[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Enrique Peña Nieto si insedia con una repressione. Passaggio di potere, ma anche di morti e feriti.
- Subject: Enrique Peña Nieto si insedia con una repressione. Passaggio di potere, ma anche di morti e feriti.
- From: annalisa melandri <annalisamelandri at yahoo.it>
- Date: Sun, 2 Dec 2012 17:02:56 +0000 (GMT)
Enrique Peña Nieto si insedia con una repressione. Passaggio di potere, ma anche di morti e feriti.
Un morto, Juan Francisco Quinquedal, di 67 anni, circa un centinaio di persone arrestate, oltre cento feriti, sette ore di guerriglia urbana. Così è avvenuto a Città del Messico l’insediamento del nuovo presidente Enrique Peña Nieto.
Questa nella foto è una delle granate, in dotazione all’esercito
, che lanciava la Polizia Federale tra i manifestanti ieri. Più in basso la foto di un proiettile di gomma, e quella di un ragazzo ferito ad una gamba da uno di queste munizioni, il cui uso indiscriminato, come quello dei lacrimogeni, direttamente sul corpo delle persone e condannato da tutti gli organismi internazionali di difesa dei diritti umani.
Un ragazzo di 25 anni, Carlos Yahir Valdivia, dato in un primo momento per morto e poi smentita la notizia, ha rischiato di perdere un occhio. Si trova in gravissime condizioni.
Ci sono stati alcuni episodi guerriglia urbana con negozi e banche assaltati, auto incendiate, furti e rapine. Come ha twitteato il giornalista messicano Epigmenio Ibarra “ Hanno manifestato, hanno votato, tutto è stato inutile. Si sono stancati. Si sono radicalizzati. Sono passati all’azione diretta. Questo non giustifica la violenza ma la spiega”.![bomba de goma]()
Appare chiaro ed evidente solo a chi non vuol vedere, in Messico (e non solo) il fallimento della “democrazia rappresentativa”, che vedremo in futuro via via assumere toni più drammatici in tutto il mondo con l’aumentare della crisi, che va di pari passo con il diminuire per i giovani delle possibilità di un futuro dignitoso.
Ad essa si contrappone la prepotenza e l’alterigia di un sistema, quell0 della “democrazia rappresentativa” che somiglia sempre di più una monarchia ereditaria. Ci sarebbe da domandarsi, se in Messico, veramente era il caso, in una giornata come quella di ieri, dove era prevedibile ed erano previsti scontri e dove il conflitto sociale
sta alzando i toni in maniera vertiginosa contro un sistema che riproduce se stesso ogni volta allontanandosi sempre di più dal popolo, portare avanti, come ad ogni cambio di governo, la farsa del “cambio di potere” , o dell’”assunzione di potere” o dell”insediamento”. Parole queste, che veramente rendono bene l’immagine di un potere che si insedia, che si trasferisce , che passa di mano in mano, che cambia senza cambiare nulla, che si assume, nel senso che assume se stesso, senza che la base del popolo senta veramente di averlo concesso. Un potere che, come in una “monarchia”, passa intatto da sovrano a sovrano e che in questo passaggio trova la sua conferma e la sua legittimazione.
Quella di ieri, la cerimonia ufficiale in cui il sovrano Felipe Calderón passa la bandiera messicana come se fosse uno scettro al suo successore Peña Nieto poteva e doveva essere evitata, se almeno la “monarchia” della quale stiamo parlando fosse stata una monarchia illuminata dal buon senso. Di fatto Calderón ha passato al suo successore Peña Nieto una bandiera piena di sangue e di dolore, quella delle oltre 60mila vittime che hanno caratterizzato il “sextenio lutuoso”,il sessennio luttuoso, come i messicani definiscono i suoi sei anni di governo.
A questo sangue, Peña Nieto aggiunge nel suo primo giorno, quello di Juan Francisco Quinquendal, che sicuramente giovane non era, ma che con i giovani, con quelli del movimento YoSoy132, con quelli dei simpatizzanti della Otra Campaña, con quelli di Atenco, perchè di Atenco era anche lui, condivideva sogni, speranze ed ideali. E tuttavia come dimenticare oggi Alexis Benhumea e Javier Cortès di soli 14 anni, gli altri morti di Peña Nieto, quelli di Atenco nel 2006, quando lui era governatore
dello Stato del Messico e la polizia si macchiò di crimini orrendi nella repressione di quel movimento cittadino in lotta contro la costruzione del nuovo aeroporto internazionale sulle loro terre: violenza sessuale contro le donne arrestate, torture contro i detenuti, uso indiscriminato della forza contro i manifestanti, morti e feriti.
Proprio in questo momento , il movimento YoSoy132 emette un comunicato in cui diffonde la notizia che Juan Francisco Quinquendal non è morto, ma è mantenuto in coma farmacologico, le sue condizioni tuttavia restano gravissime.
Annalisa Melandri ![]()
L'uomo è nato libero ed è ovunque in catene.
J.J. Rousseau
Derecho que no se defiende, derecho que se pierde
- Prev by Date: Re: [latina] il presidente Nieto inuagura nel sangue
- Next by Date: R: [latina] Enrique Peña Nieto si insedia con una repressione. Passaggio di potere, ma anche di morti e feriti.
- Previous by thread: Re: [latina] il presidente Nieto inuagura nel sangue
- Next by thread: R: [latina] Enrique Peña Nieto si insedia con una repressione. Passaggio di potere, ma anche di morti e feriti.
- Indice: