Il
grave assassinio di un avvocato honduregno per i diritti umani dimostra che le
autorità del paese devono intensificare i loro sforzi per proteggere i difensori
dei diritti umani e chi li sostiene - ha affermato Amnesty
International.
Antonio Trejo Cabrera è morto la sera del 22 settembre,
dopo essere stato colpito da cinque proiettili esplosi da un uomo armato
di pistola durante una matrimonio, in un sobborgo meridionale di Tegucigalpa, la
capitale dell'Honduras. Secondo quanto riportato dagli organi di stampa,
l'attentato è stato un atto premeditato, condotto da persone esperte.
L'avvocato per i diritti umani aveva sporto denuncia dopo aver
ricevuto minacce di morte, connesse alla sua attività di rappresentante delle
vittime di abusi in una disputa per la terra nella regione del Bajo Aguána, a
nord del paese.
"Questo efferato omicidio semina paura tra chi difende i
diritti umani in Honduras e deve essere un campanello d'allarme per le
autorità, le quali devono rafforzare drasticamente le misure per proteggere i
difensori dei diritti umani e le vittime degli abusi" - ha dichiarato
Guadalupe Marengo, vicepresidente del Programma Americhe di Amnesty
International.
"Il presidente Lobo deve rilasciare subito una
dichiarazione pubblica che esprima sgomento per questa azione e manifestare
sostegno verso i difensori dei diritti umani e il loro diritto a portare avanti
il loro lavoro senza minacce, attacchi e intimidazioni."
"Deve essere
condotta un'indagine approfondita, indipendente e imparziale su questo omicidio,
e i colpevoli devono essere consegnati alla giustizia. Non fare questo
significherà continuare a dare il messaggio pericoloso che le autorità
dell'Honduras non possono o non vogliono proteggere chi sostiene i diritti umani
e lo stato di diritto".
Il conflitto nel Bajo
Aguán
Trejo era stato l'avvocato difensore di
tre cooperative di contadini coinvolte in una complicata disputa per il
territorio nel Bajo Aguán, una valle fertile nel nord del paese.
Aveva
aiutato i contadini a riconquistare i diritti sulla terra nella valle e sarebbe
dovuto partire per Washington ad ottobre, per prendere parte alle udienze della
Commissione interamericana dei diritti umani riguardo alla controversia in corso
per quelle terre.
Negli anni recenti, migliaia di lavoratori agricoli
hanno occupato terre che, a loro parere, erano state espropriate da ricchi
proprietari e da multinazionali. Per oltre un decennio, si sono succedute
battaglie legali, i verdetti emessi sono stati impugnati e ci sono stati
diversi sgomberi forzati.
I ripetuti e violenti scontri nella valle hanno
causato un elevato numero di morti negli ultimi tre anni, principalmente tra i
contadini, ma anche tra i dipendenti dei proprietari terrieri.
La
violenza continua, nonostante un accordo stipulato tra il governo dell'Honduras
e i proprietari terrieri della valle, che prevedeva la restituzione di 1618
ettari di terreno agricolo ad alcune cooperative contadine.
Gli
addetti alla sicurezza dei proprietari e delle aziende di Bajo Aguán sono stati
accusati di una serie di presunti abusi, tra cui minacce ai contadini locali,
stupri e altre azioni violente.
"Le radici di queste violenze e
l'impunità intorno ad esse devono essere affrontate con urgenza, per evitare un
ulteriore aggravarsi della situazione nella regione di Bajo Aguán" - ha
concluso Marengo.