Fw: Angela Nocioni portavoce del fascismo venezolano
- Subject: Fw: Angela Nocioni portavoce del fascismo venezolano
- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55 at virgilio.it>
- Date: Sat, 15 Dec 2007 17:30:12 +0100
----- Original Message -----
From: Mario Neri
Sent: Saturday, December 15, 2007 5:16 PM
Subject: Angela Nocioni portavoce del fascismo
venezolano ANGELA NOCIONI,
VELINARA della DESTRA EVERSIVA Nell’articolo di Angela Nocioni, pubblicato
il 13 dicembre scorso su Liberazione, si offre un importante contributo per i
lettori, che vogliono sapere come si sono schierate le categorie professionali
venezuelane in relazione al referendum del 2 dicembre. Sappiamo dall’articolo
che i militari contrari alla riforma sono stati circa il 70 %.Questa
informazione la giornalista la otterrebbe da anonimi “ufficiali in
servizio che hanno visto i dati riservati del Consiglio Nazionale
Elettorale CNE” . Orbene, I dati ufficiali (come in ogni paese
non diviso in caste) ci permettono solo localizzazioni geografiche, cioè quanti
sono i voti contrari, i voti a favore, i nulli e le astensioni in ognuno dei
seggi elettorali sparsi nel territorio nazionale. La signora Nocioni pensa che i
militari votano solo ed esclusivamente nelle caserme? La giornalista non si fa scrupolo di
propagare quello che perfino l’opposizione più radicale ha smesso di
affermare (vedere sotto la dichiarazioni dei due partiti maggiori
dell’opposizione, Primero Justicia e Un Solo Tiempo )? E cioè che i dati del CNE
sono stati truccati, violentati e non garantiscono la segretezza del
voto. Per la prima volta in 9 anni, però,
l’opposizione moderata ha riconosciuto apertamente i risultati ufficiali e
l’indipendenza dell’istituzione elettorale. Quella oltranzista –invece-
ritrovatasi spiazzata dall’ammissione della sconfitta fatta dal Presidente
Chávez in una allocuzione televisiva, ha cominciato a rilanciare attraverso
internet le veline fabbricate a Washington: la sconfitta di Chavez sarebbe molto
più ampia; avrebbe riconosciuto la sconfitta solo perchè vi è stato costretto
dai vertici militari; per ultimo, magnificare con qualsiasi mezzo la portata di
una vittoria che è dell’1%, cioè di 100mila voti. E’ possibile sostenere –senza
rischiare il ridicolo e la faziosità- che Prodi riportò un “trionfo” su
Berlusconi? La giornalista Nocioni ha
smesso di amplificare le posizioni dell'opposizione democratica venezolana, ed
e' passata ad abbeverarsi alle fonti inquinate dei settori eversivi di dedstra,
che tutt'oggi non riconoscono i risultati ufficiali. Gli stessi che sono stati
convalidati da tutti gli osservatori internazionali e dall' Organizzazzione
degli Stati Americani (OEA) . Le argomentazioni e le illazioni
della Nocioni –stranamente- coincidono con i bollettini che il Comando
della Resistenza (destra fascista ) fa circolare per intenet. Che tristezza, che il giornale
Liberazione, sul quale lei scrive, si dice organo del Partito della Rifondazione
Comunista. Il Comitato degli italovenezolani democratici
Circolo Bolivariano Antonio
Gramsci. http://www.eluniversal.com/2007/12/08/pol_ava_primero-justicia-rat_08A1253597.shtml 01:21 PM) Primero Justicia ratifica
resultados emitidos por el CNE Caracas.-
Juan Carlos Caldera, dirigente de Primero
Justicia,
afirmó que los resultados emitidos por
el Consejo Nacional Electoral sobre el referendo del domingo 2 de diciembre
expresan fielmente la voluntad del pueblo y solicitó respeto para los votantes
al exigir que cesen las campañas que cuestionan el margen de la votación.
"Pedimos respeto para aquellos
venezolanos que decidieron votar, que decidieron que prevaleciera la paz, que
triunfara la reconciliación (…). Con el resultado electoral se ratifica que el
camino que tienen que seguir todos los venezolanos es el del voto y el de la
lucha", expresó. Caldera hizo mención al 43 por ciento
de abstención, y les pidió a quienes integran este grupo que reflexionen acerca
de la importancia de formar parte de la
decisiones. "Reflexionemos y entendamos que no
hay problema que juntos todos los venezolanos no podamos resolver, lo
demostramos el domingo y en la medida que podamos mantenernos con ese espíritu
de democracia, paz y reconciliación vamos a seguir lográndolo",
afirmó. Karina
Brocks eluniversal.com Radio Caracas Televisión RCTV
http://elobservador.rctv.net/Noticias/Vernoticia.aspx?NoticiaId=228173&Tipo=14 UNT afirmó que resultados emitidos por el CNE son los
mismos que reflejan las actas que posee la
oposición 5 de diciembre de
2007.- El
Vcepresidente de asuntos electorales del partido Un
Nuevo Tiempo
(UNT), Enrique Márquez, afirmó que los resultados emitidos por el Consejo
Nacional Electoral son los mismos que reflejan las actas que poseen de la
auditoría posterior del referendo consultivo de la reforma constitucional.
Con una amplia explicación, Márquez
dijo que se han hecho revisiones muy cuidadosas de las actas. "Actas que están
procesando de una manera clara, la estamos para más detalles escaneando,
metiéndola a un sistema computarizado, verificando entonces los resultados
mostrados contra los resultados que el CNE exige en su página web y verificando
que no hay contradicciones", aseguró. De esa manera hizo un exhorto a las
personas que adversan el proyecto político del actual gobierno a que se den
cuenta de que "no existe manera de que
pueda pasar ningún fraude y debo decir que hemos recibido que tenemos en
nuestro poder cerca del 50% de las actas de escrutinio del país; el resto se
está replegando viene de los sitios más lejanos, nos deben llegar el día de hoy
o mañana y a cada una de ellas le estamos haciendo un
procesamiento". Tra i militari chavisti chiamati in
politica c’e una differenza ideologica Nelle forze armate Cuba non piace. Un
pezzo di società con cui trattare Lo schiaffo dei
militari al presidente
Chavez: il 70% ha votato
No di
Angela
Nocioni Caracas [nostra
inviata] Lo
schiaffo è arrivato dai
militari.
Sono andati a
votare
al referendum sulla Costituzione socialista, ma hanno votato in massa No.Non
esistono dati pubblici al riguardo. Ma
ufficiali in servizio che
hanno visto i
dati riservati del Consiglio nazionale elettorale
sostengono che il Nonelle forze armate sfiori «il 70 per
cento».
I militari non nascondono che le modifiche costituzionali non piacevano per
niente. Ci hanno visto troppe insidie dentro. Anche i chavisti. Chàvez è
furioso. I ministri sospetti di infedeltà li può cambiare come i kleenex, ma i
generali no. Non tutti, perlomeno. Non ha preso il ceffone del referendum a
causa de voto militare. A fargli perdere per la prima volta dal 1999 una
consultazione elettorale, seppur di un
solo punto percentuale secondo i risultati ufficiali, è stata essenzialmente
l’astensione a sinistra. Moltissimi dei suoi non hanno votato. Ma che i
militari, gli unici di cui il presidente si fidi davvero (o meglio, gli unici di
cui si fidava) abbiano votato come l’opposizione è il primo scivolone di un
presidente che, in quasi dieci anni di potere, non ha sbagliato una mossa. Le
forze armate non hanno gradito innanzitutto
l’idea della creazione di una milizia popolare. Il governo aveva annunciato di
voler arruolare 10 milioni di persone. «Siamo
26 milioni in tutto noi
venezuelani – osserva un ufficiale che ha votato No – quale progetto è quello
che vuole fare milizia la gran parte della popolazione
attiva?». Difesa del
professionismo e anche una banale questione di quattrini. I militari godono
di benefici sociali
eccellenti in Venzuela. Hanno un istituto di previdenza proprio, l’Istituto di
previdenza sociale delle forze armate. Non sarebbe stato cancellato dalla nuova
Carta,ma molti ammettono di averlo sentito minacciato, di aver temuto di vedere
vecchi privilegi diluiti nel sistema nazionale. Preferiscono parlare d’altro,
però. Della «perdita di indipendenza, del rifiuto della politicizzazione » per
esempio. Su questo sono d’accordo anche alcuni ufficiali chavisti
radicali.«Troppi ministri, governatori e ambasciatori scelti tra militari»
rimprovera uno di loro formato all’Avana che difende la stretta collaborazione
tra Chàvez e Castro. «La vicinanza a Cuba è una polemica strumentale– dice -
abbiamo avuto gli Stati Uniti in casa per tanto tempo. Fidel ci aiuta e noi
aiutiamo Fidel, ma i cubani sono rispettosi. Mai visto un cubano passeggiare
nelle nostre caserme». L’influenza dell’Avana, però, non la nega nessuno. «Los
cubanos asesoran mucho, claro» ammette. Suggeriscono. Diciamola così. Un tenente
colonnello dell’esercito assicura di aver
votato ’No’ perchè temeva
invece quella presenza «invisibile solo per chi non la vuol vedere». «Ma come
negarla – si indispettisce - quando Chàvez vola con l’aereo che gli raccomanda
Fidel?». «Ci sono cubani nell’area di intelligenza militare – dice - e nella
consulenza dello Stato maggiore congiunto delle forze armate. Di solito però
siamo noi che andiamo a Cuba, il presidente preferisce. Le scuole di stato
maggiore sono andate tutte. L’assistenza tecnica è permanente».Questa faccenda
di Cuba infastidisce soprattutto per lo stile scelto da Chàvez. Un militare in
ritiro racconta: «Chàvez si è fatto accompagnare da Fidel nel patio di onore
dell’accademia militare, dove ci sono i busti ai caduti. La forza armata che ha
combattuto la guerriglia non ha gradito». La questione Castro e la progressiva
inclusione di militari nella vita politica venezuelana non spiegano tutto, ma il
malessere è tale da aver fatto impennare nell’ultimo anno le richieste di
abbandonare la carriera. Ci sarebbero
duecentocinquanta militari al momento a casa senza incarico. Con questa gente
Chàvez deve contrattare. Il presidente è amatissimo dai suoi, può contare
su una maggioranza numerica
sicura che lo ha eletto e riconfermato un anno fa con più del 60% dei voti. Il
referendum perduto non è una delegittimazione della sua
leadership. Ma con il Paese diviso a
metà e una conflittualità politica
costante, esasperata, sempre sul
punto di diventare scontroaperto, il presidente venezuelano non può permettersi
di non controllare le forze armate. svelto con cui mostrava
di volersi avvicinare a Fidel Castro. Il prezzo che paga per
l’errore è alto. L’Alto comando ha smentito la voce circolata subito dopo il
referendum secondo la quale Chàvez avrebbe
subito pressioni militari
perchê accettasse la sconfitta. Ma l’irruzione del presidente nella conferenza
stampa dei generali, gli insulti al giornalista del
‘Nacional’ di Caracas che aveva
pubblicato la notizia, hanno indispettito molti militari che
ora non si sbracciano per
smentire un’altra voce, più pericolosa, secondo la quale oltre
alle pressioni militari ci
sarebbe stata una contrattazione per aggiustare il risultato
e ridimensionare l’entità della sconfitta. I socialcristiani di Copei,
opposizione che appoggiò il golpe del 2002, fanno
circolaredati secondo i quali in
alcuni stati il No avrebbe raggiunto il 73%. I chavisti smentiscono. Un
ufficiale dell’Armata dice: «Non abbiamo dovuto fare pressione su Chàvez ad
accettare il voto, né fargli
sapere che non saremmo intervenuti a reprimere eventuali manifestazioni
di protesta: queste sono
informazioni false. La verità è che c’è stata una
negoziazione. Politica. Tra il settore
chavista radicale e il settore militare piu istituzionale». Chàvez la notte dei
risultati era a Miraflores accompagnato dall’Alto comando militare. Un
colonnello, dopo le 23 del 2 dicembre, avrebbe portato al palazzo
presidenziale un messaggio di alcuni
ufficiali. Nessun utimatum: «una opportuna
riflessione» Connect to the next generation of MSN Messenger Get it now!
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