Se dovessimo fare una rubrica
giornaliera sulle "cazzate" che i politici italiani dicono ogni giorno a
beneficio del teatrino mediatico della politica, dovremmo stare al
computer 24 ore su 24. Ma ci sono alcune di queste esternazioni che
proprio ti obbligano a rispondere per un elementare senso di giustizia.
Oggetto di questi interventi solitamente di ex comunisti o radicali
pentiti, sono sempre più spesso nazioni come Cuba, il Venezuela e ora
anche la Bolivia e l'Ecuador, colpevoli solo di aver scelto, ultimamente,
un destino e un futuro diverso da quello loro concesso dagli Stati Uniti o
dalle multinazionali occidentali. Una linea uguale a quella adottata anche
dal Brasile, dall'Argentina, dall'Uruguay, ma messa in atto in modo più
drastico e definitivo. L'ultima di queste "cazzate" l'ha sparata il
ministro dei Beni culturali del nostro paese, Francesco Rutelli che, in
maturità, dopo una scapigliata gioventù con il radicale Pannella, si è
scoperto in linea con la parte più intransigente della Chiesa, accanto
alla radicale cattolica Binetti. Lunedì 10 dicembre, in una intervista
a "Repubblica", Rutelli, difendendo la decisione della Binetti stessa di
sfiduciare il governo della coalizione di cui fa parte, non approvando un
articolo del pacchetto sicurezza che stigmatizzava l'omofobia, ha
dichiarato con supponenza: "Mobilitiamoci invece contro le condanne a
morte di omosessuali nel mondo, da Cuba all'Iran". Ora, per quanto
riguarda l'Iran, la notizia è drammaticamente vera, ma per quanto riguarda
Cuba, assolutamente falsa. E l'aver associato Cuba all'Iran fa solo capire
quanto il desiderio di essere proni verso le politiche degli Stati Uniti,
sconfini nel ridicolo per molti dei nostri disinvolti politici. Come
nell'Italia degli anni '70 dove il professor Braibanti veniva condannato
per plagio (un reato che non esiste) da un tribunale italiano perché aveva
un rapporto omosessuale con un suo allievo, anche Cuba ha vissuto in
quella stagione contraddittoria della sua storia un periodo di pregiudizio
verso il problema. Ma se Rutelli avesse l'abitudine di informarsi quando
pontifica, saprebbe che non solo quell'epoca è superata da tempo (come
dieci anni fa dimostrò il film "Fragola e cioccolato" vincitore anche del
festival dell'Avana) ma che addirittura, rispetto all'omosessualità e alla
libertà di praticarla, a Cuba c'è un approccio molto più liberale rispetto
alla società italiana. Il Parlamento cubano ha recentemente varato una
legge che consentirà ai transessuali di cambiare sesso. E come tutta la
sanità, anche l'operazione chirurgica e l'assistenza psicologica sono
gratuite. Si sta inoltre cominciando a discutere sull'opportunità di
legalizzare i matrimoni gay, ma soprattutto le unioni consensuali che,
anche fra le coppie eterosessuali, considerate le tradizioni e le
abitudini della gente, sono molto più frequenti. Il cambio d'identità sui
documenti, inoltre, è da tempo possibile. Infine, sempre perchè il
nostro ministro della Cultura non ne "spari" un'altra a breve, gli
ricordiamo che Cuba, per anni, ha rispettato la moratoria sulla pena di
morte, mentre il boia, negli Stati Uniti, non si fermava. Purtroppo la
Rivoluzione ha interrotto questa meritoria scelta una volta, quando nel
2003, tre dirottamenti aerei e l'assalto ai turisti di un ferry boat della
baia dell'Avana da parte di un gruppo che voleva sequestrare
l'imbarcazione per andare a Miami, fece intendere al governo che era in
atto l'ennesimo tentativo degli Stati Uniti di farla finita con la
Rivoluzione. Tre del gruppo dei sequestratori furono fucilati. Da allora,
però, la moratoria sulla pena di morte è stata nuovamente rispettata fino
ai giorni nostri. E' sufficiente che Rutelli, prima di parlare su
questi argomenti, chieda informazioni a Amnesty International che
nell'ultimo rapporto sui diritti umani, dedica nove pagine agli Stati
Uniti e tre a Cuba.
|