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SCRIVETE A LULA, CAMPAGNA CONTRO IL LAVORO SCHIAVO
- Subject: SCRIVETE A LULA, CAMPAGNA CONTRO IL LAVORO SCHIAVO
- From: Serena Romagnoli <md1042 at mclink.it>
- Date: Sun, 09 Jul 2006 18:17:48 +0200
La Commissione Pastorale della Terra, insieme ad altre organizzazioni brasiliane sta lanciando la campagna "LETTERA A LULA" sulla questione della lotta al lavoro schiavo in Brasile. Questa campagna durerà tre mesi, fino alle elezioni brasiliane di ottobre. Il Notiziario della Rete Radiè Resch pubblicherà nel numero che uscirà nei prossimi giorni una cartolina da inviare in Brasile. E' possibile anche mandare messaggi collegandosi al sito del governo brasiliano https://planalto.gov.br/ Si deve selezionare 'fale conosco' (parla con noi) e poi 'fale com o presidente' e incollare il testo nello spazio apposito. Quando si riceverà un email che chiede conferma dell'autenticità del messaggio ricevuto, bisogna cliccare su " Para confirmar sua autenticidade " Exmo Sr Presidente, Uniamo la nostra voce al clamore internazionale per una reale abolizione del lavoro schiavo in Brasile. La schiavitù per debiti continua ad esistere, flagellando i gruppi più vulnerabili della popolazione rurale brasiliana. In 11 anni sono stati liberati 20.000 schiavi, sfruttati nel disboscamento dell¹Amazzonia, nella preparazione dei campi, nella produzione di carbone vegetale per la siderurgia o nelle coltivazioni del moderno agrobusiness. 250 casi sono resi noti ogni anno, casi che coinvolgono 8.000 lavoratori, su un totale annuo stimato in 40.000. Gli sforzi per eliminare questa vergogna, che sono cominciati nel 1995 e hanno compiuto un salto di qualità con l'inizio del suo governo, non hanno ottenuto i risultati promessi. Più di 600 proprietari rurali sono colti in flagrante con lavoratori schiavi in questo periodo, ma nessuno di loro è finito in galera, a nessuno è stata confiscata la proprietà e molti hanno compiuto di nuovo lo stesso crimine (nonostante l'attuazione di sanzioni finanziarie innovatrici, attraverso la Giustizia del Lavoro e per mezzo della Lista Nera delle aziende in cui sono stati scoperti lavoratori schiavi, creata dal suo governo). Riteniamo che lo Stato brasiliano non riesce a realizzare pienamente gli impegni che ha firmato a livello nazionale (Piano Nazionale di eliminazione del Lavoro Schiavo) e a livello internazionale (Convenzioni dell¹Organizzazione Internazionale del Lavoro e dell¹ONU o l' Accordo di soluzione amichevole con l¹OSA, nel caso José Pereira). Per questo ci aspettiamo da Lei che si unisca a noi per chiedere con urgenza: - dal Potere Legislativo: l'approvazione del progetto di modifica alla Costituzione che prevede, a beneficio della riforma agraria, la confisca delle terre degli schiavisti. E che il Congresso realizzi le altre riforme di legge stabilite negli impegni firmati; - dal Potere Giudiziario: che il Supremo Tribunale Federale si pronunci su chi deve giudicare il crimine di ³lavoro analogo a quello schiavo², se la Giustizia Federale (come indica la Costituzione) o la Giustizia Comune (come recita una giurisprudenza vecchia e contestata). Il fatto che questo non sia stato chiaramente definito ha garantito l'impunità di chi commette questo crimine. Oltre a ciò, è necessaria l'immediata conferma, sempre da parte del Supremo Tribunale Federale, del principio costituzionale di esproprio degli immobili rurali che non compiono la funzione sociale dal punto di vista del lavoro e dell'ambiente, cominciando dal caso emblematico della fazenda Cabeceiras (Para) - dal suo Governo: che, oltre ad impegnarsi nell¹adozione delle misure sopra citate, realizzi reali politiche di creazione di posti di lavoro decorosi, un¹ampia riforma agraria e dia appoggio all¹agricoltura contadina, mettendo al primo posto, oltre alla sicurezza alimentare, l¹inclusione sociale e la dignità nelle campagne. Con la società brasiliana e mondiale continueremo ad appoggiare gli sforzi di chi combatte la schiavitù, ma allo stesso tempo, a denunciare e esigere cambiamenti, negando il nostro voto agli schiavisti e ai loro complici e rifiutandoci di acquistare merci prodotte nelle aziende schiaviste. Rispettosamente
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