Peru': Amnesty denuncia la discriminazione dei servizi sanitari nei confronti delle donne e dei bambini più poveri



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COMUNICATO STAMPA       CS 72-2006

PERU': AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA LA DISCRIMINAZIONE DEI SERVIZI
SANITARI NEI CONFRONTI DELLE DONNE E DEI BAMBINI PIU' POVERI

In un nuovo rapporto diffuso oggi, Amnesty International afferma che la
natura discriminatoria dei servizi sanitari per la maternita' e l'infanzia
in Peru' lascia morire ogni anno centinaia di donne e bambini poveri e
nega a molti di questi ultimi il diritto a un'identita'.

'Un servizio sanitario all'altezza della situazione per la maternita' e
l'infanzia sembra essere un privilegio per ricchi. Le donne piu' povere,
che corrono i maggiori rischi durante la gravidanza e il parto, e i
bambini emarginati che hanno piu' alte probabilita' di contrarre malattie
nei primi anni di vita, sono coloro che ricevono minore protezione' - si
legge nel rapporto di Amnesty International.

L'organizzazione per i diritti umani denuncia anche come, nonostante il
governo abbia sviluppato un sistema di servizi sanitari gratuiti per le
comunita' emarginate, cure mediche efficaci non siano a disposizione delle
donne e dei bambini poveri.

'La mancanza di investimenti adeguati e la distribuzione ineguale delle
risorse destinate ai servizi sanitari fanno si' che ogni anno in Peru'
muoiano centinaia di donne e bambini per cause che sarebbero facilmente
evitabili' - si legge ancora nel rapporto.

Secondo dati ufficiali, soltanto nel corso del 2000, il tasso di
mortalita' alla nascita e' stato del 71 per 1000 nel dipartimento di
Huancavelica, uno dei piu' poveri del paese. Questa percentuale e' cinque
volte superiore a quella della capitale Lima, dove nello stesso anno sono
morti alla nascita 17 bambini su 1000.

L'Organizzazione mondiale della sanita' (Who) ha stimato che nel 2004,
durante il travaglio, sono morte 410 donne ogni 100.000. Questa
percentuale e' inferiore solo a quella di Haiti, Bolivia e Guatemala, i
tre paesi piu' poveri del continente.

Il rapporto di Amnesty International, pubblicato nel contesto della III
Conferenza sanitaria nazionale, denuncia anche la discriminazione subita
dalle poche persone che riescono ad avere accesso ai servizi sanitari.

'Se vai (all'ambulatorio) vestita male, ti fanno attendere di piu'. Chi
arriva dopo ma e' vestita meglio passa per prima. Se protesti, e' pure
peggioŠ' - ha raccontato ad Amnesty International una donna di Iquitos,
nella regione amazzonica.

In altre zone del Peru', le donne indigene che decidono di non recarsi, o
che non sono in grado di recarsi, presso le strutture sanitarie per
partorire, vengono multate e non viene loro rilasciato il certificato di
nascita.

A Finencio, un contadino di Huanuco, nel Peru' centro-orientale, e' stato
chiesto di pagare una multa equivalente a 30 dollari per aver permesso la
nascita di suo figlio in casa. Per pagarla, avrebbe dovuto vendere una
tonnellata di patate. Non avendo i soldi, la direzione sanitaria locale
gli ha negato il certificato di nascita del figlio, che pertanto e' privo
di un'identita'.

Nel suo rapporto finale, la Commissione per la verita' e la
riconciliazione aveva affermato che tra le principali cause del ventennale
conflitto armato vi erano state la discriminazione e il mancato accesso ai
diritti economici, sociali e culturali per i poveri, particolarmente per
le donne e le popolazioni indigene.

La discriminazione nei confronti delle donne e dei bambini emarginati e'
un problema annoso in Peru'. Il nuovo governo, secondo Amnesty
International, ha ora l'occasione per cambiare la situazione stabilendo la
giusta priorita' per il paese: diritti umani per tutti, senza alcuna
discriminazione.

Pertanto, Amnesty International chiede al nuovo governo di:
- assicurare la fine della discriminazione e la diffusione di informazioni
sulla disponibilita' di servizi sanitari gratuiti per la maternita' e
l'infanzia per le persone socialmente escluse;
- garantire che le donne che partoriscono in casa non siano multate;
- assicurare che tutti i bambini abbiano un certificato di nascita;
- garantire condizioni di parto idonee e un'adeguata formazione sui
diritti umani per il personale medico.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 11 luglio 2006

Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490223, cell. 348-6976920, e-mail: press at amnesty.it









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