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Fw: Honduras: riflettori accesi sul Bajo Aguán
- Subject: Fw: Honduras: riflettori accesi sul Bajo Aguán
- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55 at virgilio.it>
- Date: Sun, 19 Feb 2012 21:08:39 +0100
----- Original Message -----
From: Alba .
To: Alba
.
Sent: Sunday, February 19, 2012 6:15 PM
Subject: Honduras: riflettori accesi sul Bajo Aguán Honduras: riflettori accesi sul Bajo Aguándi
Annalisa Melandri — www.annalisa
melandri.it
TOCOA,
BAJO AGUÁN — Ci troviamo a Tocoa, dipartimento di Colón, nella regione del Bajo
Aguán, una delle zone più fertili dell’ Honduras e forse di tutta
l’America centrale.
Questa
terra fa gola a molti, per questa terra i tre latifondisti più potenti del
paese, Miguel Facussé, René Morales e Reynaldo Canales, con la complicità e
l’avallo dello Stato stanno portando avanti una vera e propria guerra contro le
comunità contadine e rurali, guerra che in due anni, dal 2010 ad
oggi, ha registrato un bilancio di oltre 50 contadini uccisi dai
membri degli “eserciti” privati di questi signori che agiscono in
totale complicità e sinergia con le forze di repressione dello Stato
honduregno, polizia ed esercito, anche nello scambio delle divise. I
contadini raccontano perfino di stranieri, forse colombiani,
al soldo dei latifondisti locali.
Fervono
proprio in questi giorni i preparativi per l’ Incontro Internazionale dei
Diritti Umani in solidarietà con il Bajo Aguán, che inizia formalmente oggi e
che andrà avanti per i prossimi tre giorni. L’incontro è nato dalla
necessità di un gran numero di diverse associazioni e dall’appello diffuso
dal recentissimo Osservatorio Permanente dei Diritti Umani
dell’Aguán, di
poter avere uno sguardo acceso su quanto sta accadendo in questa zona del paese.
Le adesioni, anche internazionali, sono andate ben oltre ogni aspettativa.
Stiamo aspettando in questi giorni a Tocoa oltre un migliaio di partecipanti,
provenienti da diversi paesi dell’America latina, ma anche dell’Europa e degli
Stati Uniti.
Tale
iniziativa, così come la costituzione dell’Osservatorio Permanente
nel novembre scorso, si è resa necessaria ed urgente
visto il clima di violenza e le gravi, numerose e sistematiche violazioni
dei diritti umani registrate contro i membri delle comunità
contadine e indigene dell’Aguán.
L’aggettivo
“sistematiche” non è usato a caso. Ormai non si tratta
soltanto di casi isolati ma le violazioni dei diritti umani (parliamo di
omicidi, minacce, militarizzazione del territorio e delle comunità, detenzioni
arbitrarie, liste di persone da eliminare) sono diventate ormai una vera e
propria politica, nonché strategia economica, di Stato.
“Nasce
dal nostro seno, dalle organizzazioni del Bajo Aguán l’idea di avere un
Osservatorio Permanente dei Diritti Umani e dallo stesso Osservatorio ci
proponiamo alcune linee di azioni quali per esempio la presenza costante e
attiva durante gli sgomberi dei territori” ci spiega Heriberto Alemán,
coordinatore dell’Osservatorio.
E
continua: “Già a partire dal 2001 un gruppo di contadini
organizzati aveva iniziato un processo di recupero di terre con la forza. E
quando dico con la forza vuol dire che essi presero la decisione di entrare
nelle terre perché lo Stato non li aveva mai ascoltati. Siamo andati
avanti per anni davanti ai tribunali, ma oltre alla firma di accordi che non
sono mai stati rispettati, non abbiamo mai ricevuto una risposta concreta.
In questo modo abbiamo recuperato oltre 4mila ettari di terra della riforma
agraria”.
Questi
contadini ci dicono che quello che reclamano in sostanza è soltanto
un pezzo di terra dove poter vivere e dove poter trarre sostentamento per
le loro famiglie.
Ma
iniziamo dal principio: in Honduras una riforma agraria del 1974 destinò molte
terre dell’Aguán ad alcune organizzazioni contadine perché la lavorassero
e mettessero in produzione.
Tuttavia,
a partire dagli anni 90, con l’avanzata di quelle stesse politiche
neoliberali che ora stanno condannando alla fame e alla miseria milioni di
contadini in tutta l’America latina e centrale, attraverso diversi meccanismi,
alcuni violenti come l’esproprio con la forza, altri più subdoli,
come l’inganno o la negazione in vario modo dell’accesso al credito
agrario, tutte quelle terre (che vengono chiamate ora “della riforma agraria”)
sono state sottratte alle organizzazioni contadine e sono finite nelle mani dei
grandi latifondisti che abbiamo citato prima.
La
legge di Modernizzazione e Sviluppo del Settore Agrario del 1992,
impulsata dal governo di Callejas (1990–1994) ed elaborata da Roger Norton,
assessore dell’USAID e dal Comitato di Produttori per la Politica Agraria,
sostituì la legge di riforma agraria del 72 e aprì quindi la strada al
grande potere economico e politico dei latifondisti, industriali,
importatori ed esportatori del settore agropecuario, decretando di fatto
la fine delle cooperative agricole.
La
lotta nell’Aguán va avanti quindi ormai da decenni, non si deve pensare
che sia una conseguenza del colpo di Stato. Il golpe del
giugno del 2009, con il quale è stato cacciato dal paese il
presidente legittimo Manuel Zelaya, ha soltanto reso più violento un
conflitto già preesistente (che Manuel Zelaya tuttavia stava cercando di
risolvere) e ha conferito il marchio dell’impunità ai crimini che sono stati
commessi contro i contadini organizzati.
I
rappresentanti delle organizzazione contadine che abbiamo incontrato
negliasentamientos (i territori occupati dove vivono e
lavorano) e con i quali abbiamo conversato a lungo, chiedono che non si spengano
i riflettori sul Bajo Aguán dopo l’incontro internazionale che inizia
domani e si conclude lunedì.
Maggiore
attenzione da parte della comunità internazionale è infatti il reclamo più
grande che emerge da tutti gli incontri avuti con i membri delle comunità
contadine organizzate. Sebbene sia indubbiamente vero che l’attenzione della
comunità internazionale rappresenti un deterrente alle manifestazioni di forza
contro i contadini o agli abusi e alle violazioni dei diritti umani sia da parte
dello Stato ma anche degli “eserciti” privati (che si avvalgono come abbiamo
visto anche della forza pubblica) è altrettanto vero che quando si tratta di
occupazioni di terre l’ipocrita senso di rispetto della proprietà privata (anche
laddove sia stata acquisita illegalmente o con la forza o in maniera
fraudolenta) incute timore in alcune associazioni internazionali che si
schierano sempre con molta reticenza a fianco dei contadini organizzati
che portano avanti questo tipo di lotta.
Fino
a quando il diritto alla proprietà privata sarà difeso dalle nostre costituzioni
anche con l’uso delle armi contro il popolo, fino a quando questo
diritto sarà considerato prioritario rispetto al diritto alla terra e di
conseguenza al diritto all’alimentazione dei popoli, le lotte contadine saranno
sempre macchiate di dolore, sudore e sangue.
Fino
a quando i militanti, i difensori dei diritti umani, i politici, i cittadini
attivi e responsabili non saranno intimamente convinti della profonda
ingiustizia che risiede nel fatto che migliaia di ettari di terra siano nelle
mani di una sola persona e che migliaia di contadini non abbiano un
tetto sulla testa o un pezzetto di terra dove piantare una sola piantina di
mais, oltre al diritto alla terra verranno negati anche il diritto a una vita
decorosa, il diritto all’alimentazione, il diritto al lavoro e il diritto alla
vita.
Per
info sull'incontro internazionale : http://mioaguan.blogspot.com/
Annalisa Melandri
L'uomo è nato libero ed è ovunque in catene. J.J. Rousseau La rivoluzione è un fiore che non muore La revolución es una flor que no muere www.annalisamelandri.it http://cndhlaromana.wordpress.com/ Nessun virus nel
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