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I: CILE: Intervista a Claudio Molina Donoso
----- Original Message -----
From: Comit. Intern.sta Arco Iris <ale.ramon@numerica.it>
To: <Recipient list suppressed>
Sent: Saturday, February 19, 2000 6:19 PM
Subject: CILE: Intervista a Claudio Molina Donoso
> << Non mi pento di aver combattuto >>
> http://www.presos.org/italia
>
> Intervista pubblicata dal Settimanale del
> Partito Comunista Argentino
> "Nuestra Propuesta", il 20 gennaio 2000
>
> << Con un domicilio precario nel nostro paese, in attesa che si risponda
> alla richiesta d'asilo, il dirigente rodriguista Claudio Molina Donoso,
> liberato lo scorso 3/12, dopo mesi di detenzione presso il carcere di
> massima sicurezza di Devoto, parlando con "Nuestra Propuesta" ha
riflettuto
> sul passato, sulle autocritiche, sulla situazione
> politica, sul futuro e del possibile ritorno del ditattore in Cile>>
>
> [D] Che lettura dai della tua detenzione che sembrava un Piano Condor
> adattato alla nuova realtà politica del Cono Sud ?
>
> [C] Precisamente da quì parte tutto il problema di fondo. Dissi
chiaramente
> ai pubblici ministeri che la situazione dell'istanza di estradizione era
> una pura formalità che rispondeva a cause politiche, poichè ero ricercato
> fin dall'ottobre del 1988 dal Corpo di Sicurezza dell'Unità Antiterrorista
> della polizia argentina e dal SIDE (ndr. servizi segreti argentini). Sono
> in possesso delle intercettazioni telefoniche, più di 600 pagine
sviluppate
> in Argentina ed in Cile. Loro investigavano per conto del governo e dei
> servizi segreti cileni, per catturare la Direzione Nazionale del Fronte,
> per capire le fonti di finanziamento ed individuare i nostri principali
> dirigenti.
>
> Tutto questo esplode a partire dall'arresto di Pinochet, quando viene
messo
> in atto questo sforzo, da parte del coordinamento dei servizi segreti. E
in
> questa cornice il mio caso non è solamente personale, ma rappresenta
quello
> di migliaia di compagni e di famiglie che si trovano nella mia stessa
> situazione.
>
> Ciò significa che tutti coloro che hanno processi pendenti a partire dalla
> ditattura fino ad oggi, in qualsiasi momento, potrebbero venire arrestati
> su ordine di un tribunale militare cileno, in qualsiasi posto del mondo si
> trovino. Credo anche che sia assurdo che il principale accusatore,
> Pinochet, sia a sua volta sotto accusa della comunità internazionale.
>
> Com'è possibile che fino ad oggi migliaia di famiglie vivano nella
assoluta
> clandestinità ? Secondo la legge cilena chi è condannato a 3 anni dai
> giudici militari non ha dirittto di cittadinanza, non ha diritto di voto
ad
> esempio. Che senso ha ?
>
>
> [D] Un aspetto che è emerso quando hai parlato della tua uscita dal
> carcere, è stato quello dei tuoi rapporti con i detenuti comuni ...
>
> [C] Ho vissuto quei 5 mesi e 10 giorni nel 2° padiglione del 3° piano del
> carcere di Devoto, che è un padiglione con circa 200/250 prigionieri
> sociali che cambiano ogni giorno perchè quelli che entrano a loro volta
> vengono successivamente trasferiti in altri luoghi. E' stato lì che ho
> stretto i rapporti con la gente, lì convivevo con una serie di fatti molto
> umani, con gente che cadeva per cavolate e con la repressione che si
> subisce in cella.
>
> La detenzione in questo padiglione d'ingresso è davvero brutale, la
> gendarmeria entra picchiando, rubando, tirando calci e rompendo tutto. Ho
> presentato una querela perchè il 9 settembre c'è stata una perquisizione
> terribile, entrarono e fu un disastro.
>
> Sono un tipo molto sensibile, molto focoso per questo tipo di cose; allora
> mi lanciai contro di loro e chiesi cosa succedeva, perchè trattavano così
> la gente e, in risposta, mi assaltarono e mi picchiarono.
>
> E dissi loro: <<Vi querelerò>>. E li querelai.
>
> Da lì la requisizione prese un altra piega, iniziarono a vedersi tutte
> quelle cose che prima non si vedevano. Per diritto devono arrivare al
> padiglione alimenti, pane, detergenti e devono essere assicurate una serie
> di garanzie che erano state assolutamente interrote.
>
> E lì sono rimasto fino alla libertà.
>
> Tutto questo insieme di situazioni, ha fatto si che in un modo o in un
> altro fossi ripsettato da tutti i prigionieri sociali. Tutti sappiamo che
> la prigione punisce la povertà e non il reato. Questa è una delle brutali
> realtà del modello di esclusione in America Latina.
>
> Partendo dallo zapatismo, dalla lotta delle FARC, dalle masse in Ecuador,
> dalla lotta dei Senza Terra in Brasile, dall'impulso elettorale del Fronte
> in Uruguay sembra esserci una nuova situazione per la sinistra in America
> Latina.
>
> Da una parte c'è una crisi generalizzata del modello, e dall'altra una
> ricerca di diverse alternative e vie d'uscita da questa situazione.
>
> All'Uruguay ed al Messico si aggiunge la situazione della Colombia, del
> Brasile, la stessa situazione che che si vive oggi in Cile, un fenomeno
> abbastanza interessante per le principali organizzazioni del popolo, cioè
i
> sindacati, le federazioni, la Centrale Unica dei Lavoratori, le
> organizzazioni degli studenti medi e universitari, sono in mano alla
sinistra.
>
> Questo fenomeno si è visto poche volte nella storia del Cile, per esempio,
> prima del trionfo di Salvador Allende.
>
> Ma c'è una realtà che non si esprime dal punto di vista politico formale
> nelle elezioni, tra le altre cose, per una legge molto particolare che
> hanno fatto i militari, la legge binominale, che dà spazio solo alle due
> principali forze o aggruppamenti di forze politiche.
>
> In questo caso, la destra molto saggiamente si è unita a tutti i partiti,
> gruppi nazisti, fascisti e agli ex servizi segreti in una sola coalizione
> che funziona per gli effetti delle votazioni.
>
> Noi siamo abituati al disegno strategico nel quale trovavamo una risposta
a
> tutto. Bhè venne quindi il crollo, la caduta del muro, la crisi di tutte
le
> organizzazioni rivoluzionarie, che ci cambiarono tutte le domande.
>
> Noi dobbiamo quindi riformulare tutte le domande e trovare risposte
> adeguate alle nuove condizioni. In definitiva, il marxismo continua ad
> essere uno strumento che dobbiamo adattare alle nostre raltà, alle nostre
> idiosincrasie, alle nostre storie e l'essenza di questo stà nel mantenere
> la validità in termini di capacità di rappresentare quelli che sono gli
> interessi del popolo, i suoi interessi legittimi, la rivendicazione
> sociale, politica e dei diritti umani.
>
>
> [D] Per quali motivi la destra si unisce prima del pericolo, e perchè
costa
> tanto l'unità tra coloro che lottano ?
>
> [C] La destra ed il modello, in definitiva, hanno sempre avuto ed hanno
> tutt'ora una maggiore velocità ad adattarsi ai cambiamenti, perchè hanno
> l'esperienza del potere e tutta una generazione che si ricambia, ma che
> mantiene fondamentalmente una continuità storica, generazionale, per così
> dire.
>
> Invece, nella sinistra, tra le varie ragioni c'è sempre stato un processo
> discontinuo, con anelli che sono stati definitivamente cancellati in
> Argentina, uruguay, Cile, Bolivia El Salvador, Nicaragua, generazioni
> intere morte, annientate.
>
> La destra mantiene integri i suoi quadri perchè essi rimangono incolumi,
> quindi mantengono una continuità storica.
>
> Recentemente ha iniziato a ricomporsi e riempirsi il buco generazionale
tra i
> vecchi storici e le nuove generazioni di quadri della sinistra che stanno
> emergendo. E queste ultime arrivano con un gran punto di interrogazione,
> perchè
> naturalmente una sconfitta fa sempre male.
>
> La sconfitta non è così forte se non ti senti sconfitto, purtroppo nella
> sinistra ci sono molti che si sentono sconfitti e questo influisce.
>
>
> [D] Ritenete che non si debba sentire la sconfitta o fate distinzione tra
> sconfitta e vincita definitiva?
>
> [C] La sconfitta non è mai tale se consideri che i tuoi principi, le basi
> che ti hanno spinto alla lotta non sono sconfitti.
>
> Io non rinnego niente di quello che ho fatto durante tutto questo periodo,
> ma c'è chi lo fa. L'unica mia autocritica è di non aver avuto la capacità
e
> la maturità di affrontare con maggior qualità questi momenti storici che
ho
> vissuto. Ma obbiettivamente, date le condizioni in cui iniziò la lotta,
> penso che tutto ciò che ho fatto è stato essenzialmente corretto.
>
> In questa direzione credo che resta qualcosa di giusto e degno, sia
> precisamente l'azione che si sviluppò.
>
> E ancora il giudizio che attualmente si porta avanti contro Pinochet a
> Londra, rende valida tutta l'azione del Fronte Patriotico e di tanti altri
> combattenti,
> perchè sono tante le barbarie oggi si conoscono pubblicamente ed
> apertamente e di fronte a queste, l'azione si rivaluta.
>
> Ciò che mi preoccupa è il fatto che qualche dirigente della sinistra
> continua a guardarsi l'ombelico, con un processo distruttivo di
autocritica
> che in definitiva, contribuisce a disorientare sempre più la gente.
>
> Noi abbiamo fatto un autocritica molto profonda, ma interamente come
Frente.
>
> Ma in nessun caso questa profonda autocritica ha portato a chiedere ed a
> rinnegare tutto ciò che abbiamo fatto; al contrario lo consideriamo
> assolutamente leggettimo, giusto, ci autocritichiamo dal punto
> di vista politico per non essere stati capaci di creare un progetto
> politico, perchè il nostro fu, evidentemente una lotta costante, una
azione
> permanente, un inserirsi nella massa per trovare la forma di lotta
migliore
> contro la dittatura.
>
> Per me è e sarà un orgoglio aver combattuto con le armi contro la
tirannia.
>
> Oggi molti vorrebbero che noi ci pentissimo di questo, ma io non mi
pentirò
> mai di aver conbattuto. Mai.
>
> E logicamente in questa direzione, troviamo forme per un progetto che
> si addossi e riscatti questa storia, il riscatto di quest'epoca, partendo
> dal riscatto di Salvador Allende, della gente che ha combattuto nei primi
> giorni, della lotta eroica, della resistenza dall'inizio della ditattura
> fino ad oggi.
>
>
> [D] Come si inserisce in questo progetto l'unità con forze organiche e
> inorganiche della sinistra ?
>
> [C] In questo senso crediamo che inevitabilmente, la stessa lotta di
> classe, il
> livello di confronto, vadano determinando un processo che ci obbligherà a
> trovare percorsi di coordinazione ed unità. Non siamo d'accordo con
l'unità
> della forza tra 4 pareti, ma che questa si debba esprimere in funzione
> dell'unità d'azione.
>
> Esistono anche divergenze sulla diversità delle forme di lotta, che è un
> altro argomento.
>
> Noi abbiamo dimostrato con una azione che è valida la forma della lotta
> armata, quando si ha la chiarezza e il modo di svilupparla.
>
> La liberazione dei 4 compagni dal carcere di massima sicurezza di Santiago
> nel dicembre '96, lo ha dimostrato.
>
> In quel momento era lampante che che non ci fosse alcuna soluzione per i
> compagni prigionieri di ottenere la libertà mediante vie legali.
>
> Quindi non c'era altra soluzione, ma bisognava fare un azione di alta
> qualità, da cavalieri (senza morti), azione che è riuscita felicemente. Ed
> è stata la liberazione dei compagni con l'elicottero.
>
> Questa fuga oltrepassa i nostri obbiettivi che erano fondamentali, molto
> semplici ed onesti, di riscattare i nostri fratelli prigionieri e da un
> colpo a tutta l'arroganza del governo della concertazione ed ai servizi di
> sicurezza che avevano tutto sotto controllo e che dicevano che il Frente
> era distrutto.
>
> La reazione che c'è stata nei settori popolari ci ha superato, per
> quell'anno nuovo dal '96 al '97, la gente festeggiava, tutta la sinistra,
> la gente impegnata nei diritti umani, il partito comunista, i settori
> umanitari, per fino i prigionieri sociali, festeggiavano questo come un
> fatto importantissimo: avevamo messo il dito nel culo al sistema. Allora
> tutto fu chiaro e tutti ci sentimmo uniti.
>
>
> [D] Se la situazione di domicilio precario ti limita nei progetti, come
pensi
> di continuare la tua vita ?
>
> [C] Ho un opzione di vita, sono militante del Fronte Patriottico e
continuerò
> ad esserlo e continuerò a contribuire secondo le mie possibilità e
capacità
> a questo obbiettivo ed a questa causa.
>
> Il mio obbiettivo fondamentale è riuscire ad abbattere tutte quelle
barriere
> che non permottono l'ingresso di più di 1000 compatrioti nel loro paese,
il
> diritto di rivendicare storicamente tutta l'azione del Fronte come giusta
e
> leggittima, e non solo del Frente ma di tutti coloro che hanno lottato
> contro la dittatura.
>
> Speriamo che questa verità grande come la Cordigliera delle Ande, sia
> riconosciuta pubblicamente. Mi riferisco all'apporto che diedero tutti i
> combattenti, da Salvador Allende, ai combattenti anonimi, a tutti quelli
> che caddero difendendo il leggittimo governo costituzionale ed a quelli
che
> combatterono durante i 17 anni di ditattura e, tra loro, il Fronte
> Patriottico ed il suo contributo alla liberazione.
>
>
> [D] Adesso, Londra sembra disposta a rimandare il tiranno in Cile, perchè
"il
> suo stato di salute non gli permette di affrontare il processo in Spagna".
>
> [C] Logicamente, sarebbe uno scivolone, è una batosta per tutti gli
ansiosi
> di
> giustizia del movimento popolare nazionale ed internazionale. Ma questa
> situazione potrebbe anche esserci, perchè ancora ci sono passaggi da
> esaurire, ma nell'eventualità di questa decisione politica, il governo
> cileno avrà una grande responsabilità nazionale ed internazionale.
>
> Cioè, se ci fosse la possibilità di ritorno in Cile per ragioni
umanitarie,
> in nessun
> caso queste ragioni possono giustificare i crimini di lesa umanità
commessi
> dal dittatore. Quindi, significa che i tribunali della giustizia cileni
> procederanno nel giudicare Pinochet in base a 50 denunce che ha a suo
carico.
>
> Questo lo esigerà il popolo mobilitandosi. In ogni caso, sia quel che sia,
> resta chiaro che in nessun caso la lotta è stata vana, perchè è risultato
> chiarissimo per la coscienza universale che Pinochet è un genocida,
tiranno
> ed assasino del nostro popolo e così verrà riconosciuto da tutti gli
uomini
> e donne del mondo, in eterno.