Vi chiedo cortesemente di diffondere questo documento
dell'Ong italiane che operano in Ecuador e gli aggiornamenti da Quito di Gianni
Tarquini, coordinatore "Comunità Internazionale di Capodarco" e
Ass. Intern. "Noi Ragazzi del Mondo".
Per ulteriori approfondimenti:
Saluti di pace da Cristiano Morsolin ----Mensaje original-----
De: Comunidad Capodarco <anita@accessinter.net> Fecha: Lunes 5 de Febrero de 2001 8:58 AM Asunto: Dichiarazione ONG Roma, 5 febbraio 2001 Al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giuliano Amato Alla Commissione Esteri della Camera Presidente On. Occhetto Alla Commissione Esteri del Senato Presidente Sen. Giangiacomo Migone Al Ministro degli Affari Esteri On. Lamberto Dini Al Sottosegretario per la Cooperazione allo Sviluppo Sen. Rino Serri Al Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Min. Plen. Giandomenico Magliano Le associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale che da anni lavorano in Ecuador a fianco di importanti componenti della società locale (popoli indigeni, piccoli e medi produttori rurali ed urbani, donne, bambini), già in occasione degli eventi occorsi nel mese di gennaio dello scorso anno in questo Paese, abbiamo espresso la nostra forte richiesta al Governo Ecuadoriano ed al Governo Italiano affinché fossero assicurate le garanzie costituzionali e la libertà di espressione per quanti stavano pacificamente dimostrando il proprio disaccordo con le misure economiche adottate. A poco più di un anno di distanza e di fronte:
Ci troviamo oggi a dover reiterare le seguenti richieste al Parlamento e al Governo Italiano. Chiediamo che il Parlamento e il Governo Italiano si facciano portavoce di questa istanza delle Ong italiane nelle sedi istituzionali (FMI, BM e ONU), verso il Parlamento Europeo e verso il governo dell’Ecuador per il ripristino immediato delle condizioni democratiche nel paese e per una revisione delle misure economiche che sono alla base del crescente impoverimento delle comunità ecuadoriane e della situazione di crisi sociale e politica di questi ultimi giorni. In particolare chiediamo quindi al Parlamento e al Governo italiano:
-alle sempre più impellenti necessità primarie della popolazione ecuatoriana più povera che ormai raggiunge il 70% della popolazione totale; - alla richiesta di equità sociale, economica e culturale che è alla base di uno Stato effettivamente Plurinazionale e realmente democratico, così come è stato sancito dalla nuova Costituzione Ecuadoriana.
Da parte delle nostre Associazioni, confermiamo l’impegno a proseguire ed intensificare il ricco rapporto di interscambio, di solidarietà e di cooperazione fin qui instaurato con molta parte della società civile ecuadoriana, vero patrimonio di esperienza ed impegno per la costruzione di società e rapporti internazionali più giusti. Firme TERRA NUOVA - Centro per il Volontariato e la Cooperazione Internazionale CRIC – Centro Regionale d’Intervento per la cooperazione COCIS – Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo COSPE – Cooperazione per lo sviluppo dei Paesi Emergenti C.I.C.A. – Comunità Internazionale di Capodarco ------------------------------------------------------------------------ De: Comunidad Capodarco <anita@accessinter.net> Fecha: Domingo 4 de Febrero de 2001 2:56 PM Asunto: Stato di emergenza in Ecuador Una umida e triste notte è calata su Quito e
sulle Ande ecuadoriane. Alle 20 ora locale tutte le televisioni hanno dovuto
interrompere le loro trasmissioni e sono apparsi sullo schermo due esponenti del
Governo, l'Ammiraglio Ugo Unda Ministro di Difesa e il Ministro di Governo
(degli Interni) Manrique per ribadire che il Paese è in stato di
emergenza.
I due, nei primi giorni delle proteste indigene e dei
movimentri sociali, erano stati tra i più duri usando parole di
repressione e rifiutando qualsiasi possibilità di dialogo. Come si usa
dire qui erano stati "i duri della pellicola". Subito c´erano
stati gli arresti dei dirigenti ed era stata negata la possibilità di
marciare, nel tentativo di chiudere la partita con un primo, duro, colpo basso
ai diritti civili. Ma l'ala dura del governo si era solamente sbilanciata
sottovalutando la capacità di indignazione del Paese. Grazie alla tenacia
di migliaia di indigeni che, con mezzi di fortuna, con bambini e neonati,
aggirando i blocchi militari, con il poco con cui sono abituati a vivere tutti i
giorni, erano arrivati a Quito e con l'appoggio umanitario, e non solo,
dell'Università Politecnica Salesiana, migliaia di manifestanti venivano
accolti nelle aule dell'edificio gestito dai religiosi. Subito scattava la
solidarietà di centinaia di amici, simpatizzanti e organizzazioni della
società civile che hanno dato il loro contributo per permettere la
permanenza di circa 6 000 persone, di cui 500 bambine e bambini, negli spazi
dell'Università.
Il Governo era cosí costretto a tendere la mano
con la famosa carota, mettendo l'altra con il bastone ben nascosta dietro le
facce di Ministri conciliatori. Venivano scarcerati i dirigenti più
famosi arrestati a Quito, ma la volontà di menar le mani restava forte.
Infatti al momento della trattativa, quando i rappresentanti degli indigeni
sottolineavano che le persone venute a Quito per esprimere la propria
insoddisfazione volevano marciare pacificamente, che qualsiasi accordo sarebbe
stato discusso con la gente prima di essere firmato e che volevano la presenza
anche del Presidente della Repubblica, il Governo ha ritenuto offensive tali
richieste e ha proclamato lo stato d'assedio. Ha cosí dimostrato di
essere disposto a concessioni di tipo economico, come se si trattasse di
trattative sindacali, ma di non aver inteso nel profondo la volontà del
popolo indigeno di veder riconosciute le proprie tradizioni nel disperato
tentativo di essere incluso paritariamente, come cittadino con le sue
peculiarità, dentro uno stato plurietnico e democratico.
Sono cosí riapparsi i "duri" per
ricordare che hanno la forza dalla loro parte e che potrebbero usarla.
Più volte nell'intervento a reti unificate i due Ministri hanno usato il
termine "desalojamiento", sonstantivizzazione del verbo sloggiare,
hanno ricordato che sono stati aboliti alcuni diritti costituzionali, che
potrebbero irrompere in casa di chiunque senza autorizzazione giudiziaria, che
sarà possibile impedire la libera circolazione e le riunioni. Non solo lo
hanno decretato ma lo hanno anche detto con freddezza e forza: hanno fatto di
tutto per spaventare. Inconsapevoli o volontariamente noncuranti della forza che
in tutto il mondo hanno acquisito i diritti civili, forti dietro la storia di
secoli che li ha visti dominare incontrastati senza mai dover rendere conto,
ripropongono la strategia della forza repressiva sperando che funzioni nella
psiche e che faccia automaticamente ripiegare verso la rassegnazione di
sempre. Ma non hanno capito che molte cose sono cambiate. Che il pianeta
intero, con il suo passo claudicante e i suoi tentennamenti, non
accetterà più gli orrori che ha dovuto sopportare negli anni e che
sono esplosi durante l'ultimo secolo. Che alcuni diritti che hanno dimostrato la
capacità di rendere gli Stati partecipativi e con democrazia diffusa e
conseguentemente capaci di diffondere un benessere economico capace di dare
dignità alla gran maggioranza dei cittadini dovranno essere acquisiti da
tutti i popoli. I "duri della pellicola" potranno ritardare tale
processo ma ritarderanno cosí lo sviluppo dell'intero Paese.
Gianni Tarquini, Quito, 4 febbraio
del 2001
-----Messaggio originale-----
Da: Comunidad Capodarco <anita@accessinter.net> Data: domenica 4 febbraio 2001 20.31 Oggetto: Aggiornamento Cari,
nella confusione avevo dimenticato un elemento
importantissimo perchè dimostra la volontà degli indigeni di
lottare con mezzi pacifici: subito dopo la dichiarazione dello stato di
emergenza da parte del Governo 50 persone hanno iniziato uno scipero della
fame.
Gianni Tarquini Quito
PS Oggi alle 19.00 ora italiana radio Radicale,
nel suo notiziario, ha trasmesso un servizio molto lungo sulla situazione in
Ecuador con una telefonata a Nadia che si trovava all'interno della Salesiasna,
con lei c'era Isa Giunta del CRIC e il vicepresidente della CONAIE
(Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador) Ricardo
Ulcuango. Domani alle 8.30 (sempre ora italiana) faremo un ulteriore
aggiornamento sulla stessa radio. -------------------------------------------------------------------- Fecha: Sábado 3
de Febrero de 2001 7:21 PM Asunto: aggiornamento ecuador 3-2-2001 ore 19.00 Cari,
qui la situazione si è fatta ancora
più complicata: come vi abbiamo già scritto il dialogo si è
rotto perchè il presidente Gustavo Noboa non vuole dialogare direttamente
con i leader indigeni. Inoltre non viene ancora autorizzata la marcia di
protesta e non vengono rilasciati vari indigeni arrestati nelle provincie. Il
governo ha dichiarato che la trattativa è stata rotta unilateralmente
dagli indigeni e alle 20.00 di venerdì 2 febbraio ha dichiarato lo stato
di emergenza a livello nazionale abolendo vari punti dell'articolo 23 della
Costituzione Ecuatoriana che riguardano la inviolabilità del domicilio,
il diritto a transitare liberamente e le libertà di associazione e
riunione. Dice che riaprirà le trattative solo quando gli indigeni
smetteranno di manifestare. Le ultime notizie sono un'apparente calma
nell'università Politecnica Salesiana di Quito con azioni di forza come
lo schieramento di centinaia di militari e la circolazione di diversi carri
(verificato personalmente), mentre dalle altre province della Sierra ecuatoriana
arrivano notizie di scontri tra esercito e manifestanti indigeni: nei dintorni
della città di Ambato, secondo la emittente radiofonica Radio La Luna che
segue costantemente lo svolgersi degli avvenimenti, ci sarebberero stati scontri
forti con tre feriti tra i manifestanti di cui uno in condizioni molto gravi con
ferite alla testa e ai polmoni.
Nei giorni passati più volte il Consejo
Nacional Ecuatoriano de Radio y Televisión (del Governo) aveva avvertito
i mezzi di comunicazione di non dare notizie che potessero in qualsiasi modo
spaventare il paese.....Molte emittenti televisive si sono adeguade (a nostro
parere) a tale comunicazione. La richiesta degli indigeni è di diffondere
il più possibile le notizie e cercare di far intervenire governi e
organismi internazionale per far cessare le violazioni dei diritti
umani.
Una commissione di varie ONG locali che lavorano con
l'infanzia, tra cui noi con Sulami e due medici, hanno raccolti i primi dati sui
minori presenti nell'Università: circa 500 bambini con problemi di
mancanza di alimenti sufficienti, luoghi adatti dove passare le notte. Purtroppo
la promiscuità in cui stanno vivendo sta favorendo la diffusione di
scabbia, pidocchi, malattie respiratorie e diarreiche; ci sono anche alcuni casi
di varicella e morbillo.
Gianni e Nadia TARQUINI - CICa Ecuador
Domani radio radicale ci telefonerà alle
10.00 (16.00 italiane) per un'intervento da dentro l'Università Salesiana
dove sono accampati 6000 indigeni per raccogliere interviste. Informatevi per
capire a che ora la manderanno.
Il tentativo del movimento indigeno di far
ascoltare la propria voce, per secoli ritenuta inutile per la costruzione della
società, sembrava facile da reprimere per l'attuale governo di Gustavo
Noboa e i suoi collaboratori in gran parte esponenti del potere economico della
Costa Ecuadoriana. Ma l' Università Salesiana, con una lunga tradizione
di lavoro nelle comunità indigene dell'Amazzonia e della Sierra, ha
aperto le porte per accogliere più di 6000 indigeni, donne e bambini, in
un gesto umanitario e in uno sforzo per costruire ponti di dialogo ed evitare la
negazione del movimento indigeno. In definitiva in una azione chiaramente
politica che il governo di "tutti gli ecuadoriani" rifiuta. Una
politica che voglia includere gli indigeni nella società implica una
comprensione della questione pluriculturale ela necessità di un modello
economico capace di rispecchiarla; implica inoltre il capire il concetto di
dialogo immerso nella cosmovisione andina del tempo; implica inoltre una opzione
politica nella gestione dello stato.
Nadia e Gianni
ULTIMA NOTIZIA : si è creata una
commissione mediatrice di cui fanno parte la Chiesa Cattolica e i movimenti pe i
diritti umani insieme a un rappresentate delle Municipalità Ecuatoriane ,
il sindaco indigeno di Cotacachi AUKI Tituaña,, che sta chiedendo con
forza alle parti di ristabilire un dialogo.
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-----Messaggio
originale----- Da: Comunidad Capodarco <anita@accessinter.net> Data: venerdì 2 febbraio 2001 16.59 Ieri ci siamo riuniti insieme ai rappresentanti delle ONG
locali che lavorano con l'infanzia (CONFIE Consorzio Organizzazioni Nazionali
per la Famiglia e l'Infanzia in Ecuador che ne raggruppa 18, il Foro per la
Niñez ne raggruppa circa 200, altre) e abbiamo costituito un gruppo di
appoggio per gli indigeni con varie Commissioni: Aiuti, Monitoraggio e raccolta
dati, Comunicazione, Ricreazione per i bambini, Aspetti Legali. Quando
avró dati te li spediró.
Ieri notte siamo stati nella Salesiana e abbiamo potuto
verificare la necessità di attenzione medica soprattutto per i tanti
bambini e di medici per i turni notturni.
Come CICa Sulami sta già lavorando per raccogliere dati
e capire quanti bambini ci sono e di cosa hanno bisogno, Monica domani
organizzerà gioche dentro l'Università.
Oggi a mezzogiorno mi vedró con i rappresentanti delle
altre 6 ONG italiane che hanno firmato l'appello che abbiamo
diffuso.
Sono stati rilasciati i dirigenti arrestati qui a Quito ma
molti continuano in carcere nelle varie provincie. Il Governo dopo le parole
dure e il razzismo dei giorni scorsi ha aperto il dialogo.
Gianni Tarquini
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