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CILE: "delitti e castighi"
- To: (Recipient list suppressed)
- Subject: CILE: "delitti e castighi"
- From: "Comit. Int.sta Arco Iris" <ale.ramon@numerica.it>
- Date: Mon, 05 Jun 2000 21:56:19 +0200
Riceviamo e Diffondiamo, dedicando a Gabriella, questo scritto:
Negli ultimi giorni noi cileni siamo stati bombardati di immagini e
linguaggi di grande violenza, diffusi da diversi mezzi di comunicazione. Di
fronte ai nostri occhi è stato fatto sfilare un numeroso gruppo di
colpevoli, condannati all'ergastolo per aver abusato di alcuni bambini,
persone condotte in un carcere di massima sicurezza con le braccia e le
gambe incatenate.
Hugo Espinoza, il Direttore Nazionale della Gendarmeria, famoso per aver
ordinato la tortura dei prigionieri politici lo scorso anno, e José Antonio
Gómez, attuale ministro di Giustizia che ieri ha giustificato i
provvedimenti, hanno accompagnato queste immagini con i loro cori,
affermando che priveranno queste persone di ogni cosa - chiaramente, meno
della vita - fino a che non si studierà come modificare la legge sulla pena
di morte per una legge forte sull'ergastolo.
Il governo della Concertazione - che non ha avuto la volontà politica di
promuovere un vero processo per le decine di violatori dei diritti umani,
incluso Pinochet - non si è tirato indietro dalle minacce e dalla condanna
morale di questi prigionieri sociali.
Certamente "perché è più facile tagliare il filo dalla parte più sottile",
ci dice il prigioniero politico Carlos Silva - di professione architetto -
nella sua cruda analisi che, superando le pareti del Carcere di Massima
Sicurezza (dove permangono 33 prigionieri politici - molti dei quali
anch'essi condannati all'ergastolo -), cerca di far ascoltare una voce
dissidente, nel mezzo dell'isteria abilmente indotta dal potere.
Fraternamente
Organizzazione di Difesa Popolare
odep@reuna.cl
Delitti e Castighi
di Carlos Silva Duncan
Un clamore, a tratti di isteria collettiva, si impadronisce del paese. Mai
le inchieste avevano mostrato un appoggio tanto maggioritario alla
applicazione della pena di morte.
E' certo che non sembra possibile paragonare nessun crimine a quello della
violazione ed uccisione di bambini. Altrettanto certo è che per quanto
legittimo sia questo sentimento, ci siano in realtà troppe questioni che si
mescolano e si sviluppano negli interessi in gioco dei circoli del potere.
Il progetto del governo che cerca di sostituire la pena di morte con un
ergastolo effettivo, non solo affronta la grande opposizione politica e
sociale; ma anche detona tutta una complessità di problemi latenti nella
società cilena, che è necessario chiarire e denunciare.
Abbiamo visto, per esempio, come la televisione ci mostrava il recente
"procedimento" di trasferimento "dei prigionieri più pericolosi del paese"
al carcere di Colina II e ad altre carceri di massima sicurezza,
prigionieri a cui si applicherà un regime carcerario draconiano e abusivo.
Questo atto propagandistico, parte del menzionato progetto, ricorda le
immagini dei supplizi e delle pubbliche esecuzioni che si realizzavano
alcuni secoli fa'.
Per noi che conosciamo da dentro la realtà del carcere, questo non sembra
altro che un nuovo capitolo del doppio discorso e della doppia morale,
tipica delle istituzioni repressive e dello stato in generale.
Non giustifichiamo né difendiamo atti brutali come questo, che meritano
certamente la sanzione della società. Nemmeno si pretende anteporre i
diritti di coloro che hanno commesso le violazioni a quelli delle famglie,
vittime di questi loro atti.
Tuttavia, non possiamo rimanere ciechi davanti ad aspetti di fondo
esistenti su questo problema. Questi casi criminali sono stati e stanno
venendo capitalizzati politicamente dai settori dominanti, in funzione dei
propri interessi strategici.
Così, continuando ad enfatizzare il tema della delinquenza, oggi questa
appare come il problema principale per la società cilena.
Non si può negare né la sua esistenza né i gradi crescenti di violenza,
soprattutto giovanile. Questo non meriterebbe maggiori considerazioni, se
non fosse per la flagrante contraddizione in cui cadono coloro che sono
alla testa e creano l'opinione pubblica e promuovono un senso comune voluto
nella società.
Perché se dicono di combattere il reato e minacciano le pene dell'inferno,
allora non hanno agito né agiscono con la stessa logica di fronte a coloro
che, sotto la protezione del potere economico e politico, commettono atti
tanto gravi come quelli menzionati?
Perchè, in definitiva, "il delitto maggiore" è promuovere condizioni
sociali affinchè milioni di cileni si vedano spinti quotidianamente a
convertirsi in delinquenti.
Coloro che torturarono, assassinarono, violarono, fecero sparire e
terrorizzarono la popolazione, coloro che li coprirono e li appoggiarono, i
ciechi ed i sordi che "nulla sapevano", quelli che dovevano investigare e
fare giustizia ed invece avallarono l'impunità, quelli che dimenticarono i
propri dolori ed oggi godono del potere, quelli che senza rischiare la
propria pelle ammassarono immense ricchezze rubandosi le ricchezze del
paese, tutti coloro che avallarono ed avallano l'uso della violenza
repressiva dello Stato contro un settore determinato della società,
appaiono oggi come paladini in questa nuova "crociata" in difesa della
libertà e della pace sociale.
Per questo, fanno mille e più tentativi per trovare una formula più o meno
decente per appianare i problemi attuali delle violazioni dei diritti
umani, lasciando nell'impunità legalizzata i torturatori e gli assassini.
Da qui, qualcosa si vede in modo chiaro: ogni giorno lo Stato e la società
si vedono più inclini alla repressione, al controllo ed alla vigilanza
sociale.
La cosa più preoccupante è che settori tra i più colpiti da questo sistema
economico, fanno da eco alle esigenze di più castigo e più sicurezza, senza
capire che così si mettono essi stessi le catene.
Non è strana quindi la diminuzione del valore attribuito alla democrazia ed
a ciò che si sarebbe disposti a fare per difenderla.
Questo è il risultato del persistente "lavoro ideologico" che attraverso
dei propri abbondanti mezzi, hanno sviluppato i potenti di questo paese.
Se qualcosa abbiamo appreso è che ogni cosa che succede, per quanto isolata
o specifica appaia, sempre ha un contesto e un legame con questo e di
questo non è che un altro prodotto.
La delinquenza, così come altri problemi sociali, non esistirebbe a tale
livello e nella dimensione che oggi ha, se non fosse perché in questo paese
si è realizzato un violento processo di emarginazione ed impoverimento
sociale che ancora continua in modo meno brutale.
Questo ha generato l'ambiente favorevole al fenomeno che conosciamo: Perché
vengono a reclamare una mano più dura se loro stessi, giorno dopo giorno,
riproducono condizioni perché continui a crescere la delinquenza?
Alzano la voce chiedendo occhio per occhio contro gli stupratori e gli
assassini, però chi fa salire ogni notte uno o più bambini, che si
prostituiscono per fame e miseria, sui propri veicoli lussuosi? Perché
questi bambini cercano i loro "migliori clienti" nei quartieri altolocati?
Chi alza la propria voce denunciando e chiedendo castigo per i responsabili
di questo vero crimine sociale?
E' arciprovato storicamente che l'immensa maggioranza dei delinquenti
sorgono tra i poveri e gli emarginati. Argomento ovvio ed economico, dirà
più di uno di voi.
Però bisogna domandarsi: come pretendono porre fine alla delinquenza se,
mentre incarcerano e castigano a tanti, migliaia di bambini e di giovani
sono spinti verso uno stesso destino?
E' certo che non tutti i poveri cadono nella delinquenza. Però, perché non
succede la stessa cosa tra i ricchi? Forse perché, tra le altre cose,
questi si prendono la maggiore e la migliore ricchezza che produce tutta la
società.
Che mondo si stà offrendo ai giovani dei ceti popolari? Da una parte si
mostra loro un paradiso del consumo e, dall'altra, da prima che essi
nascano, già sono loro proibite tutte le possibilità reali di una vita
degna all'interno dei quadri stabiliti.
I delinquenti non sono estraterrestri arrivati da altre galassie per
invaderci. In realtà sono veri "scarti sociali" di un sistema che li
emargina e li condanna alla povertà, che nega loro ogni aspirazione a
crescere come esseri umani liberi e degni.
I potenti ed i loro politici non vogliono riconoscere che tutto ciò sia un
circolo vizioso che li aiuta a rafforzare i loro Stati di polizia ed a
sviare l'attenzione sociale da altri problemi molto più importanti.
E non lo vogliono riconoscere perché non sono disposti a ricercare le cause
di fondo che provocano tutto questo. Sanno che questo sistema è quello che
riproduce, giorno dopo giorno, la delinquenza, il fenomeno della droga, del
narcotraffico e della prostituzione.
Riempiono di sbarre le città, moltiplicano le caserme e la repressione,
chiudono le porte del lavoro e dell'educazione, confinano i poveri in veri
e propri ghetti che li violentano fino a quanto di più intimo abbiano nelle
loro vite, reprimono e tergiversano alle richieste popolari .... Difficile
è, quindi, non vedere questi discorsi come misure per un monumento
all'ipocresia ed alla doppia morale.
Questa "democrazia" cilena vuole apparire come moderna e di successo.
Tuttavia, non può nascondere i propri stracci. Il mondo è testimone dei
suoi limiti e delle sue contraddizioni, dei patti e delle negoziazioni per
fare passare l'impunità alla prova del candeggio.
Quale miglior capro espiatorio, quindi, che quelli che mai hanno atteso
nulla da questo sistema e "si sono sviati"?
I militari chiamano all'unità nazionale, la destra a difendere i diritti
della gente, il governo promette più opportunità ed attenzione per i più
poveri... Ma intanto, nei fatti, dimostrano il contrario.
Nell'attraversare le porte del carcere si formalizza l'ingresso ad un mondo
diverso ed opposto a quello ufficiale.
E' il mondo dove operano altre regole, altri codici ed altri sensi. E' il
mondo dove la droga si fa alimento e dove il narcotraffico ritrova la sua
res ideale; il mondo dove non ci sono sogni, non ci sono progetti e non ci
sono speranze; un mondo che esiste e cresce nella stessa misura in cui
cresce la ricchezza ed il potere di quelli che dominano il mondo ufficiale;
un mondo che cammina attraverso gli istituti minorili, i luoghi incolti e
le strade ripide, che esiste con "la realtà", ma che non appartiene a
questa...
Il problema della delinquenza così come le molteplicità di situazioni in
cui i poveri sono anche attori e vittime, richiedono una sfida morale per
la società.
Il ricorso facile è stigmatizzarli e castigarli. Però questo non solamente
non risolve il problema, ma anche rivela fino a che punto stà la morale -
o, meglio detto, l'immoralità - l'origine di questa incapacità di integrare
realmente la società in un piano di uguaglianza delle opportunità.
Se le leggi accettano nei fatti la discriminazione, il doppio standard e
quelli che devono fare il possibile perché ci sia giustizia preferiscono il
cammino facile, lasciare le cose come stanno e tagliare il filo dalla parte
più sottile, allora nessuna politica repressiva avrà legittimità ed ogni
forma di trasgressione troverà giustificazione, sebbene a volte acquisterà
il volto più brutale del reato, che tanto allarma la parte "decente" della
società.
Carlos Silva Duncan
Prigioniero Politico del Carcere di Massima Sicurezza
Santiago del Cile, giugno 2000
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