Comunicato Stampa
L'Associazione Culturale Nuovi Orizzonti Latini e l'Associazione
Kabawil in collaborazione con INMP (Istituto Nazionale per la
Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti), hanno il piacere
di invitare la S.V. alla proiezione in esclusiva europea del film
guatemalteco Gerardi, che si terrà mercoledì 8 settembre alle 18:00
presso l'Auditorio dell'Ospedale San Gallicano - via di S. Gallicano
25/a – Trastevere
Interverranno: Carlos Alarcón e Nery Rodenas dell'ODHAG (Oficina de
Derechos Humanos del Arzobispado de Guatemala); Antonio De Lellis della
Diocesi di Termoli, Renato Di Nicola dell'Ass. Kabawil, e Gianni
Novelli dell'Ass. CIPAX (Centro Interconfessionale per la Pace)
Breve scheda del film Gerardi
Paese: Guatemala, 2010, 90 minutos, Casa di Produzioni: Moralejas Films, V.O. Spagnolo ; sott. Italiani.
Il film narra la vita ed opera del Vescovo della Diocesi del Quiché,
in Guatemala, che venne trucidato il 26 aprile 1998, due giorni dopo la
pubblicazione del rapporto Guatemala, mai più, che indica esercito e
governo del Paese come responsabili di genocidio e "crimini contro
l'umanità" durante gli anni bui della guerra civile (1960-1996).
Gerardi pagò con la vita l'impegno a favore dei popoli indigeni del
Guatemala
trailer
L'importanza della memoria: profilo di mons. Gerardi
Di origini italiane, Juan José Gerardi Conedera nacque a Città del
Guatemala nel 1922. Dopo gli studi di filosofia nel seminario di
Guatemala e di teologia in quello di New Orleans fu ordinato sacerdote
nel 1946 e iniziò il suo lavoro pastorale come parroco nelle zone
rurali del suo paese, dove poté entrare in contatto con la realtà dei
settori più poveri della società e delle comunità indigene.
Nominato vescovo di Verapaz, scelse come priorità del suo magistero
il lavoro con gli indigeni fondando, insieme ai benedettini, il Centro
San Benito de Promoción Humana, da cui sarebbero usciti molti leader
delle comunità.
Convinto assertore della dignità delle culture indigene, si impegnò
affinché venisse riconosciuta l'importanza del mantenimento delle loro
lingue, ottenendo che due stazioni radio trasmettessero negli idiomi
maya.
Años de terror y muerte han desplazado y reducido al miedo y al
silencio a la mayoría de guatemaltecos. La verdad es la palabra
primera, la acción seria y madura que nos posibilita romper ese ciclo
de violencia y muerte, y abrirnos a un futuro de esperanza y luz para
todos".
Continuò il suo impegno anche nel Quiché, la cui diocesi gli era
stata affidata. In più di una occasione fece sentire la sua voce in
difesa delle vittime della violenza militare, come nel 1976, quando
attrasse l'attenzione della stampa per una decisa accusa nei confronti
dei responsabili di un massacro di contadini e indicando apertamente le
responsabilità dei militari nell'uccisione di molti leader di comunità
cristiane.
Anche nel 1980 in occasione dell'uccisione di trentanove persone,
tra le quali il padre di Rigoberta Menchú, bruciate vive
nell'Ambasciata di Spagna dove si erano recate per protestare contro la
violazione dei diritti umani nel Quiché, mons. Gerardi non ebbe timore
a denunciare pubblicamente e molto duramente la gerarchia militare.
In qualità di presidente della Conferenza Episcopale del Guatemala
si recò a Roma per informare Giovanni Paolo II sulla situazione del
paese e sull'uccisione di molti sacerdoti, trasmettendo al Vaticano il
comunicato di denuncia dei vescovi guatemaltechi contro la violenza.
Di ritorno in Guatemala gli fu impedito dalle autorità militari di
entrare nel pese ed ottenne asilo politico in Costa Rica, dove rimase
fino alla caduta del governo di Lucas García nel 1982.
Divenuto vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Guatemala, nel 1988
divenne membro della Comisión Nacional de Reconciliación, incaricata di
favorire i colloqui tra la guerriglia, il governo e la società civile
in vista degli Accordi di Pace, che sarebbero stati firmati nel 1996.
Tra i fondatori della Oficina de Derechos Humanos del Arzobisbado
(Odha), si fece promotore del progetto Recuperación de "la Memoria
Histórica", che produsse il rapporto Guatemala: Nunca más, una raccolta
di migliaia di testimonianze delle vittime della violenza di trentasei
anni di guerra civile e della repressione scatenata dall'esercito
contro le popolazioni indigene, massacrate e disperse in zone impervie
o costrette a rifugiarsi all'estero.
Presentando la pubblicazione del rapporto, evidenziò l'importanza
del recupero della memoria como "un instrumento de reconstrucción
social".
Due giorni dopo, il 26 aprile 1998, mons. Gerardi veniva assassinato.
Il lavoro della Odha costituì un apporto fondamentale per l'azione
della Comisión para el Esclarecimiento Histórico, creata nell'ambito
del processo di pace.
Quando nel febbraio 1999 la commissione presentò il proprio
rapporto, Memoria del Silencio, il coordinatore Christian Tomuschat,
ricordando e riconoscendo l'apporto di migliaia di persone che avevano
lottato e spesso erano morte affinché venisse ristabilito il rispetto
dei diritti umani e venisse ripristinata al democrazia, affermò che la
società guatemalteca era debitrice nei loro
confronti e che "ocupa un primer plano en nuestra memoria, entre todos
ellos, Monseñor Juan Gerardi Conedera".
[Mariella Moresco Fornasier]