È con estremo dispiacere che la Sezione Italiana di Amnesty
International ha appreso la triste notizia della morte di Felipe Arreaga
Sanchez, avvenuta il 16 settembre scorso. L'ecologista campesino è stato
investito da un camioncino del pubblico servizio a pochi chilometri da casa sua
a El Zapotillal (stato di Guerrero, Messico). Dopo l'incidente l'autista si è
dato alla fuga.
Felipe Arreaga è stato tra i fondatori della
Organizzazione contadina ecologista della Sierra di Petatlán (Organización de
Campesinos Ecologista de la Sierra de Petatlán, Ocesp). Nel 1998 ha appoggiato
attivamente la campagna non violenta contro lo sfruttamento sproporzionato e
illegale delle foreste della zona di Petlátan da parte dell'impresa statunitense
Boise Casade, denunciandone l'impatto negativo sull'ambiente e sulla vita della
popolazione.
Durante la campagna alcuni attivisti di Ocesp sono stati
assassinati; Flores Rodolfo Montiel, il presidente, e Teodoro Cabrera Garcìa, un
altro attivista, sono stati incarcerati. Sono stati rilasciati nel 2001 perché
innocenti e grazie alla mobilitazione nazionale e internazionale delle
organizzazioni per i diritti umani.
Felipe Arreaga, temendo per la sua
vita, ha abbandonato la comunità e si è nascosto per otto mesi nella foresta,
vivendo in condizioni difficilissime. Nel 2000 ha fondato con la moglie Celsa
Valdovinos l'Organizzazione delle donne ecologiste della Sierra di Petatlán
(Organización de Mujieres Ecologistas de la Sierra de Petatlán,
Omesp).
Nel novembre 2004 è stato arrestato con l'accusa di avere ucciso
nel 1998 il figlio di Bernardino Bautista, un potente commerciante di legname
del posto.
Il Centro per i diritti umani della montagna Tlachinollan
(Centro de Derechos Humanos de la Montaña Tlachinollan), un'importante
associazione per i diritti mani della regione, lanciò una campagna per il suo
rilascio, sostenendo l'infondatezza delle prove su cui si basava
l'accusa.
Nel 2005 Amnesty International adottò Felipe Arreaga come
prigioniero di coscienza. Altre associazioni nazionali e internazionali ne
chiesero il rilascio incondizionato, che avvenne dopo 10 mesi di
carcere.
Sempre nel 2005 Felipe Arreaga ricevette il premio Chico
Mendes per il suo coraggio e la sua determinazione nella difesa
dell'ambiente.
La dinamica dell'incidente in cui ha perso la vita Felipe
Arreaga non è ancora chiara; le organizzazioni per i diritti umani stanno
chiedendo alla Procura di fare chiarezza ed evitare così che la sua morte
diventi un altro caso impunito.
Durante un'intervista del 2006 a Amnesty
International, Felipe Arreaga ha detto: "Quando mi
invitano a parlare nelle scuole e nelle conferenze parlo di una cosa: parlo di
quello che ho nel cuore. Se dentro hai amore parli di amore, se tieni odio o
desideri violenza di questo parla la tua bocca. Chiedo di parlare perché è
necessario. La gente deve prendere coscienza. So che il nemico è gigantesco.
Abbiamo lottato per la difesa dell'ambiente, ma anche per esempio per avere
elettricità, acqua potabile, un presidio medico. Un giorno un deputato
dell'Unione europea mi ha detto: 'Tu sei un maestro'. Io gli ho risposto che non
sono maestro di nulla. Semplicemente lotto per la
vita".