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La Colombia sfoggia l'ascia di guerra
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L'analisi di Tito Pulsinelli

L'Ecuador accusa il governo colombiano di aver ordinato il bombardamento
che ha provocato l'uccisione del capo guerrigliero Raul Reyes e di altri 16
combattenti della FARC. Alcuni aerei si sono inoltrati in territorio
ecuadoriano, bombardando una zona a pochi chilometri dalla linea di
frontiera.
Poi è intervenuto un reparto speciale trasportato in elicotteri, che ha
dato il colpo di grazia ai guerriglieri feriti. Si sono poi ritirati,
portandosi via il "cadavere eccellente" di Reyes e lasciando sul terreno
tutti gli altri, rinvenuti senza uniforme e con proiettili alla schiena.
Si è trattato di un'imboscata pianificata con freddezza dai vertici di
Bogotà, che non si è fatto nessun scrupolo di violare il territorio e la
sovranità di un Paese vicino.

Il presidente ecuadoriano Correa ha ordinato l'espulsione dell'ambasciatore
colombiano a Quito, ha schierato truppe lungo la frontiera, ed ha richiesto
la convocazione urgente dell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA),
della Comunità Andina di Nazioni (CAN) e del MERCOSUR.
Il Venezuela ha reagito ordinando la chiusura della propria ambasciata a
Bogotà e la mobilitazione di 10 battaglioni lungo la frontiera comune.
Celso Amorim, ministro degli esteri del Brasile, ha interrotto la visita a
Singapore ed è inmediatamente rientrato a Brasilia. Si tratta di una crisi
di vaste proporzioni che oltrepassa i limiti dei ricorrenti "screzi"
binazionali ed assume la gravità di problema regionale.

Le conseguenze dell'iniziativa bellica della destra genocida che è alla
guida della Colombia, vanno oltre la loro iniziale finalità di seppellire
definitivamente lo scambio umanitario e i negoziati di pace. I falchi di
Uribe non vogliono più sentir parlare nemmeno di liberazione di prigionieri.
L'esibizione trionfale dello scalpo del leader a cui la FARC aveva
asssegnato la conduzione delle trattative di pace, ha un significato
univoco: il blocco sociale al potere vuole la continuazione della guerra
civile, senza se e senza ma.
La narcoeconomia, l'oligarchia dell'agro-esportazione, i vertici militari e
la struttura mafiosa dei paramilitares -che Uribe ha istituzionalizzato-
con il trionfalismo macabro che li contraddistingue, ha notificato al mondo
che loro continueranno la "guerra al terrorismo".
Hanno intimato ai Paesi del blocco sudamericano che devono accettare senza
fiatare la violazione del diritto internazionale e le incursioni di truppe
straniere sui loro territori.

C'è la pretesa che l'Ecuador, Panama, Venezuela, Nicaragua e Brasile devono
subire passivamente i problemi che vengono esportati sui loro territori, e
affrontarli "colombianizzandosi". Oltre al narcotraffico, alle fumigazioni
con i pesticidi, ai flussi crescenti di profughi e all'insicurezza delle
regioni frontaliere, ora devono subire anche l'importazione dei metodi
bellici con cui le elites di Bogotà hanno combattuto senza successo la
narcoeconomia e le guerriglie.
La Colombia è fonte crescente di problemi per la regione, dove esporta le
conseguenze di un sistema chiuso e inamovibile, in pugno ad una destra
genocida e razzista, che pretende che i vicini si mettano sulla loro stessa
lunghezza d'onda.

L'azione spettacolare portata a termine in Ecuador è un successo
soprattutto interno, ma porterà all'isolamento del governo colombiano sulla
scena sudamericana. Ad eccezione del Perù e Cile, tutti gli altri Paesi
dell'area condanneranno l'azione di guerra condotta dall'esercito
colombiano al di fuori delle sue frontiere.
Il presidente Uribe volta definitivamente le spalle all'America latina, e
punta tutte le sue carte sugli Stati Uniti e i finanziamenti bellici che
gli mettono a disposizione. Però Bush non è in grado di garantire nemmeno
l'entrata al Trattato di Libero Commercio (TLC), per l'opposizione del
Partito democratico, dei sindacati e dei settori che difendono i diritti
umani.

Uribe non riuscirà ad imporre la "dottrina antiterrorista" al Sudamerica.
La sua sovradimensionata ambizione di trasformarsi in un "Israele
tropicale", cozzerà contro la condanna delle incursioni belliche
oltrefrontiera giustificate con l'alibi della "legittima difesa".
La Colombia si incammina verso l'isolamento regionale ed una crescente
freddezza internazionale, e non gli basterà il tradizionale appoggio degli
Stati Uniti.
Alvaro Uribe e il superfalco Santos ignorano che il loro unico alleato deve
far fronte ad una crisi economica senza precedenti, dove oltre al dollaro è
a rischio l'egemonia di Wall Street.
L'avventurismo militare, il disprezzo dei diritti umani e della legalità
internazionale-se è macabra cosa corrente all'interno- avrà un alto costo
ora che pretendono applicarlo a casa d'altri. Negli ultimi tempi, le
motovedette colombiane hanno impedito ai pescherecci nicaraguensi di
operare nelle loro acque territoriali.

Al di là dell'isolamento politico e diplomatico, la Colombia deve
prepararsi a trovare altri mercati per le esportazioni finora dirette verso
la vicina Venezuela.
Qualche anno fa, quando i servizi militari sequestrarono a Caracas Rodrigo
Granda, diplomatico della FARC, le autorità venezuelane bloccarono tutto il
flusso commerciale dalla -e verso- la Colombia. Dopo qualche settimana,
rimasero senza elettricità molti centri urbani colombiani e mezzo milione
di posti di lavoro furono a rischio, perchè quello venezuelano è il secondo
mercato per le loro esportazioni.

In Colombia, per avvicinarsi alla pace è indispensabile la sconfitta
politica dell'attuale assetto di potere che ha elevato la guerra civile
permanente a politica di Stato. E' necessario un nuovo patto sociale, la
fine del narcodollaro e la pacificazione.
Nella prima reazione pubblica all'eliminazione del suo leader, la FARC
ribadisce che non rinuncia al dialogo, alla liberazione dei prigionieri e
alla trattativa. E' una buona notizia. Fortunatamente, l'ascia di guerra la
brandiscono solo Uribe e SantosŠ.ma non l'avevano mai sotterrata.


 ALTRE NEWS::::

La Jornada: Uribe instrumento de EEUU
<http://selvasorg.blogspot.com/2008/03/la-jornadauribe-instrumento-de-eeuu.html>http://selvasorg.blogspot.com/2008/03/la-jornadauribe-instrumento-de-eeuu.html

Francia: Reyes era il nostro contatto
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Chavez sposta i carriarmati al confine con la Colombia
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SPECIALE COLOMBIA 2008
<http://www.selvas.org/SpecCOLOMBIA2008.html>http://www.selvas.org/SpecCOLOMBIA2008.html


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