CONTRO LE MENZOGNE URIBISTE, CRESCE VOZ DE LA RESISTENCIA!



CONTRO LE MENZOGNE URIBISTE, CRESCE LA VOZ DE LA RESISTENCIA
 
In uno degli articoli qui proposti sulle dinamiche ed il fallimento strategico del Plan Patriota, quale accelerazione del Plan Colombia e tentativo del South Com del Pentagono di frenare l’avanzata del movimento guerrigliero in questo paese andino-amazzonico, avevamo denunciato con argomenti inconfutabili le menzogne del regime oligarchico colombiano, proprie della disperata guerra virtuale-mediatica di Uribe volta a mistificare il reale andamento del conflitto sociale ed armato.
Un caso emblematico delle falsità della macchina propagandistica del Governo della Casa de Nariño è, indubbiamente, quello della contraddizione insostenibile in cui è incorso il suo Ministero della Difesa, autore del recente rapporto “Risultati e sfide della politica di difesa e sicurezza democratica”, reso pubblico lo scorso 5 dicembre 2005. Nel rapporto, sbandierato come vessillo di una presunta “vittoria inarrestabile” contro la guerriglia, si riconosce che l’incremento delle spese di guerra negli ultimi tre anni è stato consistente: se nel 2003 sono stati dilapidati 4,8 miliardi di dollari, e l’anno successivo 5,5, nel 2005 siamo arrivati a ben 6,4, con una media di 17,5 milioni di dollari spesi ogni giorno nel vano tentativo di piegare l’insorgenza rivoluzionaria. In sostanza, il dato aggregato che se ne ricava è che, nei tre anni presi in esame, lo Stato colombiano e gli USA hanno investito la cifra stratosferica di 16.7 miliardi di dollari, di cui oltre 2 elargiti direttamente da questi ultimi (senza contare il finanziamento di operazioni occulte e dell’addestramento dei gruppi paramilitari, oltre alle spese di vario tipo sostenute dai gringos, che per ovvie ragioni non vengono pubblicamente riconosciuti).
Il rapporto in questione, inoltre, ha come epicentro tematico i “risultati contundenti” ottenuti contro le FARC e l’ELN nel periodo compreso tra il 2002 ed il 2005, quello dell’attuale legislatura: 7.300 guerriglieri abbattuti, 5.409 smobilitati e 19.890 catturati. Sommando questi numeri, secondo il regime uribista i combattenti messi fuori combattimento sarebbero 32.599.
Tuttavia, nel rapporto del mindefensa si sostiene che nel 2002 le FARC erano composte da 16.900 guerrieri e l’ELN da 3.700, mentre due anni dopo, nel 2004, rispettivamente da 12.515 e 3.655 (per un totale di 16.170). Tanto per cominciare ci sarebbe da chiedersi come il governo narco-paramilitare di Uribe Vélez faccia a sapere, con tanta esattezza, il numero di guerriglieri attivi. Sarà grazie al piglio ed alla “professionalità” degli ufficiali a stelle e strisce, gli stessi a capo del Plan Patriota, così bravi a scrutare coi satelliti le profondità delle immense selve colombiane? Non crediamo proprio, dato che nessuna delle inarrivabili tecnologie figlie del complesso militare-industriale statunitense, sbeffeggiate quotidianamente dall’eroica resistenza irachena, è servita a raggiungere gli scopi dichiarati del Plan medesimo, tra i quali la cattura di almeno uno dei sette membri del segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP.
Ma, faccia attenzione il lettore, la tanto millimetrica quanto caricaturale esattezza con cui sono presentate queste ultime cifre non è nulla in confronto all’altra grande incongruenza contenuta del rapporto, che avrete già intuito: com’è possibile che la quantità di guerriglieri messi complessivamente fuori combattimento (oltre 32.000) sia pachidermicamente più elevata di quella degli stessi attivi -secondo il Ministero della Difesa colombiano- nel 2004 (e cioè più di 16.000)? Seguendo la logica di questi inverosimili e fallaci dati, dovremmo arrivare alla conclusione che la guerriglia è stata sterminata, situazione che esiste nei sogni fascistoidi di Uribe ma che è drasticamente smentita dai ripetuti operativi condotti dalle FARC negli ultimi mesi, tra i quali possiamo ricordare -a titolo esemplificativo ma assolutamente non esaustivo- la distruzione della base dei fanti della Marina a Iscuandé (nel dipartimento di Nariño), l’attacco devastante a quella di Teteyé (nel Putumayo), le estese ed articolate operazioni condotte nell’area di Toribío (nel Cauca), i colpi durissimi inferti ai paramilitari di Stato a San José del Palmar (nel Chocó) ed a Puerto Lleras e Puerto Rico (nel Meta), e la presa della base della Polizia a San Marino (montagne dell’Urabá chocoano).
Queste ed altre azioni insorgenti, che i mezzi di disinformazione dell’oligarchia colombiana non hanno potuto ignorare e che hanno rappresentato severi colpi alla politica della Seguridad Democratica, sono solo una piccola parte delle migliaia di operativi (attacchi, imboscate, sabotaggi, scontri, ecc.) realizzati dall’Esercito del Popolo dall’insediamento di Uribe, sistematicamente occultati dai media di regime al fine d’imporre, artificiosamente, uno scenario surreale in cui la sconfitta strategica dell’opposizione politico-militare rivoluzionaria sarebbe imminente.
Ma torniamo nuovamente alle cifre del rapporto del Ministero della Difesa colombiano. Ammesso e non concesso che i suddetti dati si approssimino alla verità, non si potrebbe che dedurre una cosa sola: più il tentativo di estirpare la guerriglia viene portato alla pratica sul campo di battaglia con “risultati palpabili”, più essa rinasce e cresce come la fenice, conclusione che smentisce senza possibilità d’appello il teorema ufficiale secondo il quale lo Stato starebbe vincendo la guerra.
Eppure, la realtà sotto gli occhi di tutti, come alcuni analisti dell’oligarchia hanno dovuto riconoscere obtorto collo, non coincide né riflette alcuna delle due infondate conclusioni, che abbiamo volutamente simulato e smontato. La guerriglia fariana non è stata decimata, e non è nemmeno una fenice improvvisata. E’ un’articolatissima organizzazione politico-militare presente su tutto il territorio nazionale, con un radicamento di massa ed una forza consolidati in oltre quarant’anni di lotta ininterrotta per una Colombia Nuova, in pace e con giustizia sociale, che controlla vaste aree del paese e sviluppa senza sosta il piano strategico-militare per la presa del potere. E c’è di più: con il fattore tempo dalla sua ed una permanente crescita organica e politica, sta vincendo la guerra, come dimostrano l’isteria di un Uribe che fa da oltre un anno il presidente part-time per dedicarsi all’attività di candidato alla rielezione, le ripetute purghe in seno alle Forze Armate di generali ed ufficiali, accusati dal governo di non ottenere sul campo di battaglia risultati adeguati, ed il morale in frantumi di una gran parte dei soldati e militari, usati come carne da macello per difendere disperatamente gli interessi del capitale transnazionale e dell’oligarchia dei cosiddetti cacaos.
Questa è la Colombia reale, dunque. Diametralmente opposta a quella virtuale, dei rapporti ufficiali e dei media di regime. Una Colombia attraversata da molteplici strumenti di contro-informazione, che lavorano notte e giorno per contrastare il poderoso apparato della propaganda uribista della Colombia virtuale, organizzare le masse e denunciare le infinite violazioni ai diritti sociali, politici, economici e culturali del popolo colombiano. Uno di questi, il più agguerrito e tenace, è il Network Radio Bolivariano “Voz de la Resistencia”, delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, il cui responsabile nelle aree di presenza ed operazione dei Blocchi José María Córdoba e Caribe è il Comandante Jesús Santrich, membro dello Stato Maggiore del Blocco Caribe stesso.
Per la portata strategica rivestita da questo network informativo, proponiamo ai lettori alcuni estratti di un’intervista rilasciata di recente dal Comandante Santrich.
 
La Cadena Radial BolivarianaVoz de la Resistencia’ è un insieme di stazioni mobili che operano fondamentalmente nel rango VHF, vale a dire emittenti radio conosciute comunemente come FM per via del modo in cui modulano il segnale che producono. E’ un progetto di comunicazione di nuovo tipo, che ha già all’attivo importanti realizzazioni materializzate nelle aree di tutti i Blocchi guerriglieri; conta su un’équipe tecnica ed umana che, sotto la conduzione delle istanze nazionali di direzione, ha la missione di portare al popolo colombiano informazione, formazione ed orientamenti di carattere politico ed organizzativo, nel quadro della lotta per l’emancipazione e la costruzione di una società in cui primeggino la giustizia, la libertà e la pace, anelate da tutti i colombiani.
Quando dico che la Cadena Radial funziona come un insieme di radio del tipo VHF, ossia con frequenze che oscillano tra i 77 ed i 108 Mhz, è perché esistono anche altri tipi di emissioni. Mi riferisco in particolare ad alcuni lavori che facciamo con apparecchiature ad onde corte, anche se è preponderante l’attività svolta dai combattenti che trasmettono i loro programmi, dalle rispettive aree di operazione, con apparecchiature portatili VHF su frequenze commerciali determinate, in generale variabili.
Il lavoro radiofonico delle stazioni della CRB è realizzato sulle montagne da guerriglieri che sono stati formati a tal scopo negli stessi accampamenti delle FARC-EP. Le stazioni sono mobili, oggi possono stare in un luogo e, in base alle condizioni di sicurezza, nel giro di due, tre o più giorni in un altro, sempre alla ricerca di punti alti della cordigliera o luoghi favorevoli sotto il profilo geografico e militare nelle selve del paese. Ogni stazione può operare autonomamente o trasmettere in collegamento con altre per diffondere una medesima programmazione, nello stesso momento e da uno studio centrale.
Le stazioni della CRB diffondono pronunciamenti, articoli e punti di vista dei Fronti, dei Blocchi, dello Stato Maggiore Centrale e del suo Segretariato in merito ad aspetti della vita politica nazionale, alle caratteristiche che va assumendo lo scontro e la resistenza all’aggressione, allo sfruttamento che il regime ha scatenato contro il popolo, ecc. Si sviluppano inoltre diverse tematiche riferite ad aspetti di ordine filosofico, ideologico e d’interesse generale per i settori più deboli ed oppressi dalla classe oligarchica. La CRB, che come indica il suo nome s’ispira profondamente agli ideali del Libertador Simón Bolívar, esprime essenzialmente i propri contenuti in favore della rivoluzione socialista e degli interessi delle maggioranze nazionali, che soffrono le condizioni d’ingiustizia imposte dai potentati economici. Di conseguenza, la CRB ha una ben fondata tendenza antimperialista ed antioligarchica in favore della Patria Grande, dell’America Nostra, ed in special modo della popolazione pauperizzata del continente.
Inoltre, questa rete di stazioni mobili di radiodiffusione fa parte di un sistema informativo rivoluzionario integrato anche da mezzi di propaganda scritta, tra i quali si distinguono i nostri bollettini dei Fronti e dei Blocchi e le riviste Resistencia nazionale ed internazionale, oltre che da un insieme di meccanismi come le pagine web.”
“Essendo le FARC-EP una forza politica e militare, il loro agire ha questo stesso carattere. In tal senso, nel campo della propaganda, del dibattito ideologico, della formazione intellettuale e dell’organizzazione delle masse, il funzionamento di uno strumento di comunicazione -o quanto meno d’informazione di massa- qual è una stazione radio, è una necessità per mantenere ed ampliare il contatto con la popolazione, soprattutto nello svolgimento del lavoro clandestino. Fin dalla sua nascita, la Cadena Radial Bolivariana ha cercato di mettere a fuoco i propri programmi nel miglior modo possibile, per renderli efficaci, gradevoli, e coerenti nell’ambito dei nostri principi rivoluzionari, relativamente ai quali abbiamo sempre -ed in ogni circostanza- collocato la verità come base del nostro discorso e del nostro agire. Senza avere esperienza alcuna nell’uso della radio come strumento di lotta, ci siamo messi a riflettere per arrivare a delle conclusioni con il contributo dei combattenti e compagni in generale, ed abbiamo deciso che dovevamo fare la nostra propria esperienza e costruire un concetto proprio sul senso che avrebbe dovuto avere la radio fariana. In questo processo, che continua a svilupparsi, abbiamo pensato che ogni passo fatto dev’essere orientamento ed insegnamento, insegnamento ed apprendimento, non solo in merito all’uso di apparecchiature radiofoniche, ma anche e soprattutto nel concepire, pianificare, organizzare e realizzare trasmissioni in condizioni di mobilità e clandestinità, per forgiarci poco a poco come una squadra organizzativa e propagandistica che contribuisca, in qualche modo, a dare impulso alla lotta ideologica, politica e militare rivoluzionaria in Colombia.
Mettere in funzionamento Resistencia ha implicato, dunque, non fare radio tanto per farla, o come semplice passatempo od intrattenimento, ma farla con propositi ideologici, politici e militari che abbiano un impatto -aderendo alla verità, all’umanesimo ed all’interesse comune- sull’opinione pubblica, a favore del progetto di giustizia sociale, liberazione e rivoluzione socialista che hanno le FARC. Questo implica contribuire allo svolgimento del Piano Strategico per la presa del potere, e quindi il compito della nostra emittente non é solo quello che si propongono di assolvere le radio in generale, ossia d’informare, educare ed intrattenere, ma anche quello di motivare la riflessione e contribuire coi suoi messaggi a portare avanti l’azione emancipatrice e liberatrice. Per le FARC la radio é uno degli strumenti della lotta rivoluzionaria.
Gli esperti dicono che la radio é lo strumento di maggior penetrazione nei paesi latinoamericani. In una ricerca, l’UNESCO segnala che la radio é ‘una tecnica avanzata di comunicazione che si é realmente inserita nel terzo mondo, si é ampiamente espansa e fatta cultura(...) Con la miniaturizzazione e la transistorizzazione, che permettono di avere costi molto bassi, la radio è chiamata a rivelarsi ogni giorno di più uno strumento ben adattato alle culture fondate sulla trasmissione orale e sui valori non scritti’.
In queste circostanze, che permettono un’ampia copertura, questo mezzo è molto appetito ed impiegato dalla borghesia, dai latifondisti e dalla classe sfruttatrice in generale come arma principale di alienazione, che ha la peculiarità di penetrare nelle case senza chiedere permesso.
Avendo la possibilità di entrare nelle case della gente, ma con la speranza di parlare di aneliti, sogni, utopie ed esperienze che raccogliamo, essendo parte di essi, dalla quotidianità della lotta stessa dei popoli, diventa una missione strategica -nell’ambito dei nostri piani di lotta ideologica, propagandistica, organizzativa, politica e militare- imparare a fare radio ed aquisire gli equipaggiamenti necessari ad una copertura locale, regionale e nazionale, che naturalmente devono essere usati in modo adeguato e responsabile, interpretando gli interessi del nostro popolo.
La CRB ha, in sostanza, la responsabilità di giocare un ruolo fondamentale nella motivazione e nell’orientamento insurrezionali, tenendo presente che, aldilà di ogni altra considerazione, l’idea principale che ci deve muovere e che effettivamente ci muove é un profondo sentimento di amore al popolo”.
 


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