Fw: Frei Betto



 
----- Original Message -----
Sent: Monday, September 05, 2005 12:00 AM
Subject: Frei Betto

Carissimi,

giro un ultimo articolo di Frei Betto apparso su peace reporter;  descrive i gravi problemi che sta incontrando la giovane democrazia brasiliana. Ciao armando stefani

p.s.: martedì 6 settembre dovrebbe apparire sul quotidiano l'Adige il diario di viaggio in Brasile di alcuni amici trentini da poco rientrati

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A rischio Colombia

Frei Betto parla della crisi. E' grave, ma meglio con Lula che senza.

Brasile a rischio lotta armata

di Pietro Orsatti 

"Quello che si sta verificando oggi in Brasile rappresenta la più grave crisi nella storia della nostra democrazia. E quello che è successo nel PT, il partito dei lavoratori, è di una gravità enorme. Dirigenti del partito che si corrompono per corrompere dei parlamentari. Neanche in dieci anni la destra sarebbe riuscita a fare altrettanti danni in pochi mesi come queste persone hanno fatto al governo, al partito, al Paese".

Frei Betto, frate domenicano, teologo e attivista storico dei movimenti sociali in Brasile e per due anni nel governo Lula come responsabile del programma Fame Zero, è furibondo e non lo nasconde. Lo scandalo di due dirigenti nazionali del PT, il segretario e il tesoriere del partito, che insieme almeno ad altri 5 esponenti di spicco del partito avrebbero negli scorsi mesi comprato il consenso di alcuni parlamentari dell'opposizione per garantire l'approvazione di vari testi di legge, ha causato una crisi di dimensioni inimmaginabili, la più grave che abbia mai colpito il governo di Inacio Lula Da Silva. Betto, uscito dal governo lo scorso dicembre in disaccordo con le politiche economiche dell'esecutivo, oggi si trova nella duplice e difficile posizione di amico e sostenitore di Lula e di rappresentante di quei movimenti sociali che nei primi anni '80 contribuirono alla nascita del partito di cui Lula è stato finora il leader indiscusso e carismatico. E' stato raggiunto per una intervista nel corso del Festival di Letterature diretto da Gianni Minà 'Carovane',(www.carovane.pc.it) in Piacenza dal 28 agosto al 3 settembre.

 

Ora il PT è arrivato a un punto difficilissimo della sua esistenza. Una crisi, uno scandalo, che parte proprio da uno dei punti chiave dei valori fondanti dell'organizzazione, la questione morale.

Esattamente. Le radici del PT erano basate principalmente su due punti: il legame stretto con i movimenti sociali e il rigore morale. In questi ultimi anni, prima è saltato il rapporto con la base sociale e ora questo scandalo svela una crisi etica di dimensioni inaccettabili. La situazione è gravissima. La rielezione di Lula, che io tuttora credo necessaria e ancora possibile, sarà molto difficile. Questo gruppo dirigente, l'attuale direzione nazionale del PT, ha messo il governo e il Paese in una situazione gravissima. E lo hanno fatto non certo per aiutare, anche se in maniera distorta, il governo. Lo hanno fatto solo per il loro carierrismo personale, per millantare successi e conquistare potere.

 

Lei crede che Lula sia in qualche modo coinvolto in questo scandalo?

Assolutamente no. Non è stato dimostrato, e non è assolutamente possibile. E infatti Lula ha subito condannato lo scandalo, intervenendo su  tutte le televisioni, chiedendo rigore e chiarezza subito. E chiedendo scusa al Paese per quanto è costretto a subire. Ne sono certo, il presidente è assolutamente estraneo a tutto quello che è successo.

 

Un dato impressionante di questa crisi sono le accuse, ancora non dimostrate, verso José Dirceu, che oltre ad essere uno dei fondatori del PT insieme a Lula, nel governo ricopriva una carica fondamentale ovvero di Ministro della Casa Civil.

José Dirceu è stato accusato, e credo ingiustamente, e costretto alle dimissioni. Non è stato dimostrato nulla nei suoi confronti e credo che ciò non avverrà. Altro caso, invece, quello di due membri della direzione nazionale che hanno ammesso le loro responsabilità. Ripeto, responsabilità enormi, che non hanno alcuna giustificazione e che aprono una gravissima crisi istituzionale che di fatto rimette in discussione le forme della nostra democrazia.

 

Una soluzione possibile a questa crisi?

E’ evidente la necessità di un progetto che si basi in particolare sulla trasparenza dell'acquisizione dei fondi, sulla riforma del finanziamento pubblico e sul controllo dei bilanci dei partiti politici. Una riforma indispensabile, già a partire dai prossimi mesi. Ma non basta. Parlo in particolar modo del PT. E' necessario un processo di rinnovamento e di pulizia, pubblico, veloce e profondo. 

 

E' possibile che Lula venga costretto alle dimissioni?

No, non credo. Anche se l'estrema sinistra e l'estrema destra unissero i loro voti per far cadere il Presidente, non ci sono i numeri in parlamento. E qui vorrei specificare una cosa. Un giornale italiano, la Repubblica, recentemente ha dichiarato che io sono contrario al governo Lula. E’ falso. Mi hanno messo in bocca parole che non ho mai detto. Non sono contrario al Governo. Credo che per il Brasile non esistano altre possibilità oltre a Lula. Io sono pienamente in sintonia con la politica estera e con le politiche sociali del governo. Ma sono uscito dal governo a dicembre perché ero in disaccordo con le politiche economiche espresse finora. Sentivo la necessità di farlo, di potermi sentire libero di esprimere il dissenso su questa parte specifica delle politiche dell'esecutivo.

 

E per quanto riguarda il PT?

A settembre verrà eletto il nuovo gruppo dirigente. Credo che i vari gruppi della sinistra interna del partito non riusciranno alla prima votazione ad acquisire la maggioranza necessaria ad assumere la direzione. Allo stesso tempo neppure l'attuale gruppo che detiene la direzione nazionale, a cui Dirceu appartiene e questa è la sua unica responsabilità, non riuscirà a mantenere in questa situazione la maggioranza. Sarà necessario un secondo turno. E spero che l'attuale opposizione vinca. Io farò di tutto per ottenere questo risultato.

 

Questo significa che Frei Betto entra direttamente in politica?

No. Non nel PT. Non sono un iscritto. Ho contribuito a fondarlo. Sono un suo elettore. E questo significa che farò di tutto perché venga riformato, rinnovato. Sono un attivista dei movimenti sociali non un politico. E nel congresso di dicembre, credo che sarà indispensabile riscrivere una nuova politica di rapporto stretto con la base sociale del Paese.

 

Pensa che le pressioni dei movimenti che in questo momento si stanno moltiplicando nella richiesta di un rinnovo generale del sistema politico brasiliano possano davvero essere utili a risolvere l'attuale crisi?

I movimenti sono importanti. Il PT senza i movimenti sociali, senza i sindacati, senza la società civile, non ha senso. I segnali già ci sono. L'ingresso del presidente della CUT (il più grande sindacato dell'America Latina) Luis Marinho al Ministero del Lavoro è già un avanzamento. Ma non basta. Io sono uscito dal governo non perché in totale disaccordo con Lula e il suo programma, continuo a ripeterlo, ma avevo forti critiche verso le scelte economiche del suo esecutivo. Queste scelte economiche sono alla base del forte disincanto della società verso il governo ancor più dei casi orribili di corruzione scoperti oggi. E continuo a dire verso il governo e non Lula. Basta guardare lo MST, il movimento dei sem terra: sono fortemente critici verso le politiche economiche ma non hai mai rotto con Lula, non hanno mai interrotto il dialogo.

 

E se oggi mutassero queste scelte economiche? L'ingresso di Marinho sembra indicare un cambiamento.

Non  per questa legislatura. In questa situazione se Lula toccasse le politiche economiche si andrebbe si a una situazione insostenibile per la sopravvivenza dell'esecutivo. Le forze più conservatrici all'interno della coalizione non lo permetterebbero.

 

Lei dice che le prossimi elezioni presidenziali l'unico candidato possibile continua ad essere Lula.

Si, lo ripeto, ma l'elezione di Lula, la sua candidatura sarà molto problematica. La destra non ha candidati forti e credibili. Lula ha ancora possibilità. E non credo che da qui a un anno, data delle prossime elezioni, la destra riesca ad esprimere un candidato credibile. Non certo Serra, l'attuale prefetto di Sao Paolo, che è solo il prestanome dell'ex-presidente Cardoso sconfitto rovinosamente da Lula tre anni fa.

 

E se non vincesse?

La situazione sarebbe di colpo esplosiva. Si rischierebbe l'emersione drammatica di tutte le crisi sociali che finora sono state in qualche modo tamponate dalle politiche di integrazione sociale portate avanti in questi anni. Se Lula cadesse riemergerebbero la repressione, le diseguaglianze che in qualche modo in questi anni si è tentato di affrontare e soprattutto riemergerebbero quelle tendenze antidemocratiche mai davvero sopite dopo la fine della dittatura militare. E' a rischio non solo un programma di governo e un uomo e un gruppo politico, ma la nostra stessa democrazia.

Credo che  uno scenario del genere potrebbe portare a una situazione di tale tensione e drammaticità da provocare addirittura forme di lotta estreme fino ad arrivare a casi di resistenza armata. Credo che potrebbe essere davvero possibile