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caso elian: l'ultima battaglia



Online
L'America litiga
su Internet
NEW YORK - .Rimandiamo a casa il bambino.. .Teniamolo negli Usa. Facciamo
qualunque cosa., .Ma quanto costa tutta questa storia a chi paga le tasse?..
L'America discute, prega, litiga e si arrabbia intorno al piccolo Elian.
Sommersi da ore e ore di diretta tv su tutti i canali, gli americani si siedono
davanti al Pc e riversano su Internet una valanga di passioni. Una marea di
commenti dalla quale sembra emergere una sempre maggiore simpatia per il padre
naturale di Elian e, di conseguenza, uno schieramento a favore del ritorno del
piccolo a Cuba.
Polemiche
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Un piano segreto per Elian la Casa Bianca prepara il blitz
Gli Usa decisi a rimandare il bambino a CubaIl padre rifiuta un'offerta
miliardaria degli esuli: .Mio figlio non ha prezzo.
dal nostro inviato
LITTLE HAVANA (Miami) (ar.zam.) - Il governo americano ha predisposto un piano
segreto per prelevare a casa degli zii il piccolo Elian e consegnarlo al padre
Juan Miguel Gonzalez. Nella speranza di minimizzare la resistenza dei militanti
cubani e i contraccolpi sull'opinione pubblica, l'azione sarebbe affidata a un
gruppo di agenti in borghese (e disarmati) del servizio di immigrazione, che,
senza dar troppo nell'occhio, accederebbero a casa di Lazaro Gonzalez da una
strada laterale. Ma prima di dare un ordine cosi' rischioso, il ministro della
Giustizia Janet Reno ha fatto un ultimo tentativo, ieri, per trovare una
soluzione pacifica e dipanare la matassa giuridica. A questo si aggiunge lo
sprezzante rifiuto del padre di Elian dell'offerta degli esuli di Little Havana
di 4 miliardi di lire, un lavoro e una casa per rimanere a Miami: .Mio figlio
Gia' complicata sotto il profilo politico e psicologico la vicenda di Elian e'
anche al centro di una dura battaglia tra avvocati e dirigenti del governo.
Giovedi' gli zii di Elian erano riusciti a ottenere da un giudice dalla corte
d'appello di Atlanta il divieto temporaneo del trasferimento piccolo a Cuba: una
decisione che deve essere ratificata o annullata dai tre magistrati della corte,
che potra' essere contestata presso la Corte suprema e che in ogni modo non
impedisce il ricongiungimento del piccolo con il padre. Un altro giudice
federale di Washington, Henry Kennedy, ha informato ieri le parti che non si
pronuncera' prima di mercoledi' sull'istanza di bloccare il ritorno all'Avana per
la presunta violazione di diritti umani da parte del regime di Castro.
e' chiaro che il governo americano non puo'; tollerare a lungo una situazione cosi'
confusa, che si presta a critiche non solo da parte dell'Avana ma anche
all'interno degli Usa, e che mette in dubbio la capacita' di far rispettare lo
stato di diritto.
Per sbloccare l'impasse nel modo piu' sereno possobile, la Reno ha dato ieri un
secondo ultimatum alla famiglia per la consegna de bambino, dopo che quello di
giovedi' alle 14 non era stato rispettato. Si e' poi rivolta alla corte d'appello
d'Atlanta, chiedendo di emettere una sentenza per imporre allo zio Lazaro di
ridare il bambino, e assicurando che non autorizzera' il ritorno a Cuba fino al
completamento dell'iter giudiziario. L'obiettivo del ministro e' chiaro: separare
le due questioni del ricongiumento con il padre e del rimpatrio, che le autorita'
federali considerano molto diverse, e che invece i familiari di Miami tendono a
unificare nella speranza di tenere il bambino. La legge parla chiaro: in un caso
come quello di Elian, che ha solo 6 anni, il padre ha diritto ad avere il figlio
e a fare ogni scelta per lui. E lo zio Lazaro, nonostante gli sforzi, non e' mai
riuscito a convincere alcun giudice di pronunciarsi in modo diverso.
A Washington, intanto, con l'aiuto di alcuni membri di congregazioni relgiose e
dell'avvocato Greg Craig, il padre di Elian ha continuato a far pressioni sul
governo per un'azione piu' energica. .Gli Usa non possono essere ostaggio di
alcuni facinorosi di Miami, che hanno violato un ordinde federale., ha detto
Craig.
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Rhum, insulti e preghiere la veglia di Little Havana
Tra i cubani di guardia alla casa di Miami dove Elian attende il suo destino
dal nostro inviato ARTURO ZAMPAGLIONE
LITTLE HAVANA (Miami) - Con le sigle di chiusura del telegiornale della notte si
spengono anche le luci di casa Gonzalez. Elian, piccolo simbolo della grande
discordia tra Stati Uniti e Cuba, tra esuli e castristi, dorme da tempo: .Gesu'
fammi stare in America., gli ha fatto dire la cugina Marisleyes prima del bacio
della buonanotte. Anche lo zio Lazaro, rimasto fino a tardi in cucina a
discutere con i capoccia della comunita' cubana, tra profumi di fagioli e banane
fritte, ha deciso di andare a letto.
Ma a destra della casetta bianca, dietro a reti di ferro e cordoni di polizia,
una banda di militanti rabbiosi promette di vigiliare fino all'alba. .Forse sara'
l'ultima notte di Elian a Miami, vogliamo essergli vicino., dice - anzi urla -
Alex, un ventiseienne tarchiato, che da giorni bivacca qui, all'angolo della
seconda strada e della ventitreesima Avenue, dimenticando di avere un figlio
.companero. Clinton., interviene Francisco, che invece del cognome ci da' il
numero di matricola del carcere dov'e' rimasto sette anni per droga: 32111.
Intorno, i bidoni della spazzatura sono pieni di bottiglie di birra. Tra le
signore che sfidano la noia e l'umidita' sembra riconoscere qualche eroina di
quando l'Avana era la capitale della lussuria caraibica. Non c'e' dubbio che sia
tutta gente umile, modesta, questa con cui trascorriamo la notte di fronte al
santuario di Elian.
Arrivati da Cuba da poco, molti hanno trovato lavori precari, malpagati. Altri
sono disoccupati. Del resto l'intero quartiere ha un aspetto molto povero, le
macchine sono sgangherate, i villini bianchi di legno e lamina, tutti a un
piano, con grandi scritte di sostegno a Elian, costano sui 100 milioni di lire:
una inezia rispetto ai prezzi immobiliari della Florida e ai camioncini con le
antenne satellitari, sistemati dai network in ogni angolo di Little Havana, in
ogni giardinetto e su ogni marciapiede.
Il contrasto tra l'approccio hi-tech dei media e la passione proletaria degli
esuli e' sconcertante. Se a destra del villino sono confinati i poveracci, di
fronte e' stato creato un immenso studio televisivo. I giornalisti arrivano da
ogni parte del mondo con computer portatili, telefoni satellitari, telecamere
potentissime in grado di sbirciare nella privacy, di trasformare quella dei
Gonzalez in una casa di vetro, di fare di Elian il protagonista di un nuovo
.Truman Show..
A Miami sono le due di notte, le otto di mattina ora italiana, quando un
mezzobusto della Fox News informa in diretta in telespettatori insonni che:
.Tutto lascia pensare che almeno fino a domani non ci sara' una prova di forza
degli agenti federali..
La notizia rimbalza, via etere, a pochi metri di distanza, facendo esultare la
folla di cubani, che, al di la' dei mugugni e degli insulti a Fidel Castro, non
perdono mai il buon umore. Qualcuno fa il segno della croce. .Hanno avuto paura
della nostra reazione., azzarda un amico di Alex, con la camicia sbottonata fino
all'ombelico e l'alito che puzza di rhum. Paura? E cosa avrebbe potuto fare
questa gente per impedire un'azione di forza degli agenti federali? Basta
trascorrere una notte nella zona, aggirarsi tra i posti di blocco, perlare con
gli officers, gli agenti delle chevrolet bianche, per rendersi conto di quanto
sia velleitario il sogno di qualsiasi resistenza. Dei due accessi possibili a
casa Gonzales, infatti, uno e' .a disposizione. dei cubani, che pero'; sono
incastrati in un cul de sac; l'altro e' presidiato dalla polizia che ha vietato
il traffico e che in ogni momento puo'; accedere alla casetta bianca senza
trovare intralci.
Anche la logistica, forse, ha avuto un ruolo nel calmare gli animi dei cubani di
Miami. Fino a due settimane fa assicuravano di essere .pronti a morire. pur di
impedire il ritorno di Elian all'Avana. Il sindaco della contea Alex Penales
aveva ammonito il governo federale dei rischi di una sommossa popolare. .Non ho
i mezzi per mantenere l'ordine pubblico., aveva spiegato il giovane politico. Ma
qualcosa e' cambiato nelle ultime settimane. I toni dei leader sono piu' sereni.
Sembrano rassegnati all'inevitabile, alla consegna del bambino dal padre Juan
Miguel. Lo stesso Penales assicura adesso che .la nostra comunita' e' sempre stata
rispettosa della legge, la violenza farebbe solo comodo a Fidel Castro..
Perche' questo mutamento di rotta? Che cosa e' successo? .Dopo il voltafaccia di
Al Gore - spiega un reporter del Miami Herald, il quotidiano locale - che si e'
schierato contro Bill Clinton e ha chiesto di far restare Elian, la vicenda ha
perso incisivita' nella lotta politica, con il rischio di un isolamento della
comunita' cubana.. La quale e' forte, compatta, con 800 mila persone su 2 milioni
di abitanti di Miami, ma non costituisce la maggioranza della popolazione
ispanica, che invece da' segni di impazienza.
All'alba comincia a esserci piu' movimento di fronte a casa Gonzalez, arrivano i
tecnici dei network per i collegamenti con i telegiornali del mattino, a
conferma che questa saga ha una precisa cadenza televisiva. Inizia anche a
piovere: prima qualche goccia, poi l'impietosa doccia tropicale. .Me ne vado.,
annuncia Alex. Dietro alla barricata restano in quattro gatti protetti dagli
ombrelli. .E come la mettiamo con le immagini in diretta della fiera protesta
dei cubani di Miami?., chiede il producer di una tv con un tono mezzo ironico e
mezzo preoccupato.
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FONTE: LA REPUBBLICA - SAB. 15/3/2000
http://www.repubblica.it
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PIER LUIGI GIACOMONI
rhenus@libero.it

Net-Tamer V 1.11.2 - In Prova

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