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LETTERA APERTA A PAOLO MIELI!
- Subject: LETTERA APERTA A PAOLO MIELI!
- From: "Un'altra Colombia \"è\" possibile!" <nuovacolombia at yahoo.it>
- Date: Thu, 22 Mar 2007 22:37:17 +0100 (CET)
LETTERA APERTA A PAOLO MIELI, DIRETTORE DEL CORRIERE DELLA SERA
Roma, 22 marzo 2007
Mercoledì 21 febbraio 2007 abbiamo osservato la pubblicazione, da parte della testata che Lei dirige, di una lettera inviatale da Francisco Santos Calderón, vicepresidente della Colombia, in margine alla quale vorremmo fare alcune riflessioni.
Come Lei sa, la Colombia vive da oltre 50 anni un asprissimo conflitto sociale ed armato, in cui l’uso sistematico della violenza è stato e continua ad essere il cardine su cui si regge il potere di un’oligarchia antidemocratica ed escludente.
Sparizioni, torture, sfollamento, omicidi di sindacalisti, di dirigenti contadini e di difensori dei Diritti Umani, rappresentano la drammatica quotidianità in un Paese che conta più di 30.000 morti ogni anno per cause socio-politiche.
Mentre i gruppi paramilitari compiono questi massacri, i politici legati al presidente Álvaro Uribe Vélez, che sono i veri mandanti di questi crimini, non riescono più ad occultare lo scandalo della “para-politica”, ossia il coinvolgimento e l’organica appartenenza ai gruppi paramilitari di decine tra parlamentari, ministri, alti comandi delle Forze Armate e della Polizia, massimi dirigenti di multinazionali (come la Chiquita Brands e la Drummond), ecc. Personaggi come María Consuelo
Araújo, ministro degli esteri dimessasi di recente dopo che il fratello senatore veniva arrestato ed a suo padre veniva notificato un avviso di garanzia per vincoli con i “paras”, e l’ex console colombiano a Milano, Jorge Noguera, mostrano il vero volto del governo colombiano. Noguera, ex direttore della polizia politica colombiana (il DAS), direttamente agli ordini del Presidente Uribe, forniva i nomi di sindacalisti ed oppositori politici a “Jorge 40” , noto capo paramilitare della costa del Pacifico, incaricato poi di eliminarli fisicamente.
Più volte organismi internazionali, tra cui le Nazioni Unite, hanno riconosciuto il vincolo delle Forze Armate ufficiali con i gruppi paramilitari, la stretta relazione tra questi ultimi ed un governo,
quello di Uribe, notoriamente legato al narcotraffico sin dai tempi del cartello di Medellín e promotore del loro attuale sdoganamento attraverso un processo di pace farsa con gli stessi, la cui presunta smobilitazione è -come ha riconosciuto la stessa Organizzazione degli Stati Americani- una pia illusione.
Il vice-presidente Santos, la cui lettera è stata pubblicata sul Corriere della Sera grazie al “prodigarsi” dell’ambasciatore colombiano a Roma, Sabas Pretelt de la Vega, che in Colombia ha un tetro passato quale persecutore storico dei sindacalisti ed esponente di spicco di un’oligarchia mafiosa e terrorista, crede di poter ingannare l’opinione pubblica internazionale strumentalizzando il caso della signora Ingrid Betancourt. Ma
sempre più persone, in Italia come nel mondo, sanno che le persone detenute dalle FARC sono prigionieri di guerra privati della libertà nell’ambito di un lungo e travagliato conflitto sociale ed armato, e non “semplici sequestrati”, e che per la loro liberazione è indispensabile avviare trattative serie con la guerriglia per porre in essere un accordo di scambio di prigionieri, del tutto possibile alla luce del II Protocollo Aggiuntivo delle Convenzioni di Ginevra e già realizzato in passato sia in Colombia sia in altri scenari di conflitto. Accordo di scambio non ancora materializzato per via della totale mancanza di volontà politica da parte di Uribe, duramente criticato dagli stessi familiari della signora Betancourt e degli altri prigionieri.
Il signor Santos, peraltro, dovrebbe smettere di minacciare -come ha
fatto in più occasioni- diversi cittadini europei e colombiani rifugiati in Europa, promotori di iniziative pubbliche di denuncia del terrorismo di Stato in Colombia. Se crede d’intimidire tutti quelli che sono solidali con una soluzione politica del conflitto colombiano, che porti ad una vera pace con giustizia sociale, si sbaglia di grosso, ed a nulla servono le intimidazioni ed i pedinamenti (peraltro riconosciuti pubblicamente dal vice-presidente colombiano in modo spavaldo) ai danni degli oppositori al suo regime, se non ad estendere la critica nei confronti di un governo illegittimo e paramilitare.
Pubblicando la lettera del signor Santos, lungi dal rendere un servizio d’informazione trasparente all’opinione pubblica italiana, il quotidiano che Lei dirige ha fatto da cassa di risonanza ad un governo mafioso
ed illegittimo.
Distinti saluti.
Max Lioce
Associazione nazionale Nuova Colombia
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