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CILE: I conti con la giustizia ...
- To: (Recipient list suppressed)
- Subject: CILE: I conti con la giustizia ...
- From: "Comit. Int.sta Arco Iris" <ale.ramon@numerica.it>
- Date: Sun, 04 Jun 2000 14:00:07 +0200
Riceviamo e Diffondiamo:
Anche il Cile vede un risveglio giovanile di fronte alla latitanza della
giustizia, di fronte ai conti che la storia reclama e che rimangono aperti.
Ecco una breve testimonianza, dove presente e passato si cercano e si
ritrovano nella sete di giustizia dei giovani cileni. Comitato
Internazionalista Arco Iris
2 Giugno 2000
"FUNA"* A KRASSNOFF MARTCHENKO
Il torturatore di Providencia
*[FUNA è un cilenismo e deriva da "funar", ovvero "rovinare la festa". Si
tratta di una invenzione dei giovani cileni che hanno fatto propria
l'esperienza dei giovani argentini di "HIJOS" che con i loro "scraches"
(proteste di strada) denunciano la presenza dei torturatori, perchè la
gente sappia dove vivono, dove si nascondono i boia ed i torturatori,
perchè il ripudio collettivo li faccia annegare nella vergogna...]
Cronaca della sesta FUNA
La sesta FUNA è stata una delle più grandi espressioni in termini di
partecipazione di massa, vedendo riuniti (secondo i mezzi di comunicazione)
più di mille giovani.
Questi, insieme ai sopravvisuti dei centri di tortura ed insieme ai
familiari delle vittime, si sono radunati davanti all'Hotel Militare, in
Providencia, quasi all'angolo con Manuel Montt, per denunciare il direttore
dell'impresa.
Nonostante una forte presenza delle forze di polizia, la festiva attività
si è sviluppata senza incidenti.
Dopo più di venti minuti di cori, canti e balli, dopo la lettura del
prontuario di Krassnoff e dopo alcuni graffiti sui muri, il corteo ha
iniziato ad avanzare verso il centro della capitale.
All'altezza del quartiere Salvador, i giovani si sono fermati e, dopo aver
raccontato delle altre azioni realizzate in Argentina, Uruguay, Brasile,
Paraguay, Bolivia, Spagna, Svezia, Svizzera, Francia ed Inghilterra per
ripudiare quello che è stata l'"Operazione Condor", hanno sciolto il
corteo, dandosi appuntamento alla prossima volta, dal momento che, fino a
che non si sarà giustizia, continuerà ad esistere FUNA, per denunciare i
torturatori e gli assassini che continuano a vivere nell'impunità.
Julio Oliva
FUNA A KRASSNOFF MARTCHENKO
Un torturatore in Providencia
Nell'ambito del FUNA internazionale contro il Piano Condor, i cileni hanno
scelto un famoso agente della DINA (ndr: Direccion Nacional de
Investigaciones, i servizi segreti cileni, voluti e creati da Pinochet) per
"funare" nel quartiere Providencia. Si tratta di Miguel Krassnoff
Martchenko, uno dei più ricordati repressori nella nitida memoria
collettiva dei sopravvissuti.
KRASSNOFF SECONDO GLADYS DIAZ
La giornalista ed ex prigioniera politica Gladys Díaz ricorda l'allora
tenente dell'Esercito, poi capitano Miguel Krassnoff Martchenko.
Era l'ufficiale del controspionaggio responsabile della Brigata Halcón a
Villa Grimaldi, incaricato della repressione contro il MIR (Movimiento de
la Izquierda Revolucionaria).
Si sentiva attratto dalla politica e voleva, insieme al suo "capo" Manuel
Contreras, consolidare una grande base sociale d'appoggio al "suo" generale
Pinochet.
Per questo compito si sentiva quasi predestinato ed in suo nome commise
tutti gli eccessi che migliaia di persone gli attribuiscono.
Non si fidava di nessuno, tanto tra le sue fila come dei prigionieri che,
dopo crudeli torture, offrivano lui l'informazione che chiedeva loro.
"Un traditore lo è sempre, dalla parte in cui stia", era solito dire.
Aveva fama di duro.
Oscar Angulo, ex detenuto politico che vive in Germania, ricorda il
capitano pallido e tremolante, portando lentamente la sua mano verso la
pistola, quando si incontrarono repentinamente a Villa Grimaldi.
Il prigioniero Angulo aveva nelle sue mani una mitraglietta AK, senza
pallottole, che un sottufficiale gli aveva passato per costruire una copia
di legno.
Racconta che in modo disperato gridò: "Sono disarmato".
Mai dimenticò dalla sua mente il volto alterato del "duro" capitano.
< Forse il mio colonnello scriverà un giorno le sue memorie >, ha detto al
quotidiano "La Nación" alcuni anni fa l'aiutante di Krassnoff, il capitano
Birardi.
Il "duro" di Villa Grimaldi è stato qualche tempo fa anche comandante del
Reggimento Tucapel, a Temuco.
Quando venne scritto questo articolo lui era il secondo uomo della sua
istituzione, presso la Quarta Divisione, con sede in Valdivia.
Krassnoff cerca sempre di passare inosservato e di riunirsi solo con
persone di fiducia.
Non tornerà a commettere l'errore di chiamare i giornalisti, come fece
alcuni anni fa a Temuco, con lo scopo di difendere uno dei suoi uomini che
aveva assassinato un autista di un camion, perchè questi gli ostacolava il
passaggio lungo la strada. Lì apprese che un cocktail alla stampa non è
sufficiente per cancellare il passato.
MIGUEL KRASSNOFF MARTCHENKO
"Capitano Miguel o Cavallo Pazzo"
Agente criminale dello Stato Maggiore della DINA
Nasce in Austria il 15 febbraio del 1946. Figlio di Dina Martchenko e Simón
Krassnoff, sposato con María de los Angeles Bassa, due figli.
Carta d'Identità 5.477.311-0.
Attualmente lavora come direttore del Hotel Militar, situato nella Avenida
Providencia al n° 1219, all'angolo con Manuel Montt.
Il suo numero di telefono è (0056-2)4607800 ed il suo numero di fax è
(0056-2)4607809.
L'11 settembre del 1973, in qualità di tenente, partecipa all'assalto ed
alla depredazione della casa presidenziale di Via Tomás Moro.
Tra gennaio e febbraio del 1974 frequenta il corso di controguerriglia
urbana presso la Scuola delle Americhe degli Stati Uniti, a Panama.
Al suo ritorno si integra come terzo uomo della Brigata di Controspionaggio
Metropolitano della DINA, sotto il comando di Marcelo Morén Brito.
Quindi diventa capo del centro di torture che funziona in via Londres 38,
fino all'agosto del 1974, passando a comandare il "Grupo Halcón" a Villa
Grimaldi e José Domingo Cañas, concentrandosi nella repressione contro il
MIR.
In questo periodo partecipa, tra molti altri crimini, agli assinii di
Miguel Enríquez, di Lumi Videla, del sacerdote Antonio Llidó, di Carmelo
Soria e di Alfonso Chanfreau.
Nel mezzo della Operazione Condor partecipa ai sequestri di Edgardo
Enríquez, arrestato in Argentina e trasferito a Villa Grimaldi, e di Jorge
Fuentes Alarcón, trasferito dal Paraguay e torturato fino alla morte presso
"La Torre" di Villa Grimaldi, dopo avergli iniettato il virus della rabbia
ed averlo mantenuto in una piccola gabbia di legno.
Partecipa poi alla redazione della lista dei 119 cileni che si pretese far
apparire come morti in scontri a fuoco in Argentina, in quella che è
conosciuta come l'Operazione Colombo, ed i cui corpi non sono ancora stati
trovati.
IL RACCONTO DI VICTOR TORO
"Io mi trovavo a Villa Grimaldi (...) ed insieme con altri prigionieri sono
stato testimone dei crimini selvaggi e brutali perpetrati dalla DINA:
l'eliminazione di una famiglia intera attraverso i metodi più barbari,
inumani ed il terrore insano, quando i torturatori nemmeno applicarono le
precauzioni più elementari per nascondere le loro identità.
Tra il 17 ed il 18 di novembre del 1975 i prigionieri Alberto Gallardo,
Roberto Gallardo Moreno, Catalina Gallardo e Mónica del Carmen Pacheco
arrivarono a Villa Grimaldi.
Le torture alle quali furono sottoposti erano condotte personalmente dal
colonnello MARCELO MOREN BRITO, con l'assistenza di MIGUEL KRASSNOFF
MARTCHENKO e FRANCISCO FERRER LIMA.
Tra pestaggi, urla, minacce e molta movimentazione, questi prigionieri
furono assassinati nella notte del 18 novembre.
Io vidi come appesero per i testicoli, ad un albero del cortile, Alfredo
Gallardo. Io ascoltai il suo ultimo gemito quando questo morì.
MARCELO MOREN personalmente applicò olio bollente e corrente elettrica ai
corpi nudi di Catalina Gallardo e Mónica del Carmen Pacheco, mentre queste
erano appese per i piedi.
Ad un certo punto, i torturatoeri prelevarono le apparecchiature elettriche
da Villa Grimaldi e, con cavi di alto voltaggio, diedero scosse elettriche
alle loro vittime. Così uccisero queste due donne.
Roberto Gallardo Moreno, che era stato sottoposto a torture dal giorno
prima, morì il 18 novembre nella "girglia elettrica" (ndr: parrilla).
Prima di essere uccisi i prigionieri rimasero con noi nell'ingresso di
Villa Grimaldi e fu così che conoscemmo i loro nomi."
Azione, Verità e Giustizia (H.I.J.O.S.-Chile)
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