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ARGENTINA: Contributo del Partito della Liberazione al Campo Antimperialista



Riceviamo il contributo per il Campo Antimperialista di Assisi, da parte
del Partito della Liberazione dell'Argentina, partito che si augura di
essere presente a partire dai prossimi anni. Lo diffondiamo per permettere
alle molte persone che parteciperanno ad Assisi, di iniziare a riflettere
su alcuni temi che saranno oggetto di discussione. Alla fine del contributo
troverete una presentazione di questa organizzazione argentina e, a
seguire, alcune notizie/appelli relativi al Campo Antimperialista.

         Contributo del Partito della Liberazione (PL) dell'Argentina 
        All'Incontro Antimperialista in Italia "Da Seattle a San Vicente, 
              avanza la ribellione contro l'impero dell'ingiustizia".

     Per ripudiare il debito estero dell'Argentina e dei paesi dipendenti:
               PROMUOVERE LE LOTTE OPERAIE E POPOLARI E
                  UN FRONTE ANTIMPERIALISTA MONDIALE

1) CRESCE COME UNA PALLA DI NEVE.

	Secondo un rapporto del ministero dell'economia argentino, a dicembre del
1999 il debito pubblico del paese raggiungeva i 121.876 milioni di dollari.
Con questo dato alla mano, la Fondazione Capital ha stimato che la sua
crescita sia stata del 75 per cento tra il 1993 ed il 1999, durante il
governo di Carlos Menem. A sua volta, facendo un calcolo per difetto del
debito estero privato, la somma totale arriva a più di 144.000 milioni di
dollari. 
	Il debito estero pubblico ha continuato a crescere dopo questo
rilevamento. Un nuovo rapporto del ministero dell'economia ha rivelato, il
27 giugno scorso, che lo stesso è arrivato a 122.920 milioni di dollari,
cifra che rappresenta il 46% del Prodotto Interno Lordo che è di 267.134
milioni di dollari annuali. Ciò significa che nei primi tre mesi dell'anno
in corso, il debito estero si è sviluppato in più di mille milioni di
dollari e per quanto visto continuerà a crescere.
	Una delle cause di questo aumento costante è che la maggior parte dello
stesso è determinato da interessi fluttuanti. Si stima che per ogni punto
con cui "mister" Alan Greenspan - titolare della Riserva Federale
statunitense - alza i tassi di interesse del suo paese, il debito estero
argentino aumenta di oltre 300 milioni di dollari (600 miliardi di lire). E
nell'ultimo anno Greenspan ha ritoccato varie volte questo tasso.
	Come si è arrivati a creare una tale fattura, che da anni il popolo
lavoratore è obbligato a pagare? Non basterebbe un libro per elencare tutte
le astuzie dell'oligarchia e del capitale finanziario internazionale sulla
materia. Tuttavia, a costo di essere troppo sintetici, enumeriamo qui le
ragioni più importanti: la firma di abbondanti crediti esteri che le classi
dominanti hanno trasformato in fumo mediante atti di corruzione, crediti
simulati o "gonfiati" tra le case matrici e le succursali,
sottofatturazioni e soprafatturazioni in operazioni di commercio estero a
seconda di quanto conveniva alla fuga dei capitali o ai reintegri per le
esportazioni, la stabilizzazione del debito estero privato mediante
risoluzioni della Banca Centrale, la contrattazione di nuovi crediti per
affrontare il debito estero ogni volta più incontrollabile, ecc...
	La cosa concreta è che, quando il reazionario governo di Isabel Perón
venne sconfitto dal colpo di stato fascista, nel mese di marzo del 1976, il
debito estero era di 7.000 milioni di dollari. Successivamente la dittatura
militare lo fece aumentare a 43.000 milioni, quando nel 1983 assunse i
poteri Raúl Alfonsín; quest'ultimo lo fece salire a 56.000 milioni, quando
diede il potere a Carlos Menem, nel 1989. Nel terminare il mandato di
questo, nel 1999, il "rosso" era di 122.000 milioni di dollari.

2) SI PAGA CON LA FAME DEL POPOLO.
 
	L'attuale presidente Fernando de la Rúa continua la politica di resa e
dipendenza dal menemismo ed anche di aumento del debito estero. Per questo,
se il popolo non lo sconfigge prima, il governo della Alleanza eleverà
questo conto deficitario fino all'ennesima potenza. Da poco il presidente,
il 13 giugno scorso, ha assicurato alle banche di New York che "garantirà
il pagamento del debito estero". Precisamente a ciò mira il suo piano di
riaggiustamenti, iniziato il 29 maggio scorso, che abbassa i salari del
settore pubblico, impone la fusione di varie imprese statali licenziando
impiegati, riduce ancora una volta la spesa pubblica, ecc... Queste
disposizioni vogliono risparmiare risorse per affrontare il pagamento degli
interessi sul debito estero.
	Da parte sua il ministro dell'Economia José Luis Machinea ha dichiarato a
Washington, il 14 giugno: "io non so cosa sia riprogrammare il debito
estero, non so cosa sia flessibilizzare il debito estero". Con questo,
voleva coincidere in quanto sostenuto dalle banche creditrici che
l'Argentina deve sottrarsi ai programmi di riduzione o condono del suo
debito. Machinea coincideva anche con l'ex presidente Menem che ebbe la
sfacciataggine di scrivere che "il paese ha un debito ragionevole" (Clarín,
20/5/2000). In una colonna di questo giornale, l'ex presidente ha
assicurato che l'Argentina ha condotto "una importante crescita, grazie ad
una notevole dinamica di investimenti; in questo contesto di crescita,
l'indebitamento non solamente è naturale ma può anche essere salutare".
Da che il Club di Parigi ha approvato, nel 1988, i "termini di Toronto" per
queste riduzioni del debito, i paesi imperialisti fanno molta pubblicità
all'iniziativa, ma senza renderla di fatto concreta. Inoltre il piano è
sempre stato riferito solo ai paesi più poveri ed ha avuto anche il
beneplacito del Vaticano e del suo annunciato Giubileo 2000. Tuttavia, fino
ad ora l'annunciata riduzione solamente ha beneficiato quattro paesi
(Uganda, Bolivia, Guyana e Mozambico) per una somma insignificante, visto
l'indebitamento globale del mondo oppresso.

Secondo l'ex governo menemista l'Argentina è parte del primo mondo, secondo
l'attuale è parte del secondo mondo perché le mancherebbero "poche cose per
arrivare al primo", come ha dichiarato Adalberto Rodríguez Giavarini. Per
conseguenza, entrambe le amministrazioni, la scorsa e l'attuale, si
riempiono d'orgoglio per pagare il debito estero con la fame del popolo e
per differenziarsi dalle nazioni più povere del terzo mondo. In questo caso
agiscono con la stessa logica arrendevole dell'ex presidente Nicolás
Avellaneda, che rifacendosi al passato, ha assicurato ai creditori che
l'Argentina avrebbe onorato gli impegni esteri "passando sopra la fame e la
sete degli argentini".
Si è tagliato corto. Da che scoppiò la crisi del debito estero, nel 1982,
quando il Messico entrò nella cessazione virtuale dei pagamenti, i
governanti oligarchici di tutti i paesi dipendenti dall'imperialismo stanno
pagando il debito estero con la fame e la sete dei loro popoli, però anche
con la salute, con il lavoro, con le imprese pubbliche, con le abitazioni,
la previdenza sociale, le risorse naturali, ecc... Ma tuttavia, ogni anno
devono sempre di più.

Nel nostro paese muoiono 55 bambini al giorno, circa 20.000 l'anno, di
malattie curabili e prevenibili, legate alla povertà, cosa che è anche
collegata, in ultima analisi, al debito estero. Il problema è che il Fondo
Monetario Internazionale e la Banca Mondiale - con il beneplacito dei loro
soci locali - sempre raccomandano piani di riaggiustamento della spesa
pubblica che, tra le altre cose, comportano tagli alla salute pubblica, lo
smantellamento degli ospedali, tagli ai finanziamenti per la sanità, ai
salari dei medici, ecc...
Il tasso di disoccupazione, che storicamente è stato sempre del 6% nel
nostro paese, si è triplicato nel periodo menemista, arrivando al 18,3%,
nel 1995. Attualmente si mantiene alto, il 14,7% secondo le statistiche
dell'INDEC (Istituto Nazionale di Statistica e Censo), realizzate nel
maggio del 2000. Questo significa che più di 4 milioni di argentini sono
disoccupati e sottimpiegati a causa delle politiche d'urto proprie del
capitalismo dipendente, dei governi di turno e delle organizzazioni
finanziarie internazionali. 
L'ultimo piano di riaggiustamento annunciato dal governo nazionale ha
deciso di tagliare del 12% i salari degli impiegati pubblici che guadagnano
più di mille pesos mensili e, attraverso la soppressione di enti pubblici,
il licenziamento di altri 16.000 impiegati. Bisogna tener conto che l'INDEC
ha fissato a 1.200 pesos il costo del paniere familiare di cui ha necessità
una famiglia tipo per vivere. Ma il governo taglia i salari di 1.000 pesos,
continuando la via del riaggiustamento fiscale accordata con il FMI!

3) LA SVENDITA TOTALE DELLE PRIVATIZZAZIONI

Come parte del pagamento del debito estero, si sono privatizzate le imprese
statali e i loro nuovi padroni - in generale le corporazioni multinazionali
- hanno portato fuori dal paese miliardi di dollari, cosa che ha
determinato un altro versante fondamentale della spogliazione imperialista. 
Tra il 1991 ed il 1997 sono usciti dal paese capitali per 37.900 milioni di
dollari di superguadagni per le imprese privatizzate, dichiarandosi la
remissione degli utili per 5.500 milioni di dollari tra il 1993 ed il 1997,
secondo l'economista Eduardo Basualdo (Sulla natura del debito estero,
Università di Quilmes, aprile del 2000, pagg. 11/12 ).  
Come se questo fosse poco, bisogna aggiungere il prosciugamento di immense
risorse, attraverso i crediti nazionali che vengono ceduti a questi
monopoli, insieme al controllo che hanno raggiunto del sistema bancario
argentino, nella misura dell'espansione del segmento straniero delle banche
(Citibank, Boston, HSBC-Roberts, Bilbao Viscaya Argentaria-Francés,
BSCH-Río, Deutsche, Credit Agricole-Bisel, ABN AMRO, ecc..). 
Il caso argentino deve essere uno dei più rappresentativi a livello
mondiale nell'ambito dei danni che causa il debito estero ai paesi
dipendenti, a causa dell'orientamente pro-imperialista dei suoi governanti. 
L'Argentina doveva approssimativamente 60.000 milioni di dollari nel 1990;
ha pagato quindi gli interessi sul debito (attualmente circa 10.000 milioni
di dollari l'anno) ed inoltre ha svenduto il petrolio, il gas, l'energia,
la siderurgia, l'acqua potabile, le banche, la previdenza sociale, le
poste, le telecomunicazioni, i canali televisivi, la compagnia aerea
nazionale, i porti, la flotta mercantile, il pedaggio sulle strade
nazionali, ecc... E tuttavia, invece di ridursi, il suo debito è
raddoppiato: 122.000 milioni di dollari. 

Questo non è tutto: nella misura in cui sono avanzate le privatizzazioni e
la generalizzazione del riaggiustamento nel governo federale ed in quelli
provinciali, il numero dei disoccupati e sottoccupati si è triplicato,
arrivando ad oggi al 30% della forza lavoro. La povertà, secondo la
statistica della Banca Mondiale, è arrivata a raggiungere il 37% della
popolazione totale, raggiungendo più di 12 milioni di persone (un terzo
delle quali sono direttamente indigenti).
E pensare che negli anni 80 i partiti di destra volevano contrarrestare la
nostra proposta di non pagare il debito estero, schermendo come argomento
che in tal caso i creditori si sarebbero impadroniti degli aerei delle
Linee Aeree Argentine! Alla fine è risultato che abbiamo pagato molto di
più di ciò che dovevamo, più del doppio, e per giunta si è alienata anche
la compagnia aerea, a beneficio di Iberia e delle banche statunitensi. In
questo momento gli investitori spagnoli hanno presentato un piano di
"risanamento" delle Linee Aeree Argentine, secondo il quale licenzieranno
1.500 dei 5.700 impiegati e ridurranno del 20% i salari di tutto il
personale. 

4) GLI AGENTI DELLA BANCA CREDITRICE.

La politica di svendita da parte delle autorità di governo dell'Argentina è
totale. Un piccolo esempio si pone come manifesto: il negoziatore del
debito estero argentino è stato Daniel Marx durante il governo di Raúl
Alfonsín, ha continuato ad esserlo con Carlos Menem e lo è adesso con il
governo di Fernando de la Rúa. 
Il "dettaglio" è che Daniel Marx tra il 1994 ed il 1999 ha lasciato la sua
carica pubblica per assumere incarico presso la Merchant Bankers Associated
(MBA), la banca di investimenti di Nicholas Brady, l'ex segretario del
Tesoro degli Stati Uniti. Suppostamente Marx, il rappresentante
dell'Argentina, doveva discutere e "mostrare i denti" nella negoziazione
del cosiddetto "Piano Brady", mentre in realtà si trovò così bene con
quest'ultimo, proprietario del banco creditore, da passare ad essere un suo
impiegato presso il MBA.
Durante la gestione di Menem, ci fu una tale subordinazione alla Casa
Bianca che il primo ministro di allora, Guido Di Tella, qualificò come
"carnale" il vincolo con la superpotenza. Attualmente, poi, l'incaricato
del commercio per l'ambasciata nordamericana in Buenos Aires, Manuel Rocha,
ha dichiarato in una recente intervista a Washington, che "De la Rúa e
Clinton si sono innamorati".
I governi argentini sono stati tanto pro-imperialisti da condecorare con
l'Ordine di Maggio, la massima distinzione ufficiale concessa a quegli
"amici stranieri che abbiano prestato servizi straordinari al paese", gli
impresari bancari Jacques de Larosiere e Michel Camdessus (due ex titolari
del Fondo Monetario Internazionale), Nicholas Brady e William Rhodes
(vicepresidente della Citibank).
E' certo che la capitolazione di questi governi non si è limitata alla
questione economica ma si è protratta al terreno politico. Menem ha inviato
due fregate a partecipare al fianco dei nordamericani nella Guerra del
Golfo del 1991 e contingenti in Bosnia, Croazia e Kosovo, sempre in
appoggio agli aggressori del Pentagono e della NATO. L'attuale presidente
De la Rúa ha ratificato la permanenza di questi effettivi negli
incorrettamente definiti "operativi di pace", condotti dall'imperialismo
yankee, a volte sotto l'egida dell'ONU.
Gli agenti locali del capitale finanziario internazionale ci dicevano negli
anni 80 che bisognava pagare il debito perché i titoli erano in mano a
banche molto potenti come Citibank, Chase Manhattan, Manufacturers Hannover
e Bank of America. Oggi ci vogliono convincere che bisogna continuare a
pagare perché queste banche si sono liberate dei titoli, che sono stati
disseminati nei mercati secondari dei valori a livello mondiale, atomizzati
tra centinaia di investitori. 
Per la banda pro-imperialista ogni argomento è buono per fare pressione sul
pagamento puntuale degli interessi del debito estero argentino. Per questo
è importante agitare tra le masse popolari le ragioni contrarie, in favore
del non pagamento di questo debito fraudolento. Non ci importa se le carte
del debito le hanno le banche di New York o i fondi pensione degli Stati
Uniti. Questo è un loro problema. Il nostro è che non accettiamo più il
salasso di risorse verso l'estero mentre si riduce l'impiego e si
peggiorano i servizi alla salute e dell'educazione pubblica.

5) IL DEBITO ESTERO, UNA TRUFFA MONDIALE.

L'indebitamento non è solamente una questione argentina o latinoamericana,
coinvolgendo tutti i paesi del mondo, oppressi dal grande capitale. Nel
caso del Brasile, per esempio, il suo debito estero è aumentato a marzo
scorso di 1.400 milioni di dollari, arrivando, quindi, a 241.600 milioni di
dollari. Con molto cinismo e rassegnazione, il presidente Fernando H.
Cardoso ha manifestato nel proprio discorso alla Riunione Economica del
Mercosur, realizzatasi a Río de Janeiro dal 7 al 9 maggio di quest'anno,
che "nel modo con cui il Fondo Monetario Internazionale calcola il piano
dei pagamenti dei servizi e delle ammortizzazioni del debito estero, al
governo brasiliano non rimangono risorse per nessun'altra cosa". Se lo dice
questo avvantaggiato alunno del "nuovo ordine mondiale"...
Nella Riunione del "Gruppo dei 77" che vede la partecipazione di 133 paesi,
realizzatasi a La Habana ad aprile, la delegazione cubana ha presentato un
documento sul tema dell'indebitamento. In questo si dimostrava che il
debito estero dei cosiddetti paesi sottosviluppati era passato da 609.000
milioni di dollari nel 1980, a 2,4 miliardi di dollari nel 1998, citando
come fonte il Global Development Finance, della Banca Mondiale (1999).
Questo documento preconizzava la creazione di un Gruppo di Paesi Debitori,
una idea corretta ma non percorribile dati i governi che li dirigono. Nè De
la Rúa nè Cardoso e nemmeno i rimanenti governanti dei paesi soci ed
aderenti al Mercosur (Paraguay, Uruguay, Cile e Bolivia) accettano questa
opportunità per rinegoziare i termini del debito. Tutti questi, con diverse
sfumature, sono prostrati ai piedi del Fondo Monetario Internazionale ed al
suo nuovo titolare, il tedesco Horst Kohler. 
La riunione del "G77" ha quindi proposto correttamente "l'annullamento
dotale del debito ufficiale bilaterale e multilaterale di tutti i paesi
sottosviluppati". In cambio si è limitata a chiedere una serie di riduzioni
parziali del debito privato, a seconda del PIL pro capite dei paesi
debitori: abbassamento totale per quelli inferiori ai 2.000 dollari, del
50% per quelli superiori ai 2.000 dollari ed inferiori ai 6.000 e senza
riduzione per quelli che, come l'Argentina, superano questo tetto. 
Nonostante questo ultimo punto di vista - conciliatore con il capitale
finanziario internazionale - l'iniziativa non è stata accettata dalla
maggioranza dei membri dei G77, inclini alla collaborazione "nord-sud" che
nei fatti significa però più dominio da parte del nord imperialista.

6) PER UN FRONTE ANTIMPERIALISTA.

Bisogna iniziare ad unire chi è disposto a lottare contro l'imperialismo,
creando una colonna vertebrale ed allo stesso tempo una conduzione politica
che diriga questa battaglia. Si sente la mancanza di un fronte
antimperialista mondiale di tutti i lavoratori, dei contadini impoveriti,
dei popoli, delle organizzazioni politiche e rivoluzionarie, dei movimenti
di liberazione nazionale e sociale, dei sindacati combattivi e di quei
governi terzomondisti che abbiano la volontà di affrontare le banche
usurarie e le potenze come gli Stati Uniti ed i loro soci della NATO che
negli ultimi anni hanno bombardato Panama, la Libia, il Libano, l'Iraq e la
Jugoslavia. 
Questo fronte antimperialista deve anche essere integrato dai paesi
socialisti che sono sopravvissuti alla restaurazione capitalista nell'Est,
così Cuba, la Repubblica Democratica Popolare della Corea ed il Vietnam.
Un fronte di questo tipo potrà unire altri settori esitanti e opportunisti
che oggi appoggiano l'iniziativa del Gruppo dei Paesi Debitori nella vana
illusione di "salvarsi" grazie alla magnanimità dell'imperialismo.
Il Fronte Antimperialista Mondiale, così come dice il nome, si oppone a
tutte le potenze imperialiste, includendo i governi membri della Unione
Europea ed il Giappone. Senza pregiudizio su ciò, crediamo che il colpo
centrale debba assestarsi contro gli Stati Uniti, unica superpotenza e
quindi nemico numero uno dei popoli del mondo.
La base programmatica di questo fronte deve essere il non pagamento del
debito estero, la rottura con il Fondo Monetario Internazionale - Banca
Mondiale e la rinazionalizzazione delle imprese pubbliche privatizzate,
così come le rivendicazioni salariali, il pieno impiego, maggiori
finanziamenti nell'ambito della salute e dell'educazione, terra e crediti
per i piccoli e medi contadini, la confiscazione dei monopoli stranieri e
nazionali, ecc...; in sintesi, il rifiuto delle ricette di riaggiustamento,
di fame e sconfitta, promosse da questi organismi finanziari e dai governi
loro obbedienti.
Nella lotta contro i monopoli a livello mondiale ed in particolare nella
campagna per il non pagamento del debito estero, non c'è posto per opinioni
disfattiste. Non c'è riflusso delle lotte popolari ma, al contrario, ci
sono azioni politiche, rivendicative ed anche rivoluzionarie che stanno
colpendo duramente l'imperialismo ed i loro governi amici. Il 31 maggio c'è
stata una iniziativa convocata dai sindacati argentini per ripudiare
l'arrivo nel paese degli inviati del Fondo Monetario, Teresa Ter Minassian
e Thomas Raichman. In Plaza de Mayo si sono riunite più di 70.000 persone
dimostrando che "la questione antimperialista interessa in modo cosciente
ampi settori della popolazione. Non è solamente l'avanguardia che ha chiaro
il ruolo del FMI nel riaggiustamento, nella disoccupazione e nella miseria.
Sono milioni gli argentini che sono arrivati a questa conclusione, dopo che
l'orrore della dipendenza li ha lasciati senza lavoro, ha abbassato loro lo
stipendio o ha spinto le loro famiglie tra le braccia della fame,
dell'analfabetismo e delle malattie ("Liberación" nº 155, giugno 2000).
In America Latina e nei Caraibi sono notevoli le occupazioni delle terre
organizzate dai Sem Terra del Brasile, le offensive guerrigliere delle
FARC-EP e del ELN in Colombia, i blocchi stradali e le sollevazioni sociali
dei contadini e degli indigeni di Ecuador e Bolivia, le mobilitazioni
popolari contro le frodi in Perù, la continuità della guerriglia zapatista
e del EPR e gli scioperi universitari in Messico, gli scioperi e le marcie
dei contadini del Paraguay, gli scioperi generali in Uruguay, le lotte dei
mapuches in Cile, i blocchi stradali, gli scioperi e le mobilitazioni
violente in Argentina, la resistenza contro i marines nordamericani a
Vieques-Puerto Rico, ecc ... 
Tutte queste azioni, insieme alla continuità di Cuba socialista, sono
manifestazioni del fatto che la lotta di classe nella regione stà entrando
in una nuova fase. 
In questo quadro, la proposta del Fronte Antimperialista (da non
confondersi con qualche proposta elettoralista) aiuterebbe a politicizzare
ed elevare tutto il torrente popolare. Le lotte di massa latinoamericane
sono parte di quelle lotte condotte dai lavoratori, dai disoccupati, dai
piccoli e medi contadini, dai giovani, dagli intellettuali, dalle minoranze
etniche ed ecologiste sincere di Asia ed Africa, forze che si sono espresse
anche recentemente nelle proteste di Seattle, Davos, Londra ed in altri
centri del potere mondiale. 

Argentina, 29 giugno 2000

   SERGIO ORTIZ
Segretario Generale del "Partido de la Liberación" (PL) dell'Argentina
Indirizzo Postale: Belgrano 1024 (CP 5000) Córdoba, Argentina.
Tel/fax 0054-351-4641899
E-mail: pl_tupac@hotmail.com oppure sergiortiz@ciudad.com.ar
Pagina Web in Internet: http://www.pl.org.ar 

    BREVE PRESENTAZIONE DEL PARTITO DELLA LIBERAZIONE (PL) DELL'ARGENTINA

	Il Partio della Liberazione (PL) ideologicamente è marxista-leninista,
difende quindi gli interessi immediati e storici della classe operaia
argentina e del proletariato internazionale, lotta in Argentina per la
liberazione nazionale e sociale e per l'avanzamento ininterrotto verso il
socialismo. Il PL crede che l'unica via rivoluzionaria sia la presa del
potere, pratica l'internazionalismo proletario e mantiene relazioni con
organizzazioni comuniste e rivoluzionarie del mondo sulla base
dell'uguaglianza e del mutuo rispetto.
	Il PL non è ancora lo Stato Maggiore reale della classe operaia argentina.
Per storia, linea politica ed esperienze pratiche, così come per il
coraggio dei suoi militanti e dei suoi quadri, è però la migliore speranza
per forgiare questa direzione. In questo momento il suo intervento è
crescente negli scioperi e nei blocchi stradali dove sono protagonisti i
lavoratori ed i disoccupati, con la parola d'ordine dello Sciopero Attivo
di 36 ore, con abbandono del posto di lavoro e mobilitazione. Inoltre con
le seguenti parole d'ordine: <<che la crisi la paghino i monopoli e le
banche>> o <<per le sommosse popolari, la ribellione popolare e
l'"Argentinazo">> [ndr: il paragone è riferito a ciò che si definì fin
dagli anni 70 con il termine "Cordobazo", sollevazioni di massa da parte
delle popolazioni delle città, e succesivamente con quella manifestazione
che fu definita "Santiagazo", la famosa insurrezione popolare realizzatasi
nella provincia di Santiago del Estero, alla fine del 1993, quando
centinaia di impiegati pubblici che da mesi non ricevevano gli stipendi,
disoccupati e altri lavoratori in agitazione si mobilitarono nel centro
della città, nel nord-ovest del paese, e scagliarono pietre contro le
abitazioni dei politici, delle autorità ecc... Il "santiagazo" fu la prima
grande reazione popolare di confrontazione con il sistema di esclusione in
Argentina dopo la dittatura ] .
	Questa politica e la nostra pratica si differenziano da quella della
sinistra riformista ed elettoralista, appiattita sulla pressione verso un
parlamento totalmente discreditato di fronte al popolo, per essere parte
del modello neoliberista di riaggiustamento, disoccupazione, corruzione e
repressione.
	Della nostra lontana storia maoista - siamo nati nell'aprile del 1965 con
il nome di "Vanguardia Comunista" - abbiamo riscattato vari elementi
strategici, la consapevolezza che la rivoluzione nel nostro paese a
capitalismo dipendente, passa dalla tappa antimperialista, democratica e
popolare che, diretta dalla classe operaia, aprirà il passo al socialismo.
O ancora, che gli strumenti di disputa del potere sono il partito di
avanguardia, il fronte di liberazione e l'esercito del popolo, che
dovrebbero essere costruiti e affilati secondo le considerazioni politiche
concrete di ogni tappa.
	Nella costruzione del fronte di liberazione crediamo che bisogna iniziare
unendo i rivoluzionari. Solamente su questa base si potrà avanzare verso un
fronte più ampio che non perda il suo orientamento di classe. L'esperienza
ha dimostrato che il percorso diverso, del riformismo, finisce per
contribuire a fronti diretti dalla borghesia nazionale e appiattiti sulla
questione elettorale.
	Non siamo antielettoralisti di principio. Però da almeno 5 anni vediamo un
crescente rifiuto del popolo lavoratore verso le elezioni del sistema, che
sorgono per opera dei governi di diverse tonalità, però sempre promotori
del riaggiustamento coordinato con il Fondo Monetario e la Banca Mondiale.
Per questo in tutte le ultime elezioni abbiamo votato scheda bianca. Tra il
voto in bianco, i voti nulli e le astensioni, si è arrivati
approssimativamente al 30% dell'elettorato.
	Caratterizziamo la situazione come prerevoluzionaria, dal momento che
"quelli di sotto" non vogliono continuare a vivere come prima e "quelli di
sopra" non possono continuare a governare come hanno fatto finora, secondo
quanto interpretava Lenin, e dove crescono il numero e la qualità dei
conflitti operai. In questo quadro bisogna arrivare ad una mobilitazione
rivoluzionaria di massa, come furono negli anni 70 i Cordobazos -
preinsurrezioni delle grandi città - per aprire una situazione
rivoluzionaria. Se la lotta di massa continuerà ad avere la grande
importanza propria della grande tradizione e peso nelle lotte operaie in
Argentina, ci sarà anche spazio per l'insorgenza.
	Il PL è legale però non mira alle elezioni ma alla lotta per il potere
politico, ragione per la quale è stato molto perseguitato dalla dittatura
passata ed anche durante il periodo democratico borghese 1983-2000. Lo
stesso giorno del colpo di Stato del 1976 venne dichiarato illegale e la
maggioranza dei suoi dirigenti storici ed i membri del Comitato Centrale
vennero fatti scomparire dalle Forze Armate, così Roberto Cristina, allora
segretario generale. Durante la "democrazia" siamo stati arrestati e
processati da parte della giustizia penale in varie opportunità, accusati
di "associazione illecita", "imposizione delle idee attraverso la forza",
"destabilizzazione della democrazia", ecc...
	Ad ogni modo la repressione non ha fatto breccia nel Partito, che continua
a combinare la legalità con la semilegalità, utilizzando tanto la stampa
mensile (LIBERACION), la rivista teorica (CUADERNOS REVOLUCIONARIOS) ed i
volantini davanti agli ingressi delle fabbriche, così come mezzi più
moderni, come Internet.
	L'VIII Congresso Nazionale del PL si è realizzato alla fine del 1998,
approvando i documenti politici fondamentali, eleggendo il Comitato
Centrale ed il Segretario Generale, Sergio Ortiz. A livello sindacale i
suoi militanti lavorano all'interno della Tendenza Classista "29 de Mayo",
mentre a livello universitario in TUPAC, Tendenza Universitaria Popolare
Antimperialista e Combattiva.

A cura del Segretariato Nazionale del Comitato Centrale 
del Partito della Liberazione (PL) dell'Argentina

 APPELLI PER IL CAMPO ANTIMPERIALISTA
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     ASSISI 30 LUGLIO 6 AGOSTO


ATRE IMPORTANTI ADESIONI

Comunichiamo ai compagni e gli amici interessati che alle adesioni già note
si sono aggiunte le seguenti:

 - Turchia: Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo (D.H.K.C-P)
 - Mauritania: Forze Africane di Liberazione della Mauritania (A.L.F.M)
 - Argentina: Coordinamento Contro la Repressione Poliziesca e
Istituzionale (CORREPI)

* Siamo poi riusciti a risolvere, con l'aiuto di altri organismi, il
problema del rimborso del biglietto a Nicky Hager, neozelandese, il più
noto esperto internazionale del sistema Echelon. Nicky relazionerà dunque
sul tema: "Echelon: sorveglianza informatica e contromisure democratiche".

* Infine ha assicurato la sua presenza (come relatrice delle sessione
plenaria su "Seattle : valore e limiti della rivolta contro il WTO") Grazia
Francescato, portavoce nazionale dei Verdi. 

* Cogliamo l'occasione per segnalare un cambiamento nel programma del
Campo: La plenaria sulla Lotta di liberazione in Colombia ci sarà Venerdì 4
Agosto (non martedì 1 Agosto). 

APPELLO PER NUOVI INTERPRETI
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Ci rivogliamo a tutti coloro che parlano fluentemente qualche lingua (ma
debbono avere dimestichezza con linguaggio politico), che sono interessati
al Campo e disposti a far parte della squadra degli interpreti, a
contattarci. Per loro è previsto un sostanzioso sconto. Le traduzioni non
avvengono in simultanea ma con delle soste da parte dei relatori. Il nostro
punto debole è l'interpretariato dall'inglese all'italiano e viceversa.
Mentre sugli altri fronti (spagnolo, tedesco, arabo, serbocroato) non siamo
messi così male.

Dettagli tecnico-organizzativi
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La prenotazione è la sola garanzia per assicurarsi la possibilità di
partecipare. Se chi viene con la tenda può arrivare anche all'ultimo
momento, per coloro che hanno bisogno di posti letto in albergo o in
bungalow è tassativa la prenotazione entro il 20 luglio. I bambini fino ad
8 anni pagano la metà dell'importo.

Ricordiamo a tutti coloro che fossero interessati che il costo a persona
per una settimana intera in tenda (compresi due pasti giornalieri) è di L.
310.000, in Bungalow è di L. 400.000, in camera d'albergo è di L. 500.000
Si può venire in roulotte.

Ovviamente è possibile soggiornare anche per alcuni giorni, un paio o uno
solo.
Tuttavia è importante prenotare (versando il 30% della somma) per evitare
di non trovare posto. Ripetiamo: entro e non oltre il 20 luglio.

La prenotazione avviene versando sul C/C postale n.12134623, intestato al
centro Studi P. Tresso, c.p. 43 - 06034 Foligno (PG) specificando nella
causale le ragioni del versamento, il periodo di soggiorno e il tipo di
servizio che si chiede. 

(Per maggiore sicurezza inviare via fax allo 075.42686 copia della ricevuta
di versamento, onde evitare disguidi dovuti alla lentezza con cui le Poste
ci accreditano gli importi)

Per ulteriori informazioni telefonare all'ufficio del Campo: tel/fax:
075.42686 (martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 17 alle 19) o al
cellulare 0333.3543251.

Oppure riferirsi ai nostri indirizzi di posta elettronica: 
  Comitato Internazionalusta Arco Iris: ale.ramon@numerica.it
  Comitato Organizzativo del Campo: campo2000@infinito.it
____________________________________
*) Per chi non volesse continuare a ricevere nostre notizie, è
semplicemente necessario scrivere allo stesso indirizzo, specificando
"unsubscribe" nel titolo (subject) del messaggio e l'indirizzo che deve
essere eliminato dalla lista di distribuzione. 
____________________________________
Comitato Internazionalista Arco Iris
Via Don Minzoni 33
25082 Botticino Sera (BS)
E-mail: ale.ramon@numerica.it
Tel/Fax 030-2190006