[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Continuismo uribista nel processo contro Joaquín Pérez Becerra
- Subject: Continuismo uribista nel processo contro Joaquín Pérez Becerra
- From: annalisa melandri <annalisamelandri at yahoo.it>
- Date: Wed, 18 Apr 2012 22:11:09 +0100 (BST)
Continuismo uribista nel processo contro Joaquín Pérez Becerra
Continuismo uribista nel proceso contro Joaquín Pérez Becerra
“Vorrei sottolineare che é stato veramente unico il contributo che la nostra cultura ha ricevuto,
risultato del fatto che siete stati obbligati a fuggire dalle vostre patrie e venire qui […] così che non e dovuto ai nostri meriti personali, ma siamo noi quelli che abbiamo ottenuto del beneficio dalla situazione, arricchendo la nostra cultura. E questo è veramente importante per un paese piccolo come la Svezia.”[1] (Olof Palme)
di Annalisa Melandri – www.annalisamelandri.it
Il giornalista e cofondatore dell’Agenzia di Notizie Nuova Colombia (Anncol), Joaquín Pérez Becerra, 55 anni, cittadino svedese di origine colombiana[2], venne arrestato all’aeroporto Maiquetía di Caracas, appena sceso da un volo proveniente dall’Europa, il 23 aprile del 2011. Pochi giorni dopo fu deportato in Colombia, a Bogotá, dove attualmente si trova detenuto nel carcere de La Picota, in un reparto di massima sicurezza, insieme a narcotrafficanti e paramilitari (e quindi in una situazione estremamente pericolosa per la sua incolumità) in attesa del processo che inizierà il 16 di questo mese.
Joaquín viveva da oltre venti anni in Svezia dove godeva dello status di rifugiato politico, dopo essere stato costretto a fuggire dalla Colombia per non diventare un numero in più degli oltre 4000 morti del “genocidio politico” del partito Unión Patriótica, conosciuto con il macabro nome di Baile Rojo. Il partito fu “sterminato, fino all’estinzione totale, un morto ogni 19 ore per sette anni”, dai paramilitari e dall’esercito, come ricorda lo scrittore e giornalista Guido Piccoli nel suo libro Colombia il paese dell’eccesso[3]. Tra quei morti, anche la prima moglie di Joaquìn.
L’arresto di Becerra da parte delle autorità venezuelane all’aeroporto di Caracas avvenne in base ad un “presunto” mandato di cattura dell’Interpol richiesto dalla Colombia. Tuttavia apparve immediatamente chiaro che “il codice rosso” dell’Interpol era stato emesso mentre Joaquín si trovava in volo dall’Europa verso il Venezuela. La Colombia lo accusa di associazione a delinquere, finanziamento e amministrazione di risorse derivate dal terrorismo. In pratica, di essere il rappresentante e il tesoriere internazionale della guerriglia delle FARC, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, in Europa.
Il movimento internazionalista solidale con la rivoluzione bolivariana, si divise in quel momento proprio sull’arresto di Joaquín, avvenuto in aperta violazione dei diritti umani e del Diritto Internazionale sul rifugio umanitario e l’asilo politico.[4]
continua qui:
Annalisa Melandri
L'uomo è nato libero ed è ovunque in catene.
J.J. Rousseau
La rivoluzione è un fiore che non muore
La revolución es una flor que no muere
www.annalisamelandri.it
- Prev by Date: Fw: Arrivederci dalla nostra newsletter SIMPATICO SCHERZO
- Next by Date: Lettera all’Ambasciata svedese a Roma sul caso Joaquín Pérez Becerra
- Previous by thread: Fw: Arrivederci dalla nostra newsletter SIMPATICO SCHERZO
- Next by thread: Lettera all’Ambasciata svedese a Roma sul caso Joaquín Pérez Becerra
- Indice: