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ntervista a Francisco Soberòn, direttore dell’Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) su quanto avvenuto recentemente in Amazzonia
- Subject: ntervista a Francisco Soberòn, direttore dell’Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) su quanto avvenuto recentemente in Amazzonia
- From: annalisa melandri <annalisamelandri at yahoo.it>
- Date: Tue, 21 Jul 2009 04:38:25 +0000 (GMT)
Intervista a Francisco Soberòn, direttore dell’Asociación Pro
Derechos Humanos (APRODEH) su quanto avvenuto recentemente in Amazzonia
di Annalisa Melandri www.annalisamelandri.it E’ trascorso ormai più di un mese dalla violenta repressione
nell’Amazzonia peruviana con la quale il governo di Alan García ha posto fine
alla protesta organizzata del movimento indigeno e di ampi settori della
società che chiedevano la revoca di alcuni decreti legislativi che minavano
profondamente la sovranità indigena su quel territorio ma soprattutto la
protezione di uno degli ecosistemi più importanti del pianeta. Al termine di una
settimana di scontri violenti che hanno lasciato un saldo di circa 50 morti tra
civili e membri di polizia, un numero considerevole di feriti e alcuni casi di
persone scomparse, il Congresso ha ritirato due dei decreti legislativi oggetto
di contestazione. Si è parlato di vittoria del movimento indigeno, tuttavia
resta da far chiarezza sulla sospensione dello stato di diritto che si è
verificata in quei giorni e che ha portato a gravi violazioni dei diritti umani
da parte del Goveno. Solo da questo si può partire per un dialogo costruttivo
tra le parti che al momento è sospeso. Come ci racconta Francisco Soberòn, direttore dell’Asociación Pro Derechos
Humanos (APRODEH) del
Perú, nominato insieme ad altri 50 difensori dei Diritti Umani “che stanno
cambiando il mondo” da Terry Kennedy Cuomo nel suo libro dal titolo “Dire la
verità al potere” edito da Random House nel 2000.
Annalisa Melandri - Durante le giornate della
dura repressione a Bagua, in Amazzonia, ci sono state testimonianze di indigeni
gettati dagli elicotteri nei fiumi Marañon e Utcubamba. Avete potuto verificare
queste notizie?
Francisco Soberón - Sì. Persone
che si trovavano in quella zona nel giorno in cui sono avvenuti i fatti hanno
testimoniato di aver visto come i cadaveri venivano caricati sugli elicotteri e
gettati nei fiumi. Altre persone hanno riferito che alcuni indigeni sono stati
uccisi sulle sponde del fiume e poi gettati in acqua.
A.M. - Ci sono casi di persone scomparse a
Bagua? Quante denunce avete ricevuto?
F.S. – Si sono verificate molte
situazioni irregolari, per esempio rispetto al fatto che nella zona della “Curva
del Diablo” e’ stato impedito per 5 giorni l’accesso a persone, giornalisti,
familiari, organizzazioni di difesa dei diritti umani. Questo stato di cose ha
creato nella popolazione il sospetto che ci possano essere stati casi di
sparizioni di persone. Quando la prima volta ci siamo potuti avvicinare come
organismo di difesa dei diritti umani, il 6 giugno, abbiamo ricevuto numerose
denunce di casi di persone delle quali non si conosceva la loro ubicazione.
Abbiamo quindi redatto una lista di 68 persone scomparse. Durante la missione
della Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), è stata segnalata la
necessità di continuare le ricerche e della lista sono rimaste 11 persone da
rintracciare. Ad oggi, sono 9 le persone delle quali stiamo cercando di avere
notizie. Durante la visita della FIDH nella comunità Wawas, i dirigenti delle
comunità indigene hanno riferito che c’erano casi di persone scomparse nella
zona dei fiumi Santiago e Cenepa. Tuttavia non ci sono ad oggi casi di denunce
specifiche con nomi e cognomi.
A.M. – Quante persone sono state arrestate e
quali sono le loro condizioni di detenzione?
F.S. - Attualmente ci sono 18
persone in carcere. Si trovano nel carcere di Chachapoyas, un penale per
detenuti gia’ processati e con condanne definitive, nonostante non sia ancora
questa la loro condizione.
A.M. - Qual’e’ la situazione legale del
leader indigeno Alberto Pizango?
F.S. - Ha un processo in corso
e sono stati emessi mandati di cattura da differenti giudici sia di Utcubamba a
Bagua Grande sia di Lima.
A.M. - Sappiamo che la Polizia Nazionale sta
conducendo le indagini per la morte di alcuni civili. Come è possibile, se
proprio membri della Polizia sono accusati di aver ucciso dei civili a
Bagua?
F.S. - Giustamente questo è il
problema principale riscontrato nell’ indagine preliminare che abbiamo
riproposto rispetto alla denuncia di 7 persone con le accuse di omicidio e
lesioni gravi. Abbiamo inoltre comunicato al Pubblico Ministero su queste
irregolarità nelle indagini sulla morte e lesioni dei civili e abbiamo chiesto
che le indagini siano realizzate da un ufficio giudiziario.
A.M. - Qual’è stato l’atteggiamento del
governo rispetto alle indagini delle missioni internazionali delle associazioni
di difesa dei diritti umani a Bagua?
F.S. - Non possiamo dire che il
governo abbia posto ostacoli direttamente al lavoro delle missioni
internazionali. Come APRODEH abbiamo promosso la visita di una missione della
Federazione Internazionale dei Diritti Umani, che si è realizzata dal 16 al 19
giugno con l’obiettivo di indagare sui fatti avvenuti tra il 5 e il 6 di giugno
nell’ambito della protesta in Amazzonia e di identificare le violazioni dei
diritti umani che ci sono state e le responsabilità delle persone coinvolte. La
missione FIDH, integrata dal messicano Rodolfo Stavenhaguen, ex relatore delle
Nazioni Unite sui Popoli Indigeni e la religiosa ecuadoriana Elsie Monge,
direttrice esecutiva della Commissione Ecumenica dei Diritti Umani (CEDHU) è
arrivata la mattina del mercoledì 17 giugno a Bagua per riunirsi con i
dirigenti indigeni, con i membri del Consiglio Comunale di Bagua e con i
rappresentanti della Chiesa. Durante la sua permanenza a Lima, la Missione ha
effettuato numerose riunioni con diverse autorità, tra le quali il Presidente
del Consiglio dei Ministri, Yehude Simon, i ministri di Giustizia, Rosario
Fernández, il ministro della Difesa, Antero Flores Aráoz, i rappresentanti del
Ministero dell’Ambiente, della Corte Suprema, della Defensoría del Pueblo e del
Congresso della Repubblica. Ciò nonostante, si sono verificati episodi
gravi, come il trasferimento irregolare dei 18 detenuti dal carcere di Bagua
Grande a quello di Bagua Chico un giorno prima dell’arrivo della missione della
FIDH. E’ un fatto che richiama l’attenzione perchè, nello stesso momento
esisteva il coprifuoco dalle 9 di sera alle 6 di mattina e inoltre in quei
giorni la strada verso Chachapoyas era chiusa per lavori dalle 6 di mattina alle
6 del pomeriggio. Questo ha fatto sì che i membri della commisiione non abbiano
potuto incontrare i detenuti per verificare che fossero stati rispettati i loro
diritti o che non fossero stati torturati. Si sarebbe scoperto che 4 persone
che sono state trasferite dal Commissariato di Bagua Chicha al carcere di Bagua
Grande erano state picchiate da membri della Polizia.
A.M. – Qual’è attualmente la situazione in
Amazzonia? E’ stato revocato lo stato di emergenza?
F.S. - E’ stato revocato il
coprifuoco ma non lo stato d’emergenza.
A.M. - Come prosegue il dialogo tra i
rappresentanti delle comunità indigene e il Governo?
F.S. - Due dei decreti impugnati
sono stati revocati dal Congresso della Repubblica il 19 giugno. Tuttavia,
nonostante il fatto che questa decisione abbia ridimensionato la tensione tra le
parti, il dialogo è interrotto perchè un numero considerevole di dirigenti
indigeni regionali e di Lima sono indagati e su altrettanti pendono mandati di
cattura. Le organizzazioni indigene avevano richiesto tra le altre cose la fine
della persecuzione giudiziaria dei suoi dirigenti ma questi continuano asd
essere denunciati, processati e con mandati di cattura sul loro
capo. Crediamo che le possibilità per un dialogo nazionale rispetto al
grande tema dello sviluppo dell’Amazzonia peruviana soltanto si possono
raggiungere facendo chierezza su quanto è accaduto tra il 5 e il 6 giugno e
con la piena partecipazione dei popoli indigeni.
A.M. - Per finire, può descriverci brevemente
qual’è la situazione del rispetto dei diritti umani attualmente in
Perú?
F.S. – Dopo quanto accaduto a Bagua
e fatti legati ai processi per atti di corruzione di personaggi legati al
partito di governo, possiamo segnalare che il rispetto della vita umana e dei
diritti dei detenuti, così come le garanzie di un giusto processo, hanno perso
importanza o sono venuti meno. Non esiste la reale intenzione del governo di
indagare sui casi di violazioni dei diritti umani, tranne per il processo
mediatico a Fujimori, ma casi nei quali sono coinvolte persone vicine al regime
attuale, come quello di El Frontòn o Rodrigo Franco continuano lentamente a
rischio di impunità, con risoluzioni di prescrizione come nel caso di El
Frontòn o allungando i tempi per avere scarcerazioni per eccesso di detenzione
preventiva. Oggi inoltre, ci sono violazioni dei diritti della libertà
d’espressione, riunione, associazione e violazioni del dovuto processo di molti
cittadini che fanno parte di organizzazioni, la maggior parte dirigenti,
nell’esercizio del loro diritto della protesta sociale. Si verificano inoltre
situazioni di impunità rispetto a casi di persone decedute nel corso delle
proteste sociali, uccise per mano di membri della Polizia Nazionale. Il numero
di queste vittime è aumentato considerevolmente nel corso dell’attuale governo
così come il numero dei conflitti sociali.
Annalisa Melandri
10 luglio
2009
In fase di redazione di questa intervista
Francisco Soberón ci avvisa di aver ricevuto la denuncia da parte di un giovane
nativo di 17 anni che sta cercando suo padre, fu fotografato dal quotidiano
locale “Ahora” mentre la Polizia lo faceva scendere da un furgoncino per
portarlo al commissariato di Bagua Grande. Il suo nome tuttavia non risulta fra
le persone arrestate né sotto processo e non ha ancora fatto ritorno alla sua
comunità. Il giovane ha denunciato che altri membri della comunità non sono
ancora rientrati nelle loro case. Annalisa Melandri http://boicottaisraele.wordpress.com La rivoluzione è un fiore che non muore La revolución es una flor que no muere |
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