INVIATE UN MESSAGGIO ALL'UNIONE EUROPEA CONTRO GLI AGROCOMBUSTIBILI PRIMA DEL 7 LUGLIO



 
OGGETTO: RESPINGETE LA QUOTA DEL 10% DI AGROCOMBUSTIBILI NEI CARBURANTI, NON
INCENTIVATE IL DEGRADO AMBIENTALE E IL LAVORO SCHIAVO IN BRASILE.

DA INVIARE AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE AMBIENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO

dorette.corbey at europarl.europa.eu
Cc: 
johannes.lebech at europarl.europa.eu,
marieanne.islerbeguin at europarl.europa.eu,
claude.turmes at europarl.europa.eu,
roberto.musacchio at europarl.europa.eu,
johannes.blokland at europarl.europa.eu,
irena.belohorska at europarl.europa.eu,
anders.wijkman at europarl.europa.eu,
alago at mre.gov.br, celsoamorim at mre.gov.br,
 laudemir.muller at mda.gov.br

Essendo a conoscenza del fatto che la votazione della Commissione Ambiente
del Parlamento Europeo sulle energie rinnovabili avverrà in tempi brevi,
vorremmo chiedervi di respingere la quota del 10% relativa agli
agrocarburanti.
Siamo d'accordo con la proposta dell'Unione Europea di adottare quote in
relazione alla riduzione di CO2. Tuttavia riteniamo che le fonti di energia
alternativa debbano essere realmente rinnovabili, in base a norme sociali e
ambientali.
Attualmente le fonti di energia disponibili (come gli agrocarburanti a base
di canna da zucchero, soja, mais e palma africana) creano impatti negativi
sull'ambiente e sui diritti sociali, influendo negativamente sulla
produzione di alimenti.
Nel caso dell'etanolo prodotto in Brasile, a partire dalla canna da
zucchero, la coltivazione e la lavorazione inquinano il suolo e le fonti di
acqua potabile perché utilizzano una grande quantità di prodotti chimici.
Studi scientifici provano che gli agrocarburanti provocano problemi di
salute e ambientali perché creano un inquinamento più polverizzato e
liberano sostanze inquinanti che portano alla distruzione dello strato di
ozono. Ogni litro di etanolo prodotto in fabbrica, a circuito chiuso,
consuma circa 12 litri di acqua. Questa quantità non include l'acqua
utilizzata nella coltivazione che, nel caso di monoculture irrigate è molta
di più. 
Un altro fattore preoccupante è che la produzione di canna da zucchero si è
diffusa in aree di produzione di alimenti, oltre alla sua espansione in
regioni di salvaguardia ambientale come il Cerrado e l'Amazzonia. Anche in
zone in cui già c'era attività agricola, la monocultura della canna genera
un grado molto più elevato di devastazione perché sostituisce una
agricoltura diversificata con coltivazioni omogenee e continue e questo
porta alla distruzione totale delle riserve forestali. La domanda da parte
dei produttori di agrocombustibili di grandi quantità di terre di buona
qualità con accesso all'acqua e alle infra-strutture, genera devastazione
delle risorse naturali e dell'agricoltura locale. E non è vero che
l'industria della canna si espande in aree degradate e terre marginali come
afferma il governo brasiliano. L'aumento della produzione di etanolo ha
causato l'espulsione dei contadini dalle loro terre e ha generato dipendenza
dalla cosiddetta "economia della canna", dove esistono solo lavori precari
nelle piantagioni.
Il monopolio della terra da parte dei produttori di agrocombustibili
impedisce che altri settori economici si sviluppino, generando
disoccupazione, stimolando la migrazione e l'assoggettamento dei lavoratori
a condizioni degradanti. L'industria degli agrocarburanti è basata sullo
sfruttamento della manodopera a buon mercato e perfino schiava.
 I lavoratori sono pagati a cottimo e non per le ore lavorate. Nello stato
di   São Paulo, maggior produttore del paese, la meta di ogni lavoratore è
tagliare dalle 10 alle 15 tonnellate al giorno. Per questo sono necessari
trenta colpi di falce al minuto per otto ore di lavoro al giorno. Questo
livello di sfruttamento ha causato seri problemi di salute e perfino la
morte di decine di lavoratori. Il lavoro schiavo è comune nel settore. Nel
2007 più di 3000 lavoratori schiavi, e tra questi degli indigeni, sono stati
riscattati dal Gruppo Speciale del Ministero del lavoro in stabilimenti di
canna in Brasile, soprattutto in Amazzonia.
Di fronte a questa situazione, riteniamo che l'approvazione della quota del
10% della Unione Europea potrebbe incentivare ancora di più l'espansione
della monocultura della canna in Brasile con la conseguenza di una maggiore
devastazione ambientale e violazione delle leggi del lavoro.
Rifiutiamo la posizione del governo brasiliano che minaccia di denunciare
all'Organizzazione Mondiale del Commercio l'eventuale approvazione di
criteri di sostenibilità, di protezione ambientale, sociale e del lavoro
rispetto alla commercializzazione di agrocombustibili.
Questi criteri sono essenziali se di fatto l'obiettivo della produzione di
energie alternative è contenere i mutamenti climatici che mettono a rischio
la preservazione della vita sul pianeta.
Grazie per la vostra attenzione.