Honduras Secondo colpo di Stato
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- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55 at virgilio.it>
- Date: Sun, 8 Nov 2009 10:50:37 +0100
Nuova
presa in giro al popolo honduregno. Resistenza chiede di boicottare le elezioni.
Si approfondisce la crisi Migliaia
di persone hanno affollato per più di una settimana la piazza di fronte al
Congresso Nazionale, aspettando senza risultati concreti che i deputati
decidessero il ripristino del presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya Rosales.
Di
fronte a questa nuova strategia dilatoria, il Fronte Nazionale Contro il Colpo di
Stato ha deciso di disconoscere il processo elettorale ed i suoi risultati,
invitando i candidati che si sono opposti al colpo di Stato a ritirarsi
dall’appuntamento elettorale, e la comunità internazionale a mantenere la sua
posizione di delegittimazione del regime di fatto e delle elezioni stesse.
“È una
decisione che abbiamo preso oggi perché non possiamo continuare a sopportare le
strategie dilatorie dei golpisti, che hanno l’obiettivo di avvicinarsi sempre di
più alle elezioni ed impedire che il presidente Zelaya occupi nuovamente la carica che
gli spetta – ha detto Juan Barahona,
leader di questa organizzazione, durante la conferenza stampa che si è svolta di
fronte a migliaia di persone -. Abbiamo
anche inviato un messaggio chiaro e contundente alla Osa ed al governo degli Stati Uniti. Basta con i giochi e le
manipolazioni degli ultimi giorni. Devono dimostrare serietà, responsabilità e
coerenza con ciò che hanno detto quando hanno sostenuto apertamente il
ripristino del presidente Zelaya.
Per
questo motivo li stiamo dichiarando complici di quanto sta accadendo”, ha
concluso Barahona.
Quasi
contemporaneamente, i ministri degli Esteri del Meccanismo permanente di
consultazione ed accordo politico del Grupo de Río, riuniti in Giamaica, hanno reso pubblica una
risoluzione nella quale si dichiara che il ritorno di Manuel Zelaya alla Presidenza
costituisce un requisito indispensabile per il ristabilimento dell'ordine
costituzionale, dello stato di diritto e della vita democratica in Honduras.
Hanno
anche determinato che “solo questa condizione garantirà la normalizzazione delle
relazioni della Repubblica dell’Honduras con la comunità internazionale, così
come il riconoscimento dei risultati delle elezioni previste per il 29 novembre.
Dopo il
ritorno del Presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, alla presidenza della
Repubblica sarà imperativa la costituzione del Governo di Unità e
Riconciliazione Nazionale prevista dall’Accordo di Tegucigalpa-San José”,
aggiunge la risoluzione che in un certo modo controbilancia a livello
internazionale la politica ambigua degli Stati Uniti e della stessa Osa su questo tema.
Secondo colpo di Stato In alto
mare anche l’accordo sulla conformazione di un Governo di Unità e
Riconciliazione Nazionale, la cui installazione era prevista per il 5 novembre.
In modo
apertamente provocatorio, la proposta del presidente di fatto, Roberto Micheletti, prevedeva il suo
totale e discrezionale controllo del meccanismo da utilizzare per la
conformazione del nuovo gabinetto e soprattutto, la sua presenza alla testa di
questa nuova istanza governativa. Ma il
governo di fatto è andato oltre e a pochi minuti dalla mezzanotte del 5
novembre, Micheletti ha convocato la
stampa nazionale ed internazionale per presentare un grottesto nuovo governo,
formato da membri degli stessi partiti che hanno sostenuto e difeso il colpo di
Stato contro il presidente Zelaya.
Questa decisione è stata segnalata da molti come un vero e proprio secondo colpo
di Stato. Questa
assurda decisione che rappresenta a tutti gli effetti una nuova sfida alla
controprate ed alla comunità internazionale, è stata immediatamente condannata e
respinta dal presidente Manuel
Zelaya e da gran parte dei paesi latinoamericani e dalle organizzazioni
internazionali. Secondo
il delegato di Zelaya nella
Commissione di Verifica, Jorge Arturo
Reina, “non siamo disposti a perdere i diritti del popolo honduregno
legittimando questo colpo di Stato e nemmeno accettare che il Presidente dell’Honduras venga nominato dalla cupola
militare. La
permanente violazione dei diritti umani, la cancellazione delle libertà
pubbliche e la chiusura dei mezzi di comunicazione, la persecuzione contro il
Presidente eletto dal popolo e contro i cittadini sono la prova più evidente
della grande frode politica ed elettorale che il regime di fatto sta preparando.
Annunciamo quindi il nostro disconoscimento di questo
processo elettorale e dei suoi risultati viziati. Le elezioni durante una
dittatura non possono avere nessun valore”, ha detto leggendo un comunicato
emesso dalla Presidenza legittima del paese.
Il
comunicato ha invitato anche l’Osa a
prendere posizione su quanto successo e a riaffermare la sua condanna del colpo
di Stato, continuando ad ignorare il regime di
fatto “Con
questa decisione risulta evidente la mancanza di volontà da parte del regime di
rispettare il contenuto e lo spirito dell’accordo, ignorando la proposta del
Piano Arias, le risoluzioni dell'Osa
e della Onu – ha detto Reina –.
Dichiariamo il fallimento dell’accordo Tegucigalpa-San
José a causa dell'inadempimento da parte del regime di fatto. L’accordo
prevedeva che per il 5 novembre si sarebbe dovuto installare un Governo di Unità
e di Riconciliazione Nazionale, presieduto dal presidente eletto dalla
popolazione e cioè José Manuel Zelaya
Rosales", ha concluso Reina.
In una
breve dichiarazione a Radio Globo, il presidente Zelaya ha invece considerato assurda e
incredibile l’intenzione del signor Micheletti di volere dirigere un
governo di unità e riconciliazione. “In questo momento l’Accordo è lettera morta
perché è impensabile che si crei un governo con alla testa una persona che
nessun paese al mondo ha riconosciuto come Presidente della
Repubblica. Continuerò a lavorare e a lottare affinché si rispetti il
popolo honduregno e non si legittimi il colpo di Stato”, ha concluso-
Durante
le ultime ore la macchina diplomatica si è rimessa in moto per cercare una via
d’uscita a questa nuova ed ennesima crisi. Da più
parti sono arrivate severe condanne contro il nuovo “gioco sporco” di Micheletti. I
governi del Nicaragua, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Argentina e Brasile hanno condannato l’accaduto ed
hanno dichiarato di non essere disposti a riconoscere il processo elettorale del
29 novembre se non verrà riconosciuto il diritto del presidente Zelaya a rioccupare il posto che gli è
stato tolto con la forza. Intanto
l’Unione Europea ha confermato il
blocco di oltre 60 milioni di euro fino a che non verrà ristabilito l’ordine
costituzionale nel paese e il governo spagnolo ha condannato
l’accaduto. Sempre
più timida e complice, invece, la posizione del governo statunitense, che ha
cercato nuovamente di ristabilire il dialogo addossando le colpe di questo nuovo
impasse ad entrambe le parti. © (Testo e foto
Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di
Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org
) |
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