LATINOAMERICA-I disinformatori antilatinoamericani di professione



Diffondiamo l'analisi del nostro collaboratore Gennaro Carotenuto sulla
disinformazione antilatinoamericana messa in atto dai media italiani.
La redazione di
Latinoamerica

I disinformatori antilatinoamericani di professione
di Gennaro Carotenuto

Ogni giorno la stampa italiana ospita affermazioni false e tendenziose
contro i governi progressisti latinoamericani. E' solo un caso o è in corso
una campagna di delegittimazione contro quello che per Donald Rumsfeld è
l' "asse del male latinoamericano da colpire"?

 E' quasi un appello: sul sito
<http://www.gennarocarotenuto.it/>http://www.gennarocarotenuto.it si tenta
di star dietro e di confutare le affermazioni false e tendenziose fatte
quotidianamente contro i governi progressisti latinoamericani. Oggi per la
Bonino che sul Corriere della Sera afferma
che "<http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=439>in
Venezuela non esistono istituzioni democratiche". Ieri sul GR3 il neocon
<http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=435>Pipes
paragona Salvador Allende ad Adolf Hitler. L'altro ieri si fa affermare a
<http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=428>Vargas
Llosa l'astrusa teoria per la quale Evo Morales sarebbe un razzista. La
settimana scorsa una macchinazione ha fatto il giro del mondo per
presentare
<http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=422>Hugo
Chávez addirittura come antisemita. Nel mezzo si magnifica come novità
l'elezione di Michelle Bachelet (la sua coalizione è al quarto mandato
consecutivo) e si fa passare quasi sotto silenzio quella di Evo Morales
(una svolta in tutti i sensi). La Repubblica si preoccupa per la sorte
degli assassini di Ernesto Guevara:
"<http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=422>processarli
sarebbe una ritorsione" e
<http://www.gennarocarotenuto.it/dblog/articolo.asp?articolo=401>Massimo
d'Alema, quello stesso che difendeva Fernando de la Rúa quando questi fece
sparare sulla folla a Buenos Aires, lancia accuse contro Nestor Kirchner o
Hugo Chávez. Ma forse la perla di questo inizio d'anno è quella offerta dal
settimanale L'Espresso.

Il settimanale storico della sinistra progressista italiana, nel numero del
19 gennaio 2006, commissiona l'articolo di apertura di uno speciale
sull'America Latina a tale Moises Naim presentandolo SOLO come direttore
del periodico statunitense "Foreign Policy". Al lettore sarebbe
piaciuto conoscere il perché un settimanale italiano commissionasse un
importante articolo sull'America Latina né a un giornalista italiano
esperto di temi latinoamericani né ad un latinoamericano. Ebbene, anche se
il lettore dell'Espresso non è stato messo in condizione di saperlo, non
solo Naim non è statunitense, ma mascherato come direttore della
prestigiosa (sic!) rivista "Foreign Policy", viene celato (nascosto al
lettore) che Naim non è un latinoamericano qualsiasi.

Naim è stato ministro dell'Industria in Venezuela negli anni '90 al tempo
delle più selvagge privatizzazioni, quando fiumi di denari da tangenti
finivano nei paradisi fiscali delle Bahamas, quando la grande maggioranza
dei venezuelani si impoveriva come mai nella storia, quando il governo
massacrava migliaia di persone con il Caracazo (da 2.000 a 10.000 morti in
un solo giorno nel 1992). Né l'Espresso né Naim, sentono il pudore di
spiegare che Naim stesso non è un osservatore neutrale, ma un membro di
quella classe politica corrotta spazzata via dal Movimento Bolivariano. E'
come se l'Espresso avesse commissionato a Pinochet un articolo su Allende,
a Ménem un articolo su Kirchner o a Collor de Mello un articolo su Lula,
dimenticando di spiegare chi furono Pinochet, Ménem o Collor de Mello ed
anzi spacciandoli come osservatori neutrali.

L'Espresso fa così passare per analisi politica insulti come "pericoloso
buffone populista Chavez" (chissà perché scritto sempre senz'accento)
facendo credere al proprio lettore che siano prodotto di un prestigioso
osservatore neutrale e non di un rancoroso esponente di una delle classi
politiche più corrotte della storia. E' così ingenua la direzione
dell'Espresso da non capire che questa è una pessima maniera di fare
giornalismo?

Tutto ciò in pochi giorni in questo inizio di 2006 e chissà quante ne
abbiamo perse o ci sono sfuggite, come la perla pubblicata dal supplemento
Donna di Repubblica a firma Alessandro Oppes che, sotto il titolo "Chávez
visto da vicino", intervista da lontano solo ed esclusivamente oppositori
particolarmente avvelenati e poco lucidi.

E' in corso un'operazione decisa e sistematica che vuole distaccare
l'opinione pubblica occidentale dalle sorti dei governi progressisti
latinoamericani, presentarli come velleitari, autoritari, pericolosi, non
democratici, per potere domani mettere in atto la minaccia del ministro
della difesa statunitense che minaccia l' "asse del male latinoamericano da
colpire".

E' necessario dunque un lavoro di denuncia ed informazione che va ben oltre
le possibilità del <http://www.gennarocarotenuto.it>sito e che tuttavia è
necessario ed urgente se non vogliamo trovarci con un'opinione pubblica
cucinata a puntino nel caso non remoto che le attuali campagne di calunnie
sfocino in qualcosa di peggiore. Non si può dire, "Kirchner non ci piace",
"Morales è razzista", "in Venezuela non esistono istituzioni democratiche",
senza spiegare mai con competenza e proprietà la sostanza di affermazioni
così gravi. E' quello che sta avvenendo. E' una goccia di bile quotidiana
di disinformazione che sta avvelenando i pozzi dell'informazione in senso
antilatinoamericano. E' la stessa goccia quotidiana di veleno che spargeva
menzogne su Salvador Allende fino a far credere che il colpo di
stato voluto dagli Stati Uniti fosse la soluzione migliore per terminare un
caos che non esisteva o che se esisteva era stato creato ad arte

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