Cuba/Africa - L´Operazione "Carlotta"



*Cuba/Africa - La battaglia di Cuito Cuanavale* - ABSTRACT

Nel 1988 a Cuito Cuanavale, un luogo remoto nel Sud-Est dell´Angola, truppe nere e meticce, africane e caraibiche, per la prima volta nella storia sconfissero militarmente un potente esercito di bianchi, che pretendevano affermare una presunta superiorità razziale con l'aviazione, l'artiglieria e i mezzi blindati. 

L´epica battaglia di Cuito Cuanavale, alla quale parteciparono i combattenti angolani e gli internazionalisti cubani, cambiò veramente il corso della storia dell´Africa Nera e fu una prova di coraggio e d´eroismo da parte del popolo cubano nel corso dell´Operazione "Carlotta" che aiutò, e non poco, alla liberazione delle popolazioni africane.

La Repubblica Popolare dell´Angola conservò la sua indipendenza e la Namibia la conquistò ma, soprattutto, fu eliminato il sistema dell'apartheid in Sudafrica, liberando milioni di esseri umani da uno dei regimi più crudeli ed umilianti del mondo. 

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*L´Operazione Carlotta*

Occupata dai portoghesi sin dal XV Secolo, l'Angola era il principale centro di rifornimento per la tratta degli schiavi, utilizzati nelle piantagioni di Sao Tomé, Principe e soprattutto in Brasile, arrivando a rifornire anche gli Stati Uniti. Lo schiavismo terminò nel sec. XIX, venendo sostituito da un lavoro coatto a basso prezzo. 

Sotto la dittatura di Caetano e di Salazar, le richieste indipendentiste delle colonie portoghesi trovano solo la trasformazione da colonie a province d'oltremare. Nel 1956 nasce il MPLA (Movimento Popolare per la Liberazione dell'Angola), diretto dal suo segretario generale, Agostinho Neto; successivamente nascono il Fronte Nazionale di Liberazione Angolano (FLNA) di Holden Roberto e l'Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola (UNITA) guidata da Jonas Malheiro Savimbi. Questi tre movimenti combattono contro i portoghesi, rimanendo però divisi fra loro.

La Rivoluzione dei Garofani in Portogallo (1974) pone termine al governo militare, ponendo fine agli interventi portoghesi in Angola, che arriva all'indipendenza l'11 novembre 1975 in una situazione di guerra civile tra MPLA, d´ispirazione marxista, e gli altri movimenti nazionalisti pro-imperialisti FLNA, strettamente legato alla CIA e aiutato militarmente dello Zaire (oggi Congo) e UNITA, quest´ultimo armato e sostenuto dai coloni portoghesi e dal governo razzista di Pretoria (Sudafrica). 

Le grandi potenze sono, infatti, interessate alle enormi risorse minerarie del paese, di straordinaria rilevanza. A Nord, ed in particolar modo nel distretto di Cabinda, si trovano giacimenti petroliferi, la zona orientale è ricchissima di diamanti. Ad essi si aggiungono riserve di ferro, manganese, rame, fosfati, uranio. Nonostante la ricchezza di risorse naturali, il tasso d'esportazione per abitante è tra i più bassi del mondo, a causa delle privatizzazioni internazionali. 

Nel settembre 1975 il FNLA e l´UNITA scatenano a Luanda una serie di attacchi contro il MPLA, mentre i confini sono invasi dallo Zaire a Nord ed il Sudafrica, con la complicità dell'UNITA, attacca a Sud. 

L'11 novembre del 1975 il MPLA proclama nella capitale Luanda l'indipendenza dal Portogallo. Nel 1976 le Nazioni Unite riconoscono il governo del MPLA quale rappresentante legittimo dell'Angola e ne diviene Presidente Agostinho Neto.

In condizioni quasi disperate, il presidente Neto chiede aiuto a L'Avana. Senza prima consultarsi con l´Unione Sovietica di Breznev, che stava trattando gli accordi SALT II con gli Stati Uniti e che perciò non voleva un coinvolgimento diretto, né auspicava un intervento militare da parte di Cuba, rispondendo alle reiterate richieste del Governo angolano inizia così la missione internazionalista cubana. Il supporto di 15.000 uomini delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR) cubane sarà decisivo per respingere l'invasione sudafricana e porre fine a 400 anni di impero e di colonialismo. Si mette dunque in marcia l´Operazione "Carlotta", nome dato in omaggio ad una schiava africana che si presume fosse arrivata a Cuba dall´attuale territorio angolano e che aveva capeggiato un´insurrezione durante la colonizzazione spagnola.

Nell'agosto del 1981 il Sudafrica lancia l'azione "Smokeshell" utilizzando 15.000 soldati, mezzi blindati e aerei, per avanzare di 200 km nella provincia meridionale di Cunene. Nell´ottobre 1987 le Forze Armate Rivoluzionarie cubane (FAR), insieme alle Forze Armate Popolari per la Liberazione dell'Angola (FAPLA), assediate dalle Forze di Difesa del Sudafrica (SADF) e dalla Forza Aerea Sudafricana (SAAF) contrattaccano e respingono gli invasori, nonostante gli Stati Uniti abbiano fornito le armi a Savimbi, seminando migliaia di mine e uccidendo centinaia di migliaia di civili.

La resistenza militare angolano-cubana fronteggia l'attacco fino al 1988, quando sull´onda delle pressioni internazionali, del crescere delle spese militari e dei contrasti interni contro l'apartheid, il Sudafrica accetta di firmare un accordo con Angola e Cuba che pone fine al conflitto. 

Negli anni novanta si apre un contrastato periodo di trattative tra le parti che porta alle elezioni del 1992, vinte dal MPLA e successivamente contestate dall'UNITA. L'ONU, a seguito della riapertura dei conflitti, rileva le responsabilità dell'UNITA di Savimbi, decretando l'embargo dei diamanti con cui essa finanzia la guerriglia (1993). Le forze contrapposte, spinte dalle pressioni della comunità internazionale, firmano nel 1994 l'accordo di Lusaka, che prevede la reintegrazione nell'assemblea nazionale degli eletti dell'UNITA. 

Nel 1997 entra in carica un governo d´unità nazionale, formato anche da rappresentanti dell'UNITA. L'anno seguente, dopo nuovi scontri armati, i rappresentanti dell'UNITA sono espulsi dal Parlamento e dal governo. Il 22 febbraio 2002 Jonas Savimbi è ucciso dalle truppe governative. Si avvia, quindi, un nuovo processo di pacificazione: il Governo concede l'amnistia per i crimini compiuti nel corso della guerra ed il 4 aprile 2002 vengono firmati a Luanda gli accordi che prevedono l'ufficializzazione del cessate il fuoco, precedentemente concordato a Luena (provincia di Moxico) dal generale Geraldo Nunda, vice capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Angolane (FAA), e dal generale ribelle Abreu Kamorteiro.

L'Angola attualmente vive in un regime di stabilità interna iniziato nell'aprile del 2002, a seguito dell´accordo di pace tra il Movimento per la Liberazione dell'Angola (MPLA) e l'Unione per la Liberazione Totale dell'Angola (UNITA), dopo l'uccisione del leader storico dell'UNITA Jonas Savimbi, avvenuta in uno scontro armato nella provincia di Moxico.

La fazione ribelle depone ufficialmente le armi e sottoscrive con le autorità governative una tregua che prevede l'amnistia per i guerriglieri, l'integrazione di buona parte degli stessi nelle Forze Armate regolari e l'istituzione di una commissione incaricata di vigilare sul rispetto dell'armistizio. 

Negli ultimi due anni la tregua ha retto e ha consentito all'Angola di avviarsi verso una stabilità interna sempre più concreta, anche se il completo conseguimento della stessa al momento appare ostacolato da alcuni problemi ancora insoluti, fra cui spiccano il risanamento dell'economia statale dissestata dalla lunga guerra civile, problema comune a tutti i governi costituiti nei periodi di dopoguerra. 

Per l´Angola, ricca di risorse naturali come i diamanti e il petrolio, la cui estrazione è inferiore solo a quella della Nigeria, tale situazione potrebbe essere superata con un'efficace programmazione dello sviluppo produttivo e una corretta gestione dei proventi derivanti dalle esportazioni. 

Oggi il paese risulta ancora devastato dal conflitto: terminata la guerra di liberazione dal Portogallo, la guerra ha provocato dal 1975 1 milione di morti e 4 milioni di profughi, su una popolazione di 10 milioni di abitanti; sono state rinvenute fosse comuni. Il 20% dei bambini sono senza alimenti, il 3% soffrono di malnutrizione grave, la mortalità infantile dei minori di 5 anni è di 292 per 1.000. Le vie di comunicazione risultano distrutte, le infrastrutture devastate; resta la tragica eredità di 15 milioni di mine inesplose.

L´aiuto solidale di Cuba verso l´Angola non è mai venuto a mancare. Come in tantissime altre situazioni di emergenze umanitarie a livello planetario, il Governo cubano mette a disposizione la propria esperienza a favore delle popolazioni del Terzo Mondo con efficaci programmi di alfabetizzazione e offre borse di studio agli studenti poveri delle più diverse nazionalità, statunitense compresa. In numerosi Paesi dell'America Latina e Caraibica, nella martoriata Africa, sin sulle montagne del lontano continente asiatico, recentemente colpito dal terremoto in Pakistan, le missioni mediche di specialisti cubani volontari portano la loro opera altamente qualificata per alleviare la sofferenza altrui, senza distinzioni ideologiche o politiche. Persino agli USA dell´Amministrazione Bush, che, nonostante la loro supremazia economica e tecnologica, a New Orleans hanno ampiamente dimostrato la totale impreparazione e l'assoluta incapacità di gestire gli effetti dell´uragano Katrina è stata offerta cooperazione in campo sanitario da parte di Cuba, paradossalmente vittima del loro bloqueo.

Noi italiani, invece, ci siamo recentemente distinti su questo scenario inviando al porto di Luanda una partita di circa 2.000 tonnellate di carne in scatola deteriorata, un prodotto non adatto al consumo umano, in quanto alterato da un punto di vista microbiologico, probabilmente a causa del processo produttivo. La trasmissione televisiva "Report" di RAI3 ha mandato in onda un servizio in proposito nella puntata del 13 novembre 2005. Di marca "Texana", questa carne è stata prodotta nello stabilimento Inalca di Rieti per il Gruppo Cremonini, il numero uno della macellazione in Italia, con circa 6.000 dipendenti, proprietà di quel Luigi Cremonini, insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro grazie ad un fortuna costruita anche sui contributi finanziari dell´Unione Europea in favore delle aziende che esportano, per aiutarle ad applicare prezzi concorrenziali in tutto il mondo. Al Re della Bistecca hanno persino conferito una laurea honoris causa in medicina veterinaria. Del resto, siamo pur sempre il Bel Paese...

Per esperienza storica, gli africani sono abituati ad essere defraudati delle loro risorse naturali da parte degli stranieri. Su richiesta del Governo angolano, Cuba ha invece inviato migliaia di combattenti internazionalisti, arrivati sino a 55.000 unità nei momenti più acuti dello scontro. Per circa quindici anni il contingente militare cubano ha garantito l´indipendenza angolana e tutto ciò senza avere in cambio praticamente nulla, neanche petrolio, giacché la sua estrazione è sempre rimasta in mano alle multinazionali. Molti giovani cubani per questa nobile causa hanno sacrificato la propria vita (2.077 caduti). 

Per la lontana terra d'Angola sono passati più di 300.000 combattenti internazionalisti e circa 50.000 collaboratori civili cubani, nella maggior parte umili cittadini di diverse professioni, che risposero volontariamente alla chiamata alle armi. Non andarono a cercare né petrolio né diamanti. Li mosse un principio e un ideale, l´internazionalismo. Oggi numerose scuole, ospedali e centri lavorativi portano il nome di quei caduti.

Sul Sudafrica ci sono state tantissime risoluzioni dell´ONU, ma non sono valse a smuovere il governo razzista come la dura sconfitta inflitta all'esercito aggressore sudafricano da parte delle forze cubane, insieme con il Governo angolano. D'altra parte, nemmeno l'embargo decretato dall'ONU nei confronti del Sudafrica dell´apartheid non è mai stato applicato dai Paesi occidentali, a partire dagli Stati Uniti e inclusa l'Italia. 

Le battaglie di Quifangondo, Cabinda, Ebo, Morros de Medunda, Cangamba, Ruacaná, Tchipa, Calueque y Cuito Cuanavale, tra le altre, sono state librate con coraggio e abnegazione e hanno consentito di mantenere l´indipendenza in Angola e di conquistarla in Namibia, cambiando la storia del Cono Sud del Continente Nero.

Ma la conseguenza più importante di quella battaglia, la più grande nella storia dell'Africa Nera, è che con il determinante contributo dei combattenti internazionalisti di Cuba, insieme con i soldati di Angola e di Namibia, è stata decretata la fine dell´apartheid e la liberazione di Nelson Mandela, divenuto in seguito il primo Presidente della nuova Repubblica Sudafricana.

*Aldo Garuti*


Fonti e riferimenti:

Wikipedia, l'enciclopedia libera http://it.wikipedia.org/wiki/Angola

"CUBA Y LA VICTORIA MILITAR Y DIPLOMATICA SOBRE LA SUDAFRICA DEL APARTHEID: UN PUNTO DE VISTA CUBANO" di Rolando RODRMGUEZ GARCMA (historiador cubano) http://personal.telefonica.terra.es/web/ihycm/revista/89/rolando.htm

Prensa Latina: http://www.prensa-latina.it/archivos/operac_carlota

"Cuito Cuanavale: l´inizio dell´indipendenza africana" di Gioia MINUTI (per Granma Digital Internacional) http://www.granma.cu/italiano/2005/noviembre/mier30/cuito.html;

Discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica di Cuba, Fidel CASTRO RUZ, il 2/12/2005, in occasione dell´atto commemorativo del 30º anniversario della Missione Militare cubana in Angola e del 49º anniversario dello sbarco del Granma http://www.cuba.cu/gobierno/discursos/2005/ita/f021205t.html

"30º ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DELL´ANGOLA - L´Operazione Carlotta: Angola, Namibia e la fine dell´apartheid" di Orlando ORAMAS LEÓN (per Granma Digital Internacional) http://www.granma.cu/italiano/2005/diciembre/mier14/carlota.html