Là dove la legge finisce,
comincia la tirannide, quando la legge sia trasgredita a danno di
altri, e, chiunque nell’autorità ecceda il potere conferitogli
dalla legge e faccia uso della forza che ha al proprio comando per
compiere nei riguardi dei sudditi ciò che la legge non permette,
cessa in ciò, d’esser magistrato, e, in quanto delibera senza
autorità, ci si può opporre a lui come ci si oppone a un altro
qualsiasi che con la forza viola il diritto
altrui…
J.LOCKE
Sta rimbalzando in questi giorni in
alcune mail lists sia italiane che latinoamericane alle quali
sono iscritta, la notizia secondo la quale sarebbe stato
inviato alla Corte Penale Internazionale (in avanti CPI), perché
lo prenda in esame, un fascicolo riguardante un
processo, archiviato già in Colombia, contro l’ ex
presidente Álvaro Uribe, per “ingiurie e calunnie”
da lui commesse contro la Comunità di San José di
Apartadó.
Questo il testo dell’agenzia (fonte El
Espectador):
“Questo martedì (17 agosto) è
stata rimessa alla CPI il primo processo nel quale, dopo aver
lasciato il potere, è stato assolto l’ex presidente Álvaro Uribe
Vélez. La riunione plenaria della Camera dei Rappresentanti ha
deciso di archiviare un caso in cui l’ex capo di Stato
era accusato di ingiuria e calunnia, dopo che nel 2002,
durante un Consiglio di Sicurezza a Carepa
(Antioquia), aveva accusato la Comunità di San José di
Apartadó e padre Javier Giraldo di essere
fiancheggiatori della guerriglia. Dopo questo fatto
vennero assassinate 20 persone in questo municipio Conoscendo
quella dichiarazione fu (Uribe ndt) denunciato presso la
Commissione d’Accusa per ingiuria e calunnia , processo che si è
concluso con l’archiviazione questo martedì. Per questo il Polo
Democratico Alternativo ha sollecitato le copie di detto caso e ha
annunciato il suo immediato invio alla CPI …”
Ora, sebbene siamo tutti d’accordo che
contro l’ex presidente colombiano Álvaro Uribe valga bene
qualsiasi accusa e qualsiasi denuncia, rallegrarsi come leggo in
giro, di questa notizia (che notizia non è e lo vedremo),
secondo me è completamente inutile oltre che
stupido.
Innanzitutto bisogna sapere di cosa si
sta parlando. La CPI si regge sullo Statuto di Roma, stipulato il
17 luglio del 1998 ed è un tribunale appositamente creato per
giudicare “ i delitti più gravi che riguardano l’insieme
della comunità internazionale” come riportato nel Preambolo
dello stesso Statuto.
L’articolo 5 dello Statuto di
Roma inoltre stabilisce quali sono i crimini di competenza
della CPI: genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra
e crimine di aggressione (giuridicamente ancora in via di
definizione). E’ comunque a carico di un Procuratore
la facoltà di aprire un’inchiesta rispetto a segnalazioni che
gli pervengano, tenendo conto del tipo di reato, della competenza
della Corte, del fatto che in un dato momento un’inchiesta
potrebbe non favorire gli interessi della giustizia, fondamento
dell’accusa etc etc. Inoltre la Corte può dichiarare
improcedibile il caso se: “lo stesso è stato oggetto di
indagini condotte da uno Stato che ha su di esso giurisdizione e
tale Stato ha deciso di non procedere nei confronti della persona
interessata, a meno che la decisione non costituisca il
risultato del rifiuto o dell’incapacità dello Stato di
procedere correttamente” (art. 17a) oppure anche se il caso
“non sia di gravità sufficiente a giustificare un ulteriore
intervento da parte della Corte”(art. 17c).
La CPI inoltre può esercitare il proprio
potere giurisdizionale su uno dei crimini elencati soltanto
se : uno Stato che ne fa parte (come avvenuto per il Congo, per
l’Uganda o la Repubblica Centrafricana) segnala al
Procuratore una situazione nella quale sembra che siano stati
commessi uno o più di uno dei crimini di cui
all’articolo 5, se il Consiglio di Sicurezza dell’Onu
segnala al Procuratore una situazione in cui sembra siano stati
commessi uno o più crimini (come avvenuto per il Sudan)
oppure se il Procuratore apre di propria iniziativa
un’indagine su uno o più crimini ( spontaneamente
come è successo per il Kenia, o a seguito di segnalazioni
ricevute). Quest’ultimo sembra essere il nostro caso. Nessun
comune cittadino o associazione può sporgere denuncia contro
terzi alla CPI. E’ ovvio inoltre che la Colombia come
Stato non denuncerà mai Uribe alla CPI e il Consiglio di Sicurezza
dell’Onu, pur avendo intrapreso a sua volta indagini su violazioni
dei Diritti Umani in Colombia, non ha mai
denunciato lo Stato colombiano o qualcuno dei suoi
rappresentanti alla CPI.
La Colombia sembrerebbe essere uno
di quei paesi che si trova sotto osservazione da parte
della CPI. Il Procuratore della CPI, Luis Moreno Ocampo, ha
dichiarato in più occasioni che la Colombia fa parte di un
gruppo di paesi sotto “osservazione
ufficiale della CPI”, il che vuol dire
che effettivamente la CPI sospetta che in quel
paese si siano commessi o si stiano commettendo crimini
contro l’umanità e sta effettuando indagini in tal senso, ma
che nessuna azione giudiziaria è stata intrapresa.
Sicuramente sotto osservazione è anche il caso di San
José di Apartadó. Ricordiamo però che la CPI è un
tribunale “complementare” o “di ultima istanza” cioè
esercita il suo potere solo quando le istanze nazionali hanno
concluso l’ultimo grado di giudizio. Al momento in Colombia ci
sono procedimenti in corso contro militari e paramilitari e la CPI
probabilmente non eserciterà la sua competenza fino a che questi
non siano conclusi e fino a che non venga veramente dimostrato che
la giustizia colombiana garantisce impunità contro i più alti
responsabili dei crimini di Stato.
Tutte queste premesse meritano quindi
alcune considerazioni:
a) L’articolo
dell’Espectador , tra al’altro scritto malissimo, trae in inganno
facendo credere, sia dal titolo che dalle sue prime
righe, che la denuncia sia già stata inviata alla
CPI quando in realtà credo che nemmeno sia stata ancora preparata.
Il 17 agosto, data del suddetto articolo, la Camera dei
Rappresentanti ha archiviato il caso e Iván Cépeda, a nome del
Polo Democratico Alternativo ha soltanto rilasciato la
dichiarazione in cui afferma di essere intenzionato a rimettere
gli atti del fascicolo alla CPI dal momento in cui in
Colombia “non si stanno giudicando gli alti vertici dello
Stato”.
b) Ancora
più grave è il fatto che dall’articolo in questione sono state
tratte alcune agenzie che riportano una notizia falsa ma che
tuttavia stanno facendo il giro della rete rimbalzando in
decine di mail lists dove si legge esplicitamente che “Uribe
è stato denunciato alla CPI” o che “Iván Cepeda
denuncerà Uribe alla CPI”. Come abbiamo visto invece, la
procedura di attivazione della competenza della CPI è molto più
complessa ma soprattutto nessun singolo cittadino o associazione
può denunciare nessuna persona alla CPI.
c) Come
abbiamo visto Iván Cepeda o il Polo Democratico Alternativo o una
qualsiasi associazione possono quindi soltanto sottoporre una
situazione all’attenzione del Procuratore della CPI. Bisogna poi
sperare che questi non respinga il tutto al mittente con la
motivazione della non competenza della Corte per quel
tipo di reato (lo ricordiamo si tratta di calunnia e ingiuria) ma
che, invece, sulla base della documentazione ricevuta o
di altra già in suo possesso pervenutagli in altro modo, non
decida di trasformare l’accusa in una più grave
come genocidio o crimine contro l’umanità.
d) Ovviamente
le accuse di ingiuria e calunnia sono ridicole riferite ad un
narco paramilitare della portata di Álvaro Uribe. Quello che mi
chiedo è come mai non si riesca in Colombia ad articolare e
studiare una denuncia ben fatta e ben strutturata con tutto quello
che pende sulle spalle dell’ex presidente che, mentre ricopriva la
carica di capo dello Stato era anche capo supremo delle Forze
Armate e quindi direttamente responsabile di tutti i
crimini commessi dall’Esercito fino ai casi ultimi dei “falsi
positivi” e della fossa comune di La Macarena in cui sembra ve ne
siano stati sotterrati sommariamente e senza identificazione
più di duemila. Veramente il materiale non
manca.
e) E
per finire , il ridurre la denuncia ad un aspetto soltanto, ed
anche a uno dei più marginali, (che tuttavia è stato causa della
morte di molte persone) mi sembra tolga quel poco che le resta
ormai di legittimità e di importanza alla
CPI, la quale ultimamente sembra diventata un
teatro da operetta. L’ultimo atto, appena un mese fa, la
presentazione di una richiesta di competenza della Corte
(mentre la stampa continua a chiamarla erroneamente e
sommariamente “denuncia”) da parte del presidente Uribe
in qualità di singolo cittadino su presunti crimini commessi
dal presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela
Hugo Chávez, per la probabile presenza dei guerriglieri
delle FARC e dell’ELN in territorio venezuelano. Due anni prima,
sempre Uribe aveva minacciato alla stampa di
“denunciare” Chàvez alla CPI con l’accusa di finanziare
gruppi di terroristi, dopo che dal computer di Raúl Reyes erano
apparsi presunti documenti che testimoniavano secondo gli
avvocati della parte colombiana, le connivenze del governo
venezuelano con la guerriglia delle FARC.
f) Generalmente
non ci è dato sapere se le denunce o le richieste di competenza
che dir si voglia, presentate alla CPI abbiano un seguito, a
meno di non voler compiere accurate e complicate
ricerche. Quello che è certo è che il minacciare
continuamente di sporgere denunce alla CPI (spesso senza
darne seguito), sia in rete che attraverso i mezzi di
comunicazione, sta facendo apparire questo
strumento di giustizia internazionale come l’ ultimo dei tribunali
di paese.
E’ fuor di dubbio che le
accuse mosse da Álvaro Uribe ai membri della Comunità di San José
di Apartadó e a padre Javier Giraldo siano state la causa di
gravi a criminali attacchi contro
la Comunità. Il 21 febbraio del
2005, otto dei suoi membri vennero uccisi in modo atroce
da paramilitari e militari dell’esercito colombiano. Di queste
otto persone, 4 erano minorenni, tra i quali un bambino
di due anni. Il 4 agosto scorso con una sentenza, quella
sì veramente indegna, sono stati assolti dieci militari
dall’accusa di aver commesso quel crimine insieme
ai paramilitari del Blocco Héroes de Tolová,
questo sebbene ci fossero prove e testimonianze più che
sufficienti sulle loro responsabilità. L’unico ufficiale
arrestato nel 2007 e poi condannato a 20 anni di carcere per
il massacro, è il Capitano Guillermo Armando Gordillo ai cui
ordini si trovava la Compañia Bolívar che nella zona della
Comunità effettuava operazioni congiuntamente ai paramilitari.
L’ufficiale ha dichiarato nel corso di una testimonianza resa
spontaneamente e confermata poi dalle
dichiarazioni di un paramilitare (prontamente estradato
negli Stati Uniti prima che potesse terminare il suo racconto) che
il giorno del massacro ad Apartadó agirono
congiuntamente circa 100 militari e almeno 50
paramilitari.
Perché non strutturare un richiesta
di competenza e procedibilità della CPI sulla base di questi
fatti e in relazione per esempio a questo processo che ha
garantito immunità a 10 militari tra i quali alcuni di alto rango?
Non era responsabile anche Uribe durante il suo primo
mandato (2002-2006) dei crimini commessi dall’esercito ad Apartadó
in quanto capo supremo delle Forze Armate della
Colombia?
La Corte Penale Internazionale non
può e non deve essere utilizzata come uno strumento mediatico
o politico. E’ invece un importante strumento di
giustizia internazionale e l’impegno di tutti noi deve
essere volto ad ottenere e pretendere la sua legittimità ed
indipendenza, spesso offuscata da rapporti di forza che
purtroppo a volte ne compromettono seriamente
l’agire.
Bisogna sapere per esempio che la
Colombia, soltanto nel novembre dello scorso anno ha accettato la
competenza della CPI per i crimini di guerra (quelli contro il
Diritto Internazionale Umanitario che riguardano essenzialmente i
paesi con gravi conflitti civili in corso) in quanto per
questa particolare categoria di crimini contro
l’umanità, nell’anno 2002 il presidente uscente
Pastrana insieme ad Álvaro Uribe, firmarono
una riserva di sette anni (prevista dall’ articolo 124 dello
Statuto di Roma) in base alla quale veniva annullata la competenza
della CPI per tali crimini L’articolo 124 dello Statuto di
Roma cita testualmente: “ Uno Stato che diviene parte
al presente Statuto, può nei sette anni successivi all’entrata in
vigore dello Statuto nei suoi confronti, dichiarare di non
accettare la Competenza della Corte per quanto riguarda la
categoria di reati di cui all’articolo 8 quando sia allegato che
un reato è stato commesso sul suo territorio o dai suoi
cittadini”.
E’ opinione diffusa che la Colombia
abbia applicato questa disposizione
transitoria, che è scaduta appunto nel novembre del
2009, per favorire le trattative di pace che erano in corso
in quel momento con la guerriglia ma credo sia abbastanza evidente
che chi ne ha beneficiato è stato soprattutto lo Stato colombiano
e i suoi vertici politici e militari. La sospensione della
competenza della CPI non significa assolutamente che si
sospenda anche il corso regolare della giustizia del paese, che
infatti è proseguito a pieno ritmo tanto che nelle carceri
colombiane ad oggi ci sono più di 7000 persone condannate per
motivi politici (in condizioni detentive disumane).
Numerosi analisti politici e giuristi di
Diritto Internazionale invece sostengono che la firma
delladisposizione transitoria sia immediatamente
successiva ad una serie di accordi bilaterali firmati tra il
governo colombiano e quello degli Stati Uniti rispetto alla
possibilità che i militari statunitensi operanti in territorio
colombiano vengano giudicati da un’istanza
internazionale. La possibilità di permettere immunità ai
militari statunitensi (oltre che a quelli colombiani e ai
paramilitari) fu prospettata dall’ambasciata americana a Bogotà al
ministero degli Esteri colombiano e offerta da questo su un piatto
d’argento con la firma delladisposizione transitoria. Il
servilismo di Alvaro Uribe agli Stati Uniti d’altra parte è storia
nota, come è anche noto il fatto che tra i gravi limiti
della CPI ci sia la forte dipendenza dal Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite (che ha diritto di veto
sull’attività della Corte).
In conclusione, se sono noti i
limiti della giustizia internazionale ancora troppo serva dei
rapporti di forza tra gli Stati e troppo vincolata alle Nazioni
Unite, espressione geopolitica di tali rapporti di forza, non è
diffondendo false notizie (come quella della denuncia contro
Uribe alla CPI per ingiurie e calunnie) che si riesce a
restituire legittimità a questo strumento
internazionale.
In Colombia ci sono valide e importanti
associazioni di difesa dei Diritti Umani indipendenti dal governo
che in questi anni si sono battute coraggiosamente per i diritti
civili dei cittadini colombiani anche con un costo di vite umane
molto alto, ci sono avvocati e giuristi preparati, ci sono
militanti capaci e coraggiosi Fuori dalla Colombia esistono
altrettanti organismi e altrettante persone capaci e valide che
possono dare una mano e lo fanno continuamente pur con tutte le
difficoltà e i rischi che comportano il lavorare in quel
paese L’appello che possiamo fare è che uniscano le loro
forze perché l’ex presidente Álvaro Uribe Velez possa finalmente
essere assicurato alla giustizia ma anche perché non si abbassi
mai la guardia e si possano creare e costruire sempre
continuamente maggiori risorse umane ed economiche preparate a
dovere per la lotta contro l’impunità nei crimini di
Stato.