Letteraperta a Bersani, in relazione alla sua citazione di Chavez



Lettera aperta al segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani

 Le scriviamo rispetto alle parole da lei usate nei confronti del presidente
della Repubblica Bolivariana del Venezuela Hugo Chávez: ³Non vorrei che dopo
Berlusconi venisse fuori Chávez. O il Parlamento riprende il suo ruolo o non
c'è libertà per nessuno². Queste parole lasciano intendere che: 1) Chavez
rappresenterebbe il peggio anche rispetto a Berlusconi; 2) in Venezuela non
ci sarebbe libertà per nessuno. Ed esprimono chiaramente una totale mancanza
di conoscenza rispetto alla situazione latinoamericana in generale e
venezuelana in particolare.
 
a) Il governo di Hugo Chávez gode, com¹è noto, di una pessima pubblicità:
per gran parte dell¹informazione ³ufficiale², il presidente venezuelano è un
caudillo e un populista, quando non esplicitamente un tiranno. E ciò
malgrado gli innumerevoli processi elettorali che ha attraversato, tutti
vinti tranne uno, quello del referendum sulla riforma della Costituzione
venezuelana nel 2007. Sconfitta serenamente riconosciuta dal presidente (e,
oltretutto, di strettissima misura, 50,7% contro 49,3%: percentuali che, se
fossero risultate invertite, avrebbero di sicuro fatto gridare la destra
alle frodi e al colpo di Stato). E vorremmo farle notare che la Costituzione
in vigore prevede anche la possibilità di revoca di ogni carica elettiva, a
cominciare da quella presidenziale, a metà mandato.
 
b) Negli anni del suo governo, Chávez ha proceduto a nazionalizzare i grandi
depositi di idrocarburi presenti in Venezuela e ha usato le risorse del
petrolio per migliorare servizi pubblici come educazione, salute e
trasporti, per rispondere alle necessità di milioni di poveri delle favelas
e dei quartieri popolari, prima completamente esclusi da qualunque servizio
pubblico.
Inoltre, lo Stato garantisce l¹accesso ai beni alimentari al prezzo di
costo, senza scopo di lucro, attraverso una rete locale di negozi che non è
statale; assicura l¹accesso gratuito alla sanità, attraverso il sistema
cubano del medico di famiglia, grazie al quale oltre ventimila lavoratori
della salute abitano e convivono con il popolo nei luoghi più poveri e lo
assistono con la prevenzione, la fornitura dei farmaci e ogni cura
necessaria (la maggior parte di questa popolazione non conosceva neppure un
medico); garantisce anche l¹accesso all¹educazione attraverso vari programmi
educativi, che vanno dall¹alfabetizzazione di adulti e adolescenti fino a
programmi diretti a tutti i giovani che vogliono andare all¹università (oggi
il Venezuela è considerato dall¹Unesco un Paese libero dall¹analfabetismo.
Un caso raro, tra i Paesi dell¹emisfero Sud).
 
c) In condizioni tanto avverse a causa di un¹eredità economica segnata dalla
dipendenza totale dalle esportazioni petrolifere, dalla mancanza di
organizzazione sociale e dall¹assenza di un progetto politico che unifichi
le forze popolari del Paese, la grande sfida del governo Chávez è quella di
riuscire a costruire un progetto di sviluppo duraturo per il Paese. Chávez
ha finora formulato due linee distinte e complementari di riflessione. La
prima  viene chiamata ³Progetto di sviluppo endogeno². Endogeno, qui,
significa che il popolo e tutte le forze produttive del Paese dovrebbero
spendere le proprie energie affinché in ciascuna regione venga organizzata
la produzione sia agricola che industriale dei beni necessari alla
popolazione. Si innescherebbe così un processo di produzione di ricchezza
locale, di distribuzione di reddito a livello locale, di creazione di posti
di lavoro a livello locale. L¹altra idea che Chávez ha introdotto nel
dibattito è quella della necessità di costruire un socialismo differente, il
socialismo del XXI secolo, prendendo però le distanze dal socialismo reale.
Dal punto di vista pratico, il risultato concreto che questo dibattito ha
prodotto è stato quello di aprire una discussione tra i lavoratori, affinché
essi creino forme autogestite e cooperative di fabbriche e stabilimenti
industriali. E questo è accaduto nei casi in cui i proprietari capitalisti
sono fuggiti dal Paese o hanno dichiarato fallimento e nei casi in cui lo
Stato ha costruito una nuova fabbrica e ha cercato di stabilire una sorta di
collaborazione con i lavoratori.
 
d) Esistono ovviamente, nel processo bolivariano, limiti non irrilevanti:
una struttura statale burocratica, corrotta e inefficiente; la presenza,
malgrado le incontestabili e fondamentali conquiste sociali, di problemi
ancora non risolti, come l¹insicurezza sociale, la questione abitativa, la
situazione salariale di ampi settori della popolazione. Limiti, questi, che
non possono mettere in dubbio i risultati positivi ottenuti in Venezuela da
Chávez, nel perseguire la democratizzazione della società, l¹ampliamento dei
poteri delle fasce popolari e della popolazione indigena, la riduzione della
giornata di lavoro, la fine dell¹autonomia della Banca Centrale, il divieto
del latifondo, il consolidamento dello Stato nel suo carattere pubblico, la
realizzazione delle missioni, con cui il governo ha posto la questione
sociale al centro della sua sfera di interessi, in ciò seguito da altri
governi latinoamericani. E, a livello latinoamericano, la creazione
dell¹Alba, l¹Alleanza bolivariana per l¹America, a cui Chávez ha offerto un
contributo determinante: una forma di integrazione tra i Paesi che parte
dalle necessità dei popoli e dell¹ambiente e non dalle necessità del
capitale; un processo di integrazione economica e sociale dei popoli e dei
governi che potenzia l¹uso di tutte le risorse naturali, delle risorse di
biodiversità, dell¹agricoltura, dell¹industria, a favore della soluzione dei
problemi fondamentali del popolo e della crisi climatica. Una lotta per
l¹indipendenza economica dell¹America Latina, perché smetta di essere un
esportatore di ricchezze per l¹Europa e gli Stati Uniti, e più recentemente
per il Giappone e la Cina.
 
Per tutto questo, siamo convinti che, se dopo Berlusconi venisse Chávez, si
aprirebbe per l¹Italia una stagione di grandi riforme popolari, una grande
promessa di futuro.

Amig@s MST*- Italia/Comitato di Roma

(MST= Movimento dei lavoratori senza terra del Brasile)