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arresto di Pinochet (repubblica.it)
SANTIAGO DEL CILE - Tutto il Cile sta trattenendo il fiato. Augusto Pinochet
è stato arrestato e sarà processato. Così ha deciso il giudice Juan Guzman
ha ordinato che sia posto agli arresti domiciliari. Ma poche ore dopo la
notizia, gli alti vertici delle forze armate cilene, da sempre vicine al
vecchio generale, si sono improvvisamente riuniti. E poco prima dell'una del
mattino ora italiana hanno rilasciato un comunicato dai toni tutt'altro che
distensivi. Il comandante in capo della marina cilena ha definito
"inquietante" la situazione. L'ammiraglio Jorge Arancibia, ha prima detto
che la sua istituzione "non si pronuncia sulle decisioni della giustizia,
tanto più quando possono giungere a generare situazioni molto gravi".
Tuttavia, a titolo personale l'alto ufficiale ha aggiunto che la decisione
di Guzman contraria a Pinochet "sta generando tensioni in questo momento
alla nostra società fino a un punto che è abbastanza critico, e questo è
inquietante".
Per parte sua il generale Ricardo Izurieta, comandante in capo
dell'esercito, non ha rilasciato dichiarazioni e sarebbe andato in visita a
Pinochet nella residenza di campagna di Bucalemu, dove l'ex dittatore si è
rifugiato agli arresti domiciliari.
La decisione del giudice Guzman imprime una netta accelerazione sul caso
Pinochet. L'ex dittatore sarà processato nonostante debba ancora essere
sottoposto agli esami clinici chiesti dai suoi avvocati. I suoi difensori
vogliono dimostrare che l'anziano generale (85 anni), ricoverato da giorni
in ospedale per una polmonite, non è in grado di sostenere un processo.
La vicenda giudiziaria dell'ex dittatore cileno è quindi a una svolta.
Pinochet è stato incriminato per rapimento e Guzman ha chiesto che compaia
in giudizio per la scomparsa di 19 prigionieri nei primi 17 mesi della sua
dittatura, iniziata con il colpo di stato dell'11 settembre del 1973. I
fatti a cui è legato il capo di imputazione risalgono alle attività della
cosiddetta "Carovana della morte", un'unità militare che ha giustiziato
almeno 75 prigionieri politici solo in quell'anno. Davanti a Guzman un
ufficiale di quel reparto confessò: "La nostra missione era uccidere". Su
richiesta di Guzman l'8 agosto scorso la Corte suprema cilena revocò
l'immunità a Pinochet.
Questa è solo una delle numerose accuse rivolte contro Pinochet dalle
associazioni dei familiari dei "desaparecidos", le persone misterisoamente
scomparse durante la dittatura. Secondo il rapporto fatto redigere dal
governo insediatosi dopo la sua caduta, nel 1990, nei 17 anni di regime
militare in Cile 3.197 persone scomparvero o furono uccise. Contro Pinochet
ci sono 177 capi d'accusa.
Il mese scorso, per la prima volta Pinochet aveva ammesso in parte le sue
responsabilità per le atrocità compiute dai militari durante il suo regime:
"Come ex presidente della Repubblica, ammetto tutto quanto viene attribuito
all'esercito e alle forze armate", dichiarò in un messaggio registrato in
occasione del suo compleanno. Ma il generale respinse come propaganda parte
delle accuse contro il suo governo.
E' la seconda volta che l'ex dittatore si trova agli arresti domiciliari. La
prima fu a Londra, nell'ottobre del 1998, quando le autorità inglesi lo
sottoposero al provvedimento restrittivo su richiesta della magistratrura
spagnola. Il giudice madrileno Baltasar Garzon ne aveva chiestro
l'estradizione, sempre per crimini contro l'umanità nei confronti di
cittadini spagnoli.
Dopo una contesa durata 16 mesi, il generale riottenne la libertà per motivi
di salute. Il generale fece subito rientro in Cile, dove appena sceso
dall'aereo, abbandonò la sedia a rotelle su cui stava da mesi e riprese a
camminare.
Commenti euforici sulla decisione di Guzman arrivano da quanti si erano
battuti perché Pinochet fosse portato in tribunale. "E' una notizia
eccellente, straordinaria, una delle più importanti che abbiamo ricevuto in
questi anni di lotta alla ricerca dei nostri cari", ha commentato Viviana
Diaz, presidente del Raggruppamento di familiari dei detenuti scomparsi.
Anche il presidente del Partito Socialista, Ricardo Nunez, ha detto che
questo rinvio a giudizio costituisce una nuova prova del fatto che in Cile
"è possibile fare giusizia", e che vi "operano i poteri dello stato".
Commenti positivi anche da Garzon e da Amnesty International.
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dicette 'o pappece 'nfaccia a noce, damme tiempo che te spertose
" Non è possibile che l'umanità continui ad essere divisa tra quelli che non
dormono perchè hanno fame e quelli che non dormono perchè hanno paura di
quelli che hanno fame " Lula
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