
laureata in Israele e ha accesso alla professione di antropologa negli Stati
Uniti. La moglie di Garcia ha sangue argentino e ascendenze francesi. Figlie
e figli cresciuti a Parigi. «Queste le donne destinate a rappresentarci nel
mondo?», è il malumore di peruviane schiacciate da una vita disperata. Le
emozioni condizionano i voti e se fossero davvero due punti scarsi la posta
in palio, le emozioni potrebbero pesare.

Maurizio Chierici