Roma, due incontri con Macarena Gelman e Manuel Goncalves Granada, bambini argentini rubati dai militari durante la dittatura e ora ritrovati , e altre cose su questo tema
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- Date: Thu, 28 Feb 2013 17:04:38 +0100 (CET)
Venerdì 1 marzo 2013 – Ore 17.30
Sala conferenze Fondazione Basso
Via della Dogana Vecchi 5 - Roma
IDENTITÀ RITROVATE
INTRODUCE
Linda Bimbi
e
Cecilia Rinaldini
giornalista Radio RAI
INTERVISTA
Macarena Gelman
nipote ritrovata del poeta Juan Gelman
e
Manuel Gonçalves Granada
nipote ritrovato e dirigente delle
Abuelas de Plaza de Mayo
In collaborazione con la
Rete per l’Identità – Italia
www.reteidentita.it
e sabato 2 marzo CENA CON MANUEL E MACARENA:
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dal sito di ABUELAS DE PLAZA DE MAYO:
Storia delle Nonne - Abuelas de Plaza de Mayo
Il 24 marzo del 1976 le Forze Armate rovesciarono il governo costituzionale nella Repubblica Argentina attraverso un colpo di stato. Da quel momento il regime militare che si autodefinì "Processo di Riorganizzazione Nazionale" portò avanti una politica basata sul terrore. La sparizione, forma predominante attraverso la quale venne esercitata la repressione politica, colpì 30.000 persone di tutte le età e condizione sociale che furono sottomesse alla privazione della propria libertà e alla tortura, e tra loro centinaia di bambini sequestrati con i propri genitori o nati nei centri clandestini di detenzione dove vennero condotte le giovani in stato interessante.
La quantità di sequestri di bambini e giovani in stato interessante, il funzionamento di centri di maternità clandestini (Campo de Mayo, Escuela de Mecanica de la Armada, Pozo de Banfield, etc. Etc.), l'esistenza di liste di famiglie di militari in "attesa" di una nascita all'interno di questi centri clandestini e le dichiarazioni degli stessi militari dimostrano l'esistenza di un piano predeterminato, non solo fondato sul sequestro di adulti, ma anche sull'appropriazione indebita di bambini.
I bambini rubati come "bottino di guerra" furono registrati come figli legittimi dagli stessi membri delle forze repressive, abbandonati in qualche luogo, venduti o lasciati in istituti come creature senza nome N.N. In questo modo li fecero sparire annullandone l'identità, privandoli della possibilità di vivere con le famiglie e di tutti i loro diritti e della loro libertà.
L'Associazione Civile Nonne di Piazza di Maggio è una organizzazione non governativa che ha come obiettivo fondamentale quello di localizzare e restituire alle famiglie legittime tutti i bambini sequestrati e spariti a causa della repressione politica, creando le condizioni affinché non si ripeta mai più una così terribile violazione dei diritti dei bambini, esigendo allo stesso tempo una punizione per tutti i responsabili.
Niente e nessuno ci ha fermato nella ricerca dei figli dei nostri figli. Attività investigative si alternavano a visite quotidiane ai Tribunali dei Minori, Orfanotrofi, Casa Cunas e allo stesso tempo realizzavamo indagini specifiche sulle adozioni avvenute all'epoca.
Ricevevamo anche, e continuiamo a ricevere, le denunce che il popolo argentino ci invia, forma di collaborazione nell'attività di localizzazione dei piccoli.
Questo è il risultato dell'attività di sensibilizzazione e presa di coscienza della comunità.
Al fine di localizzare i bambini scomparsi le Nonne di Piazza di Maggio lavorano su quattro livelli: denunce e reclami alle autorità governative, nazionali ed internazionali, richieste giudiziarie, richieste di collaborazione dirette al popolo in generale ed indagini o ricerche personali. In questi anni di drammatica ricerca senza pause siamo riusciti a localizzare 80 bambini scomparsi.
Per il proprio lavoro l'Associazione si avvale di staff tecnici composti da professionisti in campo giuridico, medico, psicologico e genetico.
Ognuno dei bambini ha una causa aperta nella Giustizia alla quale si aggiungono le denunce che via via si ricevono con il passare del tempo e che conformano elementi probatori che determinano la loro vera identità e quella dei responsabili del loro sequestro o del loro possesso illecito.
Per assicurare in seguito la validità degli esami del sangue abbiamo implementato una Banca di Dati Genetici, creata con la Legge Nazionale N. 23.511, dove sono presenti le mappe genetiche di tutte le famiglie che hanno bambini scomparsi.
Lavoriamo per i nostri bambini e per i bambini delle generazioni che verranno per preservare la loro identità, le loro radici e la loro storia, pilastri fondamentali dell'intera identità collettiva.
www.abuelas.org.ar
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LETTERA APERTA DEL POETA JUAN GELMAN AL NIPOTE, SCRITTA QUANDO ANCORA MACARENA NON ERA STATA RITROVATA E GELMAN NON SAPEVA QUINDI CHI FOSSE SUO/A NIPOTE E SE LO/A AVREBBE MAI POTUTO/A CONOSCERE E ABBRACCIARE.
Entre de seis meses cumplirás 19 años. Habrás nacido algún día de octubre de 1976 en un campo padre de de concentración. Poco antes o poco después de tu nacimiento, el mismo mes y año, asesinaron a tu un tiro en la nuca disparado a menos de medio metro de distancia. El estaba inerme y lo asesinó un comando militar, tal vez el mismo que lo secuestró con tu madre el 24 de agosto en Buenos Aires y los llevó al campo de concentración Automotores Orletti que funcionaba en pleno Floresta y los militares habían bautizado “el Jardín”. Tu padre se llamaba Marcelo. Tu madre, Claudia. Los dos tenían 20 años y vos, siete meses en el vientre materno cuando eso ocurrió. A ella la trasladaron -y a vos con ella- cuando estuvo a punto de parir. Debe haber dado a luz solita, bajo la mirada de algún médico cómplice de la dictadura militar. Te sacaron entonces de su lado y fuiste a parar -así era casi siempre- a manos de una pareja estéril de marido militar o policía, o juez, o periodista amigo de policía o militar. Había entonces una lista de espera siniestra para cada campo de concentración: Los anotados esperaban quedarse con el hijo robado a las prisioneras que parían y, con alguna excepción, eran asesinadas inmediatamente después. Han pasado 12 años desde que los militares dejaron el gobierno y nada se sabe de tu madre. En cambio, en un tambor de grasa de 200 litros que los militares rellenaron con cemento y arena y arrojaron al Río San Fernando, se encontraron los restos de tu padre 13 años después. Está enterrado en La Tablada. Al menos hay con él esa certeza.
Me resulta muy extraño hablarte de mis hijos como tus padres que no fueron. No sé si sos varón o mujer. Sé que naciste. Me lo aseguró el padre Fiorello Cavalli, de la Secretaría de Estado del Vaticano, en febrero de 1978. Desde entonces me pregunto cuál ha sido tu destino. Me asaltan ideas contrarias. Por un lado, siempre me repugna la posibilidad de que llamaras “papá” a un militar o policía ladrón de vos, o a un amigo de los asesinos de tus padres. Por otro lado, siempre quise que, cualquiera hubiese sido el hogar al fuiste a parar, te criaran y educaran bien y te quisieran mucho. Sin embargo, nunca dejé de pensar que, aún así, algún agujero o falla tenía que haber en el amor que te tuvieran, no tanto porque tus padres de hoy no son los biológicos -como se dice-, sino por el hecho de que alguna conciencia tendrán ellos de tu historia y de como se apoderaron de tu historia y la falsificaron. Imagino que te han mentido mucho.
También pensé todos estos años en que hacer si te encontraba: si arrancarte del hogar que tenías o hablar con tus padres adoptivos para establecer un acuerdo que me permitiera verte y acompañarte, siempre sobre la base de que supieras vos quién eras y de dónde venías. El dilema se reiteraba cada vez -y fueron varias- que asomaba la posibilidad de que las Abuelas de Plaza de Mayo te hubieran encontrado. Se reiteraba de manera diferente, según tu edad en cada momento. Me preocupaba que fueras demasiado chico o chica -por ser suficientemente chico o chica- para entender lo que había pasado. Para entender lo que había pasado. Para entender por qué no eran tus padres los que creías tus padres y a lo mejor querías como a padres. Me preocupaba que padecieras así una doble herida, una suerte de hachazo en el tejido de tu subjetividad en formación. Pero ahora sos grande. Podés enterarte de quién sos y decidir después qué hacer con lo que fuiste. Ahí están las Abuelas y su banco de datos sanguíneos que permiten determinar con precisión científica el origen de hijos de desaparecidos. Tu origen.
Los sueños de Marcelo y Claudia no se han cumplido todavía. Menos vos, que naciste y estás quién sabe dónde ni con quién. Tal vez tengas los ojos verdegrises de mi hijo o los ojos color castaño de su mujer, que poseían un brillo especial y tierno y pícaro. Quién sabe como serás si sos varón. Quién sabe cómo serás si sos mujer. A lo mejor podés salir de ese misterio para entrar en otro: el del encuentro con un abuelo que te espera.”
12 de abril de 1995
Carta publicada en el semanario Brecha, Montevideo, el 23 de diciembre de 1998
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