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Si aggrava la repressione nei confronti delle donne contadine del Rgdel Sud- Inviate il messaggio qui sotto all'ambasciata del brasile
- Subject: Si aggrava la repressione nei confronti delle donne contadine del Rgdel Sud- Inviate il messaggio qui sotto all'ambasciata del brasile
- From: Serena Romagnoli <md1042 at mclink.it>
- Date: Thu, 23 Mar 2006 14:47:25 +0100
Title: Si aggrava la repressione nei confronti delle donne contadine del Rgdel Sud- Inviate il messaggio qui sotto all'ambasciata del brasile
Il 21 marzo la polizia civile del Rio Grande del Sud ha invaso la sede statale e quella nazionale del movimento delle donne contadine a Passo Fundo
L'arbitrarietà con la quale ha agito il delegato di polizia Rudimar de Freitas Rosales (delegato di Camaquã) accompagnato da sei agenti nella casa dell'Associazione delle Donne Lavoratrici Rurali a Passo Fundo, dimostra che l'obiettivo delle indagini non è chiarire i fatti ma incriminare le dirigenti e in questo modo negare la legittimità della lotta collettiva realizzata da più di duemila donne contro il deserto verde.
I poliziotti hanno sfondato il portone e hanno occupato lo spazio dell'Associazione, imbracciando armi da fuoco. Hanno preso tutti i materiali che si trovavano nella sede dell'associazione e impedito alle donne presenti di contattare un avvocato. Solo dopo più di un'ora è stato possibile chiamare un avvocato e allora il comportamento dei poliziotti è diventato più rispettoso dei diritti umani. La sede nazionale dell'associazione che si trova nello stesso edificio, ma ha un altro ingresso è stata anch'essa occupata dai poliziotti (in questo caso senza mandato) che hanno distrutto o asportato tutti i materiali presenti.
info at ambrasile.it -- marchamulheres at sof.org.br
Sr Embaixador do Brasil em Roma
Sr. Governador do Rio Grande do Sul
Nós, abaixo-assinados/as, vimos por meio deste documento repudiar a ação de criminalização e repressão aos movimentos sociais que está sendo realizada pelo seu governo e prestar nossa solidariedade às Mulheres da Via Campesina do RS pela sua coragem em denunciar para todo Brasil a questão do “deserto verde” que avança no campo brasileiro em nome do lucro para empresas transnacionais como a Aracruz celulose e, mais grave, com financiamento de recursos públicos do Governo brasileiro.
Queremos também exigir respeito à luta das Mulheres. A reação do Governo do RS e de parte da mídia expressa como ainda vivemos sob o mito da fragilidade feminina, pois o discurso é de que é preciso descobrir “quem está por trás da ação das mulheres”. Há um esforço para negar o protagonismo das Mulheres Camponesas.
Exigimos que o Governo do RS se preocupe menos com a criminalização das lutas populares e mais com os impactos sócio-econômicos, territoriais e ambientais provocados pelo agronegócio, em particular pelo chamado “deserto verde”, a plantação de eucaliptos, porque este sim tem aparência inocente mas é extremamente violento para as pessoas e o meio ambiente
FIRMA: Organizzazione - stato
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Durante la conferenza FAO a Porto Alegre, grande scalpore ha suscitato proprio nel giorno della festa della donna, l’invasione di un terreno dell’Aracruz Cellulosa, nella città di Barra do Ribeiro, da parte di duemila donne di Via Campesina, che hanno distrutto parte del vivaio. L’azione delle donne, intrapresa nell’ambito del forum “Terra, lavoro e dignità” parallelo alla Conferenza ufficiale, aveva l’obiettivo di denunciare l’avanzata del “deserto verde” creato dalla monocoltura dell’eucalipto per la produzione di carta e cellulosa (di cui l’Aracruz è la massima responsabile, con 250mila ettari coltivati), che danneggia il suolo in modo irreparabile e pregiudica il rifornimento di acqua nella regione. L'azione delle donne è stata criminalizzata dai mezzi di comunicazione e anche da esponenti del governo come Miguel Rossetto (per ulteriori informazioni guardate in fondo l'articolo di Claudia Fanti e i testi delle donne di Via Campesina e di Marcelo Barros, anche su www.comitatomst.it)
SEGUE:
- richiesta MST
-messaggio in portoghese da inviare
- traduzione messaggio
- articoli Claudia Fanti
- Documento donne Via Campesina
- testo Marcelo Barros
RICHIESTA MST
Cari compagni/e
Vi inviamo un messaggio su cui raccogliere firme in solidarietà con le donne contadine del Rio Grande del Sud, che sarà inviato al Governatore dello Stato.
Vi chiediamo di raccogliere firme nel vostro gruppo e inviarle per posta normale all'indirizzo annesso.
Chi vuole soltanto firmare il testo può inviarlo al seguente email marchamulheres at sof.org.br
O all'indirizzo
Rua Ministro Costa e Silva, 36 – Pinheiros – São Paulo/SP
Tel/Fax 11 38193876
www.marchamundialdasmulheres.org
MESSAGGIO DA INVIARE
Sr. Governador do Rio Grande do Sul
Nós, abaixo-assinados/as, vimos por meio deste documento repudiar a ação de criminalização e repressão aos movimentos sociais que está sendo realizada pelo seu governo e prestar nossa solidariedade às Mulheres da Via Campesina do RS pela sua coragem em denunciar para todo Brasil a questão do “deserto verde” que avança no campo brasileiro em nome do lucro para empresas transnacionais como a Aracruz celulose e, mais grave, com financiamento de recursos públicos do Governo brasileiro.
Queremos também exigir respeito à luta das Mulheres. A reação do Governo do RS e de parte da mídia expressa como ainda vivemos sob o mito da fragilidade feminina, pois o discurso é de que é preciso descobrir “quem está por trás da ação das mulheres”. Há um esforço para negar o protagonismo das Mulheres Camponesas.
Exigimos que o Governo do RS se preocupe menos com a criminalização das lutas populares e mais com os impactos sócio-econômicos, territoriais e ambientais provocados pelo agronegócio, em particular pelo chamado “deserto verde”, a plantação de eucaliptos, porque este sim tem aparência inocente mas é extremamente violento para as pessoas e o meio ambiente
FIRMA: Organizzazione - stato
RACCOLTA DI FIRMA IN SOLIDARIETA' ALLE DONNE DI VIA CAMPESINA DEL RIO GRANDE DEL SUD
Sr. Governador do Rio Grande do Sul
Noi firmatari vogliamo con questo documento ripudiare l'azione di criminalizzazione e repressione dei movimenti sociali che il suo governo sta realizzando e offrire la nostra solidarietà alle Donne di Via Campesina per il loro coraggio nel denunciare a tutto il Brasile la questione del "deserto verde" che avanza nelle campagne brasiliane in nome del lucro per responsabilità di imprese transnazionali come la Aracruz cellulosa e, cosa più grave, con finanziamenti pubblici del governo brasiliano.
Chiediamo anche rispetto per le lotte delle Donne. La reazione del Governo dello stato e di parte dei mezzi di informazione dimostra come viviamo ancora nel mito della fragilità femminile poiché il discorso che viene fatto è che bisogna scoprire "chi sta dietro l'azione delle donne". C'è un preciso obiettivo di negare il protagonismo delle Donne Contadine.
Esigiamo che il Governo del Rio Grande del Sud si occupi meno di criminalizzare le lotte popolari e più degli impatti socioeconomici, territoriali e ambientali provocati dall'agrobusiness, soprattutto dal cosiddetto "deserto verde", la coltivazione di eucalipti, perché questa attività, apparentemente innocente è estremamente aggressiva nei confronti delle persone e dell'ambiente.
FIRMA ORGANIZZAZIONE STATO
DA WWW.COMITATOMST.IT
Contro l’avanzata del deserto verde
Se un disinteresse quasi totale ha accompagnato i lavori della Conferenza FAO, grande scalpore ha suscitato invece, proprio nel giorno della festa della donna, l’invasione di un terreno dell’Aracruz Cellulosa, nella città di Barra do Ribeiro, da parte di duemila donne di Via Campesina, che hanno distrutto parte del vivaio. L’azione delle donne, intrapresa nell’ambito del forum “Terra, lavoro e dignità” parallelo alla Conferenza ufficiale, aveva l’obiettivo di denunciare l’avanzata del “deserto verde” creato dalla monocoltura dell’eucalipto per la produzione di carta e cellulosa (di cui l’Aracruz è la massima responsabile, con 250mila ettari coltivati), che danneggia il suolo in modo irreparabile e pregiudica il rifornimento di acqua nella regione. A difesa dell’Aracruz, che può vantare nel corso della sua storia anche l’espulsione di indigeni Tupinikim e Guaranì dalle loro terre, e che contribuisce alla creazione di occupazione con un posto di lavoro ogni 185 ettari piantati (anziché di un uno per ettaro come nella piccola proprietà rurale), sono scesi in campo un po’ tutti, compreso il ministro dello sviluppo agrario Miguel Rossetto, pure considerato amico dei senza terra (“non concordiamo in alcuna maniera - ha tuonato -. Condanniamo atti che producono violenza e distruzione”). E proprio al ministro ha voluto rispondere la Rete “Allarme contro il Deserto Verde”, di cui fanno parte movimenti, comunità locali, sindacati, Chiese e singoli cittadini di cinque Stati brasiliani , preoccupati della continua espansione delle piantagioni di eucalipto. “Quello che ‘ferisce la coscienza democratica di tutti i brasiliani’ – ha affermato la Rete in riferimento alle dichiarazioni di Rossetto – è la riduzione violenta della biodiversità, lo sterminio della fauna e della flora brasiliane, la diminuzione del volume di acqua, la contaminazione del suolo e dell’acqua dei fiumi” legati alla monocultura dell’eucalipto; è “la mancanza di rispetto per le popolazioni tradizionali, indigene e afrodiscendenti che in alcune regioni del Paese hanno subito l’invasione dei propri territori da parte di imprese della cellulosa”. Si è schierato a favore delle donne anche il teologo della liberazione Marcelo Barros, il cui intervento riportiamo qui di seguito, insieme al Manifesto delle donne brasiliane di Via Campesina e del Movimento dei Senza Terra, l’uno e l’altro in una nostra traduzione dal portoghese. (claudia fanti)
MANIFESTO DELLE DONNE CONTADINE
Siamo donne contadine, figlie di questa terra brasiliana che da 500 anni viene irrigata con il sudore, il sanguee il duro lavoro di tante generazioni di donne e di uomini di diverse etnie. Malgrado tutte le lotte di resistenza dei popoli indigeni, dei neri e dei bianchi poveri, il nostro Paese continua ad essere un territorio di estrazione di ricchezze che alimentano i profitti di grandi gruppi capitalistici. Il Brasile è lungi dall’essere una nazione libera e sovrana.
In questo 8 marzo, durante la realizzazione di questa II Conferenza Internazionale sulla Riforma Agraria e lo Sviluppo rurale, ispirate dalla storia di donne del mondo intero morte nella lotta per la vita, manifestiamo contro tutte le forme di violenza e di sfruttamento che soffriamo in Brasile, come parte del popolo povero, come contadine e come donne. E, soprattutto, riaffermiamo l’impegno nella lotta per una società socialista, senza disuguaglianze di classe, di genere e di etnia.
Per i capitalisti, la terra, le acque, le sementi, l’aria, le foreste sono risorse da sfruttare in base ai propri interessi economici. Per noi, contadine e contadini, questi elementi della natura sono alla base della vita, sono ricchezze che non hanno prezzo e che non possono dunque essere mercificate. Nel nome dello sviluppo, del progresso e della modernità, il capitalismo avanza nel mondo violando limiti e leggi, ponendo a rischio la vita di tutti gli esseri viventi, e anche dell’umanità.
Le imprese capitaliste, con la connivenza della maggioranza dei governi, hanno trasformato l’agricoltura in un business, nell’agrobusiness, e si sono impossessati delle ricchezze naturali e del nostro territorio, utilizzandoli come merci, e hanno trasformato la nostra popolazione in manodopera a basso costo da sfruttare, oltre ad utilizzare il lavoro schiavo in varie regioni del Brasile.
Marciamo verso la Conferenza internazionale sulla Riforma Agraria e lo Sviluppo Rurale (Ciradr) perché:
Siamo contro il dominio autoritario delle multinazionali e delle politiche delle banche e delle istituzioni internazionali (Organizzazione mondiale del commercio, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Banca Interamericana di Sviluppo) assunte dalla maggior parte dei governi del mondo, che trasformano i nostri Paesi in servi del processo di accumulazione del capitale e globalizzano sempre di più la povertà, soprattutto tra donne e bambini.
Esigiamo Riforme agrarie integrali, che servano da base alla costruzione della sovranità alimentare dei Paesi. La produzione agricola deve essere orientata dalle necessità e dalle abitudini culturali di ogni popolo, non dalla ricerca di profitti di mezza dozzina di multinazionali.
Siamo contro i deserti verdi, le enormi piantagioni di eucalipto, acacia e pino per la cellulosa, che ricoprono migliaia di ettari in Brasile e in America Latina. Solo nello Stato del Rio Grande do Sul sono già 200mila gli ettari di eucalipto. Dove avanza il deserto verde, la biodiversità è distrutta, i suoli si deteriorano, i fiumi si seccano, senza contare l’enorme inquinamento generato dalle fabbriche di cellulosa che contaminano l’aria e le acque e minacciano la salute umana. In Brasile le imprese che controllano il deserto verde ricevono un totale appoggio del governo per impiantare fabbriche di cellulosa ed estendere la produzione di legname. Negli ultimi tre anni, la sola Aracruz Cellulosa, che possiede circa 250mila ettari coltivati ad eucalipto in Brasile, ha ricevuto dal governo brasiliano quasi due miliardi di reais. Se il deserto verde continuerà a crescere, in breve mancherà l’acqua da bere e la terra per produrre alimenti.
Non riusciamo a capire come un governo che voglia sconfiggere la fame patrocini il deserto verde invece di investire nella Riforma Agraria e nell’Agricoltura contadina.
Marciamo con le seguenti proposte:
Riforma agraria integrale, stabilendo un limite di proprietà per eliminare il latifondo e garantire giustizia sociale nei campi brasiliani;
Sovranità alimentare, garantendo il recupero e la difesa della biodiversità, delle foreste, delle piante medicinali, delle sementi, dell’acqua, della terra, che sono patrimonio dei popoli a servizio dell’umanità;
Perché i governi realizzino politiche di incentivo alla produzione di alimenti sani per l’autosostentamento e la generazione di reddito con grande diversità di prodotti, rompendo il monopolio di gruppi economici che controllano le sementi e spadroneggiano in agricoltura, imponendo le stesse abitudini alimentari a tutti i popoli;
Per noi contadine e contadini la terra deve svolgere una funzione sociale non commerciale, deve alimentare la vita e non i profitti. Difendiamo l’agricoltura contadina che produce cibo preservando la biodiversità, rispettando la pluralità culturale delle popolazioni e generando lavoro, reddito e dignità per molta gente;
Investimento pubblico nella scienza, nella tecnologia e nella ricerca per l’agricoltura contadina ecologica;
Valorizzazione del reddito generato dall’agricoltura contadina, garantendo prezzi giusti per i prodotti agricoli contadini e costruendo una rete di commercializzazione popolare e solidale, incentivando i mercati locali;
Politiche pubbliche destinate ai campi: salute, previdenza, credito, assicurazioni, trasporti, strade, svago, abitazione, sistemi fognari, controllo sanitario, educazione.
In questo 8 marzo solidarizziamo con le donne contadine e con le lavoratrici urbane di tutto il mondo, che subiscono varie forme di violenza imposte da questa società capitalista e patriarcale.
Scendiamo in strada perché crediamo che i veri mutamenti nelle società sono opera del popolo organizzato. E crediamo che sia possibile la costruzione di una nuova globalizzazione fondata sulla solidarietà tra i popoli, sul rispetto per le diversità etniche, religiose, culturali, sull’uguaglianza di genere, sulla cooperazione per la difesa delle ricchezze naturali e sulla produzione destinata a rispondere alle necessità delle persone e non del capitale.
È con questa convinzione che noi donne contadine e lavoratrici continueremo a lottare.
LA PROFEZIA DELLE DONNE E LA CROCE DI CRISTO
Marcelo Barros
Chi in Brasile conosce la profonda relazione dei mass media con i settori più reazionari della società trova quasi naturale che i giornali e la televisione abbiano dato così poche notizie sulla Conferenza internazionale sulla Riforma Agraria svoltasi a Porto Alegre, per quanto questa fosse un evento ufficiale e non un’iniziativa dei movimenti popolari. La notizia a cui i media hanno voluto dare risalto è stata quella dell’invasione di una tenuta dell’impresa Aracruz Cellulosa da parte delle donne contadine di Via Campesina e del Movimento dei Senza Terra. Un atto condannato come violento e predatorio.
Per quanto non abbia potuto ascoltare direttamente le compagne militanti sulla questione, mi sento obbligato, in coscienza, ad affermare che accompagno il Mst dalla sua fondazione e ripongo assoluta fiducia negli orientamenti del Movimento e nelle opzioni dei suoi militanti, uomini e donne. D’altra parte, quando vedo, da un lato, imprenditori e fazendeiros e, dall’altro, contadini e lavoratori che lottano per la Riforma Agraria, non posso avere esitazioni sul lato in cui mi collocano l’Etica e la Spiritualità cristiana. Avendo fiducia nelle compagne e sapendo che imprese come l’Aracruz Cellulosa hanno provocato oppressione, violenza e ingiustizie ai danni della comunità indigene, dei contadini e dei poveri che vivono nelle terre da esse usurpate, mi sono reso conto subito che l’invasione di quella tenuta da parte delle donne è come il gesto di chi viene considerato violento per il fatto che disarma persone che collaudano armi sparando sul popolo. Alla fine, i laboratori di imprese come l’Aracruz assomigliano a quello di Frankstein: sono preoccupati di fare profitti sulle spalle della natura e a costo di un sovraccarico di oppressione ai danni del popolo impoverito.
Il 19 marzo, in chiesa, le comunità leggono un passo del Vangelo molto significativo: racconta che Gesù prese una frusta e invase il tempio di Gerusalemme, luogo più sacro del laboratorio dell’Aracruz che ha la croce (cruz in portoghese, ndt) nel suo nome, ma che impone ai poveri una croce di sangue e di dolore. Furioso come ogni profeta, nello scoprire che l’istituzione aveva trasformato il tempio in una specie di Banca Centrale del Paese, “fatta una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: ‘portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato” (Gv 2, 13 ss).
Nel giorno internazionale della donna, le donne contadine si sono rivestite dello stesso spirito profetico e hanno usato la forza simbolica contro la violenza strutturale di un’impresa che pensa di poter impunemente comprare la vita delle persone e trasformare la terra in merce. Il gesto delle compagne del Mst e di Via Campesina invita tutti coloro, uomini e donne, che sono impegnati nella causa della giustizia e della difesa della Terra a proseguire questa marcia profetica e ad approfondire l’invasione simbolica di tutto ciò che appartiene al popolo e che gli è stato sottratto in nome del denaro e di un ingannevole progresso. Secondo il Vangelo, Gesù invase il tempio in prossimità della Pasqua e annunciò che quel santuario sarebbe stato sostituito da un nuovo tipo di tempio, la sua presenza viva e operante nella comunità delle persone che intende inaugurare un’umanità nuova. Come le compagne del Mst e di Via campesina che assumono, oggi, la croce della missione liberatrice del Cristo contro l’Aracruz del capitalismo.
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