[Latina] MST e AGRIBUSINESS HANNO PRESENTATO LE LORO RICHIESTE AI CANDIDATI ALLA PRESIDENZA DEL BRASILE
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- From: Serena Romagnoli <md1042 at mclink.it>
- Date: Fri, 15 Aug 2014 21:28:34 +0200
AGOSTO 2014 - MOVIMENTO SENZA TERRA E GRANDI PROPRIETARI TERRIERI SI
RIVOLGONO AI CANDIDATI ALLA PRESIDENZA
A) COSA CHIEDONO I SENZA TERRA Le elezioni sono un momento di
discussione sui cambiamenti strutturali e la Riforma Agraria (João Paulo Rodrigues, della Direzione
Nazionale del MST) Questo è uno dei momenti più ricchi
della democrazia per discutere sui vari problemi esistenti in Brasile. E’ anche
un’opportunità per criticare e presentare proposte ai candidati su quel che noi
lavoratori e lavoratrici vogliamo per il Brasile. Oggi, abbiamo una popolazione di
circa 50 milioni di brasiliani che vivono nelle campagne e in piccole città
dell’interno il cui reddito deriva in gran parte dall’agricoltura familiare
contadina. Tuttavia, purtroppo, il trattamento
fornito dallo Stato e dai governanti è al di sotto di quel che servirebbe per
migliorare la vita dei contadini. Alla vigilia di questo momento
importante di democrazia, con le nostre bandiere che sventolano nelle lotte,
vogliamo fare un ampio dibattito con tutta la società sulla necessità della
Riforma Agraria, come misura per democratizzare l’accesso alla terra e allo
stesso tempo garantire che l’agricoltura brasiliana non sia solamente un
deposito di veleni o simbolo di
produzione di commodity per l’esportazione: senza persone, senza animali e
senza vegetazione, ossia un’agricoltura di sole macchine. Il nostro compito di movimenti popolari delle campagne è
condurre una buona battaglia in queste elezioni: discutere con la società e con
i candidati su quale è il progetto migliore per l’agricoltura brasiliana. Così, dibatteremo con i lavoratori
di campi e città rafforzando le candidature di deputati federali e statali,
governatori e senatori che siano impegnati con il nostro programma di Riforma
Agraria e con le rivendicazioni dei Senza Terra e dei contadini. Di fronte a questa situazione
elettorale, dobbiamo sostenere alcuni punti in queste elezioni e presentare le
nostre proposte a tutti i candidati e le candidate del campo popolare. 1-
Lotta per una Costituente esclusiva della riforma
politica. Non possiamo ammettere che il Congresso Nazionale abbia 176 deputati che
si presentano come rappresentanti dell’agribusiness. Dall’altra parte solo 7
deputati si dichiarano rappresentanti dei contadini senza-terra e solo l’8% dei
deputati sono donne. Questa realtà cambierà solo con una riforma del sistema
politica che non può essere fatta
da un Parlamento che si sostiene sul finanziamento privato delle campagne. La
società deve intervenire in questo processo attraverso la costruzione di una
Assemblea Costituente Esclusiva e Sovrana del Sistema politico. 2-
Democratizzare la terra per i senza terra. Non possiamo ammettere che le terre migliori per l’agricoltura siano a
servizio delle grandi transnazionali di canna da zucchero, eucalipto e soja, in
maggioranza sotto il controllo del capitale straniero. Sono in disputa 60
milioni di ettari di terre coltivabili in Brasile, che possono essere destinati
alla Riforma Agraria o essere acquistati da un momento all’altro da stranieri.
E’ importante che il governo federale organizzi un piano di esproprio dei
latifondi e garantisca terra per tutte le famiglie accampate, oltre alla
demarcazione delle terre indigene e alla garanzia del diritto dei quilombolas e
dei loro discendenti. 3-
Per un piano di produzione di alimenti sani. Il Brasile è il maggior consumatore di veleni agricoli nel mondo. I
piccoli agricoltori possono produrre alimenti di qualità senza veleni per
alimentare il mercato brasiliano, mantenendo la biodiversità e garantendo una
diversificazione di alimenti necessari per l’equilibrio alimentare. Di fronte a
questo, dobbiamo accrescere la capacità di acquisizion dei prodotti della
riforma agraria da parte della Compagnia Nazionale di Rifornimento (Conab) e
garantire che le prefetture comprino questi alimenti per i pasti scolastici.
L’Unione, gli stati e i comuni devono essere partner dei piccoli agricoltori,
attraverso un insieme di politiche pubbliche, agrindustriali, politiche di
credito, protezione dello sviluppo dei semi, assistenza tecnica e formazione
per contribuire all’organizzazione della produzione di alimenti. Così proponiamo
la creazione di un’impresa statale che si occupi di queste richieste. 4-
Educazione e Cultura nelle campagne, un buon posto in
cui vivere. Le aree rurali brasiliane non possono essere solo un luogo in cui si
produce. Non possiamo trattare le campagne come se fossero una grande fabbrica
di prodotti agricoli.
Abbiamo bisogno che le aree rurali siano un buon luogo per vivere e per
questo lo stato deve consolidare politiche pubbliche che garantiscano qualità
di vita nelle campagne. Prima di tutto, chiediamo che si fermi immediatamente il
processo di chiusura delle scuole nelle campagne. Negli ultimi 15 anni, più di
20.000 scuole sono state chiuse. Abbiamo bisogno di internet di qualità, di
centri culturali, di scuole infantili, di trasporto pubblico, di strutture per praticare
lo sport, oltre che della pubblicizzazione di pubblicazioni centrate sulla vita
del popolo nelle campagne. 5-
Costruire un progetto popolare per il Brasile. Nella nostra valutazione, la disputa elettorale fondamentale è tra
neosviluppismo e neoliberismo. Non ci sentiamo rappresentati da nessuno di
questi progetti, ma è importante sconfiggere il neoliberismo e tutta la destra
conservatrice che l’appoggia. Di fronte a questo, dobbiamo discutere e
costruire un’alleanza politica intorno a una piattaforma di riforme strutturali
che sia diretta e egemonizzata dal campo popolare, che permetterà di risolvere
i problemi sociali della classe lavoratrice e, allo stesso tempo, di accumulare
forze per profonde trasformazioni dello Stato brasiliano e di elevare il
livello di coscienza politica e culturale della classe lavoratrice. Crediamo che il momento sia
propizio per fare una buona discussione con tutte le forze popolari e di
sinistra, con i partiti che ancora credono nella Riforma Agraria come forma per
costruire una società più giusta e egualitaria. E, infine, indipendentemente da
chi vincerà le elezioni , dobbiamo prepararci perché il prossimo periodo sarà
pieno di grandi lotte.
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B) LE RICHIESTE dell’AGRIBUSINESS AI
CANDIDATI ALLA PRESIDENZA (da Carta Maior, sintesi) 1.
Più
“dinamismo” nella concessione del credito rurale:
Nell’ultimo anno del governo Cardoso i
crediti all’agribusiness sono stati R$ 15,7 miliardi. La presidente Dilma
Rousseff ha dato all’agribusiness quest’anno R$ 156 miliardi e ha promesso che
in caso di necessità darà altre risorse al settore. Ma i grandi proprietari
vogliono meno burocrazia per entrare in possesso del denaro 2.
Protezione delle rendite dei produttori.
I grandi proprietari vogliono che i
loro profitti siano protetti dalla volatilità dell’economia capitalista (che
loro stessi appoggiano). Rivendicano interventi statali per assicurarsi di non
essere danneggiati nel caso una crisi abbatta i prezzi di un qualche prodotto
nel mercato internazionale. 3.
Riformulazione
del Mercosul.
Per il settore, la partecipazione del
Brasile al Mercosul danneggia i negoziati bilaterali che possono aumentare i
profitti dell’agribusiness. Contrari alla politica che privilegia le relazioni
Sud-Sud per spezzare l’egemonia globale, quel che i produttori vogliono è
stringere grandi accordi con i paesi ricchi come gli USA e la UE. Vogliono che
il Brasile sia più autonomo dal Marcosul nei suoi negoziati commerciali. 4.
Riduzione del
“costo del lavoro”: I grandi
proprietari come gli industriali vogliono ridurre i diritti dei lavoratori per
ottenere maggiori profitti. Rivendicano, per esempio, la revisione delle norme
volute dal Ministero del Lavoro per le attività rurali. Tra queste le norme che
prevedono servizi sanitari e ambulatori per i lavoratori rurali, quelle che
proibiscono il trasporto dei lavoratori in piedi. E anche la norma che regola
il tempo e il livello di esposizione dei lavoratori al sole. 5.
Relativizzazione
del concetto di “lavoro schiavo”. Scontenti
della Legge nº 10.803/2003, che definisce la condizione di lavoro analogo a
quello schiavo, i grandi produttori sostengono che non si può definire con
chiarezza una situazione di analogia con la schiavitù. “C’è troppa soggettività
in questa definizione” – sostengono e respingono la compilazione di “liste
sporche” di imprenditori che praticano il lavoro schiavo. 6.
Fine delle
demarcazioni delle terre indigene e quilombolas. Queste terre
rappresentano oggi la frontiera agricola per la crescita
dell’agribusiness. Ostacoli a questa
espansione sono rappresentati dalla FUNAI che chiede la creazione di 128 nuove
aree indigene e da organizzazioni della società civile come il CIMI, che
rivendica la demarcazione di altre 339 aree. Rispetto alle aree quilombola, i grandi proprietari ritengono
negativa l’azione della Fundação
Palmares, che sta lavorando al riconoscimento di 220 aree di discendenti degli
schiavi. 7.
Criminalizzazione
dei movimenti sociali che lottano per la terra. I grandi
proprietari chiedono “punizioni esemplari dei responsabili di illeciti”, cioè
delle occupazioni di terre. Bisogna stabilire urgentemente – dicono – che
l’invasione è e sempre sarà un atto illegale. Le invasioni come meccanismo di
pressione per realizzare la riforma agraria devono essere considerate azioni
illegali e non rivendicative. 8.
Ambiente per
fare affari. Per quanto riguarda
l’ambiente, i grandi produttori vogliono l’immediata messa in pratica del nuovo
Codice Forestale. Ma anche una serie di misure aggiuntive che aiutino il
settore dell’agribusiness ad ottenere maggiori profitti. Margini più ampi per
l’emissione di CO2, la libera appropriazione di risorse genetiche e conoscenze
tradizionali da parte dell’agribusiness, la regolamentazione delle biomasse in
modo di non frenare l’attività produttiva e anche la privatizzazione delle
riserve d’acqua.
Traduzioni e sintesi di Serena Romagnoli |