Fw: Uno spettro s'aggira per l'America - lo spettro del "socialismo del secolo XXI"
- Subject: Fw: Uno spettro s'aggira per l'America - lo spettro del "socialismo del secolo XXI"
- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55 at virgilio.it>
- Date: Tue, 5 Dec 2006 22:35:58 +0100
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From: gc
Sent: Tuesday, December 05, 2006 5:58 PM
Subject: Uno spettro s'aggira per l'America - lo spettro del
"socialismo del secolo XXI" Uno spettro s'aggira per l'America - lo spettro del
"socialismo del secolo XXI"
Per la seconda volta nella storia una proposta
dichiaratamente socialista vince, anzi stravince, elezioni presidenziali in pace
e democrazia. Dopo Salvador Allende nel 1970 tocca a Hugo Chávez, in condizioni
politiche, economiche, culturali, storiche diverse e con una correlazione di
forze molto più favorevoli. Propone al mondo, e in primo luogo alla sinistra, un
problema politologico che ai più sembrava sepolto: è davvero finito il
socialismo?
CARACAS La riconferma a furor di popolo di Hugo Chávez alla presidenza del Venezuela, è avvenuta sulla base di un programma dichiaratamente socialista. In otto anni il Venezuela bolivariano ha operato una massiccia redistribuzione che ha dimezzato la povertà estrema nel paese e la disoccupazione, utilizzando la proprietà pubblica del petrolio. Si può continuare a trattare Chávez e tutta l’America Latina in maniera denigrante e come un fenomeno folkloristico ma è oramai tempo, almeno per chi sia onesto intellettualmente, di cominciare a prendere sul serio il processo venezuelano e latinoamericano. Al fallimento fragoroso e senza ritorno del neoliberismo nei cinque continenti, l´America Latina è la prima ad offrire risposte nuove dove la solidarietà sostituisce e batte l’individalismo di matrice anglosassone. Nelle amministrative di febbraio 1973 l’Unidad Popular di Salvador Allende raggiunse il suo massimo storico, il 46%, ben oltre il 34% con il quale era stato eletto tre anni prima. Nonostante la vulgata del caos e il vero boicottaggio di oligarchie e interessi stranieri (colpiti dalla nazionalizzazione del rame), le cose andavano sempre meglio, sempre più cileni ne erano felici e l’economia mista, ma in transizione al socialismo, stava cominciando a crescere impetuosamente. Perciò fu necessario il golpe perpetrato da Augusto Pinochet. Oggi Hugo Chávez, che era stato eletto nel 1998 e nel 2000 con un discorso che non faceva menzione del socialismo, fa del “socialismo del XXI secolo” la base della sua proposta elettorale. I venezuelani, conquistati dai successi di questi anni, non si spaventano e lo premiano e questi passa da 3.7 del 2000 a quasi 7.5 milioni di voti, arrivando al 62% dei suffragi e con la partecipazione elettorale più alta della storia. Che piaccia o no in Europa, più di tre venezuelani su cinque oggi vogliono il socialismo di Chávez. E’ un socialismo delle opportunità e dell’integrazione, un socialismo che si presenta innanzitutto come solidale. E` un socialismo difficile da comprendere per chi è malato di ideologia, veteromarxista o neoliberale che sia. E’ il socialismo della battaglia delle idee da combattere giorno per giorno. VOLEVANO CHE MENTISSI Le imponenti campagne di diffamazione dei media
mainstream contro Hugo Chávez fotografano la preoccupazione costante che il
migliore dei mondi possibile, quello neoliberale, possa davvero avere
un¨alternativa bolivariana. Nessuno piú parla di inesistenti violazioni dei
diritti umani o delle libertà individuali. Oggi la cosa più facile è presentare
una versione grottesca della situazione venezuelana che per chi gira davvero il
paese è smentita dai fatti. La Repubblica di sabato, con la consueta sciattezza
con la quale copre le cose latinoamericane, si lamentava dell’interruzione nella
strada che collega l’Aeroporto di Caracas ai grandi alberghi per ricchi e per
inviati della grande stampa. Ovviamente, per l’articolista, quella strada
interrotta era tutto quello che lo potesse interessare del Venezuela. La
raccontava fingendo di ignorare che in questi anni il paese sia stato
rivoluzionato anche nelle infrastrutture. La ferrovia del Valle del Tuy, per
esempio, accorcia la distanza con Caracas di quella zona abitata abitata da
discendenti di schiavi da 3 ore a 37 minuti, cambiando la storia di una valle.
Per giorni la stampa mainstream ha dato spazio a sondaggi taroccati, come quello della PSB (specialista in cambi di regime dall’Ucraina alla Serbia, o di mantenimento degli stessi quando convenienti, dal Messico all’Italia di Berlusconi). L’ultimo “sondaggio” della PSB dava Rosales al 54%, 16 punti sopra la realtà. Serviva a vendere il pericolo di brogli da parte di Chávez come concreto ed imminente ma era solo una diffamazione senza fondamento alcuno. Tutti gli osservatori internazionali, dei quali chi scrive ha fatto parte, hanno accertato e testimoniano della regolarità del processo elettorale, realizzato con le macchine elettorali più avanzate al mondo per efficienza e sicurezza, come ha dovuto ammettere anche il Washington Post: quelle statunitensi si prestano a brogli, quelle venezuelane sono impeccabili. Manuel Rosales, il candidato dell’opposizione sconfitto da Chávez, nel suo
discorso della notte del 3 ha fatto publica un’affermazione politicamente
gravissima ma che è stata praticamente ignorata dalla grande stampa: “qualcuno
pretendeva che mentissi, ma io non mentirò al popolo venezuelano, e per questo
riconosco la sconfitta”. Lo ha detto subito, appena ha iniziato a parlare, come
se dovesse togliersi un peso. Dunque non erano veri i brogli, non era vero che
Chávez fosse sul punto di perdere. L’unica cosa che era vera, e che la grande
stampa si è ben guardata dal denunciare, è che in Venezuela era pronto un piano
eversivo –sicuramente stimolato dall’esterno- per non riconoscere in ogni caso,
anche in maniera totalmente artificiale, il trionfo del Movimento Bolivariano.
Rosales, denunciando le pressioni dei suoi, ha scelto di essere un capo di
un’opposizione civile in un paese ineccepibilmente democratico che domenica ha
dato una lezione di civismo al mondo. Parlare di regime Chávez, di
autoritarismo, di demagogia è falso e in mala fede come 7.5 milioni di voti
hanno smentito. Il popolo bolivariano è davvero un’ “alluvione zoologica”, come
la destra definiva mezzo secolo fa in maniera razzista le masse peroniste in
Argentina. Sono neri, poveri, incolti, indigeni. Ma in pace e democrazia hanno
scelto per la dodicesima volta Hugo Chávez, che piaccia o no, e questi sta
realizzando in democrazia quello che la maggioranza dei venezuelani desidera e
che –che piaccia o no all’Internazionale Socialista del golpista Carlos Andrés
Pérez alle masse venezuelane non importa- ha preso il nome di “Socialismo del
XXI secolo”. |
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