PUNTOLATINO: IL VENEZUELA E LA SVOLTA DI CHAVEZ.



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REPORT DELL'INCONTRO SVOLTOSI A ROMA IL 13 GENNAIO 2006 CON LA
PARTECIPAZIONE DI MARCO CONSOLO PRC; JACOPO VENIER PDCI E RODRIGO CHAVES
AMBASCIATORE DEL VENEZUELA IN ITALIA

P U N T O L A T I N O  2006:
"Il Venezuela di Chavez e la svolta dell'America Latina"

"Il Venezuela di Chavez e la svolta dell'America Latina" era il titolo
della prima iniziativa di un ciclo di incontri di approfondimento e di
riflessione sull'America Latina organizzato dall'Associazione Puntocritico
che ha voluto chiamare le forze politiche dell'Unione a ragionare su questo
fondamentale continente, anche per la futura politica estera del nostro
paese che ci auguriamo sarà a guida dell'Unione.
L'iniziativa è inserita nel ciclo di incontri chiamato "Puntolatino" che
vedrà i vari incontri con una cadenza bimensile. Puntolatino, infatti,
tornerà a marzo con un incontro sul Brasile guidato dal Presidente operaio
Lula e poi a maggio sull'Argentina. Dopo la pausa estiva, a settembre e poi
a novembre ci dedicheremo al Caribe e all'America centrale.

Report
dell'incontro di venerdì 13 gennaio 2006:
"Il Venezuela di Chavez e la svolta dell'America Latina"
All'incontro svoltosi a Roma erano presenti molte e interessate persone,
fra le quali molti giovani, che hanno seguito le quasi tre ore di dibattito
con grande attenzione.
Gli oratori presenti erano: Marco Consolo, resp. America Latina per il PRC;
Jacopo Venier, resp. Esteri del PdCI e l'Ambasciatore venezuelano in Italia
Rodrigo Chaves a coordinare l'incontro David Insaidi, responsabile romano
di Puntocritico. All'incontro era invitato anche l'onorevole dei Verdi
Paolo Cento assente per altri impegni.

David Insaidi a nome dell'Associazione Puntocritico ha ringraziato i
presenti, la collaborazione per l'iniziativa dell'Associazione di amicizia
Italia-Cuba circolo di Roma e la presenza sia del rappresentante del popolo
curdo in Italia Mehmet Yuksel che del giornalista Fulvio Grimaldi. Insaidi
ha spiegato poi l'importanza di occuparci oggi di America Latina per la
sinistra italiana, ma non solo, e perché Puntocritico è cosi attenta alla
realtà del subcontinente americano.

Marco Consolo, resp. America Latina del PRC, ha esordito sottolineando la
necessità di questo tipo di incontri anche alla luce del futuro possibile
governo dell'Unione. Incontri necessari per cercare di confrontare le
diverse linee politiche che oggi esistono nei confronti del continente
latinoamericano da parte delle varie forze politiche che sostengono Romano
Prodi.
Inoltre, afferma Consolo, è necessario lavorare per cercare di battere la
manipolazione della reale situazione in Venezuela e nell'america Latina che
sta assumendo contorni preoccupanti.
Gli Stati Uniti, dopo una battuta di arresto del proprio progetto
imperialista dell'Alca, stanno realizzando una serie di accordi bilaterali
con singoli paesi latinoamericani che nella sostanza stanno realizzando
quegli obiettivi che si erano preposti con l'Alca. Accanto a questi accordi
vi è il piano militare, con il Plan Colombia come punto di riferimento
centrale e la dollarizzazione di varie economia.
Certamente oggi questo disegno complessivo americano è in crisi e il
Venezuela è stato l'apripista a questa crisi. Vi sono varie leggi che hanno
contribuito a far sì che il venezuela assumesse il ruolo che oggi ha in
America Latina: la legge sulla terra, sulla pesca, sul catasto urbano,
leggi che hanno certamente contribuito al tentativo golpista della destra
venezuelana.
Una economia popolare, quella lanciata da Chavez, che si basa su tre
pilastri: 1) il Movimento cooperativo; il 2) i Mercal (mercati che mettono
in diretto contatto i produttori con i consumatori, senza dunque
intermediazioni e con i prezzi controllati); e 3) le fabbriche recuperate.
Inoltre, Chavez, sta puntando molto sul ruolo della donna: Banco delle
donne per l'accesso al credito,salario domestico, leggi contro la
violenza...insomma Chavez sta recuperando un forte protagonismo femminile.
E questo attivismo del Venezuela si evince anche in politica estera nei NO
alle guerre in Afghanistan e Irak che alla fine hanno coagulato quasi tutti
i paesi dell'America Latina, il No al Plan Colombia, la battaglia contro
l'Alca a favore dell'Alba, gli accordi energetici con Brasile, Argentina
ecc. il Petrocaribe Telesur, la tivù continentale che vuole parlare
all'America Latina con un linguaggio vero e non quello degli amici degli
USA ecc.
La costruzione del socialismo nel XXI secolo non può sicuramente copiare
niente di quello che già abbiamo visto, deve essere originale e adatto alla
nuova situaizone e per questo l'esperienza venezuelana è importante.

Jacopo Venier, resp. Esteri PdCI, ha iniziato il suo intervento
evidenziando come rappresenti un esercizio di salute mentale , e politica,
occuparsi di queste grandi questioni, che sono vere e coinvolgono interi
popoli, rispetto alle piccole cose della politica di casa nostra.
Non parlare di America è un errore strategico dell'Unione e della sinistra
italiana ed europea. Un eurocentrismo sciocco rispetto ai grandi
cambiamenti in atto in America Latina.
Per capirlo meglio dobbiamo ripensare a cos'era la sinistra latinoamericana
10/12 anni fa. In quel periodo di grande crisi, dopo l'89 in cui in gran
parte del mondo la sinistra si avviava ad una autodissoluzione, cosa
avvertita fortemente anche in America Latina, la sinistra del subcontinete
però seppe ritrovare attorno a Cuba, al PT di Lula, ai sandinisti la
capacità di stare ancora insieme e lavorare per recuperare il terreno
perduto.  Una sinistra che nel Foro di S. Paolo ha saputo individuare il
proprio nemico, l'imperialismo americano, e contro di esso ritrovare una
propria unità di azione. In Europa la sinistra è ancora incapace di
individuare il proprio nemico comune, che poi è lo stesso di quella
latinoamericana.
In Venezuela, allora, la sinistra ha saputo riconoscere il ruolo di
trasformazione che può avere il governo e ha saputo riconoscere alla
politica e allo Stato la supremazia rispetto al mercato e al neoliberismo.
Chavez ha ben compreso che la politica vive nella partecipazione popolare
ed è per questo che ha vinto tutti i vari processi elettorali e anche il
referendum revocatorio, strumento di partecipazione voluto dalla
rivoluzione bolivariana.
E il bolivarismo non lo si può pensare sganciato dal contesto
latinoamericano nel quale è fortemente inserito ed elemento fondamentale.
Ed è proprio questo comune essere dentro lo scenario politico
latinoamericano che fa sì che Argentina, Brasile, Venezuela, Cuba ecc
possano vicendevolmente aiutarsi e sostenersi. Questo perché la sinistra
latinoamericana si pensa continentale, quella europea assolutamente no.
Per noi Comunisti italiani è necessari aprire un tavolo di confronto
nell'Unione per chiarirci quale deve essere il ruolo del futuro governo del
paese nei confronti del Venezuela e dell'America Latina. Come affrontare le
questioni strategiche dell'approvvigionamento dell'energia,
dell'informazione ecc. Dunque aprire un dibattito nell'Unione su questi
temi ben sapendo però che poi saranno i rapporti di forza fra i vari
partiti a stabilire la linea politica prevalente.
E' necessario allora una forte iniziativa su questi temi per sconfiggere
anche le posizione di chi, USA in testa, affermano che al di là delle tante
elezioni democraticamente vinte da Chavez queste non gli daranno mai la
patente di democratico. La Rivoluzione bolivariana si sostiene sulla
partecipazione popolare sulla democrazia e sono proprio questi due elementi
a fare la sua forza.

Rodrigo Chaves, Ambasciatore del Venezuela in Italia, ringrazia
Puntocritico perché da un anno e mezza è la prima volta che alcuni dei
partiti dell'Unione parlano insieme del Venezuela.
La Rivoluzione bolivariana, inizia l'ambasciatore, è riuscita a costruire
un progetto collettivo che ha saputo riunire sotto di sé tutta la sinistra.
Il nostro è un progetto peculiare, con un peculiare metodo ma che ha una
finalità comune con altri paesi dell'america Latina. Noi non abbiamo una
storia uguale a quella di Cuba, non abbiamo un partito unico ma una unica
politica nella quale tutti sono confluiti. Questo è il nostro peculiare
metodo in America Latina. Noi stiamo costruendo una democrazia partecipata,
stiamo costruendo una presa di coscienza collettiva, una presa di coscienza
della nostra storia di venezuelani. Per noi non bastano i processi
riformistici per l'America Latina perché troppe e forti sono le
discriminazioni, e i deficit di democrazia. Allora da qui parte il nostro
processo.
Per noi è il sociale che disegna il sistema economico ma ben sappiamo che
questo è un fatto inedito, oltre che enorme, e per il quale non esistono
modelli già applicati, lo dobbiamo costruire, sperimentare. Noi abbiamo la
fortuna di avere una ricchezza importante per tutti i popoli del mondo: il
petrolio. Ma noi non lo vogliamo usare come arma di ricatto o di
sfruttamento perché esso è una ricchezza che appartiene al mondo e noi lo
vogliamo usare per aiutare il mondo non per sfruttarlo meglio. Noi siamo
per una solidarietà che non crea dipendenza ma che, al contrario, fa
crescere e sviluppare gli altri. Con Cuba stiamo reciprocamente applicando
questa idea di solidarietà. Noi abbiamo in Venezuela 20 mila medici cubani
per sviluppare il nostro sistema sanitario che rappresenta una tematica
centrale per il governo di Chavez; noi aiutiamo Cuba per superare le loro
difficoltà.
Un dato importante per il Venezuela, sul quale riflettere, è quello che ci
dice che nel 1998 era solo il 50% che aveva l'accesso all'acqua potabile
oggi siamo già al 75% e lavoriamo per arrivare velocemente al 100%. La
Rivoluzione bolivariana ha l'obiettivo di realizzare un progetto di
sviluppo endogeno, autoctono che protegga l'ambiente, che realizza un
processo partecipato popolare, che valorizzi la presenza delle donne, delle
componenti indigene del paese.

ARRIVEDERCI A MARZO PER IL SECONDO INCONTRO