LATINOAMERICA - La politica dei partiti



In Italia l’opposizione della società civile all’ampliamento della base militare Usa di Vicenza si ricongiunge virtualmente alla rete mondiale No Basi,  per la prima volta riunita in questi giorni in conferenza a Quito, in Ecuador. Uniti nei principi per dire no ad una politica dei governi che sempre meno aderisce alla volontà ed alle reali necessità dei cittadini. 

Antonio Vermigli, direttore del notiziario della Rete Radie’ Resh, attraverso l’intervista ad Alex Zanotelli pubblicata dal Manifesto nei giorni scorsi,  analizza la situazione dei partiti e dei movimenti del nostro paese.

La redazione di Latinoamerica

 

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Mi sono giunte ultimamente alcune mail che mi hanno per così dire sconcertato, non tanto per il tono, quanto per la manifesta volontà di chiudersi a riccio e quindi di non doversi più curare di valutare le questioni in tutta la loro complessità… anche affettiva: in altri contesti si potrebbe parlare di elaborazione paranoica del lutto; così il governo Prodi è il morto (o il ferito grave ) e la colpa della morte  è da ricercarsi in un responsabile  (che il più delle volte non c’entra nulla ) e che diventa così il capro espiatorio. Passaggio obbligato per superare questo stato di cose mi sembra possa essere  quello di rinominare le cose e le situazioni per riportarle al loro stato reale ed al loro significato. Probabilmente sarà un lavoro lungo ed impegnativo ma dal quale nessuno dovrebbe sentirsi esentato, proprio perché indispensabile.
Ho letto e sentito di “coscienze ipertrofiche”, di “iperpacifisti” e di altre amenità del genere che, anche in questo caso, mi sembra servano semplicemente a non voler affrontare la complessità.

 

Forse che una crisi di governo fa scomparire come d’incanto la questione della militarizzazione della società planetaria? Forse che avevamo scherzato con le bandiere arcobaleno o le avevamo ormai ridotte ad un semplice elemento decorativo?

 

Da anni si ragiona sulla necessaria separazione tra movimenti-società civile e partiti: ma a che punto siamo?

 

Nei primi anni novanta si diceva che si poteva non far politica nei partiti, ma non si poteva fare politica contro i partiti. Oggi mi sembra che si dovrebbe ragionare all’incontrario: si può non far politica nei movimenti ma non si può far politica contro i movimenti !

 

Ma anche trattare i movimenti come terra di conquista di qualche voto in più, mi sembra un modo di far politica contro i movimenti.

 

La nonviolenza - così come ci ha insegnato Capitini -  senza la nonmenzogna e la noncollaborazione sarebbe priva di senso e non la si può ridurre ad una semplice affermazione o per questo fargli perdere la sua valenza di fronte alla prima  crisi!

 

Penso che anche per questa ragione sia giunto il momento di ripensare l’opportunità delle grandi manifestazioni nazionali e che si dovrebbe pensare a mobilitazioni territorialmente più vicine e quindi più facilmente controllabili e partecipabili dalle realtà locali: questa scelta potrebbe essere una strada per risolvere  il problema della democrazia e dell’organizzazione dei movimenti... ma questo è un altro discorso .

 

C'è qualcuno interessato a discutere di queste questioni e disposto a partecipare all'organizzazione di un’assemblea pubblica, autoconvocata, con un facilitatore che aiuti a far rispettare l’unica regola di dare la parola a tutti coloro che la chiederanno, di lasciar parlare in un clima adeguato e di rispettare le opinioni di ciascuno?

 

Per non dilungarmi troppo preferisco riportare di seguito questa breve intervista ad Alex Zanotelli che mi sembra possa ben rappresentare quello che penso riguardo alla società civile ed alle questioni relative all’attuale della crisi di governo.

 

Antonio Vermigli - Rete Radiè Resch di Quarrata (Pistoia)

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Il manifesto     domenica 25 febbraio 2007

ALEX ZANOTELLI: “ SULLA GUERRA AFGHANA E SU VICENZA BASTA CON I LINCIAGGI

di Tommaso Di Francesco

 

«Va rispettata la coscienza di chi si sente in dovere di dissentire, altrimenti non c'è democrazia e siamo intruppati.

E sui ruoli dovremmo essere chiari: il movimento è società civile. I partiti se vogliono possono dare il loro appoggio, ma non sono parte del movimento. Soprattutto se i partiti sono forza di governo. La protesta di Vicenza è società civile e in quel modo andremo avanti»

 

Ad AIex Zanotelli, missionario comboniano, esponente di Pax Christi e testimone della pace, ora impegnato a Napoli e in Campania sui temi della militarizzazione del territorio, abbiamo rivolto alcune domande ai margini dell'Assemblea di Roma di ieri «Contro la guerra globale, per il ritiro immediato delle truppe italiane, smilitarizziamo la politica italiana».

 

Come giudichi questa situazione da «notte della sinistra», con contrapposizioni e una sorta di Iinciaggio politico contro chi dissente con il governo di centrosinistra?

 

E' una situazione difficile ed è anche difficile capire come uscime fuori. Si rischia davvero di spaccare ulterioriormente tantissime forze che sono per il cambiamento. Ma voglio parlare proprio del clima di linciaggio, che in primo luogo mi stupisce in chiave etica proprio perché chi come me lavora dall'interno della chiesa - dove spesso non è proprio rispettato - afferma questo primato sempre e ovunque: parlo del primato della coscienza. Se delle persone, dei senatori, dei deputati, in barba a tutto quello che hanno sentito dai partiti e non, decidono dopo averci riflettuto su, in coscienza, che per loro questa è una scelta vitale, e votano come hanno votato, devono essere rispettati. Per me è il minimo. Non ci può essere altrimenti democrazia, perché ci intruppano. Ed è finita. Non entro nel merito, possono avere sbagliato o possono avere ragione, ma il rispetto della coscienza resta necessario, perché il primato va alla coscienza. Voglio insistere dunque con forza: tutto questo clima di linciaggio è deprecabile al massimo.

 

Che cosa dimostra questo conflitto all'interno della sinistra, schematizzando, una dentro il governo e l'altra dentro il movimento?

 

E' una buona occasione per fare chiarezza. L'occasione di separare l'apparato governativo e partitico, da quello politico che riguarda il movimento. Il movimento è società civile. I partiti se vogliono possono dare il loro appoggio se vogliono, ma non sono parte del movimento. Una volta che entri in un partito che poi diventa forza di governo, ecco che rappresenti immediatamente altre posizioni. Sui ruoli dovremmo essere chiari, perfino brutali. Vicenza è stata una manifestazione della società civile e come società civile andremo avanti. Possono blindare quello che vogliono, noi continueremo a dire che in Afghanistan è una guerra imperiale. E che per il governo Prodi non c'è solo l'allargamento della base di Vicenza: come fa ad avere aumentato del 13% le spese militari nella finanziaria - 22miliardi di euro, più 4 miliardi per la ricerca sulle armi nei prossimi tre anni -  non l'ha fatto nemmeno il governo Berlusconi? E quel che aggrava la situazione è la firma da parte del ministero della difesa degli accordi con Washington sul nuovo cacciabombardiere F-35 che, per ora, ci costerà subito un miliardo di euro. Questo vuoI dire che si sta entrando dentro un sistema ipermilitarizzato nel quale l'Italia, che finora ha subito, si muove da protagonista. lo non accetterò queste posizioni…..usciremo con un ampia documentazione di denuncia sulla tragedia della militarizzaziorie del territorio napoletano e campano. Il dramma delle nuove basi militari e della nuova militarizzazione degli spazi non è dato dalla realtà del nord e da quella del nordest, ma dal sud, con Napoli, Taranto, Sigonella, Brindisi, Amendola, Gioia Tauro.

 

Cosa pensi della svolta dei 12 punti blindati di Romano Prodi?

 

Certo preferisco avere di fronte il govemo Prodi, anche con i suoi 12 punti blindatissimi, che non Berlusconi. Ma non posso accettare questa situazione di Vicenza. Mi ha fatto male il modo con cui, da Bucarest, il presidente del Consig!io ha annunciato: «Così è stato deciso". E poi si è scoperto che non era vero, perché l’ex ministro Martino ha modestamente ammesso che era stato fatto solo uno studio di fattibilità sull'allargamento della base. Se vuoi davvero trovare una soluzione, perché Prodi non è andato a Vicenza a parlare con la popolazione, ad ascoltare? Li è in gioco la pace come bene comune, la democrazia, la partecipazione. Puoi decidere quello che vuoi dopo, ma chiudersi a riccio così partendo con una imposizione.... c'è da avere solo paura. Lo stesso è sull'Afghanistan, possono raccontare quello che vogliono, ma quella guerra è parte essenziale della guerra globale nel mondo, pagata dalle popolazioni civili dai poveri, dagli umili anche in Afghanistan. E ora le armi uccidono anche l'ecosistema. E' minacciata la vita stessa.

 

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