L'Amazzonia muore



da Peacereporter

Brasile - Acre - 05.10.2005
Continua l'emergenza in Acre. Ancora un appello dai missionari: 'Aiutate la foresta'


Continua l'emergenza in Acre. Gli incendi imperversano. E l'Amazzonia muore, con i suoi alberi, le sue piante, i suoi animali, i suoi abitanti. Già dodici giorni fa un missionario italiano che da più di 25 anni vive a Rio Branco, capitale dello Stato amazzonico, ci raccontava: "Da giorni il polmone del mondo sta letteralmente asfissiando e si contano già le prime vittime: un centinaio di bambini. Le autorità non riescono più a debellare le fiamme. E' un disastro. Neppure i piccoli agricoltori sanno controllare le fiamme che arrivano a distruggere le piantagioni di banane, caffè, riso, fagioli, arance, pascoli e addirittura le loro case". Stesso tono disperato cinque giorni dopo: "La gente qui è molto irritata, vive con i nervi a fior di pelle. Il carattere acreano sempre calmo e pacioso sembra risentire negativamente di questa immane tragedia. Oggi un vento provvidenziale ha pulito il cielo e la cappa di fumo che toglieva il fiato si è dissipata. In compenso la temperatura é salita a 40 gradi. E' invivibile. I giornali locali sono pieni di dichiarazioni che colpevolizzano per queste migliaia di incendi gli stati vicini: la Rondonia, il Tocantins, il Mato Grosso e addirittura la Bolivia e il Perú. E l'Acre? E noi acreani? Siamo forse piú innocenti solo perché responsabili di mille dei diecimila incendi che hanno devastato l'Amazzonia? Dobbiamo sempre e solo puntare il dito contro il vicino di casa?". Oggi niente è cambiato, anzi tutto è peggiorato.

Un nuovo appello. "A Sena Madureira, il termometro segna 45 all´ombra e ben 56 al sole. Sono 108 giorni che non piove. La distruzione della foresta continua inesorabile. É terribile. Gli incendi sono migliaia di migliaia". Questa volta a ribadire l'appello è frei Ettore Turrini, che dirige una comunità nel cuore della foresta. "Il fuoco é trasportato dal vento fra le braccia della foresta che ancora resta. E nonostante tutto continua imperterrita la fila dei camion che trasportano tronchi di alberi secolari. I fiumi stanno seccando a velocità record. E' un dramma. Negli ultimi 38 anni l'Amazzonia ha perso circa 45 miliardi di alberi, 1.200 milioni di uccelli, 41 milioni di scimmie e 117 milioni di altri mammiferi. Anche la nostra fondazione Amigos da Amazônia é stata colpita al cuore, dato che sono tre giorni che stiamo tentando di domare il fuoco che arriva dalle proprietá vicine, le quali appiccano incendi dolosamente al solo fine di lucro - racconta - E le fiamme si spargono in ogni dove, invadendo le terre circostanti. Nel Simposio Mariologico col teologo frei Clodovis Boff, abbiamo discusso proprio di questo disastro ecologico, e anche solo parlare era un problema. L'aria è talmente contaminata dal fumo da essere diventato insostenibile. E questo da molti giorni ormai. Migliaia di bambini e di anziani sono indeboliti da malattie polmonari, e sempre più piccini stanno morendo. Per questo, sia nel Simposio, sia nel Coordinamento delle Sante Missioni Popolari, abbiamo deciso di chiedere aiuti per finirla con questa corsa alla morte". Di qui l'idea di un Decennio giubilare ecologico, una maniera per lasciare finalmente in pace l'Amazzonia, almeno per 10 anni. "Si é discusso anche dell´urgente riforestamento di quella parte dell´Amazzonia giá distrutta, pari al 27 per cento nel nostro stato, ma sembra che nei paesi vicini questa percentuale sia molto maggiore - aggiunge frate Turrini - Chiediamo attenzione e solidarietà per il bene di tutto il pianeta".

Ma guardiamo più da vicino il polmone del mondo. Secondo i dati riportati da GreenPeace, la foresta pluviale che si estende per gran parte in Brasile, diramandosi però in Guyana, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Suriname e Guyana francese, è l'ecosistema più ricco del pianeta. Ospita circa 60.000 specie di piante, 1.000 di uccelli e oltre 300 specie di mammiferi. Il suo fiume principale, il Rio delle Amazzoni, contiene 2.000 specie di pesci d'acqua dolce,oltre a mammiferi acquatici come il delfino rosa e la lontra gigante. La Foresta Amazzonica è patria di 20 milioni di persone, tra cui 180.000 amerindi e molti cabocli - tradizionali abitanti della foresta, discendenti da amerindi e portoghesi. Queste popolazioni contano sulla foresta per sopravvivere: essa assicura loro cibo, riparo, medicine e svolge un ruolo importantissimo anche per la loro vita spirituale. Se niente cambierà, la foresta sparirà quanto prima, con disastri ecologici inimmaginabili. Nonostante abbia un'estensione che supera quella dell'Europa Occidentale, con i suoi 600milioni di chilometri quadrati, sono riusciti a metterla in ginocchio. I nemici da combattere sono principalmente le multinazionali del legname che, dopo aver depauperato le foreste del Sudest asiatico, nordamericane ed europee si sono concentrate sul prezioso scrigno naturale sudamericano che contiene 60 miliardi di metri cubi di legno, dichiarandogli guerra aperta, senza esclusione di colpi. Come afferma la campagna lanciata da GreenPeace si tratta di compagnie dotate di grande potere economico, alcune delle quali con consolidata fama di abusi sociali e ambientali. Tanto per farsi un'idea, fino ai primi anni Settanta, il 99 per cento della foresta amazzonica era ancora intatto. Alla metà degli anni Ottanta il 13,7 per cento era ormai compromesso: in soli trent'anni sono stati distrutti 55 milioni di ettari, pari all'intera Francia. A oggi, i testimoni del disastro parlano appunto del 27 per cento, nel solo Acre, dichiarando che le percentuali per gli altri stati sono ancora più allarmanti. La media è dunque pericolosamente salta. L'85 per cento del legname in circolazione viene infatti dal Brasile e per la maggior parte si tratta di esportazione illegale. Meno colpevole l'estrazione legale, che impiega tecnologie talmente inadeguate che due terzi del legno viene sprecato.

Non solo legno. Ma l'Amazzonia è insostituibile anche per le sue riserve d'acqua. Sempre GreenPeace dichiara che un quinto dell'acqua dolce del mondo scorre nei suoi fiumi, facendone la maggior riserva mondiale. Il Rio delle Amazzoni è infatti il più lungo del pianeta: 6.868 chilometri, pari alla distanza fra Berlino e New York. Si incontrano più specie di piante in un ettaro di foresta amazzonica che in tutto il continente europeo, facendone l'angolo più ricco in biodiversità. Non solo. Vista l'immensa varietà di alberi, di animali e di vegetali che ci vivono, per gran parte rimane tuttora sconosciuta, meta di studiosi e scienziati provenienti da ogni dove.

Ecco, l'Amazzonia è questo. O almeno finora lo è stata, perché se l'emergenza continua tutto il paragrafo precedente dovrà presto essere riscritto al passato. Inesorabilmente.

Stella Spinelli